« I giochi di profitto e potere della grande finanza mandano in rovina le nazioni ricche, alla fame le povere, uccidono il futuro dei giovani; ci stanno spingendo alla catastrofe; governi, parlamenti e politici sono asserviti e pagati, sono loro strumento, è insensato rivolgersi ad essi; non resta che la lotta di popolo per la sopravvivenza contro quegli affamatori senza patria; e nella lotta di popolo per la vita o per la morte non si sta a contare i caduti, da una parte e dall’altra; madri e padri sono pronti a dare la vita sotto il fuoco della polizia di regime per ridare un futuro ai loro figli; dato che il potere finanziario costituito controlla polizia e forze armate, mettiamo in conto molti milioni di morti; in ogni caso, meglio morire da uomini liberi combattendo, che aspettare pacifici e sottomessi di fare la fine del topo, a cui già siamo stati destinati.»
Sembra un discorso realistico, e il potere costituito lo teme, e si ingegna per presentare mediaticamente le dimostrazioni popolari contro la finanza predona come un problema di ordine pubblico. Permette a poche decine di teppisti, forse prezzolati, forse psicopatici, di compiere violenze odiose, e poi le riferisce all’insieme dei protestatari per squalificarli e per non parlare del problema vero, della tragedia di miliardi di persone, a cui viene fatta, con l’appoggio delle istituzioni, una violenza incommensurabilmente superiore ad ogni altra. Ed evita di parlare della rivoluzione degli islandesi, che si sono salvati dal baratro preparato dai finanzieri non rispettando le regole, ma assediando il parlamento e combattendo contro la polizia del regime.
Sembra un discorso realistico, ma non lo è:
1-Le lotte di popolo non hanno mai portato alla vittoria degli interessi del popolo;
2-Le lotte di popolo richiedono un nemico individuabile e fisicamente aggredibile, ma i grandi finanzieri sono pochi, mobilissimi, non li puoi catturare, anche se il popolo abbatte i palazzi della BCE, della Fed, di Wall Street etc. il sistema funziona sempre, perché è immateriale, è telematico;
3-Potrebbe essere, quindi, una lotta non di popolo ma super-tecnologica, di super-hackers, ma con quali possibili esiti?;
4-Quand’anche si catturassero i grandi finanzieri che ora manovrano le leve – i Rothschild, i Rockefeller, i Warburg, i Lazard, i Moses, il Soros – e li si uccidesse tutti, non cambierebbe nulla, perché il loro modo distruttivo e anti-umano di fare finanza è e rimane la cosa che, al mondo, dà il massimo di guadagno e il massimo di potere insieme; perciò, se non la fanno più essi, la faranno altri: l’opportunità di sfruttare e dominare crea sfruttatori e dominatori.
Rassegnatevi, o voi indignados e desperados: la finanza distruttiva è il limite alla specie umana. La via della lotta di classe è un vicolo cieco, pertanto. Non sblocca la situazione. Uno sblocco può forse venire da un altro fattore – e pregate quindi affinché avvenga:
Per la prima volta nella storia dell’umanità miliardi di persone precipitano insieme nell’angoscia e nell’esasperazione. L’angoscia di miliardi è una forza immensa e avrà probabilmente un effetto profondo sulla psiche collettiva, magari di tipo neovitalista, alla Rupert Sheldrake. O archetipico, alla Carl Gustav Jung. La psiche profonda della specie, sentendo che la specie stessa è minacciata di autodistruzione perché gli individui sono guidati dalla ricerca dell’avere e del potere come valori primari e condivisi, potrebbe produrre profondi, rapidi e imprevedibili aggiustamenti. Potrebbe svegliare le persone da questa fascinazione, da questa ipnosi. Potrebbe dischiudere nelle loro menti nuovi, più ampi e più ecologici orizzonti. Potrebbe generare un Uomo Nuovo con una sensibilità aliena alla ricchezza e al dominio sugli altri, orientata alla ricchezza e al dominio interiori – a quegli spazi interiori, l’antariksha dei veggenti indovedici, più vasti di qualsiasi possesso materiale. Anche se suona un po’ irrazionale, anche se il grosso della popolazione sembra per ora addormentarsi sempre di più anziché risvegliarsi, apriamoci dunque con fiducia a questa speranza nel potere della disperazione. Che altro ci rimane?
18.10.11
Marco Della Luna
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