"SCOPO IMMEDIATO DELL'AZIONE DEV'ESSERE LA RIFORMA DEGLI ANIMI. SECONDO LA MENTALITA' ATTUALE , NON C'E' E NON PUO' ESSERCI NE' VERITA' NE' ERRORE. NELLE MENTI A TAL PUNTO INFETTE, BISOGNERA' INTRODURRE NOZIONI FONDAMENTALI COME L'ESISTENZA REALE DELLA VERITA', I SUOI DIRITTI E L'INGIUSTIZIA DELL'ERRORE"
venerdì 31 agosto 2012
giovedì 30 agosto 2012
L'ATTACCO ALLA REPUBBLICA DEL ECUADOR. ECCO IL PERCHE' DI LONDRA
Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete.
Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.
Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador.
Perché il caso esplode, oggi?
Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché, adesso?
Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.
Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.
Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.
Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc. Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.
E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.
Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.
La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.
Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Tradotto vuol dire: finché non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.
Sergio Di Cori Modigliani
martedì 28 agosto 2012
"LA GENTE NON VUOLE CAPIRE. MA NON SAPREBBE NEANCHE CONTRO CHI RIVOLTARSI"
Ringrazio di cuore mia nipote Giuliana per la sua disponibilità.
Molte persone a cui chiedo di pronunciarsi sulla situazione attuale dell'Italia e sul futuro che ci attende preferiscono non esporsi.
Siamo ancora a questi livelli di stupidità e di cecità, purtroppo.
Grazie ancora Giuliana.
Elia Menta
LA MENTE E IL CUORE
Il problema più grande che l’uomo moderno si trova ad affrontare è che la mente è fin troppo coltivata, mentre il cuore è del tutto trascurato; non solo è trascurato, ma è anche biasimato: non è permesso avere emozioni, le devi reprimere. L’uomo emotivo è giudicato debole, l’uomo sensibile è giudicato infantile, immaturo. L’uomo di cuore non viene considerato contemporaneo, ma primitivo. Le condanne dei sentimenti e del cuore sono così tante che si diventa timorosi dei sentimenti, è naturale. Si impara a escludere i sentimenti e, poco a poco, il cuore viene completamente evitato, si va direttamente alla testa.
A poco a poco il cuore diventa un organo che pompa sangue, tutto lì …
… Vivere nella mente è vivere sul piano umano, vivere al di sotto della mente è vivere sul piano animale. Vivere oltre la mente, nel cuore, è il piano divino. E attraverso il cuore che siamo collegati al Tutto: quello è il nostro contatto …. La mente è uno splendido meccanismo, usalo, ma non farti usare. E’ al servizio dei sentimenti : se il pensiero serve i sentimenti, tutto è in equilibrio; nel tuo essere sorgono profonda quiete e gioia, e non da qualcosa che sta fuori, ma dalle tue fonti interiori. Affiorano e ti trasformano, e non solo te: ti rendono così luminoso che chiunque entri in contatto con te può avere un assaggio di qualcosa di ignoto, mai sperimentato prima …
… Con tutte le sue tensioni, le sue ansie e i suoi problemi, l’uomo si perde nella follia e diventa qualcun altro. In profondità sa di non essere il ruolo che sta recitando, sa di essere qualcun altro, e questo genera una profonda dissociazione interiore: non può recitare bene la sua parte, perché sa che non si tratta della sua realtà autentica, e non può neppure trovare la sua autenticità. Deve continuare a recitare, perché il suo ruolo gli dà sostentamento economico, moglie, figli, potere, rispettabilità, tutto. Non può mettere a repentaglio tutto quanto, e così continua a recitare il ruolo di Napoleone Bonaparte.
A poco a poco inizia a crederci anche lui. Lo deve fare, altrimenti farebbe molta fatica a recitare. L’attore migliore è quello che dimentica la propria individualità e s’immedesima nella parte, allora il suo pianto è autentico, il suo amore è autentico, e qualunque cosa dica non è solo un ruolo imparato a memoria, gli viene dal cuore, è pressoché reale. Quando devi recitare una parte, ti ci devi calare del tutto. Devi diventare quello che reciti.
Tutti recitano una parte, ben sapendo di non essere realmente nulla di tutto ciò. E così si crea una frattura, che distrugge ogni possibilità di rilassamento, di fiducia, di amore e di comunione con qualcun altro, amico o amante.
Ci si isola. Si diventa esiliati, per propria scelta, e poi si soffre.
Tratto da "Il benessere emotivo" - Osho Rajneesh
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Quando si vive nella mente si hanno tanti padroni
quando si vive nel cuore si è liberi
Elia Menta
domenica 26 agosto 2012
sabato 25 agosto 2012
QUALE FUTURO?
Caro Elia,
L'argomento non puo' che essere la crisi in cui siamo dentro fino al collo.
Da premettere che è solo una mia opinione personale e ci tengo a precisarlo, perchè, come ben sai, ognuno di noi la sta vivendo in modi diversi.
Questa crisi parte da molto lontano, già nel 2007 si vedevano i primi sintomi e non essendo stata affrontata adeguatamente, già da allora, non ha fatto altro che aggravarsi sempre di più. Se ricordo bene nel 2007 le prime banche americane (Goldman Sachs e Leman Brothers, spero siano scritte giusto) furono poste sotto osservazione e poi liquidate (furono le principali artefici di quello che poi sarebbe diventata l'attuale situazione). E ora a distanza di anni, ci troviamo al capo del nostro governo proprio un uomo della Goldman Sachs, qualcosa vorrà dire.
Parte molto attiva di questa situazione che si è creata negli anni a seguire è colpa di questa nostra politica corrotta, nullafacente e sorda ai bisogni più elementari di noi tutti (vedi le parole del passato premier: la crisi non c'è, è colpa dei giornali, i ristoranti sono pieni,ecc...) e intanto c'era (c'è) chi continua ad ingrassare a spese di tutti.
Ora siamo finiti nel mirino della speculazione senza freni (complice l'Europa tutta, perché si è fatta la moneta unica, ma non l'Europa politica in grado di affrontare con decisione questa crisi). E infatti si va avanti a tentativi senza che nessun politico europeo faccia qualcosa di serio (parere personale: stanno girando intorno al problema senza affrontarlo seriamente, perchè non è possibile che alcuni stati prevalgano su altri, magari più deboli) E quindi per me è un cane che si morde la coda. Non bastava tutto cio', ci si sono messi anche i nostri "tecnici", che non hanno fatto altro che aumentare la pressione fiscale, ma anche le tensioni sociali, con conseguenze impressionanti (vedi taglio delle pensioni, aumento della benzina con le sue più nefaste conseguenze); in tutto quello che è stato fatto non vedo niente di buono, anzi la situazione sta peggiorando a vista d'occhio, era inevitabile: aumento delle tasse SI, ma di sviluppo ancora non se ne parla, purtroppo, come pure i tagli promessi ai costi della politica (cosa ormai relegata nel dimenticatoio) e personalmente non vedo la fine di tutto cio'. Ma quello che più salta all'occhio è che non stanno facendo NIENTE (nel vero senso della parola) per i giovani, altro punto dolente e molto.
Che prospettiva di futuro diamo ai nostri figli? Di questo passo zero + zero, e se non si cresce sono dolori per tutti e a pagare saranno (già sono) sempre i soliti noti.
A risentirci caro Elia e spero di sentire cose buone (c'è ne bisogno).
Franco
venerdì 24 agosto 2012
LO SCHIAVO PENSA DA SCHIAVO, AGISCE DA SCHIAVO E "SOGNA" DA SCHIAVO
E vuole che siano schiave anche le persone intorno a se.
Lo schiavo è il vero alleato di questo sistema inumano
che ingabbiato nelle sue nevrosi e nelle sue depressioni
non ama vedere intorno a sé individui capaci
di pensare e agire liberamente
PER COSTRUIRE UN MONDO DAVVERO LIBERO.
Elia Menta
giovedì 23 agosto 2012
domenica 19 agosto 2012
POCHI, CON IL LORO POTERE E LE LORO FOLLIE, DISTRUGGONO LA VITA DEI MOLTI
Siamo nelle mani di folli a cui abbiamo delegato la nostra vita in tutti i suoi aspetti; e continuiamo a delegarla nonostante ci stanno portando palesemente e velocemente alla distruzione.
Deleghiamo la nostra vita per ignoranza, per indifferenza per stupido egoismo.
L'umanità non è più sull'orlo dell'abisso, vi è già precipitata. Si attende ora solo l'impatto fragoroso e devastante. Nell'indifferenza quasi generale. Evviva!
Elia Menta
sabato 18 agosto 2012
MA AUGIAS SI E' POI INFORMATO?
Se a qualcuno di voi risulta che Augias abbia poi parlato di signoraggio bancario in una delle sue tante trasmissioni (tra l'altro in Rai, quindi servizio pubblico) o in uno dei suoi tanti libri è cortesemente pregato di darmene notizia poiché a me risulta che mai tornò sull'argomento.
Spiace poi constatare come un esperto chiamato dalla stesso Augias a parlare di economia e di finanza sostenga di ignorare il signoraggio bancario.
Chiamare in studio una qualsiasi signora Mariuccia potrebbe rivelarsi più istruttivo.
Elia Menta
venerdì 17 agosto 2012
LA TIRITERA DI BARNARD
Stavo leggendo la tiritera di Barnard. Quella nel tuo sito. E ho deciso di dirti che ne penso.
Madonnina santa che piagnone.
Ma cos’è? Gli hanno staccato un braccio? Una gamba? L’hanno legato al letto da piccolo, di notte e sprangato fino a spaccare il bastone?
Insopportabile, questo uomo.
Certo! i veri potenti sono stra-preparati. E se non lo fossero, avrebbero i soldi per comprarsi i geni. E siamo punto e a capo. Vantano i curricula più megatonici della galassia e non hanno perso tempo facendosi le pippe né a 10 anni né a 50.
Beh?
Quando l’uomo grufolava nelle caverne…mi “punge il dubbio”…che la situazione non fosse tanto dissimile.
E senza troppa preparazione e master e think tank.
Quando l’uomo grufolava nelle caverne…mi “punge il dubbio”…che la situazione non fosse tanto dissimile.
E senza troppa preparazione e master e think tank.
La differenza è un’altra. E non la vede questo orbo?
L’ape regina è regina…perché si alimenta in modo diverso. Altrimenti sarebbe ricacciata nel gruppo tale e quale alle altre.
Conosco personalmente il figlio di un “piezz e nuanta” della Banca d’Italia. Non ancora laureato, eccolo là….in una delle più prestigiose banche inglesi, a farsi un po’ di "praticantato". Retribuito, ça va sans dire. A 10.000 euro al mese! Pensa un po'....
ripeto: DIECIMILAEURO MENSILI
Ovviamente, esentato dalla pigione dell’appartamento che abita.
E che non ci venga a raccontare, sto Barnard, sempre piagnucolando tutto rabbioso e insofferente del mondo, e per giunta, scrivendo pure da cani, che sono 10 anni che studia come un pazzo economia, ringobbito sui libri come un Leopardi.
E che non ci venga a raccontare, sto Barnard, sempre piagnucolando tutto rabbioso e insofferente del mondo, e per giunta, scrivendo pure da cani, che sono 10 anni che studia come un pazzo economia, ringobbito sui libri come un Leopardi.
Ma lascia stare. Che 4 articoli più indietro diceva di non capirci un cazzo e di doversi far imboccare dalle super menti che lo spalleggiano.
MA BASTA, perdio!
Le alternative sono poche.
1) O sei informato sui fatti
2) O sei un pensatore serio
3) O sai scrivere da dio come Pasolini (che per giunta coniugava in sé anche le altre due voci).
Altrimenti, stattene a casa.
Raffaella Maynardi Araldi
giovedì 16 agosto 2012
mercoledì 15 agosto 2012
A SETTEMBRE SI VENDERANNO L'ITALIA
Ministro Forleo
Ill.mo Sig. Ministro del Lavoro Elsa Fornero, dalle pagine del Corriere della Sera del 7 agosto u. s., abbiamo appreso, tutte le sue preoccupazioni a riguardo della tenuta dell’occupazione e della capacità produttiva nazionale nel prossimo autunno.
Senza tirare sempre in ballo il solito “pianto del coccodrillo”, le preoccupazioni sono ampiamente e del tutto giustificate, se si prende atto e si considera che il governo al quale Ella appartiene, per mitigare la più grave delle conseguenze della crisi economica in atto, quale quella produttiva – occupazionale, procede nella direzione esattamente opposta a quella necessaria. In questi frangenti, per contrastare questi fenomeni recessivi, occorre accelerare la circolazione monetaria e non frenarla . Oltre a generiche responsabilità attribuite alla politica, ella riscontra pregresse carenze nell’attività del credito ed in quella degli investimenti da parte degli imprenditori.
L’attuale crisi economica, in Italia, più che di origine strutturale è decisamente di natura finanziaria, ora esplosa ma da lungo tempo programmata ed attuata su tutto il territorio nazionale con tutti i sistemi possibili. Da diversi anni a questa parte si sono susseguiti tutta una serie di grandi e piccoli interventi legislativi e normativi, tutti finalizzati a trasferire risorse dal mercato in generale e dall’apparato produttivo in particolare, a quello finanziario, bancario e monetario. Dallo spostamento dei versamenti del T. F. R., la limitazione dell’uso del contante nei pagamenti, le recenti “sei leggi” approvate a favore dei banchieri (http://www.marra.it/contenuti/pdf/leggi.pdf), la spinta all’indebitamento dei consumatori, le assillanti richieste di rientro degli affidamenti nei confronti delle partite IVA di ogni tipo, i costi delle operazioni e transazioni bancarie tra i più alti al mondo, hanno definitivamente avvelenato i rapporti tra sistema bancario e monetario ed imprenditori, a tutto scapito dell’intrapresa e del sostegno alla produzione e quindi alla piena occupazione. Il “cavallo non beve più”, e non poteva essere diversamente se si considera che la circolazione monetaria sul territorio nazionale è ridotta al lumicino e sono sparite le risorse che potevano consentire a diverse aziende di restare nell’attività produttiva. Le pubbliche amministrazioni sono al collasso ed indebitate verso il sistema produttivo nazionale privato di circa 100 miliardi che sommati alle prossime insolvenze previste dalla BCE, innescheranno, come affermato dallo stesso Mario Draghi, un effetto domino dall’esito incertissimo alla nostra sopravvivenza. La violenta carenza di liquidità sta’ provocando in tutti i settori vistosi contrazioni dei consumi, sino ad oltre il 30 %, in alcuni casi. Per poter impostare una azione capace di realizzare sull’intero mercato produttivo ed occupazionale l’inversione di tendenza allo status quo è necessario disporre di risorse finanziarie che grazie alle trappole bancarie monetarie, organizzate in combutta con la BCE e la CE, non possiamo accedere.
Sembra tutto predisposto, con tempismo perfetto, per dare la spinta finale e per giustificare la sconsiderata svendita, del patrimonio e dei beni dello Stato giacché risulta non pertinente, del tutto inadeguata e quindi inutile. Gli asset nazionali, già diligentemente elencati dal Presidente Monti pronti per essere sacrificati, probabilmente sono utili per ottemperare a qualche promessa o sdebitarsi nei confronti di qualcuno. La diabolica semplicità con cui è stato costruito il marchingegno monetario da parte dell’apparato bancario per caricare gli Stati di pseudi debiti sui quali dopo lucrare, è talmente semplice da chiedersi come abbiano potuto i nostri avvedutissimi politici non rendersene conto: La BCE, unica facoltizzata ad emettere moneta, la fornisce al valore facciale alle banche ordinarie più il tasso dell’uno %. fino alla scadenza dei titoli utilizzati dalle banche ordinarie per ottenere il denaro; le banche ordinarie utilizzano queste risorse per fornire liquidità ai mercati ed agli Stati, con profitti dal 400 % ad oltre il 1000 %.
Spesso accade di dover registrare contrazioni del credito ai mercati ed al sistema produttivo poiché i suoi colleghi banchieri prediligono investire nel finanziario, invece di supportare produzione ed occupazione. La procedura adottata per la monetizzazione del mercato riesce di evitare l’imbarazzante rapporto diretto tra Stato e Banca d’emissione, (lo Stato andrebbe a comprarsi un bene già suo e la banca andrebbe a vendere un bene il cui valore è stato conferito dall’acquirente ) utilizzando il “terzo in buonafede” (si fa per dire) rappresentato dalle banche ordinarie. In ogni caso anche se si è evitato il rapporto diretto, non si è sanata la posizione fraudolenta della Banca d’Emissione foriera e fabbrica di gran parte del debito pubblico proprio in fase di emissione monetaria poiché crea un pseudo debito, inesistente, a danno dell’intera comunità. Infatti come ebbe ad affermare il prof. Giacinto Auriti, da poco decorsi 6 anni dalla sua scomparsa, il valore monetario non è conferito da chi materialmente ne cura la stampa ma dalla comunità che ne accetta ed utilizza il titolo, rappresentata in questo caso dallo Stato d’appartenenza, al quale pertanto vanno accreditati i valori monetari e non addebitati come ora avviene. Coraggio Sig. Ministro, con una unica mossa saremmo in grado di sanare questa situazione, divenuta ormai insostenibile, e reperire le risorse per mitigare i rigori autunnali della crisi economica mediante il rilancio della produzione e della piena occupazione.
Di concerto con il Suo collega titolare del Ministero del Tesoro, è opportuno ritornare all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato italiano sulla scorta della centennale e positiva esperienze pregresse, dal 1874 al 1975. Le nuove Lire così realizzate, senza costi e senza debiti, acquisite dallo Stato a titolo originario, sono prontamente utilizzabili per il rilancio dell’economia e della piena occupazione e potranno formare una circolazione parallela’ con gli stessi cambi e gli stessi valori dell’Euro. E’ già tutto pronto, tutto efficiente e tutto a lungo collaudato.
Lo stato di pseuda necessità non deve consentire tentennamenti e tanto meno ambigue operazioni impostate sul pagamento di pseudo debiti con valori reali quali sono gli asset pubblici.
Lo stato di pseuda necessità non deve consentire tentennamenti e tanto meno ambigue operazioni impostate sul pagamento di pseudo debiti con valori reali quali sono gli asset pubblici.
13 agosto 2012 Savino Frigiola
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Carissimo,
ben detto. Aggiungi per la Fornero che non è necessario “uscire dall’Euro”. Basta risuscitare quello che fu l’Unione Monetaria Latina tra il 1865 e il 1915, che funzionò tanto bene da farla proporre da Napoleone III agli Stati Uniti nel 1867.
L’Euro la farebbe da pezzo di 5 franchi d’argento che circolava liberamente tra Francia, Belgio, Italia, Svizzera e Grecia.
Informati e fai girare.
E ogni Stato riavrebbe la sua moneta.
Informati e fai girare.
E ogni Stato riavrebbe la sua moneta.
La mossa andrebbe fatta a furor di popolo per mettere la strizza dovuta ai bankieri e loro tirapiedi.
Silvano Borruso
Grazie a Savino Frigiola e a Silvano Borruso
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