"SCOPO IMMEDIATO DELL'AZIONE DEV'ESSERE LA RIFORMA DEGLI ANIMI. SECONDO LA MENTALITA' ATTUALE , NON C'E' E NON PUO' ESSERCI NE' VERITA' NE' ERRORE. NELLE MENTI A TAL PUNTO INFETTE, BISOGNERA' INTRODURRE NOZIONI FONDAMENTALI COME L'ESISTENZA REALE DELLA VERITA', I SUOI DIRITTI E L'INGIUSTIZIA DELL'ERRORE"
giovedì 27 febbraio 2014
giovedì 20 febbraio 2014
mercoledì 19 febbraio 2014
AMMAZZATI
Veniamo al dunque, perché alla fine ti
scocci anche dei tuoi stessi preamboli e pensi che come ti sei scocciata tu si
sono scocciate anche le persone che probabilmente leggeranno questo pezzo.
Questi non sono tempi facili, è acclarato.
L'economia reale è un disastro perché specchio di una finanza fantasma che sta depredando qualunque cosa si possa depredare con la morsa di un debito illegittimo, truffaldino, che puzza di cadaveri.
Già i cadaveri. Perché di questo vi voglio parlare. La crisi indotta dalla spirale del debito massonico di enti privati sovranazionali a questo porta, alla morte. E' inutile che ci giriamo intorno.
La prima causa di morte è la MANCANZA di informazione. L'imprenditore di turno ha la piccola impresa, è tritato da tasse, debiti, ha il fiato delle banche sul collo che gli ritirano il fido, pensa di non aver saputo gestire le cose, pensa di essere colpevole del fallimento. Questo imprenditore non lo sa che ci hanno tolto la sovranità monetaria e che il debito ammonta alla massa di moneta circolante più gli interessi che paghiamo.
Questo imprenditore non sa che non è affatto colpa di una sua cattiva gestione delle cose. Si sente colpevole, perisce di fronte alla brutalità dei fatti e pensa ''Che altro posso fare...perderò TUTTO. La faccio finita, così io non riesco ad andare avanti, infondo, non valgo niente, ho solo saputo rovinare la mia famiglia, sono un perdente''. E la fa finita. Punto. Finito.
Una corda intorno al collo et les jeux son faits.
Se l'imprenditore avesse saputo che non era colpa sua, ma colpa di altri che hanno un nome e un cognome, una residenza, un volto e che tutto ciò che sta capitando è generale, e soprattutto è voluto, di certo non avrebbe scelto quella via.
La seconda causa di morte è LA VERGOGNA.
Non so se altrove culturalmente è così, ma qui da noi c'è l'amara tendenza a non condividere le tristezze, i fallimenti, le sventure. Perché l'italiano è farfallone, è istrionico, l'italiano deve far vedere che è sempre tutto ok, ''altrimenti la gente cosa pensa..''
Questo imprenditore non racconta di certo al suo vicino di casa che non è riuscito a pagare la bolletta della luce. Si vergogna.
Ecco, la vergogna. La gente sta morendo perché il debito toglie ogni cosa, la dignità, il coraggio, la gioia e ti fa vergognare per sua stessa natura. Ti fa sentire dentro che tu hai preso qualcosa che non stai riuscendo a restituire.
Non è così. Il debito nasce come strumento per togliere.
Basta prenderci in giro. Smettiamo di dare dolci interpretazioni al questo sistema marcio. Ora basta. Basta davvero. Il debito è fallimento in partenza. Il debito è IL CAPPIO.
La crisi attuale, con intere nazioni in ginocchio, è la più profonda espressione dell'economia del debito, del neoliberismo feroce che domina incontrastato e che noi tutti alimentiamo continuamente senza renderci conto che anche parlare di ciò che abbiamo letto sul web, con il nostro vicino di casa è un passetto avanti contro questo scempio.
Ecco, veniamo al web, la giungla. Ci trovi tutto e il contrario di tutto, ma insomma, sulla sovranità monetaria ci siamo vero? Ancora dubbi? Studiatevi un po' di Giacinto Auriti e quello basta, per chi ha noia a leggere ci sono disponibili su Youtube intere playlist di suoi video in cui spiega perfettamente il funzionamento della moneta. Quindi ora tocca a voi.
Il punto è che sull'onda dell'antieuropeismo spicciolo ora vedo tanti, forse troppi surfisti.
Si è partiti con l'economista di nicchia che diceva che l'euro era un suicidio, ora ben sei premi Nobel ci dicono che andando avanti così si va a finire al mattatoio.
Poi ci sono i blogger. Partono con le migliori intenzioni, li vedi, fanno quasi tenerezza all'inizio, sono li che accumulano utenti sui loro profili Facebook, uno, due, cento, tremila, cinquemila utenti e aprono anche il doppio profilo per andare avanti a divulgare verità alle quali sono arrivati attraverso i sentieri più disparati. Ad un certo punto però, li vedi cadere come pere secche dal ramo...
Che tristezza, uno che comincia a parlare di alieni e di confederazioni galattiche che verranno a salvarci ( informati sul progetto Blue Beam, capra!), un altro che si perde nei meandri della new age (e studia! non dico tanto eh! Poco poco di massoneria, ci arrivi in un attimo a capire cos'è la new age, asino!), l'altro che fa il divo e poi tra una frase e l'altra fa il gesto massonico come segnale per dire ''Ehi sono qui, vorrei tanto far parte dei vostri...'' l'altro che parla di signoraggio e di sovranità monetaria e poi vende prodotti finanziari come prestiti e mutui (ahhhh! Orrore! Orrore! Curare il malato con il veleno! Inaccettabile...), l'altro che invece dice che l'imprenditore strozzato dalle banche può far controllare i suoi conti correnti e i suoi fidi e poi gli chiede un botto di soldi per fare la perizia (mammifacciailpiacerevà! Se uno ha difficoltà a pagare la rata di un mutuo ti pare che abbia 5 centesimi a riga di operazione a estratto conto da dare a te?! Ma come fate a proporre cose del genere? Ma avete un cuore? Una coscienza? Per quanto mi riguarda voi siete peggio di quelli che l'imprenditore lo stanno strozzando).
Ma veniamo agli aspetti praticissimi della vicenda: ho accennato prima a ''controllo dei conti correnti ecc.''
Parlavo della possibilità per chiunque abbia avuto rapporti con le banche di far controllare gli estratti conto e i contratti sottoscritti con le banche, perché c'è la fortissima possibilità che ci siano irregolarità gravi e che la banca, citata in giudizio, o in fase di mediazione, restituisca il maltolto.
Chi fa questi controlli, in genere sono associazioni dei consumatori o professionisti.
La perizia di un fido, o di un conto corrente che è in essere da dieci anni ad esempio, di certo comporta impegno e tempo e va remunerata, su questo non ci piove.
Ma bisogna anche comprendere che la maggior parte degli utenti che si rivolge a questi enti che dovrebbero aiutare a combattere il sistema malato delle banche usuraie, è gente che sta affondando, che non riesce più a fare nemmeno la spesa, che non ha più niente e sta prendendo l'unica cosa che gli resta, perché magari è già in essere una procedura di pignoramento della casa.
Vi spiego come funziona in generale il meccanismo:
Il disperato casualmente scopre che può far controllare il conto, il mutuo, il fido per rivalersi sulla banca e recuperare il maltolto e cerca in internet o si rivolge all'amico che lo ha fatto.
Trova seimila associazioni e professionisti con siti blasonati e slogan accattivanti ''Vi salviamo dai debiti!'', ''Mai più debiti!'' ''Fatti ridare gli interessi pagati'' ''Basta Equitalia!”
Il disperato li contatta, gli accenna la situazione e gli dicono '' Ti facciamo la PREANALISI GRATUITA, poi se rileviamo irregolarità o usura nel contratto, andiamo avanti, e faremo la vera e propria perizia, che ti costerà dai 600 ai 2500€(cifre X, a volte sono anche più alte), intenteremo causa alla banca e in genere prendiamo dal 20% al 25% su quello che lei recupera.''
E il disperato che non può permettersi di pagare tali cifre, si scoraggia e si tira indietro.
Altro caso di rinuncia: ci si sente rispondere ''Eh, ma lei ha un mutuo di SOLI ottantamila euro, non ne vale la pena...''
PER CHI NON NE VALE LA PENA? Per voi che dovete poi prendere il 25% sugli interessi pagati in tanti anni dal disperato, vero?!
Altro caso è quello di persone che trovano il professionista che fa direttamente la perizia a buon prezzo ma che poi ti dice ''Eh, ma le consigliamo di non andare avanti perché nonostante abbiamo rilevato usura, nel suo mutuo c'è anche la clausola di salvaguardia -Il giudice Cacace, del Tribunale di Napoli, il 9 gennaio 2014 ha emesso una sentenza che pregiudica la possibilità di agire in giudizio la banca per usura se il mutuo contiene questa clausola assurda messa li dalle banche negli ultimi anni, e che dice in sostanza che io ti applico il tasso di mora alto, che sommato al tasso del mutuo fa usura, ma se mi scopri, diciamo che ti applico il tasso soglia'' (Vi rendete conto? Come quando uno va a trecento all'ora in auto ma rallenta se il vigile lo vede!)
Quindi abbiamo un problema serio, serissimo: non possiamo più delegare. Ora o ci smuoviamo noi, o siamo davvero fregati, non c'è più tempo.
Anche solo chiedere alla ''giustizia'' di intervenire sta diventando un modo per gli sciacalli di lucrare sulla disperazione della gente. E' davvero intollerabile.
Il sistema continua a darci le SUE soluzioni (che riassumo così: ''AMMAZZATI''). Del resto, cosa pretendevo da lobbies come avvocati, commercialisti ed economisti. Ingenua.
Le soluzioni dobbiamo trovarcele da noi. Siamo piccoli, indebitati ma non siamo soli. Siamo in tanti. Perchè non fare un'azione di massa contro le banche, invece di presentare singolarmente le denunce per usura ad esempio? La magistratura potrà ignorare una istanza, due, tre, dieci. Ma se gli arrivano sulla scrivania seimila richieste di controllo dei conti correnti, forse le cose le possiamo far cambiare sul serio.
Oltre al fatto che prenderebbero coscienza che la gente non è più ''disallineata''.Già solo per questo fatto gli si creerebbe non dico un problema, ma un fastidio. E di questi tempi, un fastidio ai succhiasangue è una bella soddisfazione.
Si tenga anche presente che l'euro deve crollare, che l'Europa come la conosciamo deve crollare, no, dico, i piani sono questi, andateveli a sentire Letta e Renzi che li sponsorizzano in ogni discorso...non lo affermo mica io. Googlate un po': Google> Commissione Europea> Stati uniti d'Europa.
Quindi oggi, la spinta antieuropeista è funzionale al fatto che la gente deve odiare le nazioni e anche l'Europa. Devono nascere gli Stati Uniti d'Europa, devono fare in modo che la gente chieda una soluzione all'attuale crisi e ci piazzeranno una nuova economia basata su una moneta unica mondiale che ''Vedrete, non avrete più problemi, e se poi sarà totalmente elettronica, sai che bellezza, appena uno rompe le scatole gli spegniamo il chip e via, non compra più nemmeno il pane'', che è il sogno dell'èlite.
Quindi tutti questi ''santi'' informatori, economisti, sul web che vanno addirittura a Bruxelles a dire che l'euro non va bene, che sta strozzando i popoli, altro non fanno che il gioco di questi spietati succhiasangue.
Lo so, sembra un incubo per come la sto prospettando, sembra non ci sia soluzione invece c'è, ed è l'unione di tutti coloro che hanno capito il progetto degli sciacalli. Si deve contestare il loro progetto, non l'attuale situazione. Si deve contestare l'idea di Stati confederati e di moneta elettronica, si deve contestare il DEBITO. Si deve informare in modo capillare la gente. Altro che blog, altro che pagina Facebook, bisogna intervenire sul proprio territorio e qualunque cosa va bene, banchetti davanti alle zone industriali e artigianali delle nostre città per informare gli imprenditori, banchetti davanti le scuole, volantinaggio, megafoni, adesivi sulle auto, qualunque cosa vi venga in mente va bene e a questo punto, lasciatemelo dire, potrebbe salvare una vita.
A voi, cari professionisti e associazioni del settore ''antibanche'' dico una cosa: rendetevi conto che il 90% delle persone che ha bisogno d'aiuto, ormai non ha più nemmeno da mangiare. Non è forse il caso di mettere da parte <<l'introito>> per fare semplicemente DEL BENE? No eh? Proprio non ce la fate a lavorare per meno di certe cifre. Capisco...
Vorrà dire che ad un certo punto, cercheremo di fare a meno delle vostre ''illuminate competenze'' e a restare a frigo vuoto, poi alla fine del giro sarete voi. Così vedrete che bello sentirsi dire dai propri cuccioli ''Papà ho fame''.
Al di la degli auguri, concludo sperando che qualcuno accolga il mio appello. Cercate professionisti onesti (lo so che l'allunaggio è una frottola, stavo scherzando) cercate la verità, sempre e quando la trovate, non tenetevela per voi, ma fate casino, fate rumore, aiutate, siate solidali e...siate forti. Teniamo duro e divulghiamo. Continuamente ed instancabilmente. E quando possibile restiamo uniti. A volte anche un solo ''Ti capisco, so cosa stai passando, vieni, ti faccio leggere questa cosa...così capisci perché stai fallendo'' può aiutare davvero.
Chiara Lyn per Elia Menta e i lettori del blog.
Questi non sono tempi facili, è acclarato.
L'economia reale è un disastro perché specchio di una finanza fantasma che sta depredando qualunque cosa si possa depredare con la morsa di un debito illegittimo, truffaldino, che puzza di cadaveri.
Già i cadaveri. Perché di questo vi voglio parlare. La crisi indotta dalla spirale del debito massonico di enti privati sovranazionali a questo porta, alla morte. E' inutile che ci giriamo intorno.
La prima causa di morte è la MANCANZA di informazione. L'imprenditore di turno ha la piccola impresa, è tritato da tasse, debiti, ha il fiato delle banche sul collo che gli ritirano il fido, pensa di non aver saputo gestire le cose, pensa di essere colpevole del fallimento. Questo imprenditore non lo sa che ci hanno tolto la sovranità monetaria e che il debito ammonta alla massa di moneta circolante più gli interessi che paghiamo.
Questo imprenditore non sa che non è affatto colpa di una sua cattiva gestione delle cose. Si sente colpevole, perisce di fronte alla brutalità dei fatti e pensa ''Che altro posso fare...perderò TUTTO. La faccio finita, così io non riesco ad andare avanti, infondo, non valgo niente, ho solo saputo rovinare la mia famiglia, sono un perdente''. E la fa finita. Punto. Finito.
Una corda intorno al collo et les jeux son faits.
Se l'imprenditore avesse saputo che non era colpa sua, ma colpa di altri che hanno un nome e un cognome, una residenza, un volto e che tutto ciò che sta capitando è generale, e soprattutto è voluto, di certo non avrebbe scelto quella via.
La seconda causa di morte è LA VERGOGNA.
Non so se altrove culturalmente è così, ma qui da noi c'è l'amara tendenza a non condividere le tristezze, i fallimenti, le sventure. Perché l'italiano è farfallone, è istrionico, l'italiano deve far vedere che è sempre tutto ok, ''altrimenti la gente cosa pensa..''
Questo imprenditore non racconta di certo al suo vicino di casa che non è riuscito a pagare la bolletta della luce. Si vergogna.
Ecco, la vergogna. La gente sta morendo perché il debito toglie ogni cosa, la dignità, il coraggio, la gioia e ti fa vergognare per sua stessa natura. Ti fa sentire dentro che tu hai preso qualcosa che non stai riuscendo a restituire.
Non è così. Il debito nasce come strumento per togliere.
Basta prenderci in giro. Smettiamo di dare dolci interpretazioni al questo sistema marcio. Ora basta. Basta davvero. Il debito è fallimento in partenza. Il debito è IL CAPPIO.
La crisi attuale, con intere nazioni in ginocchio, è la più profonda espressione dell'economia del debito, del neoliberismo feroce che domina incontrastato e che noi tutti alimentiamo continuamente senza renderci conto che anche parlare di ciò che abbiamo letto sul web, con il nostro vicino di casa è un passetto avanti contro questo scempio.
Ecco, veniamo al web, la giungla. Ci trovi tutto e il contrario di tutto, ma insomma, sulla sovranità monetaria ci siamo vero? Ancora dubbi? Studiatevi un po' di Giacinto Auriti e quello basta, per chi ha noia a leggere ci sono disponibili su Youtube intere playlist di suoi video in cui spiega perfettamente il funzionamento della moneta. Quindi ora tocca a voi.
Il punto è che sull'onda dell'antieuropeismo spicciolo ora vedo tanti, forse troppi surfisti.
Si è partiti con l'economista di nicchia che diceva che l'euro era un suicidio, ora ben sei premi Nobel ci dicono che andando avanti così si va a finire al mattatoio.
Poi ci sono i blogger. Partono con le migliori intenzioni, li vedi, fanno quasi tenerezza all'inizio, sono li che accumulano utenti sui loro profili Facebook, uno, due, cento, tremila, cinquemila utenti e aprono anche il doppio profilo per andare avanti a divulgare verità alle quali sono arrivati attraverso i sentieri più disparati. Ad un certo punto però, li vedi cadere come pere secche dal ramo...
Che tristezza, uno che comincia a parlare di alieni e di confederazioni galattiche che verranno a salvarci ( informati sul progetto Blue Beam, capra!), un altro che si perde nei meandri della new age (e studia! non dico tanto eh! Poco poco di massoneria, ci arrivi in un attimo a capire cos'è la new age, asino!), l'altro che fa il divo e poi tra una frase e l'altra fa il gesto massonico come segnale per dire ''Ehi sono qui, vorrei tanto far parte dei vostri...'' l'altro che parla di signoraggio e di sovranità monetaria e poi vende prodotti finanziari come prestiti e mutui (ahhhh! Orrore! Orrore! Curare il malato con il veleno! Inaccettabile...), l'altro che invece dice che l'imprenditore strozzato dalle banche può far controllare i suoi conti correnti e i suoi fidi e poi gli chiede un botto di soldi per fare la perizia (mammifacciailpiacerevà! Se uno ha difficoltà a pagare la rata di un mutuo ti pare che abbia 5 centesimi a riga di operazione a estratto conto da dare a te?! Ma come fate a proporre cose del genere? Ma avete un cuore? Una coscienza? Per quanto mi riguarda voi siete peggio di quelli che l'imprenditore lo stanno strozzando).
Ma veniamo agli aspetti praticissimi della vicenda: ho accennato prima a ''controllo dei conti correnti ecc.''
Parlavo della possibilità per chiunque abbia avuto rapporti con le banche di far controllare gli estratti conto e i contratti sottoscritti con le banche, perché c'è la fortissima possibilità che ci siano irregolarità gravi e che la banca, citata in giudizio, o in fase di mediazione, restituisca il maltolto.
Chi fa questi controlli, in genere sono associazioni dei consumatori o professionisti.
La perizia di un fido, o di un conto corrente che è in essere da dieci anni ad esempio, di certo comporta impegno e tempo e va remunerata, su questo non ci piove.
Ma bisogna anche comprendere che la maggior parte degli utenti che si rivolge a questi enti che dovrebbero aiutare a combattere il sistema malato delle banche usuraie, è gente che sta affondando, che non riesce più a fare nemmeno la spesa, che non ha più niente e sta prendendo l'unica cosa che gli resta, perché magari è già in essere una procedura di pignoramento della casa.
Vi spiego come funziona in generale il meccanismo:
Il disperato casualmente scopre che può far controllare il conto, il mutuo, il fido per rivalersi sulla banca e recuperare il maltolto e cerca in internet o si rivolge all'amico che lo ha fatto.
Trova seimila associazioni e professionisti con siti blasonati e slogan accattivanti ''Vi salviamo dai debiti!'', ''Mai più debiti!'' ''Fatti ridare gli interessi pagati'' ''Basta Equitalia!”
Il disperato li contatta, gli accenna la situazione e gli dicono '' Ti facciamo la PREANALISI GRATUITA, poi se rileviamo irregolarità o usura nel contratto, andiamo avanti, e faremo la vera e propria perizia, che ti costerà dai 600 ai 2500€(cifre X, a volte sono anche più alte), intenteremo causa alla banca e in genere prendiamo dal 20% al 25% su quello che lei recupera.''
E il disperato che non può permettersi di pagare tali cifre, si scoraggia e si tira indietro.
Altro caso di rinuncia: ci si sente rispondere ''Eh, ma lei ha un mutuo di SOLI ottantamila euro, non ne vale la pena...''
PER CHI NON NE VALE LA PENA? Per voi che dovete poi prendere il 25% sugli interessi pagati in tanti anni dal disperato, vero?!
Altro caso è quello di persone che trovano il professionista che fa direttamente la perizia a buon prezzo ma che poi ti dice ''Eh, ma le consigliamo di non andare avanti perché nonostante abbiamo rilevato usura, nel suo mutuo c'è anche la clausola di salvaguardia -Il giudice Cacace, del Tribunale di Napoli, il 9 gennaio 2014 ha emesso una sentenza che pregiudica la possibilità di agire in giudizio la banca per usura se il mutuo contiene questa clausola assurda messa li dalle banche negli ultimi anni, e che dice in sostanza che io ti applico il tasso di mora alto, che sommato al tasso del mutuo fa usura, ma se mi scopri, diciamo che ti applico il tasso soglia'' (Vi rendete conto? Come quando uno va a trecento all'ora in auto ma rallenta se il vigile lo vede!)
Quindi abbiamo un problema serio, serissimo: non possiamo più delegare. Ora o ci smuoviamo noi, o siamo davvero fregati, non c'è più tempo.
Anche solo chiedere alla ''giustizia'' di intervenire sta diventando un modo per gli sciacalli di lucrare sulla disperazione della gente. E' davvero intollerabile.
Il sistema continua a darci le SUE soluzioni (che riassumo così: ''AMMAZZATI''). Del resto, cosa pretendevo da lobbies come avvocati, commercialisti ed economisti. Ingenua.
Le soluzioni dobbiamo trovarcele da noi. Siamo piccoli, indebitati ma non siamo soli. Siamo in tanti. Perchè non fare un'azione di massa contro le banche, invece di presentare singolarmente le denunce per usura ad esempio? La magistratura potrà ignorare una istanza, due, tre, dieci. Ma se gli arrivano sulla scrivania seimila richieste di controllo dei conti correnti, forse le cose le possiamo far cambiare sul serio.
Oltre al fatto che prenderebbero coscienza che la gente non è più ''disallineata''.Già solo per questo fatto gli si creerebbe non dico un problema, ma un fastidio. E di questi tempi, un fastidio ai succhiasangue è una bella soddisfazione.
Si tenga anche presente che l'euro deve crollare, che l'Europa come la conosciamo deve crollare, no, dico, i piani sono questi, andateveli a sentire Letta e Renzi che li sponsorizzano in ogni discorso...non lo affermo mica io. Googlate un po': Google> Commissione Europea> Stati uniti d'Europa.
Quindi oggi, la spinta antieuropeista è funzionale al fatto che la gente deve odiare le nazioni e anche l'Europa. Devono nascere gli Stati Uniti d'Europa, devono fare in modo che la gente chieda una soluzione all'attuale crisi e ci piazzeranno una nuova economia basata su una moneta unica mondiale che ''Vedrete, non avrete più problemi, e se poi sarà totalmente elettronica, sai che bellezza, appena uno rompe le scatole gli spegniamo il chip e via, non compra più nemmeno il pane'', che è il sogno dell'èlite.
Quindi tutti questi ''santi'' informatori, economisti, sul web che vanno addirittura a Bruxelles a dire che l'euro non va bene, che sta strozzando i popoli, altro non fanno che il gioco di questi spietati succhiasangue.
Lo so, sembra un incubo per come la sto prospettando, sembra non ci sia soluzione invece c'è, ed è l'unione di tutti coloro che hanno capito il progetto degli sciacalli. Si deve contestare il loro progetto, non l'attuale situazione. Si deve contestare l'idea di Stati confederati e di moneta elettronica, si deve contestare il DEBITO. Si deve informare in modo capillare la gente. Altro che blog, altro che pagina Facebook, bisogna intervenire sul proprio territorio e qualunque cosa va bene, banchetti davanti alle zone industriali e artigianali delle nostre città per informare gli imprenditori, banchetti davanti le scuole, volantinaggio, megafoni, adesivi sulle auto, qualunque cosa vi venga in mente va bene e a questo punto, lasciatemelo dire, potrebbe salvare una vita.
A voi, cari professionisti e associazioni del settore ''antibanche'' dico una cosa: rendetevi conto che il 90% delle persone che ha bisogno d'aiuto, ormai non ha più nemmeno da mangiare. Non è forse il caso di mettere da parte <<l'introito>> per fare semplicemente DEL BENE? No eh? Proprio non ce la fate a lavorare per meno di certe cifre. Capisco...
Vorrà dire che ad un certo punto, cercheremo di fare a meno delle vostre ''illuminate competenze'' e a restare a frigo vuoto, poi alla fine del giro sarete voi. Così vedrete che bello sentirsi dire dai propri cuccioli ''Papà ho fame''.
Al di la degli auguri, concludo sperando che qualcuno accolga il mio appello. Cercate professionisti onesti (lo so che l'allunaggio è una frottola, stavo scherzando) cercate la verità, sempre e quando la trovate, non tenetevela per voi, ma fate casino, fate rumore, aiutate, siate solidali e...siate forti. Teniamo duro e divulghiamo. Continuamente ed instancabilmente. E quando possibile restiamo uniti. A volte anche un solo ''Ti capisco, so cosa stai passando, vieni, ti faccio leggere questa cosa...così capisci perché stai fallendo'' può aiutare davvero.
Chiara Lyn per Elia Menta e i lettori del blog.
IL GRATTACIELO, OVVERO LA FOLLIA MODERNA
Il
grattacielo è la metafora e l'espressione architettonica degli errori non solo
del capitalismo, ma di tutta la Modernità.
Credere che la moltiplicazione endemica di questa tipologia di edifici
prima inedita, cominciata alla fine dell' '800, sia dovuta solo ad esigenze
commerciali e alla disponibilità di nuove tecnologie costruttive, è riduttivo.
Vediamo perché.
Nella storia umana, il grattacielo non è il primo esempio di costruzione che
raggiunge altezze elevate. Il campanile del duomo di Cremona supera i 112
metri. Diverse cattedrali gotiche del nord Europa toccano i 150. Tuttavia, sia
le cattedrali in se stesse che il connubio chiesa-campanile presentavano
nell'insieme proporzioni assolutamente armoniche, dettate da considerazioni
artistiche e non commerciali. Il loro slancio verso l'alto rappresentava la
ricerca di Dio; chiesa e campanile simboleggiavano, tra l'altro, il dualismo
donna/uomo, mondo interiore/esteriore.
Al contrario, l'unica preoccupazione del grattacielo è quella di raggiungere
l'altezza più elevata possibile, sia per scopi commerciali (affinché contenga
più uffici o più appartamenti possibile) che simbolici (mostrare il potere
della corporation che l'ha commissionato). Qualora esista la pretesa di dare un
contenuto "estetico", questo avviene sperimentando le forme più
strampalate, secondo l'idea tipica della modernità per cui la bellezza sta nel
nuovo, nell'inusitato, nel trasgressivo.
Sia a livello pratico che simbolico, quindi, il grattacielo è l'espressione
dell'ideologia capitalistica e moderna in genere: il primato dell'economia su
tutto il resto, la disumanizzazione del mondo. Crescere sempre di più,
sviluppare, innovare, accumulare denaro, sfruttare risorse e persone,
competere, dominare, mostrare il proprio potere, staccarsi dalla natura,
ignorare i bisogni più fondamentali dell'essere umano.
Il grattacielo ignora le esigenze estetiche (al pari delle altre costruzioni
moderne) per perseguire il desiderio di massimizzare i profitti; in più porta
l'uomo a separarsi fisicamente dal suolo, a guardare la Terra dall'alto, quasi
fosse cosa a parte e distaccata dalla natura (come infatti l'uomo moderno crede
di essere) negando agli abitanti delle torri residenziali la possibilità di un
giardino o di un orto, di una vita orizzontale come sarebbe loro naturale, di
fatto alienandoli dal mondo naturale e ammassandoli in scatole di cemento e
acciaio.
Esso è presenza costante e opprimente nelle città non solo statunitensi (suo
luogo natale) ma di tutto il mondo cosiddetto "sviluppato". Dubai
conta 277 edifici più alti di 100 metri. New York ne ha 564. Tokyo 633. Hong
Kong, che per ora sembra detenerne il primato, addirittura 856. La loro ombra
riduce la luce nei centri cittadini; la loro presenza mastodontica ricorda
all'uomo della strada che egli non è nessuno.
Costruire un grattacielo più alto degli altri ha il significato di entrare a
pieno titolo nel novero dei grandi e dei potenti. Quale evidente simbolo
fallico, altro non rappresenta che la puerile gara all'attributo maschile più
macho. Tanta è la levatura intellettuale del mondo moderno.
Se l'ambizione a costruire qualcosa di grandioso è connaturata all'uomo, in
passato e in tutte le culture questa prendeva forma in opere che esprimevano al
massimo grado l'arte e l'essenza dell'uomo. I meravigliosi templi di ogni
religione sono lì a ricordarcelo. Se anche l'ostentazione della ricchezza
e del potere è antica come il mondo, nelle società pre-moderne anch'essa
prendeva la forma di manifestazione artistica di massima bellezza. Non era il
numero di stanze o l'estensione del giardino, ma l'arte che vi era espressa, a
rendere gloriose le regge e le dimore nobiliari di un tempo.
Oggi invece, morta l'arte per decomposizione in mille preferenze e presunzioni
individuali, l'unico modo per costruire qualcosa di grande e per dimostrare di
essere ricchi e potenti è sfoggiare la quantità: i metri quadrati, le
tonnellate di acciaio, l'elevazione dal suolo -antenna compresa, si capisce.
Il grattacielo, quindi, come concentrato di errori teorici e pratici della
Modernità:
-il mito della crescita quantitativa infinita, con la predazione di risorse e
persone;
-l'uomo al servizio dell'economia anziché il contrario, il che si traduce nella
prevalenza delle esigenze commerciali su quelle estetiche e di rapporto con la
natura;
-la competizione sfrenata all'accumulo di ricchezza, sfoggiata tramite la gara
all'attributo più macho;
-la concentrazione di persone e lavoro nelle aree urbane, dovuta
all'industrializzazione moderna che aliena l'uomo dal suo ambiente;
-la gara alla forma più strana, secondo l'idea moderna che bisogna continuamente
cambiare, inventare, trasgredire.
Gli Stati Uniti d'America sono stati il primo paese ad essere fondato sui
princìpi della Modernità. Non è un caso che lì sia nato il grattacielo,
diventato presto non solo l'icona di città come New York e Chicago, ma il
simbolo dell'intera civiltà americana. Né è un caso che, per colpire al cuore
l'americano medio, si sia scelto di abbattere le torri del World Trade Center.
Dagli USA il grattacielo è stato esportato in tutto il pianeta, ed è diventato
il simbolo, più che appropriato, del modello di sviluppo del mondo
globalizzato. E' difficile immaginare il mondo moderno, finanziarizzato,
abbruttito, mercificato, disumanizzato, senza il grattacielo. Ed è impossibile
immaginare un mondo a misura d'uomo, ragionevole, rinaturato, con il
grattacielo. Credo proprio che, se l'umanità prima o poi tornerà al buon senso
e riscoprirà se stessa, per quei monumenti alla follia non ci sarà più spazio.
Lo spero davvero.
Mandragola
lunedì 17 febbraio 2014
RENZI CI CONFISCHERA' I DEPOSITI
È chiaro il motivo della fretta con
cui è stato rovesciato Letta e messo al suo posto Renzi senza passare per il
voto popolare: l’ennesimo colpetto di Stato condotto con febbrile accelerazione.
C’è bisogno di un «giovane» per applicare l’amarissima medicina ideata dai geni
eurocratici. È così che ci verrà gabellata la confisca: contribuirete alla
tanto attesa ripresa! Se ne avete, spendetene adesso un po’, anche in spese
pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.
«I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea saranno
usati per finanziare investimenti a lungo termine per stimolare l’economia e
contribuire a riempire il vuoto lasciato dalle banche dall’inizio della crisi
finanziaria». Così si legge in un documento riservato della Commissione
Europea, che però la Reuters ha potuto leggere.
Tradotto dalla lingua di legno, significa questo: la confisca dei
risparmi depositati in banca. Ossia la «cura» usata per Cipro a danno dei
depositanti, estesa all’Europa. Ma non alla Germania, ovviamente: soltanto a
quella parte dell’Europa dove i privati hanno tanti soldi da parte, eppure non
li investono nelle loro economie reali (perché le banche preferiscono mettere i
soldi in titoli di Stato senza rischio); Paesi che, inoltre, nonostante questo
tesoro in cassa, sono in stato di indebitamento astronomico.
Indovinate a quali paesi si alluda.
Naturalmente, non è una novità. Da tempo Angela
Merkel ripete che gli italiani, in banca e in case, hanno più patrimonio
dei suoi tedeschi. Eugenio Scalfari
deve aver avuto più di qualche sentore di quel che si prepara, perché giusto
qualche giorno fa – atteggiandosi a profeta o a manovratore – ha proposto «un’imposta
patrimoniale sui beni immobili e anche mobili. Ma si dovrebbe applicare non
solo ai ricchi ma anche agli agiati; per intendersi, non solo a chi ha
redditi al di sopra della soglia di mezzo milione l'anno ma a partire dalla
soglia di 70 mila euro e cioè alla ricchezza patrimoniale della quale questi
redditi sono il segnale. È possibile socialmente ed anche economicamente e
politicamente tassare uno strato di questo genere senza provocare una fuga
spettacolare di capitali ... ».
Senza?
Sarà, ma nelle zone alte della finanza USA ci si prepara da giorni ad
un’inondazione di capitali sul mercato azionario americano, in fuga e in cerca
di un porto sicuro di fronte alla «bank deposit confiscation in Europe».
Che Matteo Renzi farà proprio
questo, e su indicazioni di poteri forti vari, ormai lo dicono in molti.
Soprattutto, il prelievo sui patrimoni è la proposta-chiave per il risanamento
d’Italia ideata da Davide Serra, il
finanziere del fondo Algebris, suggeritore economico – o manovratore – di
Renzi. Ha scritto: «Il primo problema è il debito sbilanciato: troppo debito
pubblico, poco privato e poco delle aziende. Questo blocca la crescita».
Serra propone anche l’abolizione del contante e il ricalcolo di tutte le
pensioni in essere, oggi calcolate col grasso sistema retributivo, per
rimetterle al magrissimo sistema contributivo (1). Per dare poi
tutti i soldi in più ricavati così alle imprese. In qualche modo, una
redistribuzione forzosa dai vecchi ai giovani. Dalla numerosa generazione dei
baby boomers vissuti in tempi di miracolo economico, che oggi (con le sue
pensioni) grava sulla scarsa generazione dei giovani che crescono in tempi di
magra epocale.
Sulla base di questo progetto, si capisce meglio la fretta con cui è stato
rovesciato Letta, messo al suo posto Renzi il decisionista senza passare per il
voto popolare, l’ennesimo colpetto di Stato, condotto con febbrile
accelerazione. C’è bisogno di un «giovane» per applicare l’amarissima medicina
ideata dai geni eurocratici: il prelievo sui tutti i depositi oltre i 70 mila,
magari anche sotto. Ce lo chiede l’Europa, dirà Renzi ... Ciò spiega anche la
fretta con cui il golpista precedente, Enrico
Letta-in-Napolitano, ha regalato alle banche private la Banca d’Italia,
privatizzandola totalmente: è la preparazione a quelle misure, che dovranno
danneggiare i risparmiatori depositanti, ma facendo profittare le banche.
Il documento della Commissione
Tanto vale vedere meglio il documento segreto europoide, che però Reuters
ha letto e in America conoscono benissimo. Cosa precisamente «ci chiede»
l’Europa?
Ufficialmente, la Commissione vuole «svezzare» (sic) le economie dei 28
Paesi sudditi «dalla loro pesante dipendenza dai prestiti bancari, e trovare
altri mezzi di finanziare le piccole imprese, i progetti infrastrutturali, ed
altri investimenti». Le nostre economie si attaccano alla mammella di
mamma-banca: basta, bamboccione! A questo proposito: spero non vi sarà sfuggito
che Mario Draghi da qualche
settimana lamenta che le banche non diano prestiti alle imprese: come fosse una
novità assoluta. È sceso dal pero, come se il banchiere centrale non si fosse
accorto che – dal 2009 almeno – le nostre banche hanno ristretto il credito
all’economia reale per dedicare tutti i depositi, e gli immani capitali avuti
in prestito dalla BCE all’1%, a comprare debito pubblico italiano ... e
sostenere i governi golpisti e il loro apparato di parassiti; nonché,
beninteso, salvare a tutti costi l’euro dalla sua esplosione.
Il sostegno è avvenuto ad un prezzo caro: il guasto del motore di creazione di
credito in Europa, opera dello stesso Mario Draghi. Ma lui per anni non se ne è
accorto, non ha sentito le urla di sofferenza che venivano dalle economie «periferiche»
tenute a regime di austerità da fame, mentre si avvitavano nell’abisso della
Depressione. Infatti saprete (spero) che la moneta oggi è creata dalle banche
che la creano indebitandoci: ebbene, la massa monetaria più ampia (M3) s’è
ridotta all’1,5 per cento annuo, ben sotto al target del 4,5% a cui fa
riferimento la stessa BCE per mantenere l’inflazione al 2%, come detta il suo
mandato. Eppure Draghi non se ne è accorto.
Poi, finalmente, i suoi padroni di Goldman Sachs devono avergli presentato la
seguente tabella:
La mancata creazione di prestiti s’è aggravata da novembre, ed ha raggiunto una
entità abissale in Italia. Peggio persino della Spagna. Soprattutto, il ritmo
dei prestiti cala a quasi nulla anche in Germania: ai tedeschi non piace, e
dunque possono accedere all’idea che la BCE debba «fare qualcosa».
Il «qualcosa» che accetterà la Merkel non è stampare a manetta come la FED,
inflazionando il carico dei debitori, visto che il creditore è la Germania. La
«soluzione» è mettere le mani nelle tasche degli italiani, che hanno «troppi»
risparmi dormienti. Naturalmente, l’altra via può essere per l’Italia di
ripudiare parte del debito e farlo pagare al creditore, che ci ha guadagnato
già abbastanza in interessi. Persino uno studio di Nomisma ( cioè Prodi, il
volpone in agguato per il Quirinale) lo riconosce implicitamente.
«Nei rapporti tra creditore e debitore (vi si legge) il primo è tanto
responsabile quanto il secondo nell’alimentare situazioni insostenibili»
(2). Esatto: le banche tedesche hanno prestato malissimo e troppo,
stra-indebitando paesi come Grecia o Irlanda o Portogallo, a fino a poco fa
anche l’Italia, che non avrebbero mai potuto onorare i debiti.
Ma per imporre il default in sede europea (pardon, «ristrutturazione»)
occorrono gli attributi (3). Il Governo italiano preferisce
fare default sì, ma verso i propri cittadini: non pagando i suoi debiti
verso le imprese italiane, e adesso confiscando le pensioni, ossia mangiandosi
l’impegno assunto (del resto, insostenibile) con loro.
Il tragico credit crunch testé aggravatosi può essere colpa delle banche
che non vogliono rischi? Ma no, cosa andate a pensare. Nel documento segreto
della Commissione, ci dicono che «le banche», poverette, «sono intralciate dal
prestare all’economia dalle normative post-crisi che le obbligano tenere un
cuscinetto di sicurezza in capitale e liquidità più ampio». Loro vorrebbero,
meschine, ma non possono ... e sì che Montepaschi prestava largamente agli
amici dissipatori con tessera del noto Partito, Mediobanca ha dato miliardi ai Ligresti; ma non riuscivano a prestare
alle imprese produttive, perché c’è troppa regolamentazione ... E la
Commissione gli dà pure ragione (le banche l’hanno sempre): avvertendo che «la
appropriatezza (sic) delle regole UE riguardo a capitale e liquidità per i
finanziamenti a lungo termine sarà riveduto nei prossimi due anni, ma sarà
probabilmente osservato dagli Stati Uniti ed altri perché le banche UE non
abbiano un vantaggio sleale» ... la lealtà sopra tutto, gli Stati Uniti ce lo
chiedono. Siate morali come siamo morali noi, ci intimano a Washington e Wall Street.
La Commissione vorrebbe, ma ha le mani legate. L’America la sorveglia perché
non falsi la competitività ... Dunque la Commissione suggerirà agli stati
membri, con un disegno-bozza di legge, di «mobilitare più risparmi personali
per pensioni allo scopo di finanziare a lungo termine» progetti produttivi. È
così che ci verrà gabellata la confisca: contribuirete al rilancio! Alla tanto
attesa ripresa!
Quando? Nella seconda metà dell’anno, ipotizza Reuters.
Personalmente, mi aspetto una sorpresa molto prima. Queste cose avvengono a
sorpresa. Un giorno vi sveglierete scoprendo che dai vostri 70 mila euro di
risparmi (se ne avete tanti) ve ne hanno presi 10 mila per finanziare il
rilancio. Meglio, se ne avete, di spendervene adesso un po’, anche in spese
pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.
Per indorarci la pillola, la Commissione inventerà un «fondo risparmio UE
aperto ad individui i cui fondi possono essere accomunati e investiti nelle
piccole imprese». Suona bene, benissimo. Oltre al prelievo involontario
(confisca) ci proporranno la partecipazione «volontaria» a questo
fondo-risparmio: si tratta di aiutare le piccole imprese, può essere perfino un
buon affare ...
Il punto che resta oscuro è: «chi» deciderà a quali
imprese, a quali progetti e infrastrutture, per quale
rilancio, destinare i miliardi confiscati e quelli dati volontariamente dai
risparmiatori italiani che ne hanno «troppi». Il punto non è tenuto oscuro per
caso: è che questo, non ce lo vogliono dire. Chi sono i progettisti autorizzati:
Germania? Goldman Sachs? Commissari? L’OCSE [Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, in
inglese OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development], il think
tank mondialista autorevolissimo, affollato di «tecnici» rispettatissimi,
che ultimamente ha ammesso di aver sbagliato «tutte», proprio tutte, le
previsioni sulla profondità e durata della crisi dal 2008 ad oggi,
sistematicamente sottovalutandone l’abissalità, e sopravvalutandone i sintomi
di ripresa? (Economic crisis provides lessons for new approaches to
forecasting, says OECD)
Io ipotizzo: tutti insieme i marpioni di cui sopra, uniti fraternamente
con le banche private (specie le tedesche, che nascondono buchi neri da far
sembrare Montepaschi una stella luminosa) da un solo scopo: anzitutto salvare
l’euro (scopo supremo), e contemporaneamente salvare se stessi come autori del
disastro, a prezzo della nostra pelle.
È questa la magagna, l’immondo trucco. Anzi le magagne sono due:
1)
Una tale confisca generale di
patrimoni medi equivale ad una epocale redistribuzione di ricchezza dai
«vecchi» che l’hanno accumulata ai «giovani» che hanno bisogno di capitali per
imprendere, e a cui le banche li fanno mancare. Come medicina eroica in caso di
assoluta e tragica emergenza, può essere perfino giustificata.
2)
Il problema è che tale
redistribuzione è forzata, i «vecchi» sono obbligati per legge a contribuire;
ebbene, una redistribuzione dall’alto, in base a un progetto autoritario
confezionato da «tecnici» anonimi negli uffici chiusi di una eurocrazia
non-eletta, ed eseguito da un capo di governo mai passato al vaglio elettorale
come Renzi, configura l’antica «politica di Piano» sovietica,
l’industrializzazione forzata dei tempi di Stalin,
il Grande Balzo in Avanti di Mao
Tse-Tung. Insomma, la UE diventa così definitivamente l’entità preconizzata
dall’ex dissidente Vladimir Bukovski:
EURSS, l’Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Si poteva fare altrimenti? Ovviamente. Di solito queste epocali
redistribuzioni si sono sempre effettuate producendo inflazione, la
quale danneggia e impoverisce i rentiers (vecchi ricchi che vivono di
rendite, ossia di interessi percepiti sui propri capitali) a favore dei
giovani, che possono indebitarsi più facilmente, e i debitori in genere, che
vedono diluito il loro debito; allo Stato italiano converrebbe moltissimo,
essendo il massimo debitore d’Europa. Ma questa soluzione è vietata dalla
Germania: l’inflazione danneggia i creditori, e la Germania (le sue banche) è
il creditore massimo. Inoltre, l’inflazione svaluterebbe l’euro, e la Germania
– il creditore che vuole mantenere il valore integrale dei suoi crediti – vuole
l’euro forte, anche perché la sua forza lo libera del concorrente (l’industria
esportatrice italica).
Naturalmente la confisca dei risparmi avrà effetti recessivi durissimi, i
«vecchi» consumeranno ancor meno di quanto facciano (per questo la Germania non
la applicherà a se stessa); tanto più, se – secondo il programma di Davide
Serra – contemporaneamente si vedranno tagliate le pensioni, e vietato l’uso
del contante. Privati simultaneamente dei mezzi di sussistenza e dei risparmi,
significa ridurli alla fame ed alla più assurda spilorceria.
Ora, si dà il caso che in Italia i «vecchi» siano anche quelli che conferiscono
la pensione, ossia danno la loro parte ai giovani, figli o nipoti disoccupati,
nella sola rete di sopravvivenza sociale ancora (per poco) funzionante in
Italia, la famiglia. Se quindi il Piano Quinquennale e il relativo «rilancio
forzato» falliscono, è il precipizio senza rete: per vecchi e per giovani.
I Piani Quinquennali staliniani funzionarono? Così così, diciamo: in mezzo a
sprechi enormi, a produzioni fuori mercato (il mercato era abolito), con
repressioni spaventose e soprattutto, a totali spese dei contadini. Quando poi
i contadini non furono più in grado di contribuire e resistettero a farsi
confiscare l’ultimo chilo d’orzo, «furono eliminati come classe»: il
genocidio dei kulaki. Risultato: i giovani baldanzosi operai marxisti
producevano acciaio e macchinari pesanti, ma non trovavano da mangiare. I
vecchi italiani saranno «eliminati come classe»? Se va male, loro moriranno
come da progetto, ma i giovani avranno fame.
Quindi è importante sapere chi sono i «tecnici» che cucinano il
Piano di Rilancio Forzato dell’EURSS, e in base a quali mentalità, quali
«filosofie» e a quali scelte; quali piccole e medie industrie saranno favorite?
Quali saranno lasciate senza prestiti? Yoram
Gutgel e David Serra: i loro nomi sono già un programma.
Naturalmente, vi rassicureranno: suvvia, mica siamo davvero come l’URSS,
l’Unione Europea ha la libertà di mercato come dogma centrale ... ecco, questo
è il secondo guaio, la seconda magagna. Perché quando nella nov-lingua
eurocratica si parla di «mercato», si deve tradurre: «interessi delle banche
private». L’abbiamo visto: il costoso meccanismo «di stabilità», che ci hanno
gabellato col nome orwelliano di Fondo Salva-Stati, va definito Fondo
Salva-Banche: e precisamente Salva-Banche-Tedesche. È infatti un fondo a cui
l’Italia contribuisce con decine di miliardi, e che i gestori del Fondo
«investono» in bond con tripla A; ossia esclusivamente in titoli germanici.
Sicché la povera Italia vi finanzia la Germania ... (Fondo Salva Stati)
Ma gli esempi di come «mercato» significa «salvare le banche dai loro errori o
crimini», ne abbiamo a iosa. Montepaschi è uno. Ma Deusche Bank, la gigantesca,
è peggio: sottocapitalizzata, perdite per miliardi (si dice: 50, e ne ha
nascosti 12 con trucchi contabili e speculazioni sui derivati): ma qui tutto
tace, nella pesante omertà tedesca per le sue banche. Le loro Landesbanken sono
nidi di politici locali che dirigono i fondi ad interessi locali molto
maleodoranti; sono in perdita e forse andrebbero chiuse. Ma la Cancelliera fa
fare i controlli alla sua banca centrale, invece che alla BCE; ma, come ha
scritto Davide Giacalone, «No,
le indagini non deve farle la Bundesbank, la banca centrale tedesca, perché una
roba di questo tipo ha rilievo sistemico e continentale, quindi, se si ha a
cuore lo spazio della moneta comune, dovrebbero fare capo alla Banca centrale
europea . E no, nel far partire la vigilanza europea, indispensabile per avere
un sistema bancario europeo, – senza il quale non regge un’area monetaria
comune –, non è possibile che le Landesbank restino immuni a quei controlli.
Angela Merkel vorrebbe così, ma non si può concederlo. Né ai tedeschi né a
nessun altro».
Già: ma la Corte di Karllsruhe ha messo sotto schiaffo la BCE, appunto con lo
scopo segreto di impedire che qualche attore terzo guardi dentro il porcaio
Landesbanken e Deutsche Bank, i suoi (si ritiene) falsi in bilancio e i suoi
trucchi contabili: trucchi, fra l’altro, a cui il debito tedesco deve se viene
considerato dai «mercati» più sicuro di quello italiano, e dunque la Germania
può indebitarsi a tasso minore del nostro. Se si scopre che questa valutazione
dei mercati più favorevole deriva da falsi di bilancio, è la Germania che deve
pagare? Sono i correntisti di Deutsche Bank a dover subire la «cura Cipro», ossia
il prelievo dai loro depositi? Berlino ha imposto la «cura Cipro» per non dover
essere chiamata a pagare il conto delle sue banche creditrici (all’Irlanda,
hanno prestato tre-quattro volte il Pil irlandese) , e la sta applicando
all’Italia imponendo il prelievo forzato. Ma ha la forza per impedire che la
cura sia applicata a sé.
Persino Davide Serra, il manovratore economico di Renzi, lo sa bene. Se gli stress
test saranno fatti sul serio, ha detto al Telegraph, «mi aspetto
cattive notizie dalla Germania. Il più forte panzer tedesco era imbattibile, ma
c'è solo un problema — hanno uno dei peggiori sistemi bancari in tutto il
mondo. ( ... ). Mi aspetto che almeno tre o quattro Landesbanken
regionali siano messe in modalità run-off. Il regolatore tedesco, BaFin,
è uno dei più deboli. È sempre stato influenzato dai politici locali». Serra
spera che i nuovi revisori assunti dalla BCE ottengano «il pezzo di carta
legale per cui possano andare alle locali Landesbanken e dire: scusate,
il gioco è finito». E mica basta: Serra dice: «In Germania, ogni Landesbank
ha un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Quindici persone
ciascuno, 30 Mercedes, 30 autisti, e emolumenti di € 100.000 ciascuno».
Insomma, una situazione italiota, bisognosa di ripulitura.
Bene, ma Serra è un banchiere, e un banchiere d’affari, gestore di un
aggressivo fondo speculativo britannico. Infatti, nella stessa intervista
sostiene: «Il Regno Unito è sostanzialmente pulito», intendendo le sue banche.
Insomma, il Piano Quinquennale dell’EURSS è concepito da «tecnici» burocrati Di
BruxellGrad e da banchieri, con la testa da banchieri e gli interessi di
banchieri – banchieri d’affari.
E c’è di questo un indizio preciso di questa egemonia dei finanzieri, proprio
nel testo segreto della Commissione che Reuters ha letto, quello che impone la
confisca a scopo di rilancio. Quale rilancio? «Nel documento si legge – scrive Reuters
– che la Commissione “terrà in conto la futura crescita della liquidità di una
quantità di prodotti cartolarizzati” ... Ciò segnala un possibile allentamento
della definizione di asset che possono essere cartolarizzati secondo il
regolatore bancario».
Traduciamo dalla neo-lingua: la Commissione si propone di ridar vita al mercato
dei «prodotti finanziari» costituiti da mucchi di debiti, mescolati assieme e
poi affettati, e venduti a fette a risparmiatori.
Più chiaro ancora: è il «mercato» dei mutui-coriandolizzati (cartolarizzati,
securitizzati) che è culminato nello spaccio dei mutui sub-prime americani, fatti
di mutui a gente che non poteva onorarne le rate: la causa della crisi che ci
perseguita dal 2008, e il motivo stesso per cui le banche europee sono oggi
insolventi: «I titoli che Goldman Sachs e simili spacciarono, per mezzo di
venditori persuasivi e di venditrici sexy, a idiotissimi banchieri europei, che
in questi investimenti gettarono i risparmi della vedova e dell’orfano,
cioè dei clienti ignari, per vederli volatilizzarsi». Così dice Zero Hedge,
e così è stato.
Adesso, la Commissione (o i suoi suggeritori banchieri) vogliono lanciare un
altro giro di debiti subprime, da spacciare a vagonate a una nuova
generazione di «vedove ed orfani» da fregare. Infatti, il documento segreto
allude all’allentamento della definizione degli assets: significa, traduce
Zero Hedge, che potranno essere venduti «titoli coperti dalla produzione
di formaggio Feta» o altri solidi debitori del genere.
Concludendo: i vecchi dovranno forzatamente farsi prelevare i risparmi per
aiutare i «giovani» banchieri, i cartolarizzatori di ogni tipo di «certificato»
dubbio, subprime o insolvente. Un altro giro di speculazione selvaggia,
sotto forma di Piano Quinquennale.
Pensate forse che l’opposizione in Parlamento lo impedirà? Che Silvio Berlusconi, il secondo partito,
lotterà per attenuare l’esproprio e contro l’abolizione del contante? Quello ha
già tradito il ceto medio, i suoi elettori, mille volte. Lo farà ancora. Già
abbraccia Renzi.
Non è difficile prevedere un bicolore Berlusconi-Renzi, per il Grande
Saccheggio.
I politici sono ormai pronti a tutto, pur di pagarsi gli emolumenti. Lo
dimostra l’ultima trappola messa in atto dal governo Letta: su ogni somma che
venga pagata dall’estero in Italia, le banche che attuano il bonifico dovranno
prelevare il 20% e darlo al Fisco: si presume insomma la somma sia frutto di
riciclaggio, di evasione fiscale o di profitto di capitale, fino a prova
contraria. Sarete voi a dover provare che la cifra non è frutto di loschi
traffici.
È il rovesciamento de principio fondamentale del diritto: colpevoli fino a
prova contraria, e intanto lo Stato vi prende ciò che non gli spetta – poi,
provate e farveli restituire.
L’astuto provvedimento, intanto, sta producendo il prevedibile: il blocco dei
bonifici dall’estero. Segno che la politica non è solo disperata. La politica,
ha perso la ragione.
Maurizio Blondet 16 Febbraio 2014
1) L’altro
consigliere economico di Renzi, l’israeliano Yoram Gutgeld, ex direttore
di McKinsey, propone del pari il ricalcolo (leggi: taglio) delle pensioni sopra
i 3 mila euro, da cui si promette di recuperare 4 miliardi. e inoltre:
privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni
nazionali quotati; Eni Finmeccanica eccetera, abolizione del contante nei
pagamenti fra imprese,
2) Si legga il
rapporto Nomisma qui: ecco il giudizio che ne danno gli amici ed
esperti del gruppo di studio Scenari Economici: « Quanto propone Nomisma
è un libro dei sogni irreale: la Germania da decenni ha una fobia per
l’inflazione e non accetterebbe MAI di fare una politica inflattiva e di
espansione salariale interna, né accetterebbe di trasformare la BCE in una
«tipografia» di valuta ( ... ). I tedeschi l’hanno detto in tutti i modi
possibili, per cui le proposte di Nomisma sono sostanzialmente demagogiche:
Ammettono che «il problema è l’euro, la sua gestione, e gli squilibri
interni conseguenti», ma non se la sentono di proporre un break up dell’euro
stesso. È comunque interessante vedere chele teorie di base
dell’euroscetticismo siano state sostanzialmente riconosciute, ed in parte
sposate da Prodi e soci».
3) Si può ricordare la misura autoritaria con cui il ministro delle finanze
belga Camille Gutt (ver cognome Guttstein),
dopo la liberazione del Belgio dall’occupazione nazista, assorbì l’eccesso di
moneta: eccesso finito nelle mani dei borsaneristi, a cui gli abitanti delle
città si erano rivolti per mangiare, pagando cifre altissime. «Ecco come fece
Gutt: il 9 ottobre 1944, il governo «liberatore» per prima cosa bloccò tutti i
conti bancari; poi annunciò che i franchi belgi correnti non avevano più corso
legale, e dovevano essere sostituiti da nuove banconote (stampate segretamente
già a Londra); bisognava presentarsi coi propri liquidi nelle banche, che
avrebbero cambiato le banconote vecchie con le nuove. Però il cambio era
permesso per un massimo di 2 mila franchi a testa; le somme eccedenti andavano
dichiarate. Chi possedeva titoli al portatore doveva parimenti farli
rimpiazzare, o regolarizzare presso l’Institut Belgo-Luxembourgeois du Change.
( ... ) Si ritiene che il 4% della massa monetaria circolante durante
l’occupazione non sia mai stato dichiarato, i suoi proprietari preferendo
perderli volontariamente piuttosto che dare spiegazioni su come li avevano
avuti». Inoltre, fu posta una tassa spogliatrice (dal 75 al 100%) sui profitti
conseguiti durante l’occupazione. (Perché serve il default simultaneo della zona euro)
IL 17 FEBBRAIO 1600 CI LASCIAVA GIORDANO BRUNO
Una biblioteca virtuale dedicata a Giordano Bruno ci permette di
leggere e scaricare un bellissimo libro: Il campo maledetto: il fiasco delle
feste bruniane e il trionfo di Roma cattolica ossia cronistoria veridica dei
fatti del giugno 1889, di Antonmaria Bonetti (Tip. ed. industriale di M.
Lovesio, Roma, 1889). Buona lettura!
Segnaliamo inoltre l'opera di Mons. Pietro Balan: Il vero volto
di Giordano Bruno, ristampa del Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia
2009, pag. 80,00, euro 8,00
FONTE: http://www.centrostudifederici.org/
sabato 15 febbraio 2014
OMOLATRIA
L'Onu e la guerra fredda del sesso
Si sorvola su regimi sanguinari e genocidi e ci si occupa del
mancato riconoscimento delle coppie omosessuali
Ma non vi pare di stare un po' esagerando con la questione
omosessuale elevata a priorità planetaria? L'Onu, che meglio sarebbe
ribattezzare Omu visto che non si occupa di nazioni ma di omosex, censura Stati
e religioni sul mancato riconoscimento delle coppie omosessuali, sorvolando su
banali incidenti come regimi dispotici e sanguinari, genocidi su base etnica o
religiosa e pena di morte a gogo in grandi Paesi come la Cina.
L'Omu arriva a censurare un'istituzione bimillenaria come la
Chiesa sulla questione omo e sull'aborto, con la pretesa ideologica e invasiva
di dettare pure alla fede i suoi canoni paranoically correct.
La retorica organizzazione umanitaria, inefficace quando si tratta
di risolvere le questioni legate ai diritti elementari della vita umana e della
persona violata o di tutelare i cristiani massacrati nel mondo, getta benzina
sul fuoco della Guerra fredda che si è riaperta tra Usa e Russia per le
Olimpiadi invernali. Stavolta gli States hanno schierato non missili e testate
nucleari ma lesbiche e omosessuali nel nome dell'omolatria violata.
Lascio da parte il merito della questione, che peraltro riguarda,
non dimentichiamolo, una piccola minoranza all'interno della minoranza
omosessuale. Ma trovo assurdo che le questioni internazionali, i rapporti tra
Stati, le sanzioni, le rotture diplomatiche e le censure, vengano regolati
sempre e solo da questa ideologia trans e biofoba, onnipervasiva. Per far
questo non c'è bisogno dell'Onu, Ban Ki-moon e Obama, bastano le Pussy Riot.
Marcello Veneziani
FIABE GAY PER BAMBINI NEGLI ASILI E NELLE MATERNE
Arrivare ai bambini attraverso le
favole per contrastare l’omofobia. Il Comune di Venezia ha dotato asili nido e
scuole materne di quarantasei storie per bambini, regolarmente acquistate e
distribuite in migliaia di volumi. E’ un’iniziativa di Camilla Seibezzi, la delegata del sindaco Giorgio Orsoni per le politiche contro le discriminazioni.
Si tratta che della dirigente che
forse qualcuno ricorderà per aver proposto tempo fa l’abolizione dei termini
«mamma» e «papà» da documenti e stampati istituzionali per sostituirli con
qualcosa di meno identificante, del tipo ‘genitore 1′ e ‘genitore2′.
Camilla Seibezzi ora propone un
ulteriore passo contro l’omofobia, seminando nelle docili menti dei bimbi dei
10 asili nido e delle 36 scuole dell’infanzia veneziane attraverso i libri.
Nella lista dei libri da leggere
negli asili si trovano storie con riferimento sulle diverse forme familiari:
nuclei con la sola mamma, con il solo papà, con due mamme e con due papà. C’è
«Papà bis», storia di genitori che si separano introducendo una seconda figura
genitoriale, ma c’è anche «E con Tango siamo in tre», dove due pinguini maschi
covano un uovo.
Non tutti sono d’accordo con
l’iniziativa, e a dare il via alle critiche è Tiziana Agostini, l’assessore comunale alle politiche educative:
«Non è assolutamente possibile che i materiali arrivino direttamente nelle mani
di piccoli e piccolissimi senza una adeguata valutazione dei tecnici e del
personale competente».
Agostini va in profondità:
«Vorrei evitare strumentalizzazioni. I bambini non devono mai essere usati come
bandiera politica. E bisogna sempre tener conto delle varie sensibilità della
nostra società».
Ma i libri sono già stati
acquistati e pure distribuiti a tutte le municipalità che ora li faranno
arrivare alle scuole, lo conferma Camilla Seibezzi: «Abbiamo speso diecimila
euro, ma l’elenco era condiviso con il dirigente alle politiche educative».
Giorgia
Pradolin
FONTE: Voce di Venezia
LO SCENDILETTA
Sul
declivio di Enrico Letta hanno steso un tappeto rosso. I paggi preposti hanno
l’incarico di accompagnarlo con qualche onore e ricompensa nella sua
passeggiata volontaria verso la porta di uscita oppure di strattonare quel
tappeto e provocare il capitombolo rovinoso al Presidente riottoso. La sua
indole lo porterebbe a rinviare e traccheggiare; la natura stessa della
coalizione che lo sorregge favorirebbe questa sua propensione; ha scelto la
linea dello scontro aperto. Negli articoli precedenti ho evidenziato la
progressiva inesorabile erosione dei pilastri su cui poggiava il disegno
politico del suo Governo e della maggiore forza politica a suo sostegno, prima
che cambiasse il segretario e la inesorabile disgregazione sociale e politica
provocata da essa. Ora non gode più nemmeno dell’investitura esplicita del
Presidente della Repubblica. La recente campagna di stampa sulle dinamiche
riguardanti la nomina a Capo del Governo di Mario Monti nel 2011, avviata
dall’intervista di Alan Friedman sul Corriere, basata su elementi ampiamente
preannunciati, anche con diversi mesi di anticipo, dalla nostra testata e da
pochi altri, costituisce, probabilmente, un avvertimento a Napolitano a
chiudere al più presto l’esperienza dei governi tecnici e di emergenza e a
concludere rapidamente questa interminabile transizione.
A
questa erosione che ha riguardato la gran parte del ceto politico soprattutto
sinistrorso si è aggiunto il particolare grigiore con il quale Enrico Letta ha
svolto il suo incarico. Della sua politica economica ed europea ho già trattato
altrove. Ultimamente, si è esposto inizialmente oltre misura sulla questione
ucraina a nome di capi di stato e di una Comunità europei ben più
compromessi nelle ingerenze in quel paese, ma rimasti furbescamente dietro le
quinte; ha brillato nel silenzio sul progetto di unione bancaria europea; si è
prodigato generosamente nell’elemosinare finanziamenti e capitali dall’estero e
dalla Comunità Europea, pescando soprattutto nel mondo della finanza
anglosassone e collaterale, compresa quella dei paesi petroliferi del Golfo, ma
ignorando bellamente le potenzialità di condizionamento di questi flussi sulla
realtà industriale e politica del paese. Alla masochistica linearità di
comportamenti in terra straniera si è accompagnata una conduzione allegramente
caotica della cosa pubblica all’interno del paese.
Rispetto
al quadro politico attuale l’avvento del nuovo salvatore comporta, però,
una evidente forzatura che rischia di mettere a nudo i numerosi paradossi
di questa rappresentazione e di risucchiare i protagonisti designati del nuovo
corso, in particolare Matteo Renzi, nell’emergenza del presente sino a finirne,
con ottime probabilità, stritolati e riomologati.
Vediamo qualcuno di questi paradossi
Il primo Matteo Renzi, quello per
intenderci delle primarie con Bersani, puntava a sostituire radicalmente lo
zoccolo duro del quadro militante ed elettorale del PD proponendo una politica
apertamente “punitiva” di quei settori e confidando in un rapido travaso di
simpatizzanti ed elettori dagli ambienti liberali, professionali ed
associazionistici attorno al nucleo di nuovi amministratori locali formatisi
negli ultimi anni soprattutto con la gestione del PD curata da Veltroni e
Bersani. Subita una prima battuta di arresto, è rientrato a bruciapelo nel
gioco con la crisi paralizzante del vecchio gruppo dirigente democratico
successiva alle elezioni del 2013; la repentina elezione a segretario più che
di un radicale rinnovamento del gruppo dirigente è il frutto di un ammiccamento
sempre più evidente ai temi classici cari a quello zoccolo duro, dalla
scuola alle mere garanzie di reddito sino a sforare, per il momento
occasionalmente, nella retorica dell’antiberlusconismo vero e proprio.
Il secondo paradosso è
strettamente connesso al primo e determinato dai tempi strettissimi con i quali
le crisi politiche ricorrenti stanno bruciando le opzioni e i dirigenti
politici portatori di esse. Nel giro di tre anni si sono bruciati e
sacrificati, con le buone o le cattive, personaggi, in ordine temporale e di
levatura politica, come Berlusconi, Tremonti, Monti, Passera, Bersani e
Letta, con le prime avvisaglie di un mesto epilogo dello stesso Napolitano. Il
risultato di queste continue accelerazioni dei momenti di crisi è che Renzi,
ammesso che riesca a risolvere le ritrosie di Letta evitando scontri frontali,
si vede risucchiato in tempi di scelta dissonanti dalla sua agenda
conclamata e si troverà a gestire la transizione con una fronda interna, in
particolare negli apparati istituzionali, in ispecie nel Parlamento, dalla
scarsa capacità rappresentativa e, quindi, di mobilitazione ma in grado
perfettamente di rallentare ed annacquare ogni proposito riformatore, senza
riconoscere da parte mia necessariamente al termine un connotato positivo.
Il terzo paradosso è
rappresentato dal NCD di Alfano, indispensabile alla nuova coalizione; l’arrivo
al governo con queste modalità, a questo punto simili a quelle dei due governi
precedenti, comporta tempi lunghi di esercizio di un governo il quale man mano
che assumerà sempre più le caratteristiche di un nuovo centrosinistra e meno
quello di governo di emergenza ed istituzionale, renderà sempre più scomoda ed
instabile la posizione del NCD.
I
paradossi, però, di per sé non determinano necessariamente il successo o il
fallimento di un processo politico e delle carriere dei soggetti portatori; ad
alcuni di questi viene chiesto, spesso e volentieri, il sacrificio politico
personale se non il raggiro illusionistico. Il caso Fini, nel nostro cortile,
fa scuola.
Nella
storia, il più delle volte, abbiamo conosciuto il naufragio di personalità che
hanno tentato di gestire il corso ordinario delle cose e, nelle fasi di
transizione, anche le svolte politiche. In tempi recenti abbiamo conosciuto
negli Stati Uniti le sconfitte di Carter negli anni ’70 e del successore
repubblicano di Bush Junior nel 2008; qualche volta si è riusciti a garantire
la continuità politica come nella transizione tra Reagan e Bush senior; quasi
mai, anche nei processi rivoluzionari di maggior successo, le intenzioni
espresse nei programmi politici proclamati dalle forze vittoriose hanno
corrisposto agli atti concreti e agli schemi prefissati; tutto questo a
prescindere dalle volontà soggettive.
Se
questo avviene regolarmente nel corso del conflitto tra gruppi strategici nei
paesi più solidi dominanti come negli Stati Uniti degli ultimi decenni o in
situazioni di contrasto violento anche in paesi secondari nel quale tende ad
emergere un nuovo gruppo dirigente solido, determinato e radicato contrapposto
ad un quadro istituzionale frammentato e debilitato, figuriamoci quali
situazioni paradossali si possano verificare in paesi, come l’Italia degli
ultimi trenta anni, dove si contrappongono centri di potere e gruppi dirigenti,
costituiti per altro in minima parte dai politici da palcoscenico, tanto deboli
e precari all’interno del loro paese, quanto facilmente condizionati ed eterodiretti
dall’esterno, dai centri dei paesi dominanti.
I
paradossi diventano quindi dirompenti quando i centri alternativi non
hanno sufficiente pervasività nei gangli vitali, non dispongono di un
importante e coerente radicamento sociale, non presentano un programma politico
coerente rispetto ai due punti precedenti.
Dell’incoerenza
del radicamento sociale ho già parlato; riguardo alla pervasività nei gangli
vitali, il gruppo di cui è espressione Matteo Renzi è decisamente lontano da un
controllo significativo tanto più necessario in una situazione di
frammentazione e sovrapposizione di poteri tra le varie articolazioni dello
Stato e di indebolimento significativo dei centri economici, finanziari ed
associazionistici. Tanto più che a questa caratteristica strutturale si è
aggiunto il fenomeno della sempre maggiore inadempienza della Pubblica
Amministrazione nel dare corso all’attuazione delle leggi, un po’ per
l’iperproduttività del legislatore, ma soprattutto per lo scollamento dei
centri burocratici decisionali dai centri legiferanti.
Un altro fattore che ha
infatti determinato l’accelerazione degli eventi è sicuramente la
quantità di nomine ed incarichi in scadenza nelle prossime settimane.
Riguardo al programma politico, la
riorganizzazione istituzionale proposta da Renzi mantiene una propria coerenza;
punta sulla possibilità di costituire comunque un governo eliminando il
dualismo del Senato; prevede una rappresentanza delle amministrazioni locali
nella nuova conformazione del Senato; punta ad una ridefinizione delle
competenze tra Stato Centrale ed amministrazioni periferiche (titolo V della
Costituzione); se si aggiungono le proposte trapelate dal “job act” con il
quale si elimina definitivamente la distinzione tra diritto del lavoro pubblico
e privato e si sancisce l’amovibilità dei quadri dirigenti pubblici, emerge
anche la volontà di acquisire un controllo dell’operato della pubblica
dirigenza. Sui primi due punti del programma politico, grazie all’accordo con
Berlusconi, ci sono buone probabilità di conseguire l’obbiettivo. Sul titolo V
e sulla riorganizzazione delle amministrazioni locali l’indicazione è troppo
generica, non cita la possibilità di accorpamenti delle regioni e, soprattutto,
glissa sulla forza del principale alleato su cui le regioni e le comunità
possono contare: la Comunità Europea e la sua politica di sostegno delle
politiche regionali in funzione dell’indebolimento dei poteri e delle politiche
nazionali. Un indirizzo costitutivo dell’Unione sin dai tempi di Monnet, negli
anni ’50.
Manca, infatti, nei programmi di Renzi, un
qualsiasi riferimento serio di una qualche autonomia rispetto all’attuale
collocazione internazionale, alle politiche comunitarie e alla politica
industriale del paese che non si limiti ad una manipolazione generica di
incentivi, crediti e sgravi. Tutto lascia presagire un allineamento ancora più
rigoroso riguardo alle dismissioni e privatizzazioni, alle virtù intrinseche
del libero mercato. Ci sarà comunque modo di valutare sulla base dei prossimi
eventi.
Quel
che appare chiaro è che il dinamismo cui è obbligato Renzi si sta trasformando
in un forzato parossismo indotto da evidenti pressioni esterne, in particolare
degli ambienti anglosassoni e democratici americani.
Preoccupa
probabilmente la precarietà e l’instabilità sociale di un paese, collocato
strategicamente al centro di una zona calda, densa ormai di conflitti, ma con
apparati in grado di fronteggiare con difficoltà, fortunatamente, situazioni di
aperto conflitto; tanto più che occorre mettere in sicurezza le acquisizioni a
man bassa operate non solo nei settori industriali strategici, ma anche in
settori nevralgici come la distribuzione commerciale, l’agricoltura, nella
industria di base e prossimamente nelle reti infrastrutturali di servizio.
I
timori suscitati dalle proteste dei “forconi” hanno rivelato l’inquietudine che
pervade le attuali classi dirigenti.
D’altro
canto si cerca di cogliere l’occasione di far pagare alla potenza regionale
alleata e rivale, la Germania, i costi di un parziale riequilibrio in maniera
tale da integrarla ulteriormente nei circuiti e da vincolarla attraverso
ulteriori legami finanziari di tipo speculativo; uno dei modi, per altro, per
richiamare ad una maggiore fedeltà nella gestione dei conflitti, oggi l’Ucraina
e la Moldova, un alleato un po’ “distratto”.
È
lo scotto che devono pagare quelle potenze regionali che vogliono rimediare
rendite di posizione a scapito dei vicini ma senza mettere in sostanziale
discussione la loro sudditanza di fondo verso il dominus globale.
Il
risultato sono le rivalità tra potenze minori alimentate o sedate dalla forza
dominante a seconda delle contingenze politiche; un gioco a cui le classi
dirigenti nostrane si sono prestate frequentemente sin dall’immediato
dopoguerra scambiando una relativa indipendenza dai vicini di casa con un
ulteriore asservimento verso il consueto liberatore lontano ma con solide basi
piantate sul territorio nazionale.
Renzi, come in precedenza D’Alema e Veltroni,
sembra confidare troppo in questi “aiutini” e in questo
tipo di investitura. Rischia di essere ricacciato in breve tempo nello schema
di questi ultimi venti anni, se non di assumere il ruolo di vittima
sacrificale; spianerà ancora una volta la strada più che a Berlusconi,
ormai attempato, ad un eventuale suo erede, ma sempre nell’area del
centrodestra.
Del
resto la vera partita tra forze disposte a svolgere un ruolo complementare ma
quantomeno contrattato nello scacchiere internazionale e forze disposte a
conquistarsi un ruolo ben più autonomo si giocherà prevalentemente in quei
centri politici e nelle forze sociali raccolte da esso.
Prima
Berlusconi sparirà da quel contesto, prima si delineeranno con maggior
chiarezza questi schieramenti.
Renzi
non sta facendo altro che contribuire a procrastinare quel connubio nefasto per
il paese.
Potrà
sperare di trarre un maggiore vantaggio solo con l’ennesimo intervento di un
deus ex-machina teso a sconvolgere e disturbare l’azione del Cavaliere;
da Tangentopoli in poi si sa quali figure istituzionali si sono assunte questo
ruolo da protagonista.
Il
risultato sarebbe per altro, più che una marcia trionfale, una affermazione
temporanea di una fazione oligarchica rispetto ad altre, tutte con un potere
scarsamente diffuso e soggette quindi a continui colpi di mano, facili da
compiere come da ribaltare.
Giuseppe Germinario
FONTE: http://www.conflittiestrategie.it
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