Come singoli membri di Radio Spada e come cattolici romani,
abbiamo ritenuto necessario, per sgravio della nostra coscienza e per rendere
testimonianza alla Verità Cattolica tutta intera, pubblicare questa nota che
riguarda la nostra personale valutazione in merito alla “Marcia per la vita”
del 4 maggio 2014 in Roma.
In tempi di apostasia, la Religione si sfalda e si edulcora in
fideismo o, invece, si conferma più forte. In tempi d’immoralità, l'etica si
decompone e si scinde in diverse morali o, invece, si conferma integralmente.
In tempi di confusione, Dottrina e Morale divorziano suicidandosi o, invece,
ritrovano la pienezza dell'unione. In epoca laicista, ecumenica e
aconfessionale (generata o alimentata dal “Concilio vaticano secondo”) o si
marcia in massa a vele spiegate o, invece, si sceglie la verità del vento
contrario. Ecco che, nella migliore deriva hegeliana, ai cattosinistri toccò
inventarsi le marce per la “pace”, assolutizzando in questa “pace”, dottrina e
morale in chiave acattolica e immanente: non era più la Pace del Vangelo, ma
quella del mondo, effimera e falsa. Marce aperte ad atei e anticlericali, col
bastevole equivoco pacifista come luogo comune, anzi come luogocomunismo. Cosa
inventò il destino postcattolico a mo’ di bilancio per i cattodestri? Le marce
per la Vita, laddove la Vita di per sé viene assolutizzata nell'immanenza,
eludendo l'integrale visione evangelica per cui essa è dono e non fine a se
stesso. Marce aperte a chiunque di qualsiasi credo o 'non credo', basta che vi
sia la "vita" come valore minimo comune ma generalmente nella fase
embrionale o terminale. In realtà non vi è vera Pace senza Cristo, né vera Vita
senza Colui che è la Vita stessa. Cogliere solo un punto e farne un assoluto,
estrapolare un aspetto minimizzando il Discorso integrale è tecnicamente
'eresia', quantomeno dall'etimo ellenico. Pertanto, la Pace si riduce a pretesa
isterica e infantile di un mondo senza conflitti: il pacifista dimentica la
Pace della propria anima con Dio, base della vera Pace; la Vita si riduce alla
dimensione naturale da difendere sempre, dimenticando la liceità della pena di
morte e la meravigliosa scelta del martirio. I cattosinistri sono l'ala
progressista del postconcilio e glissano sul vizio di lussuria e su aborto ed
eutanasia, laddove l'ala conservatrice glissa sull'avarizia in economia e
sbadiglia sulla soppressione delle vite, infantili o adulte, nelle azioni
militari omicide e devastatrici dell'Occidente. Entrambi divisi e in lotta
interna tra visioni complessive, interessi e personalismi. Né gli uni né gli
altri vogliono etichette "confessionali", in questo mostrandosi come
frutto pienamente realizzato della “rivoluzione conciliare”.
Compiuti questi rilievi generali, in forma di pubblica ammenda e
porgendo le nostre scuse a coloro che involontariamente avessimo scandalizzato,
aggiungiamo:
Ritiriamo la nostra personale adesione, pur tra mille riserve,
alla Marcia per la Vita e a quelle negli anni a venire, se non vi saranno
mutazioni sostanziali e radicali, sia nella personalità dei suoi organizzatori,
sia nei princìpi che la informano, sia nelle modalità della sua realizzazione.
Dichiariamo che nel “parlamento conciliare”, oggi presieduto in
modo particolarmente pittoresco (ma non sostanzialmente dissimile dai suoi
immediati predecessori) da Jorge Mario Bergoglio, noi non possiamo sedere e,
nello specifico, alle iniziative aconfessionali o multi-confessionali generate
naturalmente da gruppi legati al sopraddetto “parlamento”, noi non possiamo in
alcun modo aderire. La presenza del cattolicesimo integrale ne risulterebbe
oscurata, adulterata, invariabilmente perduta e vanificata.
Rigettiamo l’artefatto dogma che vorrebbe ridurre l’attuale crisi
della Chiesa a una crisi di comportamenti, di abusi che diventano consuetudine,
di permessi temporanei che diventano norma: la crisi nella Chiesa è crisi
verticale e abissale di dottrina, crisi di contenuti adulterati, “inseriti” in
maniera ingannevole e forzata nel deposito della Fede, contenuti che diventano
legge, prassi, sacramenti, vita e spiritualità dei singoli e delle
associazioni. Contenuti che trasformano spesso i battezzati in “errori
dottrinali che camminano su due gambe”.
Rigettiamo l’idea che sia tempo di “unioni sacre” aconfessionali o
multi-confessionali in difesa del diritto naturale: non sarà con iniziative
confuse e generiche, con un attivismo indiscriminato, frutto di un laicato
autonomo, autocefalo e auto-promozionale e dalla dubbia teologia, che si
ristabilirà la società cristiana.
Rigettiamo da ultimo l’idea che questa restaurazione della
Regalità sociale di Cristo debba avvenire “dal basso”, quasi prescindendo dalla
Chiesa, dalla sua struttura gerarchica, istituita direttamente da Cristo
stesso, dai contenuti di Fede da essa veicolata. Solo attraverso una piena e reale
restaurazione dell’Autorità cattolica, che animi, controlli e sostanzi l’azione
del cattolicesimo militante nella società cattolica, sarà possibile impegnarsi
su vasta scala per tutte le battaglie connesse con la difesa del diritto
divino, in primis, e del diritto naturale.
In Christo Rege
Piergiorgio Seveso
Pietro Ferrari
Carlo Di Pietro
Stefano Andreozzi
Pierfrancesco Palmisano
Luca Fumagalli
Alessandro Della Rosa
Marina Inglese
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi un tuo commento: