martedì 31 dicembre 2013

BUON ANNO


Questo blog sospende le pubblicazioni fino a dopo il 15 gennaio 2014.

Nei prossimi mesi la situazione generale tenderà ancora al peggio. E non occorre certo la sfera di cristallo per prevederlo; un'analisi banale, elaborata anche solo raccogliendo alcuni semplici dati, è più che sufficiente per rappresentare nitidamente il quadro realistico di ciò che ci attende. Di informazioni sulle cause e sugli attori, sui piani e sui retroscena ne abbiamo fin troppe e non sarà il disporre di maggiori informazioni di dettaglio che ci fornirà lo spunto e la forza per imboccare la via d'uscita. 

Anche i temi sui quali si discute sono logori, spenti, tanto da non generare più alcuno stimolo, ma vanno a saziare esclusivamente la fame malsana che spinge in modo quasi coercitivo ad incettarne in gran quantità non trovando tuttavia il loro naturale sbocco verso azioni comuni, intelligenti, efficaci. 

Siamo allo stallo, intellettuale e operativo, di pensiero e di azione, e la sovrabbondanza di "teorie" e salvatori della patria ha raggiunto un numero tanto elevato da produrre più disorientamento che opportunità. Proliferano libri e convegni, proclami e ricette, guitti e illusionisti, riciclati e mascherati. Ma intanto gli aguzzini proseguono incessantemente e pesantemente la loro opera di impoverimento economico, culturale, sociale e mentale ai danni di interi popoli che, come ipnotizzati, tramortiti, non sembrano comprendere cosa stia loro realmente accadendo. 

Che fare?
Fermarsi, disintossicarsi, rigenerarsi. E poi porsi domande chiave su temi poco esplorati quali ad esempio:

- Cos'è lo Stato?
- Cos'è il diritto?
- Cos'è il bene?
- Cos'è il male?
- Cos'è la libertà?

Ma per rispondere adeguatamente a queste domande bisogna necessariamente fare un salto indietro nel tempo di molti secoli.  
Poi si vedrà che uso appropriato e concreto fare delle risposte trovate.

Intanto Auguri di Buon Anno a tutti.

Elia Menta
  

domenica 29 dicembre 2013

DEBUNKER: UNO SPORCO MESTIERE. IMBANDISCONO LE LORO TAVOLE CON IL SANGUE DELLA GENTE



Sovente il debunking (minimizzazione e discreditamento dell'informazione scomoda) è usato a sostegno di applicazioni della shock and awe doctrine. 
Il debuking è una forma di manipolazione, che consiste nello smontare e confutare, facendone apparire l'infondatezza e la capziosità, teorie e informazioni che vanno contro il pensiero ufficiale o dominante, il mainstream. Oppure a screditare i diffusori di queste teorie e informazioni.
….
Ma il debunking vero e proprio è una manipolazione mentale collettiva ed è diretto principalmente a demolire e a screditare come bugiarda o paranoica (spesso suggerendo un delirio di persecuzione) la controinformazione, soprattutto quella tendente a svelare e denunciare “complotti” di gruppi elitari potenti, anche di vertici di istituzioni pubbliche o della grande finanza o industria.
Complotti diretti a mettere insieme e impiegare conoscenze, tecnologie, strumenti speciali, spesso segreti, per manipolare il pensiero, le decisioni, i comportamenti della popolazione generale a proprio vantaggio egoistico, economico e/o politico, e a danno della popolazione generale, o per lo meno a limitazione della sua libertà, salute, dignità, possibilità di conoscere la realtà delle cose.

Si constata subito come la suesposta definizione di “complotto” corrisponde semplicemente al marketing e alla propaganda politica, come insegnati e studiati dai testi di marketing e propaganda disponibili nelle librerie, anche se non direttamente insegnati nelle università.

Tratto da "NeuroSchiavi" - Marco Della Luna, Paolo Cioni

SALE, ZUCCHERO E CAFFE':" QUALCHE FRASE SU UN LIBRO CHE SPIEGA DECENNI DI MISTERI, SILENZI, DELITTI DEI DEMO(NO)CRISTIANI, VIL RAZZA DANNATA


Bruno Vespa
Questo post nasce da una mia indignazione a seguito della lettura, sebbene in ritardo, di un’autorecensione di Bruno Vespa (su Panorama n. 47 del 13 novembre scorso) a riguardo della sua ultima fatica letteraria, edita da Mondadori.

Ma anche dalla proposta di scrivere qualche articolo (su temi a cui tengo) da parte di un amico, Elia Menta, che è il titolare di un blog seguitissimo e pieno di contenuti affascinanti, esposti in una prospettiva originale, http://perchiunquehacompreso.blogspot.it/ ). Infatti proprio per questo attira i troll (cioè quelli che confutano le tesi, anche le più documentate, per idiozia / ignoranza oppure per un preciso scopo denigratorio) più coriacei.


Oscar Luigi Scalfaro
Come nasce e si manifesta l’indignazione?
A volte mi son posto la domanda perché molte persone si sbigottiscono del mio approccio brutale a certi fatti, parole (ricordo anche che l’inazione ed il silenzio hanno un significato, ma ne parlerò dopo).
Mi rimproverano di essere un estremista, poco moderato, violento (almeno verbalmente), intollerante, di farmi nemici gratuitamente: insomma di non essere, come loro, capace di fare buon viso a cattivo gioco, di non saper manovrare i tasti dell’ipocrisia, della menzogna, di non voler abbracciare il nemico più stretto di un amico (in modo machiavellico). Insomma, mi dovrò rassegnare a non diventare un “principe”…
Vincenzo Parisi
Eppure quando leggo cose come i resoconti delle giornate successive alle tre bombe del 28 luglio 1993, esplose a Milano (in via Palestro) che fece 5 vittime ed a Roma (una che distrusse parte della chiesa di S. Giorgio al Velabro e l’altra che mandò in rovina un’ala della cattedrale di s. Giovanni in Laterano), non riesco a trattenere un moto di collera.
 

Vespa racconta di essersi recato sui luoghi degli attentati con solo tre persone: il papa Giovanni Paolo II, il presidente dela Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro ed il capo della polizia, Vincenzo Parisi.
Ormai dimessosi dalla direzione del TG1 ma ancora con lo spirito da cronista Vespa chiese a Parisi un’idea sulle bombe (se sono, cioè come le altre che avevano insanguinato l’Italia nei cosiddetti “anni di piombo” cioè quelli che vanno dai '70 agli inizi degli anni '80 del XX secolo) e questo gli risponde: “Magari! Quelle stabilizzavano. Queste mi preoccupano di più”. 

il “divo” Giulio Andreotti
Ovviamente il Vespa si gelò, al pensiero dei manovratori di fili “esplosivi” (ma non lo denunciò sui giornali) e ne raccontò anni dopo a Giulio Andreotti e Francesco Cossiga: il primo, nello stile spietato ed omertoso dei ras demo(no)cristiani negò che ci fosse stato un “disegno stragista concepito o tollerato dallo Stato” mentre il secondo disse “che le bombe degli anni di piombo stabilizzavano da un lato perché mettevano sotto accusa la destra, dall’altro spaventavano la sinistra, la quale aveva una paura infondata di un sovvertimento attuato dalle forse armate, ma l’unico colpo di stato verificatosi in Italia fu l’ordine del re Vittorio Emanuele di arrestare Benito Mussolini
il “picconatore” Francesco Cossiga
Ebbene il nostro “eroe mediatico” che vende milini di libri ha parlato pubblicamente (in TV) di questo episodio solo il 23 maggio di quest’anno quindi è stato convocato da quattro gatti di magistrati, della razza ”in perenne ricerca dei riflettori midiatici”: dopo 20 anni a che serve se non a meterci in guardia dai figli e nipoti di quella brutta figliata di “aghi della bilancia”: non dimentichiamo che due cosiddetti “enfant prodige” degli ultimi tempi sono Enrico Letta e Matteo Renzi senza lasciare fuori dal mazzo dei “fiori del male” Angelino Alfano.




una “brava triade”, il globalista Enrico Letta, l’asino rosso Matteo Renzi, il demo(no)cristo Angelino Alfano: tutti pronti a suonarci come un tamburo, come i bravi di don Abbondio
 


vota e fai votare Alì Babà con 

“solo” 40 ladroni
Poche settimane or sono (in occasione dell’ennesima morte da dissesto idrogeologico, in Sardegna), ascoltai una dichiarazione di esperti tributari i quali affermarono che i fondi stanziati dal 1946 ad oggi (attualizzando le lire in euro) ammontano a circa 881 miliardi di euro ma di questo sono stati finora spesi solo 4 miliardi cioè meno dello 0,5%. Il resto si è “perso” in fiumi carsici, è stato “distolto” dal suo scopo per finire in corruzione, tangenti, regalie, appropriazioni indebite: è il potere, bellezza. Ogni volta che qualche nostalgico parla dei tempi della DC, sospirando che “quelli sì che erano uomini”, io non posso fare a meno di aggredire
verbalmente il “nostalgico” DC con la chiosa “Sì, erano uomini di m..da! E chi non lo giura con la mano destra alzata è peggio di loro…”



tra poco, soluzione: l’esorcista
E questa è gente che, pur di mantenere il potere (cioè le mani nel borsellino delle nostre altissime tasse), non si fa scrupoli di rischiare la vita.
La nostra, però.
Tra poche settimane vedremo quel che saranno capaci di combinare, magari anche grazie alla repressione poliziesca attuata dalla EuroGendFor, la forza di gendarmeria europea che, in base al trattato di Velsen, sostituirà carabinieri e polizia, rispondendo non a prefetti, magistrati, sindaci ma ad organismi bancari, che non hanno alcun interesse che nelle nostre mani, cioè di noi persone comuni, possa tornare la sovranità popolare.


A tal punto non ci resta (per liberarci da tali demoni) che sperare nella religione, anzi, in un buon esorcismo.

Alex Focus



Napoli, 29/12/2013


FONTEhttp://alexfocus.blogspot.it/2013/12/sale-zucchero-e-caffe-qualche-frase-su.html




VIVERE IN VENEZUELA



venerdì 27 dicembre 2013

INGIUSTIZIA E VIOLENZA DEGLI STATI E DEI BRIGANTI



4. Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione. Se la banda malvagia aumenta con l'aggiungersi di uomini perversi tanto che possiede territori, stabilisce residenze, occupa città, sottomette popoli, assume più apertamente il nome di Stato che gli è accordato ormai nella realtà dei fatti non dalla diminuzione dell'ambizione di possedere ma da una maggiore sicurezza nell'impunità. Con finezza e verità a un tempo rispose in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata catturato. Il re gli chiese che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: "La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un condottiero perché lo fai con una grande flotta".

Tratto da "LA CITTA' DI DIO" - Sant'Agostino


DA UN ITALIANO AGLI ITALIANI



giovedì 26 dicembre 2013

L'OLIGARCHIA EUROPEA HA BISOGNO DI UN ESERCITO


Grazie a Prinzirob


IMPARATE A CONOSCERE




I MALI DELL'ECCESSIVO BENESSERE E POTERE


30. Se vivesse il celebre Scipione Nasica, già vostro pontefice, che sotto la paura della guerra punica il senato, giacché si richiedeva un'ottima persona, elesse all'unanimità per accogliere gli dèi della Frigia 90 e che voi non ardireste di guardare in faccia, egli vi frenerebbe da questa vostra sfrontatezza. Perché afflitti dalle avversità vi lamentate della civiltà cristiana? Soltanto perché volete mantenere la vostra dissolutezza e andare alla deriva con costumi pervertiti senza sentire l'asprezza delle difficoltà. Infatti non desiderate avere la pace e abbondare di ricchezze per usar rettamente di questi beni, cioè con moderazione, sobrietà, temperanza e religiosità ma per procurarvi una varietà illimitata di piaceri con sperperi pazzeschi e per far sorgere con la prosperità quei mali nel costume che sono peggiori della crudeltà dei nemici. Ma Scipione, vostro pontefice massimo, quella persona ottima per giudizio di tutto il senato, temendo per voi questa sventura, non voleva che fosse distrutta Cartagine, allora emula della dominazione romana, e si opponeva a Catone il quale sosteneva che doveva essere distrutta 91. Scipione temeva che la sicurezza fosse nemica di animi deboli e pensava che la paura è indispensabile come idoneo tutore di cittadini, per dir così, minorenni. E non s'ingannava. I fatti provarono che aveva ragione. Cartagine fu distrutta, cioè fu allontanata e dissolta la grande paura dello Stato romano. E immediatamente seguirono mali molto gravi originati dal benessere. Infatti fu gravemente lacerata la concordia dapprima a causa di crudeli e sanguinose sedizioni, e subito dopo, data la congiuntura d'infauste circostanze, a causa anche di guerre civili furono compiute grandi stragi, fu versato molto sangue e si accese una sfrenata crudeltà per la cupidigia di confische e rapine. Così quei Romani che a causa di una vita più morale temevano mali dai nemici, essendo venuta a mancare la moralità pubblica, ne dovettero subire più crudeli dai concittadini. E la passione del dominio, che fra i tanti vizi del genere umano si era manifestata più mite nell'intero popolo romano, avendo trionfato in pochi più potenti, domò col giogo della schiavitù anche gli altri dopo averli messi a terra senza più forze.

Volontà di potere e immoralità. 31. 
E come poteva quietarsi in animi tanto superbi finché con cariche perpetue non fosse giunta al potere monarchico? Ma non si darebbe l'accesso a cariche perpetue se l'ambizione non prevalesse. E l'ambizione può prevalere soltanto in un popolo corrotto dall'amore alle ricchezze e al piacere. E il popolo fu reso dall'eccessivo benessere amante delle ricchezze e del piacere. Per questo Nasica con molta saggezza riteneva che l'eccessivo benessere si dovesse evitare, giacché non voleva che la città nemica più grande, forte e ricca fosse distrutta. Così la passione era inibita dal timore, la passione inibita non portava all'amore del piacere e frenato l'amore al piacere, neanche l'amore alle ricchezze infierisse. Con l'impedir questi vizi sarebbe nata e cresciuta una virtù vantaggiosa per lo Stato e sarebbe rimasta la libertà corrispondente a quella virtù. Da questo fatto anche e da un prudente amor di patria derivò che il sopra ricordato vostro sommo pontefice, eletto, è opportuno ripeterlo, dal senato di quel tempo con votazione unanime alla più alta carica, trattenne il senato, che aveva deciso di costruire la gradinata del teatro, da questo provvedimento e dalla speculazione. Con autorevole discorso li indusse a non tollerare che la depravazione greca s'insinuasse nella virile moralità della patria e si consentisse alla frivolezza straniera di scuotere e svigorire il valore romano. Ebbe tanta influenza con la sua autorità che il consiglio senatoriale, mosso dalle sue parole, proibì perfino che in seguito si disponessero i sedili che, ammucchiati per l'occasione, la cittadinanza aveva già cominciato ad usare per lo spettacolo 92. Con quale ardore egli avrebbe eliminato da Roma perfino le rappresentazioni teatrali, se avesse ardito resistere all'autorità di quelli che riconosceva come dèi, di cui non pensava che fossero demoni malefici o, se lo pensava, riteneva che si dovessero piuttosto placare che disprezzare. Infatti non era stata ancora rivelata ai pagani l'altissima dottrina che purificando il cuore con la fede volgesse l'umano sentimento mediante la pietà terrena a raggiungere le cose celesti e anche sopracelesti e lo liberasse dal dominio di demoni superbi.


Gli dèi vogliono gli spettacoli. 32. 
Comunque sappiate voi che non lo sapete e riflettete voi che fingete di non sapere e mormorate contro il liberatore da tali padroni. Le rappresentazioni teatrali, gli spettacoli immorali e la frivola licenza sono stati istituiti a Roma non dai vizi degli uomini ma per comando dei vostri dèi. Sarebbe più tollerabile se tributaste onori divini a Scipione che venerare simili dèi. Essi non erano migliori del proprio pontefice. Ed ora, se la vostra intelligenza ubriaca di errori per tanto tempo tracannati vi consente di pensare qualche cosa di sobrio, riflettete. Gli dèi, per sedare il contagio fisico, ordinavano che fossero loro apprestate delle rappresentazioni teatrali 93; il vostro pontefice, per evitare il contagio spirituale, proibiva che fosse costruito il teatro stesso. Se per un residuo di luce mentale ritenete lo spirito superiore al corpo, scegliete chi dovreste venerare. E il contagio non cessò perché in un popolo dedito alla guerra e abituato soltanto agli spettacoli del circo si insinuò la raffinata pazzia degli spettacoli del teatro, ma l'astuzia degli spiriti innominabili, prevedendo che il contagio sarebbe cessato a tempo dovuto, si preoccupò, approfittando della circostanza, di cagionarne non nei corpi ma nei costumi uno molto più grave, di cui particolarmente si compiace. Esso ha accecato la coscienza dei poveretti con tenebre tanto grandi e li ha bruttati di tanto obbrobrio che anche adesso (e forse sarà incredibile se si saprà dai posteri), dopo il saccheggio di Roma, coloro che furono posseduti da tale contagio e poterono fuggendo di lì arrivare a Cartagine, tutti i giorni hanno gareggiato nel far tifo per gli attori nei teatri.

La sventura non corregge i Romani. 33
O menti prive di mente! Questo è non un errore ma una grande pazzia. Mentre, come abbiamo saputo, i popoli di Oriente piangevano la vostra rovina e grandissime città nei più lontani paesi facevano pubblico lutto di compianto, voi cercavate, entravate e riempivate i teatri e facevate cose molto più insensate di prima. Il vostro grande Scipione temeva per voi proprio questo ignominioso contagio delle coscienze, questa rovina della moralità e dell'onestà, quando proibiva la costruzione dei teatri, quando si accorgeva che potevate facilmente essere rovinati dalla prosperità, quando non voleva che foste sicuri dalla paura del nemico. Pensava che non fosse prospero quello Stato in cui le mura rimangono, i costumi crollano. Ma su di voi hanno avuto più influsso ciò che gli empi demoni hanno insinuato di quel che gli individui saggi hanno auspicato. Da ciò dipende che non volete essere incolpati dei mali da voi commessi e incolpate la civiltà cristiana dei mali che subite. Nel vostro benessere voi non cercate lo Stato in pace ma la dissolutezza senza punizione, giacché corrotti nella prosperità non siete riusciti a correggervi nell'avversità. Voleva il grande Scipione che foste impauriti dal nemico perché non vi perdeste nella dissolutezza ma voi, calpestati dal nemico, non avete represso la dissolutezza, avete perduto l'utilità della sventura, siete diventati estremamente infelici e siete rimasti pessimi.

TRATTO DA "LA CITTA' DI DIO", LIBRO PRIMO -  SANT'AGOSTINO


I CAZZARI DELLA RIPRESA



martedì 24 dicembre 2013

CRISI E SUICIDI...MA CI SONO DAVVERO TANTI PAZZI?



“Si dà fuoco in piazza S. Pietro: gravissimo”. “Uccide moglie e figli e poi si toglie la vita”. “Trovato impiccato in casa con un biglietto: scusatemi, non ce la facevo più”. Questi sono solo alcuni dei titoli che quotidianamente troviamo sulla stampa nazionale riguardanti suicidi di nostri connazionali che decidono, evidentemente in preda alla disperazione, di farla finita per sempre. Talvolta togliendo in silenzio il classico ‘disturbo’, talaltra producendosi in una strage di tutta o di parte della loro famiglia.
Il minimo comun denominatore di tutti questi fatti gravissimi che i media tendono a minimizzare, è lo stato di grave prostrazione causato dalla cosiddetta “crisi”. Cosiddetta perché, come più volte abbiamo avuto modo di spiegare[1], essa è stata voluta e prodotta, essenzialmente attraverso lo strumento monetario, per realizzare precisi e criminali obiettivi, tra i quali l’aumento esponenziale dei suicidi non è che un clamoroso e macabro ‘dettaglio’.
Ma un suicidio è pur sempre una cosa molto grave e dolorosa.
Innanzitutto, dal punto di vista ‘filosofico’, esso – quand’è compiuto sull’onda del trasporto emozionale – rappresenta una sconfitta per chi lo mette in opera. In seconda istanza, ad un livello politico-sociale, la comunità non può che dolersi per la scomparsa di un suo valido membro, che messo in altre condizioni ed adeguatamente sostenuto non sarebbe probabilmente giunto a tanto. Vi è poi ovviamente il piano affettivo, che riguarda i congiunti e gli amici di colui che arriva a questo gesto estremo. Per non parlare poi delle mattanze familiari che in più d’un caso accompagnano quelli che la stampa serva del potere s’affretta a definire “stragi della follia” per archiviarle in fretta e furia.
Eh sì, perché ogni volta viene insinuato più o meno subdolamente che il suicidato di turno fosse “depresso da tempo”, “affetto da disturbi” e che avesse dato qualche “segno di squilibrio”.
Dare del “pazzo” a qualcuno è molto comodo e sbrigativo. La “follia” è difatti la tipica scappatoia che permette superficialmente di non affrontare qualsiasi problema ed analizzarlo da ogni punto di vista per individuarne le cause e quindi la soluzione.
Così, a cadenza regolare, l’Occidente – attraverso il proprio apparato mediatico - se la prende con qualche “pazzo” (cioè un “nuovo Hitler”), ovvero chi non si allinea istantaneamente ai diktat dell’Occidente. E se solo ti azzardi ad osservare il cielo e noti che qualcosa non va[2], ecco che diventi da trattamento sanitario obbligatorio[3] (TSO). Ovviamente, tutti coloro che, adducendo solidi argomenti, reclamano la sovranità monetaria per la propria nazione vengono iscritti d’ufficio nella categoria dei “pazzi”. E l’elenco prosegue indefinitamente, includendo tutti quelli che spregiativamente questa stampa abietta bolla come “nemici dell’Occidente” adombrando il sospetto che si tratti di pericolosissimi individui che odiano la propria gente quando invece è vero esattamente il contrario.
Per cui c’è poco da meravigliarsi che per un padre che non riesce più a dare da mangiare alla sua famiglia, un piccolo imprenditore oberato dalle tasse, una persona di mezza età che dopo il fallimento dell’azienda in cui lavorava non troverà più lavoro, un pensionato alla fame o un giovane che trova solo lavori “precari”, insomma, per tutti costoro, quando arrivano a togliersi la vita, non si trovi altro che la solita ‘spiegazione psichiatrica’.
Eppure, gli stessi indegni ed indecenti giornalisti, appena un omosessuale si toglie la vita non esitano a dare la colpa a qualcheduno reo, secondo loro, di averlo indotto a tanto mediante dileggi e vessazioni, fino a puntare il dito contro le leggi vigenti che “vanno cambiate!” (per introdurre poi i “matrimoni” e le “adozioni gay” e chissà cos’altro). Naturalmente a questi pappagalli del politicamente corretto non viene mai in mente che – fatti salvi i casi di effettive gravi pressioni - ad un omosessuale potrebbe scattare la spinta a suicidarsi per ‘risolvere’ una tensione interiore non più sopportabile tra quel che si è e quel che si vorrebbe essere o che si ritiene la società ci richieda di essere. Non sia mai detto: anche il solo pensarlo è già “omofobia”!
Ma quando a suicidarsi (e ormai sono in troppi) sono delle persone che giungono a tanto solo per problemi economici indotti da una politica deflazionistica generata dalla classica chiusura del ‘rubinetto del denaro’ operata dalle grandi banche[4], nessun “autorevole commentatore” (che nella neo-lingua significa “bugiardo e mistificatore patentato”) fa il classico due più due dando la colpa alle attuali politiche monetarie e, diciamolo chiaramente, alle vigenti “leggi sul lavoro”, divenute insindacabili e circonfuse d’una aura di sacralità da quando D’Antona prima e Biagi dopo sono stati assassinati dalle “nuove B.R.” (che dopo questo ‘servizietto’ nessuno ha più sentito nominare!).
Pertanto, tutto questo accalorarsi per “modificare le leggi” quando in questione vi sono gli omosessuali è, oltreché sospetto, pretestuoso, stupido e sinceramente truffaldino. Senza dimenticare che è più facile per degli zerbini dalle fattezze antropomorfe sbraitare su una questione marginale piuttosto che prendere di petto un grave problema che coinvolge tutti, omosessuali compresi e pure loro stessi, sovente inquadrati nelle varie testate giornalistiche con contratti capestro: il lavoro e la sovranità monetaria[5], col primo che dipende direttamente dalla seconda, tant’è vero che anche chi vorrebbe assumere non lo fa perché “non ci sono i soldi” (cosa palesemente assurda perché basta una  tipografia di Stato), mentre quei pochi che circolano devono andare a saziare le pretese sempre più esose delle banche e dei vari “enti pubblici” a loro volta giugulati dal potere bancario e ridotti a odiosi gabellieri per conto dei “Signori del denaro”.
Ora, in un siffatto clima di disordine e di contravvenzione ad ogni minima normalità, dare del “pazzo” a chi si uccide o anche il solo insinuarlo è di per sé una cosa non solo immorale, ma anche falsa ed ipocrita, che va solo a detrimento della già infima reputazione di chi si ostina a nascondere la verità.

Enrico Galoppini


[1] E. Galoppini, Il “debito” come il famoso “pollo a testa”: ma si può andare avanti così?: http://frontediliberazionedaibanchieri.it/article-il-debito-pubblico-come-il-famoso-pollo-a-testa-114459322.html.
[2] E. Galoppini, Perché i nostri cieli non sono più blu?: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42689.
[3] Così ha detto – tra il serio e il faceto - il neo-segretario del PD Matteo Renzi, nel corso d’un noto “talk show” televisivo: http://www.stampalibera.com/?p=69825.
[4] Cfr. quest’ottima spiegazione del prof. Padovani dell’Univ. de L’Aquila, tenuta durante una trasmissione televisiva su un canale abruzzese, la quale ha il pregio di essere molto chiara e mirata all’essenziale: http://www.youtube.com/watch?v=jFNaMuAHo6M#t=4791.
[5] P. Bogni, Sovranità monetaria, signoraggio bancario: http://www.caposaldo.org/area-tematiche/sovranit%C3%A0-monetaria-signoraggio-bancario


FONTE: http://ideeinoltre.blogspot.it/2013/12/enrico-galoppini-crisi-e-suicidi-ma-ci.html




MA LO SENTITE BARNARD? VUOLE I MOSLERBOND!


Grazie a Chiaralyn per il video

Caro amico Alex, ti ringrazio per il tuo commento e per la tua pazienza, qualità che a me negli ultimi tempi sta un pochino difettando: proprio non me la sento di stare dietro a tutte le "teorie" che vengono sfornate da improvvisati e interessati personaggi in cerca d'autore. Verso i seguaci o gli adoratori di tali personaggi ho poi ancora meno pazienza.

Auguri anche a Te.
Elia

  1. AlexFocus
    Alias
    Alessandro d’Esposito, tel. 338.81.52.862 email: alexfocus@alice.it
    Caro Elia, auguro buone feste a te ed ai tuoi cari ma permettimi di rispondere al "cog..one" anonimo che, se studia davvero economia come afferma, o sta perdendo tempo oppure ha dei cattivi maestri, come quelli che hanno avuto quei demoni che ci stanno portando alla rovina da almeno 20 anni (Giuliano Odiato, Carlo Merda Inciampi, Mario Vifotto Draghi, Fabrizio Saccomerda, Enrico Lettamaio, Rigor Montis, Romano Vigliacchi, etc.).
    Alcun tempo fa, in risposta alal Proposta Sovranista del M5S, che si trova sul seguente percorso:
    http://scenarieconomici.it/la-proposta-sovranista-della-base-del-movimento-5-stelle-ritorniamo-alla-lira-e-diciamo-addio-al-debito-pubblico/
    ho stilato una breve lista di provvedimenti URGENTI da sottoporre al popolo che mostro di seguito:

    Premesso che NON sono un economista ma solo un ingegnere elettronico che ha, però, avuto l'opportunità di studiare i lavori (in alcuni casi anche di conoscere gli autori) di studiosi auritiani in economia, tra cui Bruno Tarquini, Savino Frigiola, Francesco Cianciarelli, Antonio Pantano, devo esprimere alcune perplessità sul programma economico del M5S.

    PRIMO
    - il debito pubblico NON è da RISTRUTTURARE ma proprio da RIFIUTARE in quanto si trova in tutte e tre le CONDIZIONI di DETESTABILITA’ enunciate da Alexander Sack:
    A. Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i debitori (cittadini) ne fossero consapevoli e senza il loro consenso (in particolare senza chiarire le condizioni di erogazione, il suo uso e le condizioni di pagamento o di mancato pagamento).
    B. I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici ai debitori (cioè alla cittadinanza nel suo complesso).
    C. I creditori (le banche) devono essere al corrente di questa situazione economica, e disinteressarsene.

    In realtà, il DEBITO pubblico va considerato un CREDITO pubblico ed, in quanto tale, va DISTRIBUITO equamente tra tutti i cittadini italiani.
    Le quote di debito pubblico appartenenti agli istituti bancari, nazionali ed esteri, saranno acquisiti al patrimonio pubblico, mentre le compravendite delle quote appartenenti ai singoli cittadini saranno congelate fino al riequilibrio economico-finanziario del sistema Paese. 
  2. SECONDO
    – le banche private italiane, nel solo periodo dal gennaio 2002 ad oggi (cosiddetta “epoca euro”) hanno sottratto al popolo italiano circa 100'000 miliardi di euro col meccanismo del signoraggio, e su tale cifra hanno ricavato all’incirca 15'200 miliardi di utili sui quali NON hanno pagato tasse, poiché li “nascondono” nelle fondazioni bancarie: con una percentuale esattiva di circa il 27% (quello che in media paga un impiegato sul proprio lordo) le banche hanno evaso qualcosa come 4’180 miliardi € (cioè il doppio del debito-credito pubblico). Non solo devono farci un bell’assegno per le tasse ma i capi del governo, i responsabili del Tesoro, dell’Economia, delle Finanze, del Bilancio, i presidenti dei consigli di amministrazione ed i loro consiglieri, i componenti del gruppo dei revisori della corte dei conti e tutti i responsabili governativi dal 1992 in poi devono mettersi in regola (per non essere arrestati e processati per una caterva di reati) con gli italiani, restituendo il maltolto.
    Un’ulteriore dichiarazione del noto avv. Alfonso Luigi Marra ha quantificato in circa 2 (due) miliardi di euro al giorno le SOTTRAZIONI INDEBITE agli italiani causate dalle banche italiane per effetto di ANATOCISMO (interessi sugli interessi), di COMMISSIONI ANTICIPATE di MASSIMO SCOPERTO e di ACCREDITO DIFFERITO dei VERSAMENTI che sono un’enormità in confronto alle manovrine di Monti/Letta.
    Solo parlando dell’anatocismo, non ci dev’essere differenza tra prestiti INTERBANCARI e prestiti AL CORRENTISTA poiché le banche quando si prestano, tra loro, 100'000 euro in 10 anni, con interessi all’1% annuo, devono restituire SOLO 110'000 euro mentre un correntista che chiede la medesima cifra ma al 7,5 %, dopo 10 anni deve restituire 206'000 € quindi quasi 11 volte di più.
    Tali cifre, illegalmente sottratte al popolo, dovranno essere restituite per evitare sanzioni CIVILI e PENALI nei confronti delle figure di: presidente, amministratore delegato, componenti del consiglio di amministrazione, collegio dei probi viri e tutti gli organi direttivi e di controllo che non hanno vigilato a sufficienza per evitare il compimento di azioni illegali da parte degli istituti bancari e delle relative fondazioni. Tali sanzioni saranno elevate anche sugli organi di Stato che non hanno compiuto, a partire dal 1992 fino ad oggi, il loro dovere di vigilanza: Corte dei Conti, presidente e cassiere della Banca d’Italia, presidente e consiglio di amministrazione della BCE, etc.

    TERZO
    – si deve fermare la FABBRICA del DEBITO: immediatamente deve cessare l’emissione di titoli di stato creati allo scopo di dare una “contropartita” alle banche private che emettono danaro. Tale compito (cioè la stampa di banconote / conio di monete metalliche), dando corso alla legge 262/2005 (cioè emanando il relativo decreto di attuazione) deve essere affidata SOLO al Poligrafico ed alla Zecca dello Stato, una volta che la Banca di Italia sia stata nazionalizzata (cioè sia rientrata in totale possesso del Ministero del Tesoro). Le banche private che detengono quote significative del debito pubblico devono essere nazionalizzate. L’emissione di titoli di Stato potrà riprendere solo dopo il riequilibrio dell’intero sistema economico-finanziario e l’attuazione di apposite leggi di protezione contro gli attacchi della finanza speculativa. 
  3. QUARTO
    – queste azioni devono essere accompagnate alla contestuale USCITA dal SISTEMA dell’EURO (analogamente a quanto avvenne nel 1993 con l’uscita dallo SME) a cui NON seguì un’iper-inflazione disastrosa, come strillano alcuni agitatori pro-Monti-Letta ma solo del 20% che fu definita allora positiva per il sistema-paese e lo sarebbe ancora oggi. Questo anche per lo sbilanciamento all’INGRESSO nel sistema euro-monetario quando il cambio tra la divisa tedesca e quella italiana era 1 marco = 980 lire ma fu imposta una conversione i € = 1 marco = 1936,27 lire assolutamente inaccettabile, che ha penalizzato l’intera nazione Italia a vantaggio della Germania (poi ci sarebbe da intraprendere un’azione penale nei confronti di Ciampi, Draghi, Amato, Prodi, etc.).

    QUINTO
    – la moneta nazionale emessa (ad esempio LIRA) avrà un cambio con l’euro paritario (cioè 1 Lira = 1 Euro) e le fluttuazioni di tale cambio NON saranno influenzate da speculazioni esterne ma SOLO da considerazioni di utilità ITALIANE, alla stregua di altre monete locali come, ad esempio in Cina dove lo YUAN ha la funzione di gestire gli scambi esteri per l’import-export (funzione che potrebbe essere quella dell’EURO) mentre il RENMINBI (la cui traduzione è “moneta del popolo”) non ha alcuna inflazione ed i beni appartenenti al PANIERE (quello VERO non quello FITTIZIO attualmente utilizzato dall’ISTAT o dall’EUROSTAT, i quali comprendono beni di USO QUOTIDIANO come pane, zucchine, olio accanto a viaggi Roma-Parigi, PC palmare, o soggiorno in villaggio vacanze da considerare NON COMPATIBILI con il calcolo del costo della vita) NON variano di prezzo.

    SESTO
    – almeno in Italia NON saranno consentiti movimenti INCONTROLLATI dei flussi monetari, finanziari, di beni e servizi provenienti dell’estero, in quanto sarà varata una legge equivalente al Glass-Steagall Act statunitense, abolita da Bill Clinton nel 1999. Non si dovrà permettere, sul territorio nazionale, l’esistenza di banche UNIVERSALI ma si dovrà avere una NETTA SEPARAZIONE tra banche di RACCOLTA/DISTRIBUZIONE del CREDITO (che finanzieranno solo le imprese produttive) e le banche di SPECULAZIONE che, comunque, non potranno eseguire azioni aggressive contro il patrimonio nazionale. Per evitare che, comunque, possano agire indisturbati i programmi “robot” (automatismi che consentono speculazioni sui flussi finanziari anche centinaia o migliaia di volte al secondo) si applicherà una TOBIN TAX su TUTTI gli scambi finanziari la quale, anche se non funzionasse come deterrente, porterebbe comunque un aumento complessivo delle entrate fiscali.

    SETTIMO
    – stante l’attuale situazione PRATICA di COMPETIZIONE e NON di COOPERAZIONE tra stati dell’Europa, si dovranno rigettare TUTTI i trattati europei attualmente ratificati: Lisbona (costituzione europea che reintroduce la pena di morte per sedizione e sommossa, senza definire chiaramente tali reati), Maastricht (unione monetaria), Schengen (libera circolazione), Velsen (istituzione dell’EuroGenFor, forza di gendarmeria europea), Nizza (), Amsterdam (), Bruxelles (), l’Atto Unico Europeo (), etc. L’eventuale, successivo riavvicinamento, sottoposto a referendum (sarà istituito quello in senso PROPOSITIVO), potrà avvenire solo con spirito e lettera FEDERALE tra tutti gli stati SOVRANI che lo richiederanno.
    Contemporaneamente si dovranno riavviare filiere produttive tradizionali come quella della canapa e delle altre fibre industriali, con adozione dei biocarburanti da scarti agricoli (E85 o bio-etanolo e bio-diesel) che sono immediatamente utilizzabili (senza modifiche) sui modelli EURO4 (prodotti a partire da gennaio 2006).
  4. OTTAVO
    - tutte le attività di interesse strategico saranno nazionalizzate (acqua, energia rinnovabile, comunicazioni, estrazione, trattamento e distribuzione di petrolio e gas, viabilità, protezione civile, trasporti, etc.) e non saranno consentite permanenze nelle acque, sui terreni e nei cieli territoriali di mezzi e truppe militari si stati esteri, a parte quei drappelli di basse dimensioni ospitati nelle ambasciate. Gli attuali 116 presidi USA-NATO che si trovano sul territorio nazionale saranno evacuati, così come gli ordigni biologici, chimici e nucleari (qualunque forma abbiano) in essi presenti.

    NONO
    – le tasse NON saranno più progressive ma proporzionali al reddito cioè UGUALI per TUTTI ed i relativi organi di controllo potranno sfruttare l’INCROCIO delle banche dati di tutti i beni NON per applicare tasse patrimoniali ma per valutare il reddito minimo per detenere, utilizzare e manutenere il patrimonio complessivo (facendo scattare controlli MIRATI e CAPILLARI in caso di incongruenza col reddito annuo dichiarato). Inoltre NON vi saranno più tassazioni PREVENTIVE su redditi PRESUNTI e su FATTURATI ma solo su redditi REALI ed ACQUISITI. In ogni caso, sotto la soglia del reddito minimo di cittadinanza, le tasse non potranno essere esatte. Allo scopo saranno incrociate le banche dati esistenti e saranno aggiornate con periodicità almeno mensile.
    Le TASSE COMPLESSIVE saranno massimo il 15%, e spariranno tasse incostituzionali come l’IVA che divide i cittadini in due categorie, la A che può scaricare quasi tutto, e la B (guarda caso è la più numerosa ma comprende i meno abbienti) che non può farlo; la tassa sulla CASA (comunque la si chiami), che è un bene acquistato con soldi già tassati e non può essere tassato di nuovo ed in generali tutte le patrimoniali, quando i cespiti non generano utile; le ACCISE sui carburanti che colpiscono in misura maggiore i meno abbienti. Rimarranno solo le TARIFFE di SERVIZIO che dovranno essere riparametrate su dati di PRESSIONE DEMOGRAFICA (numero effettivo di persone presenti nel cespite) e di TIPO di ATTIVITÀ SVOLTA (a seconda che sia ad esempio “abitativa” o “commerciale” od “industriale”, a basso/medio/alto inquinamento ambientale, etc.), NON sull’AREA del cespite.

    DECIMO
    – Le INGENTI RISORSE ECONOMICHE così LIBERATE saranno utilizzate per il REDDITO MINIMO di CITTADINANZA, per la RIDUZIONE del CUNEO FISCALE, per il FINANZIAMENTO dei SETTORI di INTERESSE COMUNE:

    1. manutenzione e valorizzazione dell’ineguagliabile ed immenso patrimonio naturalistico, artistico, architettonico ed archeologico, e delle attitudini territoriali specifiche (ad es. enogastronomia, accoglienza, usi e costumi, tradizioni storiche e linguistiche, …)
    2. opere a difesa del territorio, nazionalizzazione delle industrie strategiche e della Banca d’Italia (ad es. riassetto idrogeologico, bonifica del Mediterraneo dai sommergibili stranieri con armamento nucleare che vi stazionano)
    3. costruzione, potenziamento e manutenzione di edifici, strade, scuole, porti, ferrovie (insomma tutte le infrastrutture), manufatti ed altri cespiti di interesse pubblico e nazionale (ad es. reti informatiche a banda larga, asili per i bambini, ospedali, centri di assistenza per gli anziani, etc.)
    4. impulso alle attività per l’avanzamento globale della società (ricerca e sviluppo, sanità, istruzione ed attività sociali, turismo e spettacolo, artigianato, agricoltura e zootecnia, ecc.)

    Il rilancio dell’economia, dell’occupazione e delle attività sociali è così facendo, talmente evidente e comprensibile da rendere superflua qualunque ulteriore argomentazione.



NO SCIE CHIMICHE: NANDO ROSSI E MONIA BENINI - MODENA 21 DICEMBRE


Per una migliore qualità del video
https://www.youtube.com/watch?v=ERYXnyjUtbg



lunedì 23 dicembre 2013

ALCUNE FIFLESSIONI SUL DEFICIT E IL SUO RAPPORTO CON IL DEBITO DELLO STATO



Nel marzo del 1976, quando mi avvicinai al "VARSITY" in relazione al fatto che stavano facendo una recensione del mio libro "Il problema babilonese", dopo averlo letto e studiato un po', la decisione dell'editore fu che avrebbero davvero recensito il mio libro (aiutandomi a venderne qualche copia), e inoltre che mi avrebbero richiesto una serie di articoli sulla questione monetaria, il primo dei quali sarebbe stato sull'"Inflazione".

Allo stesso tempo li avvisai che secondo me ci sarebbe stato un gran clamore da una parte o dall'altra, in quanto pubblicavano il mio articolo sull'"Inflazione" invece di uno dei molti professori di economia politica connessi all'Università di Toronto. La loro risposta fu "Non ci importa. Abbiamo chiesto questi articoli a dodici dei maggiori professori di economia politica, e loro li hanno scritti; e il sorprendente risultato è che ogni articolo diceva qualcosa di completamente diverso." Lo staff editoriale aggiunse: "Quello che afferma Lei ha senso, e noi lo pubblicheremo."

Ieri, il 23 febbraio, leggendo i due articoli del "TORONTO STAR", che presentavano due opinioni separate di due eminenti professori di economia politica all'Università di Toronto, intitolati "Dovremmo indebitarci ancora di più?", tornai con la mente a quell'episodio negli uffici del "VARSITY", ormai un 16 anni fa.

L'articolo di Mel Watkins, seppur abbia un po' di senso secondo le opinioni dell'economia politica ortodossa, a me sembra più il lavoro di un uomo che sa la verità ma molto tempo fa (durante questi ultimi 16 anni!) ha capito che la verità in questo campo non paga, e ha (convenientemente) rinunciato a difendere quella che sembra una battaglia persa. Ovvero, sembra riconoscere saggezza alla frase fatta circolare tra gli uomini leali, senza dubbo per indebolire la loro determinazione: "Se non puoi vincerli, unisciti a loro!"

E qui ricorderei Mr. Watkins della poesia di A.H. Clough:

"Non dire che la lotta non serve a niente,
che la fatica e le ferite sono vane..."

Per quanto riguarda l'altro signore, Mr. John Crispo, mentre si professa keynesiano, il che presumibilmente significa uno che supporta deficit illimitati (il cui significato è che il processo con il quale nei paesi anglosassoni si crea nuovo denaro, in ultima analisi dipende dall'esistenza di tali deficit), allo stesso tempo, qualsiasi sia il problema del Canada, dice che si opporrebbe a qualsiasi ulteriore incremento del nostro deficit (e quindi del nostro debito statale).

Credo che nessuna delle due posizioni porterà alcuna soluzione permanente alla situazione esistente, perché la causa alla radice del malessere che fa marcire l'essenza vitale di questo paese è il fallimento del governo di esercitare la sua giusta prerogativa, la creazione dell'Unità di Scambio, cioè la creazione del denaro.

Su Keynes, che così tanti uomini meritevoli nel campo dell'economia tirano in ballo come un assoluto, si potrebbe dire che un po' di commenti non saranno qui fuori luogo. Egli era decisamente un dio dai piedi d'argilla. L'articolo pubblicato su di lui qualche anno fa nell'"Observer" di Londra, non lasciava dubbi sul fatto che avesse la stessa debolezza di tanti di coloro che stanno oggi morendo di Aids, e fosse quindi malleabile come così tanti che vivono in quel mondo crepuscolare, sebbene, come uomo di considerevole abilità, dovesse conoscere le vere questioni senza tempo... Quindi quale fu davvero la sua importanza? ...Egli scrisse l'imponente "TEORIA GENERALE DELL'IMPIEGO, INTERESSE E DENARO" (Londra, 1936) del quale, come "IL CAPITALE" di Marx, molti parlano, ma relativamente pochi hanno mai letto da cima a fondo; sebbene il suo libro "COME PAGARE PER LA GUERRA" (New York, 1940) avesse senso nel contesto esistente, e senza dubbio condusse alla quasi accettazione del suo piano postbellico per una Unione Borsistica Internazionale controllata congiuntamente dalla Gran Bretagna e gli USA, quando i demoni si incontrarono a Bretton Woods il primo luglio 1944 per bere i fiumi di sangue che sgorgavano dalle lotte di un impero che moriva combattendo sulle spiagge della Normandia.

Perciò di questi due meritevoli professori ho poco altro da dire... Che significato può mai avere il fatto che due cosiddetti eruditi professori di una cosiddetta scienza, hanno opinioni così radicalmente diverse? Che cosa insegneranno?

Tuttavia, ammetto che, mentre non è necessario essere un economista politico per capire le cause delle fluttuazioni nella spinta delle imprese umane, non c'è dubbio che tale qualifica potrebbe essere utile... Ma sicuramente niente potrebbe meritare di più l'attenzione di questi uomini, dell'analisi imparziale di quei processi con i quali le istituzioni conosciute come "banche", protette dalla legge perfino nella loro auto-descrizione pensata per ottenere la fiducia dello stato e del suo popolo, come conseguenza di ciò che è essenzialmente la loro licenza di battere moneta, forzano al rialzo o spingono in basso l'impulso delle imprese umane e frustrano o meno le più importanti operazioni del governo.

In tutto questo, però, una cosa è chiara: nessuna "legge", "equazione", o "grafico" può circoscrivere il carattere capriccioso e variabile dei bisogni e dell'avidità umani.

La questione che tutte le persone leali di buona volontà dovrebbero discutere non è qualcosa di nascosto nelle sciocchezze del lessico prolisso, ma è chiara e diretta; è il significato del deficit in rapporto al debito statale, ed è la domanda: il governo è lo strumento di qualche ristretto, anonimo, occulto organismo internazionale, o è la rappresentazione dell'anima e delle aspirazioni di un popolo? Come di fatto erano i re dei tempi antichi, sempre pronti a guidare i loro piccoli eserciti di uomini valorosi in battaglia.

L'ovvia risposta è la seconda. E proprio come il primo caso è diventato possibile attraverso il totale controllo della creazione del denaro e la sua messa in circolazione contro garanzie collaterali, tramite le attività di agenti di tale occulto e apparentemente onnipotente organismo internazionale, così il secondo caso diventerebbe di nuovo possibile se lo stato si facesse coraggio e si restituisse la sua prerogativa sovrana, la creazione e assegnazione dell'Unità di Scambio...

Il signor Mel Watkins, nell'articolo che ho prima menzionato, parlava di un debito statale giapponese... Potrebbe esistere questo debito. Ma nel breve studio che feci sulla Banca Centrale Giapponese nel 1964, non trovai alcuna prova che i giapponesi si recassero da qualche forza esterna per un prestito sul loro stesso credito (o "Denaro", per meglio dire). Sembrava esserci qualche piccolo debito statale per l'acquisto annuale del raccolto di riso (senza dubbio per proteggere gli agricoltori dagli speculatori, interni o esterni). Tuttavia, ciò che appariva più chiaro di  tutto era che la Banca Centrale, secondo la legge giapponese, era posseduta al 51% dall'imperatore stesso, che così manteneva, quale re-dio, la parola e decisione finale in tutte le cose. Così i giapponesi erano sopravvissuti ai disastri dell'ultima guerra! L'industria e il governo giapponese prenderanno pure a prestito, ma i loro prestiti, in quanto prestiti dell'emissione originale, rappresentano senza il minimo dubbio la forza di volontà del loro re-dio. Sono prestiti tra loro stessi, come in effetti viene messa in modo fuorviante, sebbene forse senza l'intenzione di fuorviare, a pagina 291 de "L'economia" di McConnell e Pope, a proposito del debito statale canadese: "Lo dobbiamo solo a noi stessi". Fuorviante in quanto il 90% è prevalentemente dovuto alle Banche di Azioni (?), e queste, sebbene apparentemente canadesi, potrebbero rappresentare, tramite il controllo delle riunioni degli azionisti da parte di un detentore di appena il 7% delle azioni, chiunque, ovunque al mondo, che sia Threadneedle Street, Berlino, la Svizzera, Israele, l'Arabia Saudita, Tahiti, ovunque.

L'autore di un libro pubblicato a Cincinnati nel 1889 dimostra adeguatamente che praticamente tutti i cosiddetti Grandi Industriali Americani, specialmente dalla Guerra Civile in poi, passati in un batter d'occhio dal vendere per strada aghi, filo, e nastro in una piccola località a Broadway, come nel caso di A.T. Stewart, erano "posseduti" in un modo o nell'altro da ciò che egli chiama "il Potere Finanziario di Londra"... Ovviamente avrebbe potuto essere anche "il Potere Finanziario di Berlino"! ecc. E questo studio sembra anche includere l'originale John D. Rockefeller. Perciò, perché le gigantesche banche canadesi dovrebbero essere libere da questo controllo esterno? E' probabile?

L'Onorevole Reginald McKenna scrisse: "Coloro che controllano il credito di una nazione dirigono la politica del suo governo e tengono nelle loro mani il destino del suo popolo."

Ogni anno il deficit dà alle banche di azioni (?), che sono quelle che traggono profitto da tale deficit, il potere monetario per influenzare, tramite le molte agenzie che ovviamente controllano, la nomina del cosiddetto leader del popolo, e di conseguenza il controllo delle sue politiche. I servitori che gestiscono queste gigantesche organizzazioni conoscono e useranno ogni strumento per mantenere quello che sembra essere il loro potere, sebbene in realtà potrebbe essere il potere dei loro padroni, e che ha fatto un completo parodia di ciò che era l'anima e l'ispirazione di questa terra prima delle ultime cosiddette "grandi" guerre.

Se non c'è deficit, allora le banche, conformemente a leggi che senza dubbio hanno ispirato esse stesse, devono molto probabilmente fronteggiare una continua diminuzione delle loro "riserve" alla Banca Centrale, il che significa una continua diminuzione nei loro depositi al ritmo di 15,38 volte l'ammontare della riduzione delle loro "riserve" (nel 1976), essendo 15,38 il fattore noto come il "moltiplicatore"; a meno che in effetti non chiedano prestito alla Banca Centrale, come la maggior parte della gente crede che facciano, o vendano titoli, ecc... Ovviamente questa non è una situazione desiderabile per l'industria che deve pagare prestiti, ecc. che vengono "richiamati" in conseguenza di questa contrazione della disponibilità di denaro. Se però c'è un deficit, allora le banche, credeteci o no, possono estendere i loro prestiti fino all'ammontare di quella parte del deficit che è la loro quota di quella che senza dubbio considerano "la torta", moltiplicata per lo stesso 15,38 (1976), il che chiaramente è una situazione più desiderabile per chi controlla tali banche, e in effetti per le care signore anziane che potrebbero avere un po' di azioni? (Per questo paragrafo vedi E.P. Neufeld: "Il sistema finanziario del Canada", pag 106).

Mentre la Banca Centrale, esercitando la propria volontà o quella che sia, può esercitare quella che è nota come "persuasione morale"; tale persuasione morale suggerendo che essi non vogliono che le banche interessate spendano questi bei soldi tutti in una volta; nondimeno, gli enormi prestiti delle banche al Brasile, all'Argentina, Timbukty, ecc., per finanziare aspiranti golpisti, sono indicativi del fatto che molto di questo è speso, e ovviamente senza garanzia assoluta che sarà mai ripagato, eccetto forse in caso di minaccia di guerra dello stato canadese, caratteristica imperialista che lo stato canadese non ha ancora assunto!

Un ulteriore commento sul deficit da parte di uomini che devo considerare economisti istruiti e altamente professionali, è sotto il titolo: "La creazione del denaro" ("L'economia" di Pope e MacConnell, pag 281):

"Se la spesa a deficit è finanziata con l'emissione di nuova moneta, l'effetto sfollamento può essere evitato. La spesa governativa può aumentare senza alcun effetto avverso sugli investimenti. La nostra conclusione è che la creazione di nuovo denaro è un modo più espansionistico di finanziare la spesa a deficit, rispetto al prestito."

Tale prestito significa prestito dalle banche, di conseguenza dando ad esse il potere che deriva dall'applicazione del "moltiplicatore".

Diventa perciò chiaro che nel cosiddetto finanziamento a decifit c'è qualche vantaggio superficiale per lo stato, le cui azioni creano tale deficit e la conseguente deliziosa "torta" per le banche. Ma con esso lo stato perde definitivamente ogni volontà e potere, e scivola lentamente dalla sella per diventare solo il fantoccio delle banche e di quelli dietro ad esse. Perde la volontà di esistere e la sua supremazia totale, e tutto, dal welfare alle numerose "concessioni", gli "aiuti internazionali, le spese militari, sarà influenzato dal desiderio delle banche per quei nuovi bei fondi che ogni anno di deficit porta con sè.

A questo punto penso sia appropriato includere un po' di citazioni da importanti personaggi relativamente recenti, per dimostrare che non sono il solo a pensarla in questo modo.

1. Dal momento in cui assunsi la carica di cancelliere, cominciai ad imparare che lo stato deteneva rispetto alla Banca e alla City (istituzioni bancarie e finanziarie) una posizione finanziaria essenzialmente falsa. Il perno dell'intera questione era questo: il governo in sè non doveva avere un potere reale nelle materie finanziarie, ma doveva lasciare il Potere Monetario supremo e incontrastato. Ero riluttante ad accettare quella situazione, e cominciai fin da subito a contrastarla con l'imposizione finanziaria. Venivo opposto tenacemente dal governatore e dal vice governatore della Banca d'Inghilterra, che sedevano al parlamento. Le istituzioni bancarie e finanziarie mi erano antagoniste in quasi ogni occasione." -William Gladstone.

2. "Permettetemi di controllare il credito di un popolo e non m'importa chi fa le sue leggi." 1792, Mayer Rothschild.

3. Domanda: "Mi dite perché un governo con il potere di creare denaro dovrebbe cederlo a un monopolio privato, per poi chiedere in prestito a interesse ciò che il parlamento può creare da solo, fino a diventare fallito?"
Mr. Graham Towers: "Se il parlamento vuole cambiare il modo di procedere del sistema bancario, ha certamente il potere di farlo." -Comitato Parlamentare per Banche e Commercio, 1939, pag 394.

4. "Il denaro è creatura del diritto, e la creazione dell'emissione originaria del denaro dovrebbe essere mantenuta monopolio esclusivo del governo nazionale... La circolazione di un mezzo di scambio può essere opportunamente regolata. Il governo ha il potere di regolare la valuta e il credito di una nazione.
Il privilegio di creare ed emettere moneta è non solo la prerogativa suprema del governo, ma anche la sua più grande opportunità..." -Presidente Abramo Lincoln; Documento del Senato 23, pag 91; Biblioteca del Congresso.

5. "Chiunque controlla il volume di denaro in ogni paese è il padrone assoluto dell'industria e del commercio." -Presidente Garfield

6. Si dovrebbe menzionare che è stato recentemente suggerito che il peccatuccio che era costato al presidente Kennedy la sua fine disastrosa era questo: egli aveva seriamente considerato l'istituzione di misure per restituire al popolo americano la prerogativa della creazione ed emissione monetaria, diventata competenza esclusiva dei banchieri con la fondazione della "Federal Reserve" Bank nel 1913.

Tornando indietro più o meno di centotrent'anni, i verbali del Club degli Ingegneri di Toronto indicano che i signori di quel tempo possedevano un'ampia comprensione del significato del denaro creato ed emesso dallo stato come evidenziato dai cosiddetti Greenback del presidente Lincoln, e che i canadesi, al pari degli americani, cercavano avidamente questo denaro al di sopra di ogni altra forma di denaro, percependo, o sapendo, che era "reale". Ciò era l'espressione della loro volontà di essere un popolo, una dimostrazione del loro orgoglio e delle loro conquiste... Dove lo stato esercita la sua prerogativa sovrana, la creazione e messa in circolazione dell'originale emissione di denaro, il deficit non ha bisogno di esistere come non c'è bisogno di un debito statale che rende lo stato, preda di infelicità senza speranza, non meglio di:

"Mary Adams alla porta del banco dei pegni,
un bricco in mano,
e il suo bimbo per terra..."

A Benjamin Franklin, mentre era in visita in Gran Bretagna nel 1763, fu chiesto di spiegare la prosperità delle colonie. La sua risposta fu: "E' semplice. E' solo perché nelle colonie noi emettiamo il nostro denaro. Si chiama "Cartamoneta Coloniale" e la emettiamo in quantità appropriate alle richieste del commercio e dell'industria..."

Sono passati 230 anni, ma il principio resta lo stesso.

Di interesse relativo a quanto sopra, su come i cinesi delle grandi dinastie imperiali controllavano la creazione ed emissione di quella che era la loro Unità di Scambio, il "Chuen" di rame rappresentato da quello che era conosciuto come "Cash", si parla nel Registro Cinese (circa 1840, Vol II pag 68):

..."Secondo le regole sul conio, ci sono fonderie e zecche dove il metallo è preparato e fuso, e anche un magazzino dove la moneta è depositata finché richiesta per il servizio pubblico. La quantità di metallo forgiata dai primi, e i periodi di emissione dal secondo, sono fissati dal consiglio delle entrate in modo che le successive forniture di moneta per l'uso del popolo corrispondano ai suoi bisogni, e siano regolate in conformità al prezzo di mercato di oro, argento, grano, e altri articoli di uso e consumo generale.
In nessuna dimora privata di qualsiasi soldato o cittadino si possono usare utensili di rame, tranne specchi, campane, armi, e altri articoli consacrati appositamente a scopi religiosi. Ogni quantitativo che un individuo possegga in eccesso, lo può vendere al governo a un prezzo fisso. E chiunque compra o vende il rame clandestinamente, o lo nasconde nella sua casa, sarà punito con il bambù..."

Il sistema monetario cinese, rappresentato da questa Unità di Scambio creata e immessa in circolazione dallo stato, il "Cash" di cui sopra (dal sanscrito Karsàpàna), secondo Alexander Del Mar era sempre stato ciò che egli descrive come un sistema numerico, anche se a volte, tramite un aumento della richiesta di rame e una circolazione superiore alle necessità, il "Cash" raggiungeva o sfiorava un valore che potrebbe essere chiamato il suo valore di merce.

Le zecche governative per il conio del "Cash" furono fermate per 20 anni nella provincia di Fukhien, per 16 nella provincia di Chuhli, e per circa 10 in quella di Hupeh. In questo periodo non vennero coniati altri "Cash" in queste province. Lo scopo era di diminuire il numero di "Cash" circolanti, e quindi: o prevenire una loro perdita di valore, con conseguente perdita di valore dei risparmi della gente, o provocare un aumento di valore. L'una misura o l'altra, applicata correttamente, poteva solo fare il bene della gente. Se applicata scorrettamente, dall'esperienza europea di contrazione monetaria, questi periodi avrebbe potuto provocare una profonda depressione nelle aree coinvolte, ed esporre il popolo allo sfruttamento di quanti avrebbero potuto portare "Cash" da altre aree dove c'era stato un surplus.


Ovviamente non esisteva il debito statale nel senso in cui esiste oggi nei paesi anglosassoni, e naturalmente non esisteva alcun deficit. Contrariamente a quanto fu diffuso all'estero, al di fuori dei porti commerciali la venalità quasi non esisteva. La severità delle penalità per corruzione in un pubblico ufficiale, fra le quali 50 colpi di bambù non erano insoliti, e per di più in luogo pubblico, senza dubbio influenzava la questione...

di David Astle 1992
(Traduzione di Mandragola)