"SCOPO IMMEDIATO DELL'AZIONE DEV'ESSERE LA RIFORMA DEGLI ANIMI. SECONDO LA MENTALITA' ATTUALE , NON C'E' E NON PUO' ESSERCI NE' VERITA' NE' ERRORE. NELLE MENTI A TAL PUNTO INFETTE, BISOGNERA' INTRODURRE NOZIONI FONDAMENTALI COME L'ESISTENZA REALE DELLA VERITA', I SUOI DIRITTI E L'INGIUSTIZIA DELL'ERRORE"
martedì 27 agosto 2013
domenica 25 agosto 2013
SYRIA: CHI HA USATO LE ARMI CHIMICHE?
Questo video mostra come i terroristi trasformano le bombole di gas in letali armi chimiche grazie all'appoggio e alla fornitura di materie prime da parte degli USA, EU, Qatar, Turchia e Arabia Saudita.
Grazie a MrGeourg per il video.
sabato 24 agosto 2013
CARO FRANCESCHETTI, MA DA CHE PARTI STAI?
"Il
Progetto massonico dell'unità del mondo, l'ONU, non è un progetto sbagliato di
per sé, perché è un progetto in cui c'è uno Stato centralizzato, però in un
contesto di pace, armonia e serenità"
Paolo Franceschetti
venerdì 23 agosto 2013
LA SAGGEZZA NON E' UN DONO DELLA SORTE
1 Il fatto
di vivere, Lucilio mio, è un dono degli dèi immortali, il fatto di vivere bene,
della filosofia, nessuno può dubitarne. Dunque, noi dovremmo avere un debito
maggiore verso la filosofia che non verso gli dèi, in quanto un'esistenza
virtuosa è certamente un beneficio maggiore che l'esistenza; ma sono stati gli
dèi a darci proprio la filosofia: non hanno concesso a nessuno la conoscenza di
essa, a tutti la possibilità. 2 Se avessero reso anche la filosofia un bene
comune e noi nascessimo saggi, la saggezza avrebbe perduto la sua straordinaria
prerogativa di non essere un bene fortuito. Quello che essa ha di prezioso e di
stupefacente è di non essere un dono della sorte, ma una conquista personale,
qualcosa che non si chiede a un terzo. Cosa ci sarebbe da ammirare nella
filosofia se derivasse da un beneficio? 3 Il suo unico còmpito è scoprire la
verità sul divino e sull'umano; da essa non si staccano mai religione,
sentimento del dovere, giustizia e il corteo di tutte le altre virtù
strettamente connesse tra di loro. Ci ha insegnato, la filosofia, a venerare
gli dèi, ad amare gli uomini, e che il comando è nelle mani degli dèi, e che
gli uomini sono uniti tra loro. Questo stato di cose fu per un certo tempo
rispettato, poi l'avidità ruppe l'associazione e fece diventare povere anche
quelle persone che aveva un tempo reso ricchissime: desiderando beni propri
cessarono di possedere il tutto. 4 Ma i primi uomini e la loro progenie
seguivano con purezza la natura, trovavano nello stesso uomo la guida e la
legge, affidandosi alle decisioni del migliore, poiché la natura subordina
quello che è inferiore a quello che è superiore. Le greggi le guidano gli
animali più grossi o più impetuosi, le mandrie non le precede un toro di
scarto, ma quello che per grossezza e massa muscolare supera gli altri maschi;
i branchi degli elefanti li conduce il più alto; fra gli uomini conta il
migliore, non il più forte. Il capo veniva scelto per le sue qualità interiori,
e perciò i popoli più fiorenti erano quelli in cui solo il migliore poteva
essere il più potente: poiché può fare con sicurezza quello che vuole solo
l'uomo che ritiene di potere unicamente quello che deve.
5 Posidonio pensa che
nell'età cosiddetta aurea, il governo fosse nelle mani dei saggi. Essi tenevano
a freno la violenza, difendevano il più debole dai più forti, facevano opera di
persuasione e di dissuasione, indicavano ciò che era utile o inutile; la loro
preveggenza faceva in modo che non mancasse niente al popolo, la loro forza
teneva lontani i pericoli, la loro liberalità
arricchiva e dava benessere ai sudditi. Comandare era un dovere, non una
tirannide. Nessuno sperimentava il proprio potere contro chi gli aveva permesso
di averlo, nessuno era incline o motivato a commettere ingiustizie, poiché i
sudditi obbedivano con sollecitudine al sovrano che comandava rettamente e la
minaccia più grave del re a chi disobbediva era di rinunciare al potere. 6 Ma
quando, per l'insinuarsi dei vizi, il regnare si tramutò in dispotismo, nacque
la necessità delle leggi: e anch'esse all'inizio furono i saggi a presentarle.
Solone, che diede ad Atene solide fondamenta di giustizia, fu uno dei sette
famosi sapienti: Licurgo, se fosse vissuto nella stessa epoca, sarebbe stato
inserito in quella sacra congrega come ottavo. Si elogiano i codici di Zaleuco
e di Caronda; costoro il diritto non lo impararono nel foro o nell'atrio degli
avvocati, ma le leggi che avrebbero dato alla Sicilia allora fiorente e,
attraverso l'Italia meridionale, alla Grecia, le appresero nel sacro e tacito
ritiro di Pitagora.
7 Fin qui sono d'accordo con
Posidonio: non condivido, invece, che la filosofia abbia inventato le arti di
uso quotidiano, e non le attribuirei la gloria dei mestieri artigianali.
"La filosofia," egli afferma, "insegnò a costruire case agli
uomini dispersi qua e là e che trovavano riparo o in capanne, o in qualche
caverna, o nel cavo di un albero." Secondo me la filosofia non ha
escogitato questi congegni di tetti che sorgono sui tetti, di città che
incalzano le città, come non ha escogitato i vivai ittici, creati per
risparmiare alla gola il rischio delle tempeste e per offrire alla mollezza,
quando il mare impazzisce furioso, cale tranquille in cui ingrassare
diverse qualità di pesci. 8 Che dici? La filosofia ha insegnato agli uomini ad
avere chiavi e serrature? Non era dar via libera all'avidità? La filosofia
avrebbe innalzato dei tetti che sovrastano così pericolosamente chi vi abita?
Non bastava proteggersi con ripari fortuiti, trovarsi un rifugio naturale che
non richiedesse tecnica o fatica. 9 Credimi, era felice quell'epoca senza
architetti, né decoratori. Tagliare le assi in modo regolare, segare le travi
con mano sicura secondo le linee tracciate, questo è nato col nascere del
lusso; i primi uomini, infatti,
spaccavano con cunei il legno che si fendeva con facilità.
Non costruivano dimore con
stanze destinate ai banchetti, pini e abeti non venivano trasportati in lunghe
file di carri, facendo tremare le strade, per trasformarli in soffitti carichi
d'oro sospesi sulle loro teste. 10 Puntelli dai due lati sostenevano la
capanna; rami secchi stipati, fronde ammassate disposte con opportuna
inclinazione assicuravano il defluire delle piogge anche torrenziali. Sotto
questi tetti abitavano al sicuro: un tetto di paglia riparava gente libera;
oggi sotto i marmi e l'oro abitano dei servi.
11 Su un altro punto ancora
dissento da Posidonio: egli pensa che gli strumenti artigianali sono stati
inventati dai filosofi; allo stesso modo potrebbe tranquillamente dire che i
saggi allora
escogitarono il modo di catturare le fiere con i lacci, di ingannarle con il
vischio e di circondare con i cani le grandi balze selvose.
Tutte queste scoperte le fece
la sagacia, non la saggezza umana. 12 Anche su questo non sono d'accordo: le
miniere di ferro e di rame non le hanno trovate i saggi quando la terra
bruciata dall'incendio delle foreste aveva riversato fuse le vene di metalli
giacenti in superficie: sono cose che le trova chi se ne occupa. 13 E neppure
mi sembra tanto acuto, come a Posidonio, il problema se l'uso del martello fu
anteriore a quello delle tenaglie. Li inventò entrambi qualcuno dalla mente
brillante e acuta, non nobile ed elevata, e fu così per qualsiasi altra cosa
che va cercata col corpo curvo e concentrandosi sulla terra. Il saggio condusse
sempre una vita semplice. E perché no? Anche di questi tempi desidera essere il
più libero possibile. 14 Ma via, come può essere che ammiri Diogene e Dedalo
insieme? Chi di loro ti sembra saggio? L'inventore della sega o il filosofo
che, dopo aver visto un bambino bere l'acqua nel cavo della mano, tirò fuori il
bicchiere dalla bisaccia e lo ruppe immediatamente rivolgendo a se stesso
questo rimprovero: "Per quanto tempo ho portato da insensato pesi
inutili!", egli che dormiva rannicchiato in una botte? 15 E oggi, chi
ritieni più saggio? Chi ha trovato il modo di spruzzare a grandi altezze,
attraverso condotti invisibili, essenze profumate, chi riempie i canali con un
improvviso getto d'acqua o li prosciuga, e congiunge i soffitti girevoli delle
sale da pranzo in modo che si susseguano immagini diverse e il tetto cambi
tante volte quante sono le portate, oppure chi dimostra a sé e agli altri che
la natura non ci costringe a nulla di faticoso e di difficile, che possiamo
avere case senza ricorrere al marmista e al fabbro, che possiamo vestirci senza
importare sete, che possiamo avere il necessario per i nostri bisogni se ci
accontentiamo dei beni che la terra presenta in superficie? Se l'umanità vorrà
ascoltarlo, capirà che un cuoco le è inutile quanto un soldato.
16 Erano saggi, o almeno
simili ai saggi, quegli uomini che curavano il proprio corpo in modo
sbrigativo. Procurarsi il necessario non richiede un impegno particolare: per i
piaceri, invece, ci si affanna. Non c'è bisogno di artigiani: segui la natura.
Essa non ha voluto che ci occupassimo di troppe cose: ci ha fornito il
necessario per affrontare le prove alle quali ci costringeva. "Quando si è
nudi, il freddo è insopportabile." Ebbene? La pelle delle fiere e di altri
animali non può difenderci più che a sufficienza dal freddo? Tanti popoli non
si coprono il corpo con la corteccia degli alberi? Non si intrecciano piume di
uccelli per farne vestiti? Anche oggi la gran parte degli Sciti non indossa
pelli di volpi e di martore, morbide al tatto e impenetrabili ai venti? E gli
uomini non intrecciavano a mano un graticcio di vimini e lo spalmavano di fango
e poi coprivano il tetto di paglia e di rami e passavano tranquilli l'inverno
mentre le piogge scivolavano sugli spioventi del tetto? 17 "Però, bisogna
respingere la calura estiva creando più ombra." Ebbene? Con gli anni non
si sono formati molti anfratti che, scavati dalla corrosione del tempo o da
qualsiasi altro fenomeno, divennero caverne? Non si rifugiano sottoterra i
popoli della Sirte e quelli che, per l'eccessivo ardore del sole, non hanno
nessuna copertura sufficientemente valida per respingere il caldo, se non la
stessa terra riarsa? 18 La natura, che ha dato a tutti gli altri
animali una vita facile, non è stata ingiusta al punto che solo l'uomo non
potesse vivere senza tante arti; non ci ha imposto niente di gravoso, niente da
ricercare con fatica per prolungare la vita. Fin dalla nascita abbiamo avuto
tutto a portata di mano: ci siamo, però, resi tutto difficile per ripugnanza
delle cose facili. Le case, i vestiti, i medicinali, il cibo e quanto ora è
diventato fonte di grandi difficoltà, erano a portata di mano, gratuiti ed era
possibile procurarseli con poca fatica; la misura di tutto era determinata
dalla necessità: noi abbiamo reso questa roba preziosa, straordinaria e frutto di
molte e importanti arti. La natura basta a soddisfare i suoi bisogni. 19 Il
lusso si è scostato dalla natura, si incita da sé giorno per giorno, cresce
attraverso le generazioni e alimenta i vizi con l'intelligenza. Dapprima ha
cominciato col desiderare le cose superflue, poi quelle dannose, infine ha
assoggettato l'anima al corpo, comandandole di servire le sue voglie. Tutte
queste arti che mettono in movimento o riempiono di strepito le città fanno gli
interessi del corpo: un tempo gli si dava tutto come a uno schiavo, ora glielo
si offre come a un padrone. Ecco, dunque, qua le botteghe dei tessitori, là
quelle dei fabbri, gli odori delle cucine, le scuole dove si insegnano molli
danze e canti languidi ed effeminati. È scomparsa quella naturale misura che
limitava i desideri alle necessità; ormai è segno di grossolanità e di miseria
volere solo quanto basta.
20 È incredibile, Lucilio
mio, con quanta facilità la suggestione della parola distolga anche i grandi
uomini dalla verità. Ecco Posidonio, a mio avviso, uno degli uomini che hanno
dato un grandissimo apporto alla filosofia; egli vuole descrivere prima come si
ritorcano alcuni fili, come altri siano tratti da una massa morbida e lenta;
poi come il telaio tenga dritto l'ordito per mezzo di pesi attaccati, come con
la spatola si raccolgano e uniscano i fili inseriti per ammorbidire la durezza
della trama che preme sui due lati; afferma poi che anche la tes situra è stata
inventata dai saggi, dimenticando che, in sèguito, si è trovato questo sistema
più ingegnoso in cui la tela è
legata al subbio, il pettine separa i fili dell'ordito, con la spola appuntita
si inserisce fra mezzo la trama, e i denti intagliati nel largo pettine la
battono.
Che avrebbe pensato se avesse potuto vedere i
tessuti di oggi con cui si confezionano vestiti completamente trasparenti, che
non servono né al corpo, né al pudore? 21 Posidonio passa quindi ai contadini:
con la stessa eloquenza descrive come venga arato più volte il terreno perché
le radici penetrino più facilmente nella terra morbida, poi descrive la semina
e l'estirpazione a mano delle erbacce perché non spunti qualcosa a caso o
qualche pianta selvatica che faccia morire il raccolto. Pure quest'opera la attribuisce
ai saggi, come se i contadini non trovassero anche oggi moltissimi sistemi
nuovi per accrescere la produttività. 22 Poi, non ancora contento di queste
arti, egli infila il saggio anche nei mulini e racconta come incominciò a fare
il pane imitando la natura. "I denti con la loro durezza," afferma,
"spezzano i cereali che mettiamo in bocca e quanto sfugge, la lingua lo
riporta di nuovo ai denti; poi il tutto viene mescolato con la saliva perché
scivoli più facilmente per la gola; quando arriva allo stomaco, è digerito dal
suo calore uniforme; infine, viene assorbito dal corpo. 23 Qualcuno, seguendo
questo esempio, pose due pietre ruvide l'una sull'altra a somiglianza dei
denti, di cui una parte sta ferma e l'altra si muove; poi con l'attrito delle due
pietre spezzò i chicchi, e ripeté più volte l'operazione fino a ridurli
triturati in farina; poi bagnò la farina, la impastò lavorandola a lungo e fece
il pane, che all'inizio fu cotto al calore della cenere e in un vaso di argilla
rovente, quindi nei forni inventati col tempo e con altri sistemi a calore
regolabile." Per poco non disse che anche il mestiere di calzolaio l'hanno
inventato i saggi.
24 La ragione, non la retta
ragione, ha escogitato tutte queste attività. Sono scoperte dell'uomo, non del saggio,
come, appunto, le navi con cui attraversiamo fiumi e mari, dopo aver sistemato
le vele per sfruttare la forza del vento e collocato a poppa il timone per
indirizzare la nave su rotte diverse. L'esempio è stato preso dai pesci che
regolano i loro movimenti con la coda e si dirigono rapidamente con un guizzo
da una parte o dall'altra. 25 "Tutte queste scoperte," egli afferma,
"le fece proprio il saggio, ma poiché erano troppo poco importanti per
occuparsene lui stesso, le ha passate a più umili esecutori." E invece,
queste arti sono state escogitate proprio da quegli stessi che, ancor oggi, le
praticano. Certe invenzioni, lo sappiamo, sono recenti: l'uso dei vetri, che
con il loro materiale trasparente lasciano filtrare la luce nella sua luminosità;
le volte dei bagni e i tubi attaccati ai muri che emanano un calore omogeneo
per tutta la stanza sopra e sotto. E che dire dei marmi di cui risplendono i templi, le
case? E le enormi colonne di pietra levigata che sostengono porticati ed
edifici atti a contenere una gran quantità di gente, e della tachigrafia,
grazie alla quale si possono trascrivere anche discorsi rapidi e seguire con la
mano la velocità della lingua? Queste sono invenzioni degli schiavi più umili:
26 la saggezza sta più in alto, insegna agli animi, non alla mano. Vuoi sapere
che cosa ha scoperto, che cosa ha prodotto? Non i movimenti aggraziati del
corpo, o la diversa melodia della tromba o del flauto, che ricevono il fiato e
durante il passaggio o all'uscita dallo strumento lo trasformano in suono. Non
fabbrica armi, fortificazioni o arnesi da guerra: favorisce la pace, e il
genere umano lo invita alla concordia. 27 Non è - ripeto - l'artefice di
strumenti per le necessità pratiche. Perché le assegni attività così meschine?
Tu hai davanti l'artefice della vita. Ella ha il dominio sulle altre arti: è
signora della vita e signora di ciò che è ornamento della vita: ma tende a uno
stato di felicità, a quella mèta ci conduce e ci spiana il cammino. 28 Ci
mostra i mali veri e quelli apparenti; libera la mente da ogni vanità, dà la
grandezza autentica e reprime quella tronfia, fatta di vuote apparenze, vuole
che sappiamo la differenza tra grandezza e superbia; ci fa conoscere se stessa
e la totalità della natura. Ci rivela l'essenza e le qualità degli dèi, che
cosa siano gli inferi, i lari, i genii, le anime che sopravvivono sotto forma
di divinità secondarie, la loro sede, la loro attività, il loro potere e
volontà. Questa è l'iniziazione attraverso la quale essa ci schiude non il
sacrario di una città, ma il vasto tempio di tutti gli dèi, l'universo stesso,
di cui ha offerto all'esame dell'intelligenza l'immagine vera, il vero aspetto:
l'occhio umano è debole per spettacoli così grandi. 29 È ritornata, poi, ai
principî delle cose, alla ragione eterna immanente nell'universo e alla forza
di tutti i semi che dà ai singoli esseri una propria forma. Ha cominciato
a indagare sull'anima, sulla sua origine, la sua sede, la sua durata, e sulle
parti in cui è divisa. È poi passata dal corporeo all'incorporeo e ha esaminato
la verità e le prove della verità; ha, quindi, mostrato come si possono
distinguere le ambiguità nella vita e nelle parole, perché in entrambe vero e
falso sono confusi insieme.
30 Secondo me il saggio non è che si sia allontanato da queste occupazioni,
come sostiene Posidonio; non vi si è mai applicato. Per il saggio non sarebbe
stata meritevole di invenzione una cosa che non giudicasse meritevole di un uso
perpetuo; non avrebbe intrapreso un'opera che poi doveva lasciare. 31
"Anacarsi," afferma, "inventò il tornio, che ruotando permette
di foggiare i vasi." E, poiché in Omero si parla del tornio, si è
preferito ritenere falsi i suoi versi invece della notizia di Posidonio. Io non
contesto il fatto che Anacarsi fu l'inventore del tornio; in questo caso fu
certo un saggio a fare questa scoperta, ma non come tale: i saggi compiono
molte azioni in quanto uomini, non in quanto saggi. Supponi che un saggio sia
velocissimo nella corsa: supererà tutti perché è veloce, e non perché è saggio.
Vorrei mostrare a Posidonio un vetraio, che soffiando foggia il vetro in
molteplici forme: una mano precisa stenterebbe a modellarlo. Queste scoperte
furono fatte quando si smise di trovare i saggi. 32 "Affermano che
Democrito inventò l'arco" dice Posidonio, "in cui la pietra centrale
tiene ferme le altre che gradualmente si inclinano." Ma è falso! Già prima
di Democrito c'erano necessariamente ponti e porte che sono in genere curvi
alla sommità. 33 Vi sfugge, inoltre, che sempre Democrito inventò il modo di
lavorare l'avorio, di tramutare in smeraldo una pietruzza, sottoponendola a un
forte calore, sistema con cui, anche oggi, si colorano le pietre adatte a
questo scopo. Saranno pure scoperte di un saggio, ma non in quanto tale: egli,
difatti, fa molte cose che vediamo fare o nello stesso modo o con più abilità e
più pratica da gente del tutto ignorante.
34 Vuoi conoscere le ricerche e le scoperte del
saggio? Per prima cosa, ha studiato la verità e la natura, che non ha indagato
con occhi tardi a comprendere la realtà divina, come gli altri esseri animati;
poi, la legge dell'esistenza, che ha regolato secondo l'ordine universale e ha
insegnato non solo a conoscere, ma anche a obbedire agli dèi e ad accogliere
gli eventi della vita come comandi. Ha impedito che si seguissero false
credenze e ha attribuito a ogni oggetto il suo valore facendone una stima
precisa; ha condannato i piaceri, cui si mescola il pentimento, lodato i beni,
fonte di perpetua soddisfazione, e ha dimostrato che l'uomo più felice è quello
che non ha bisogno della felicità e il più potente quello che ha il dominio di
se stesso. 35 Non mi riferisco a quella filosofia che ha posto i cittadini
fuori dallo stato, gli dèi fuori dal mondo, che ha messo la virtù in balia del
piacere, ma a quella che giudica l'onestà il solo bene, che non si lascia
sedurre dai doni degli uomini o della fortuna e il cui valore è di essere
incorruttibile.
Non credo che questa filosofia esistesse in
quell'età rozza quando non c'erano ancòra i mestieri e l'esperienza stessa
insegnava ciò che era utile. 36 Credo, invece, che venne dopo quei tempi
fortunati, quando i beni della natura erano in comune e tutti potevano farne
uso insieme, prima che l'avidità e il lusso dividessero gli uomini e
insegnassero a passare dalla comunanza al ladrocinio. Non erano saggi, quelli,
anche se facevano quello che devono fare i saggi. 37 Nessuno potrebbe guardare
con più ammirazione un'altra condizione umana e se anche dio permettesse a
qualcuno di dare ordine alla terra e costumi ai popoli, non potrebbe giudicare
opportuna altra condizione che quella esistente al tempo in cui nessun colono lavorava i campi; e non si poteva nemmeno
contrassegnare o dividere il terreno con linee di confine: il raccolto era
comune ed era la terra ad offrire i suoi beni spontaneamente, senza che nessuno
li ricercasse.
38
Ci può essere generazione di uomini più felice di quella? Insieme godevano i
prodotti della natura che, come una madre, bastava al sostentamento di tutti,
e, senza pericolo, possedevano le ricchezze in comune. Perché non dovrei
definire ricchissimi quegli uomini tra cui non avresti potuto trovare un solo
povero? L'avidità fece breccia in quelle eccellenti condizioni di vita e mentre
desiderava sottrarre dei beni e farli suoi, fu privata di tutto e da una
ricchezza smisurata si ridusse in ristrettezze. L'avidità portò la miseria:
desiderando troppo, perse ogni cosa. 39 Si sforzi pure, adesso, di recuperare
ciò che ha perduto, aggiunga campi su campi, scacciando il vicino col denaro o con
la violenza, estenda le campagne a intere province e la parola possesso
significhi un lungo viaggio attraverso le proprie terre: nessun ampliamento di
confini ci riporterà al punto di partenza. Facciamo tutto il possibile: avremo
molto; ma prima avevamo tutto. 40 Anche la terra, senza lavorarla, era più
fertile e generosa verso le necessità degli uomini che non si contendevano i
suoi frutti. Era un piacere sia trovare i prodotti della terra, sia mostrarli
agli altri; nessuno poteva avere troppo o troppo poco: si divideva in pieno
accordo. Il più forte non aveva ancòra messo le mani sul più debole, l'avaro
non aveva ancòra tolto anche lo stretto necessario al prossimo, nascondendo il
capitale inutilizzato: ognuno aveva la stessa cura di sé e degli altri. 41 Non
si combatteva e le mani, senza spargere sangue umano, riversavano tutta la loro
aggressività sulle fiere. Quegli uomini che si riparavano dal sole nel fitto di
un bosco, che per sfuggire l'inclemenza dell'inverno e della pioggia vivevano
al sicuro in un umile rifugio sotto le fronde, passavano notti tranquille
senz'ansia. Ora in preda all'angoscia noi ci rivoltiamo nei nostri letti
lussuosi e ci pungolano aspri tormenti; su quella terra dura, invece, che
placidi sonni per loro! 42 Non li sovrastavano soffitti intagliati, ma
giacevano all'aperto mentre sul loro capo scorrevano le stelle e, straordinario
spettacolo delle notti, l'universo si muoveva rapido, compiendo in silenzio una
così grande opera. Sia di giorno che di notte si apriva loro la vista di questa
splendida dimora; era un piacere contemplare il declino delle stelle in mezzo
al cielo e il sorgere di altre da un buio segreto. 43 Non era piacevole vagare
fra tante meraviglie sparse per ogni dove? Voi, invece, tremate di paura a ogni
rumore della casa e fra i vostri affreschi fuggite spaventati al minimo suono.
Non possedevano case grandi come città: l'aria e il suo libero soffio per gli
spazi aperti, l'ombra leggera di una rupe o di un albero, fonti e ruscelli
trasparenti che l'uomo non aveva ancora deturpato con dighe, tubi, o deviandone
il corso, ma che scorrevano naturalmente, e prati belli senza artificio, e in
mezzo a un tale scenario
una rustica dimora abbellita da mani semplici - era questa la casa secondo
natura, in cui era bello vivere, senza aver paura di essa o per essa: ora la
casa costituisce gran parte delle nostre paure.
44 Certo, condussero una vita
perfetta e pura, ma non furono saggi: questo è un nome che ormai indica
l'attività più nobile. Non nego, tuttavia, che avessero un animo elevato e
fossero, per così dire, usciti proprio allora dalle mani degli dèi; sicuramente
il mondo, non ancora esausto, produceva esseri migliori. Ma se avevano un
carattere più forte e più disposto alle fatiche, non tutti, però erano dotati
di una intelligenza perfetta. La virtù non è un dono naturale: diventare
virtuosi è un'arte. 45 Quelli non cercavano oro, argento e pietre preziose
nelle viscere della terra e risparmiavano anche gli animali: non si concepiva
nemmeno che un uomo uccidesse un proprio simile, non per ira, né per timore, ma
solo per il gusto di vederlo morire. Non avevano ancòra vestiti variopinti, non
tessevano l'oro, anzi nemmeno l'estraevano. 46 E allora? Erano innocenti per
ignoranza: ma c'è molta differenza fra chi non vuole e chi non sa agire male.
Non avevano giustizia, prudenza, temperanza, fortezza. Somigliava un po' a
queste virtù quella vita primitiva: ma solo l'animo profondamente istruito ed
elevato al più alto grado di perfezione da un costante esercizio raggiunge la
virtù. Per essa nasciamo, ma senza di essa, e anche negli uomini migliori,
prima che vengano istruiti, c'è materia di virtù, non virtù. Stammi bene.
TRATTO DA "Lettere a Lucilio" - SENECA
giovedì 22 agosto 2013
MARRA: EUGENIO SCALFARI, ANCHE LUI UN ANALFABETA, UN ACCATTONE, UNA NULLITA', AL SERVIZIO DEL NWO
|
Anche quell’analfabeta e accattone di Eugenio Scalfari — un individuo che ha
una consumata quanto gratuita e anzi risibile postura da filosofo o da
ideologo, perché non ha mai espresso altro che fiuto nel seguire la corrente
e nell’arrampicarsi socialmente — armato dei soliti ‘giusti’ appoggi (banche,
massoneria, bilderberg, aspen.. insomma NWO), nonché di una serie di
argomenti e ‘tesi’ costituenti null’altro che la media dei luoghi comuni via
via grati al sempiterno potere massonico bilderberghino (era massonissimo già
il padre), cerca ora, coerentemente, di far da spalla al sempre più
vacillante, squallidissimo Enrico Letta.
Lo sostiene scrivendo con la sua novantennale supponenza di sparacazzate che
solo la paura e la confusione ispirano il timore che il governo anch’esso
massonico bilderberghino di Letta cada, perché, secondo lui, invece no, non
cadrà!
Non cadrà — a suo dire — perché non conviene a nessuno, perché la ripresa è
prossima, perché tutto sommato tutto va ormai meglio eccetera: una
sceneggiata che serve a dare la sensazione, ora che Letta cadrà, che se non
si sono risolti i problemi non è perché lui e i suoi mandanti non sono in
grado di risolvere nulla, ma solo perché appunto lo si è fatto cadere..
A parte poi che quello che questo canuto cialtrone, questo difensore di
criminali — perché i bilderberghini e i massoni, specie poi se deviati, sono
dei criminali (vedi la mia denunzia a Monti) — non spiega è perché mai
sarebbe una cosa buona il fatto che un delinquente bilderberghino come Letta
rimanga al governo.
Forse perché fa parte dello stesso ordine morale ed economico di merda di cui
fa parte lui?
O perché capisce che se anche Letta va in crisi in pochi mesi significa che si
avvicina sempre di più il momento in cui andranno in carcere tutti per avere
difeso con ogni mezzo questo regime miserabili venduti alle banche che stanno
causando più morte e malessere della peggiore delle pesti?
Come potrebbe infatti mai sfuggirgli — se fosse l’uomo intelligente che solo
dei cretini più cretini di lui possono ritenere che sia — che la crisi è
frutto della diminuzione della domanda, e che dietro la diminuzione della
domanda c’è l’involuzione climatica, perché le genti, nel mondo, stanno
reagendo così al fatto che l’80% di quello che si produce non è ricchezza e
non arreca benessere perché non serve a nulla e comunque va eliminato perché
altrimenti in pochissimo tempo giungeremo all’inabiltabilità del pianeta?
E com’è possibile che questo orecchiuto ancorché barbuto asino sostenitore di
criminali non capisca che in ogni caso non si può risolvere nulla se prima
non si elimina il crimine del signoraggio e le inenarrabili contraddizioni
che esso ha innescato nei secoli e che si possono ormai risolvere solo
confiscando le quote delle banche centrali di proprietà delle banche private,
istituendo sì un nuovo ordine, ma nel quale lui e quelli come i suoi padroni,
quelli ai quali deve il suo ‘successo’, devono avere il ruolo di emblema di
ciò che non bisogna essere?
È infatti possibile che quello che lega Scalfari a questi criminali sia solo
un fatto ‘culturale’? E cosa c’entra la cultura con il crimine? O non è
invece probabile che abbia ragioni più concrete per difendere questa
gentaglia con il suo silenzio?
Com’è cioè possibile che un uomo che ha così tanto le mani in pasta sia
indenne da legami collusivi giuridicamente rilevanti con i criminali del
bilderberg, delle dinastie Rothschild e Rockefeller, e insomma con la cupola
dell’NWO?
Dobbiamo davvero credere alle favole?
19.8.2013
Alfonso Luigi Marra
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mercoledì 21 agosto 2013
lunedì 19 agosto 2013
mercoledì 14 agosto 2013
ROSSO DI SERA BEL TEMPO SI SPERA? NON PIU'
Sosteniamo Rosario e Antonio Marcianò che proprio in questi giorni
sono oggetto di un vile attacco teso a screditarli, e non solo.
Uomini come Rosario e Antonio Marcianò sono un PATRIMONIO NAZIONALE
ed un esempio di coraggio, perseveranza e rigore scientifico
per TUTTI NOI.
per TUTTI NOI.
Non lasciamo che li attacchino impunemente,
attraverso montagne di menzogne.
E' vitale che tu faccia sentire ORA la tua voce in loro sostegno.
Elia Menta
martedì 13 agosto 2013
PATRIOTI CERCANSI. DUE PAROLE SULLE PROTESTE CONTRO IL MUOS
Se c'è una cosa che non dev'essere assolutamente affermata né insinuata
quando di mezzo ci sono l'America e la NATO è la seguente: che dopo
sessantotto anni di "liberazione" ci ritroviamo completamente asserviti,
da cima a fondo, e, peggio che mai, non si vuol prendere atto che nel
1943 sulle nostre coste non sbarcarono dei filantropi intenti a spargere
i semi della "libertà", bensì le avanguardie armate di quella che poi si
sarebbe tradotta in una pluridecennale occupazione politica, economica,
culturale e, appunto, militare.
Invece, com'è il caso di questi giorni in cui ha toccato il culmine la
protesta dei comitati e dei movimenti contrari al Muos, il nuovo sistema
di radar USA-NATO mediterraneo nell'area di Niscemi (CL), si assiste sì
una sacrosanta e legittima manifestazione di dissenso, ovviamente
presentata dai media come "violenta" e "pericolosa" (o addirittura
"infiltrata dalla Mafia": buona questa!), ma è completamente assente, in
mezzo a rivendicazioni d'ordine pacifista, ambientalista e quant'altro,
la necessaria cornice argomentativa che dovrebbe dare il segno di una
svolta a questo tipo di azioni che hanno interessato nel corso degli
anni i vari presidi contro il Dal Molin, Camp Darby, gli F-35 ecc.:
quella caratterizzata dall'anelito insopprimibile alla sovranità e
all'indipendenza della nostra nazione.
Ma se si tiene bene a mente com'è andata quasi settant'anni fa, e di
come si schierarono -anche a giochi fatti, con "volanti rosse" e simili-
gli antesignani di coloro che ancor'oggi sventolano, entrando nella zona
militare sottratta al nostro territorio nazionale in base a "trattati"
ed "accordi" i più assurdi e viscidi, le solite trite e ritrite bandiere
con falce e martello, non ci si può che rassegnare a veder scomparire
dall'orizzonte della protesta l'istanza sovranista.
D'altra parte, i medesimi attivisti dei centri sociali e dei gruppetti
della residuale galassia comunista, tranne rarissime eccezioni (ad
esempio i bordighisti) non hanno sviluppato alcun ripensamento in merito
al Fascismo e alla guerra persa, e sottolineo persa dall'Italia, non dal
solo Fascismo, cosicché le conseguenze di quella sciagura le stiamo
pagando tutti quanti.
Al riguardo del primo, essi non vogliono prendere atto di quello che
qualcuno un tantino più acuto politicamente di loro, Palmiro Togliatti,
dovette ammettere quando si rivolse ai "fratelli in camicia nera"
(1936), quando il Fascismo, con le sue "provvidenze" e le sue opere di
carattere economico e sociale, aveva praticamente riscosso un consenso
unanime sulla base dei fatti e non dei discorsi (o delle televisioni di
qualcuno inopinatamente additato, nel bene o nel male, a novello "ducetto"
…). Eppure si tratta per la maggior parte di studenti, che dovrebbero
appunto essersi formati su qualche libro serio e affidabile, o almeno
aver sviluppato quel sano "spirito critico" tanto decantato proprio in
ambito laico e/o marxista, in base al quale non ci si dovrebbe
abbarbicare a "dogmi" preconcetti e chiusure di sorta, in nome della
suprema "libertà" dell'individuo così come lo postula una modernità che
a costoro piace non poco.
Ma qui casca l'asino, perché da una parte il comunista è per mentalità
"internazionalista" (salvo non ammettere che i vari regimi comunisti
hanno per forza di cose sviluppato anche una politica "nazionalista", si
pensi alla Romania prima del 1989), per non dire "cosmopolita", specie
nelle sue ultime varianti (il "comunista senza Comunismo", insomma),
pertanto non è predisposto ad inorridire quando la sua patria e la sua
nazione vengono ridotte in schiavitù dallo "straniero", categoria che ha
apriorisiticamente abolito dal suo panorama intellettuale (anche per
favorire l'afflusso di "migranti"); dall'altra deve far finta di credere
che i vari regimi comunisti siano stati tutto arcobaleni e "peace&love",
quando nella concreta pratica geopolitica hanno dovuto mostrare i denti
come tutti gli altri per continuare ad esistere.
Ma se qualche saltuaria e decontestualizzata approvazione per alcuni
aspetti del Fascismo è possibile aspettarsela da qualche raro comunista
stalinista duro e puro (nessuna invece dagli "antifa" e dagli
"anarchici" che pullulano i centri sociali e dai vari arcobalenisti
fissatisi coi "diritti umani"), quando si passa a dare un giudizio sulla
guerra persa -ripeto, persa dall'Italia- non c'è speranza di vedere
all'opera alcun ragionamento degno di questo nome, così si va dalla
generica accUSA di essere entrati in una guerra -per giunta alleati col
"Male assoluto"!- dalla quale "dovevamo restare fuori" (come, di grazia,
se solo ci si dà la pena di considerare la prepotente e capillare
presenza britannica nel Mediterraneo, che tutto era tranne il "mare
nostrum"?) alla condanna senz'appello per aver mandato a morire i nostri
soldati "con le scarpe di cartone" al freddo della Russia (quando è
ormai chiarissimo che se di Alpini si trattava, quelli avrebbero dovuto
operare nel Caucaso, guarda caso anche oggi regione d'importanza
strategica vitale nel "Grande gioco").
Come che sia, non me ne vogliano i manifestanti che con le cesoie sono
andati a tagliare quello scandaloso reticolato simbolo tangibile d'ogni
iattura che colpisce la nostra gente, se in queste righe posso apparire
troppo severo con loro.
Non mi fraintendano: hanno fatto bene a 'profanare' quello che per tutti
i lacchè del "partito americano" in Italia è a tutti gli effetti un
santuario, un luogo destinato al culto della nostra sudditanza in cui si
fa il bello e il cattivo tempo alla faccia di una nazione, quella
italiana, sviata in ogni modo da una "cultura storica" ridotta a
barzelletta e dalle pantomime di cui è capace il teatrino d'una
"politica" di mezze tacche completamente eterodiretta.
Ma hanno sbagliato ad andarci coi simboli della falce e martello, con
quelli dei loro seppur meritori comitati e con ogni altra bandiera che
non fosse quella della nostra nazione. S'immagini infatti per un istante
che impressione darebbe -soprattutto a Lorsignori al di là del
reticolato- un presidio adornato da bandiere tricolori, inquadrato
secondo una schema di tipo paramilitare e dal quale si elevassero parole
d'ordine patriottiche, e si pensi invece a quali grasse risate si
staranno facendo sempre i medesimi Signori quando si vedono arrivare
sotto la rete una sgangherata, benché nutrita, masnada di "attivisti" in
abiti ed atteggiamenti più o meno "alternativi".
Certo, non si può chiedere a chicchessia di essere quello che non è, né
biasimarlo per questo, e dovremmo pure tirare le orecchie a certa
sparuta e raggirata (dai suoi ridicoli "capi") gioventù "nazionale" che
di queste cose non si occupa incessantemente come dovrebbe, ma solo di
rado e ancora meno dei suddetti -e da essa odiati- "alternativi",
preferendo perdere tempo nel folclore inventato a posteriori (che
italiano è uno che vuol somigliare, tappezzato di tatuaggi e avventore
fisso dei "pub", al peggio della subcultura londinese?) d'un passato
irripetibile, nell'assurda faida metropolitana con le "zecche",
nell'ingozzarsi di birra e salsicce e nell'invettiva antislamica,
nell'insulto a quel ministro "colorato" (intruso ed insopportabile del
resto come queste basi USA/NATO, beninteso) o, peggio, nella difesa non
richiesta d'un miliardario che di occasioni per passare alla storia ne
avrebbe avute e continua invece a prendere per i fondelli quelli che
ancora gli danno ascolto.
Purtroppo la verità è che di patrioti autentici in questo Paese non ve
ne sono. Eppure non è sempre andata così.
Che cosa faceva nei secoli passati chi contestava l'ordine vigente? Chi
intendeva liberare la sua terra dall'intrusione straniera o dai venduti
e traditori? Innalzava forse le sue particolari insegne spacciandole per
quelle sacre per tutti quanti? Nient'affatto. Lo scontro era sempre tra
chi era più degno di portare i simboli dell'autorità, appellandosi agli
"dei" unanimemente riconosciuti, e così è stato ad esempio all'epoca di
Roma, ma lo stesso discorso vale per tutti i grandi condottieri del
passato. Agire diversamente avrebbe significato il fallimento
assicurato.
In seguito, con la fine delle monarchie di diritto divino e la
penetrazione nelle coscienze dell'idea di "nazione", con la sua
'mitologia' e la sua 'liturgia', i simboli di quest'ultima sono stati
fatti propri da chi riteneva di disporre dei titoli per governare,
dimostrandolo nei fatti. In fondo anche il Fascismo, nato come fazione,
si sforzò di rappresentare tutta la nazione italiana, il che è
inconcepibile per tutte le varianti ideologiche sia liberaldemocratiche
che comuniste, che da un lato postulano un irrealizzabile "bene comune"
a partire dalla soddisfazione del benessere individuale, dall'altro,
senza tanti giri di parole, mirano ad imporre la "dittatura del
proletariato" (salvo poi sostituirle nella pratica quella dell'apparato
di partito, con la sua "ortodossia" e relative 'scomuniche' e
vacanza-premio in Siberia).
Possibile che non si riesca ad esprimere il ragionamento più lineare e
logico, e cioè che non è ammissibile, per chiunque, essere comandati da
stranieri, anche i più 'discreti' (vedete forse torme di americani in
giro?), parandosi invece con ogni tipo di giustificazione, più o meno
convincente, di tipo finanziario ed economico ("gli F-35 costano
troppo", "non producono occupazione"), tecnico ("gli F-35 sono un
bidone"), pacifista e 'resistenzialista' ("mai più guerre", "l'Italia
ripudia la guerra"), ambientalista e sanitaria ("le basi inquinano", "la
popolazione si ammala"), addirittura regionalista ("no il Muos in
Sicilia", "no il poligono di tiro in Sardegna") eccetera?
Di che cosa si ha paura, qual è il blocco psicologico irremovibile, per
non riuscire a definirsi senza remore e vergogna italiani di fronte a
chi si sa bene per quale tornaconto non molla la presa dopo
settant'anni? Certo, loro, dal loro punto di vista, fanno bene a
raccontare che sono lì per "difenderci" sempre da qualche terribile
"minaccia", ieri l'Unione Sovietica e ora "al-Qa'ida"; che siamo
"alleati" ed "eterni amici" (strana "amicizia" quella imposta
unilateralmente e caratterizzata da una lunga scia di "stragi impunite"
ed "omicidi eccellenti", per non parlare della sistematica rapina ed
affossamento della nostra economia); che "noi e loro" siamo in fondo
parte di un'unica "civiltà", quella "occidentale" (ovvero "moderni"
contro tutto il resto del mondo "rimasto indietro")… Sta nel loro gioco
raccontare e raccontarsi panzane le più demenziali ed insostenibili alla
prova della storia e della realtà quotidiana, nonché dell'antropologia
pura e semplice, finché non riusciranno (e sono a buon punto) a forgiare
anche qua -grazie a "cultura" e media soprattutto, ma anche a stili di
vita e modelli lavorativi e familiari- un tipo umano talmente alienato
che manco più percepirà chi è realmente, o meglio chi erano lui e i suoi
padri.
E così, mentre si registrano questi segnali di protesta condotti nel
segno sbagliato da persone che comunque a loro merito possono ascrivere
l'averci messo l'impegno e la faccia, l'Italia aspetta ancora un
condottiero e un manipolo di eroi che sguaini la spada della riscossa
generale, col che finirà ogni sopruso ed ogni svillaneggiamento
dell'occupante straniero, assieme ad ogni danno che quelli hanno
generato.
Enrico Galoppini (12/8/2013)
FONTE: http://fncrsi.altervista.org/Patrioti_cercansi.html
SCIE CHIMICHE ED ALTRI ARGOMENTI: LA RISPOSTA DI ANTONIO MARCIANO' AD ACHILLE PENNELLATORE
Antonio Marcianò ci
ha scritto per rispondere ad Achille Pennellatore:
“Nella sua lettera al
Direttore il Dottor Pennellatore intenderebbe suggerirmi che cosa posso o non
posso, che cosa devo o non devo insegnare. In primo luogo il Dottor
Pennellatore non ha alcun titolo per stabilire criteri didattici, contenuti e
quant'altro, inoltre egli si esprime circa le scie chimiche o chemtrails
(termine di origine militare, usato anche nello ‘Space preservation act’ (vedi
sotto) dal rappresentante statunitense Denis Kucinich, oggi per lo più
sostituito dalle diciture "geoingegneria clandestina" o
"geoingegneria illegale") ed a proposito di altri argomenti che
conosco sicuramente più di lui, grazie ad una documentazione imponente ed
inoppugnabile di cui dispongo. Quindi anche il di lui invito a non trattare
certi temi, affinché io mi rinchiuda nel recinto di un asfittico programma
scolastico, rivela incompetenza oltre che un'ingerenza nella libertà didattica.
http://www.fas.org/sgp/congress/2001/hr2977.html
Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile (con Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato), Koinè Nuove Edizioni, 1999. ISBN 88-87509-03-4.
Terrorismo internazionale. La verità nascosta, Koinè Nuove Edizioni, 2002. Vaticano. Un affare di Stato. Le infiltrazioni, l'attentato. Emanuela Orlandi, Koinè Nuove Edizioni, 2002 e 2003. ISBN 88-87509-25-5. La grande menzogna. Il ruolo del Mossad, l'enigma del Niger gate, la minaccia atomica dell'Iran, Koinè Nuove Edizioni, 2006. ISBN 88-87509-63-8. L’errore giudiziario.
Aspetti giuridici e casi pratici, Giuffré Editore, 2009. ISBN 88-14-14779-5.
Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell'inchiesta racconta, Chiarelettere, 2008. ISBN 978-88-6190-055-4.
Attentato al Papa (con Sandro Provvisionato), Chiarelettere, 2011.
La Repubblica delle stragi impunite. I documenti inediti dei fatti di sangue che hanno sconvolto il nostro Paese, Newton Compton, 2012. ISBN 88-541-4101-8
I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia. Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera, New Compton, 2013. ISBN 978-88-541-5358-5”.
Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile (con Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato), Koinè Nuove Edizioni, 1999. ISBN 88-87509-03-4.
Terrorismo internazionale. La verità nascosta, Koinè Nuove Edizioni, 2002. Vaticano. Un affare di Stato. Le infiltrazioni, l'attentato. Emanuela Orlandi, Koinè Nuove Edizioni, 2002 e 2003. ISBN 88-87509-25-5. La grande menzogna. Il ruolo del Mossad, l'enigma del Niger gate, la minaccia atomica dell'Iran, Koinè Nuove Edizioni, 2006. ISBN 88-87509-63-8. L’errore giudiziario.
Aspetti giuridici e casi pratici, Giuffré Editore, 2009. ISBN 88-14-14779-5.
Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell'inchiesta racconta, Chiarelettere, 2008. ISBN 978-88-6190-055-4.
Attentato al Papa (con Sandro Provvisionato), Chiarelettere, 2011.
La Repubblica delle stragi impunite. I documenti inediti dei fatti di sangue che hanno sconvolto il nostro Paese, Newton Compton, 2012. ISBN 88-541-4101-8
I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia. Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera, New Compton, 2013. ISBN 978-88-541-5358-5”.
“Dovrà poi
compenetrare i libri e gli articoli di scienziati, esperti e ricercatori,
indagini inerenti alla Geoingegneria clandestina, prima di azzardare ipotesi
sulle scie di ‘condensazione’ che esistono in quanto fenomeno fisico rarissimo
e soprattetto come mistificante copertura militar-industriale di una realtà ben
diversa che il Dottor Pennellatore ben conosce, anche se finge, come molti
altri, di ignorare. Quanto di seguito segnalo è comunque a mala pena il cinque
per cento della documentazione scientifica in mio possesso.
scienzamarcia.altervista.org/dossier.html www.tankerenemy.com/2013/04/smart-dust-una-griglia-di-controllo.html
www.tankerenemy.com/2013/07/il-futuro-secondo-la-nasa.html
www.tankerenemy.com/2013/07/il-futuro-secondo-la-nasa
--e-gia-qui.html www.tanker-enemy.com/PDF/SCIE-CHIMICHE_Confutazioni_alle_FAQ_del_CICAP.pdf
www.tankerenemy.com/2008/06/le-prove.html www.tankerenemy.com/2013/01/un-documento-ufficiale-risalente-al.html
www.scribd.com/doc/8284646/Piano-dettaglio-Accordo-Italia-Usa-Sul-ClimaPiano
www.tankerenemy.com/2008/04/laeronautica-militare-ti-vuole-lov.html
www.tankerenemy.com/2008/02/la-guerra-ambientale-esiste-ne-parla_25.html
www.tankerenemy.com/2012/12/un-documento-governativo-del-1958.html
www.tankerenemy.com/2013/01/un-documento-ufficiale-risalente-al.html
www.scribd.com/doc/8284646/Piano-dettaglio-Accordo-Italia-Usa-Sul-Clima
Sfido dunque il Dottor Pennellatore a dimostrare il contrario, dopo aver per lo
meno studiato i seguenti dossier e si cimenti anche nel tentativo di dimostrare
che i fatti di Palazzo Chigi si svolsero diversamente da come sono ricostruiti
qui. straker-61.blogspot.com/2013/05/attentato-davanti-palazzo-chigi-un.html
straker-61.blogspot.com/2013/05/attentato-davanti-palazzo-chigi-un.html
Carlo Alessi
FONTE: http://www.sanremonews.it/2013/08/12/leggi-notizia/argomenti/al-direttore-1/articolo/scie-chimiche-ed-altri-argomenti-la-risposta-di-antonio-marciano-ad-achille-pennellatore.html#.Ugnnvj8ed0V
sabato 10 agosto 2013
LA CAUSA E LA MATERIA
I nostri
Stoici, ti è ben noto, sostengono che in natura ci sono due elementi da cui
deriva tutto, la causa e la materia. La materia giace inerte, una cosa pronta a
ogni trasformazione, ma destinata alla stasi se nessuno la muove; la causa,
invece, cioè la ragione, plasma la materia, la modifica come vuole e ne ricava
opere diverse. Deve esserci quindi un elemento di cui una cosa è fatta e uno da
cui è fatta: materia e causa. 3 Ogni arte è imitazione della natura; perciò
quello che dicevo dell'universo trasferiscilo al campo operativo umano. Una
statua ha avuto e la materia a disposizione dell'artista e l'artista che ha
dato una forma alla materia; dunque nella statua la materia è stata il bronzo,
la causa lo scultore. Identico è il modo di essere di tutte le cose: risultano
dalla somma di ciò che subisce l'azione e di ciò che agisce.
4 Per gli Stoici la causa è una sola,
precisamente ciò che agisce. Aristotele ritiene che la causa si articoli in tre
modi: "La prima causa," dice, "è proprio la materia, senza la
quale non può essere creato nulla; la seconda l'artefice; la terza è la forma,
che viene imposta alle singole opere come alla statua." Aristotele la
chiama idos. "A queste se ne aggiunge una quarta, il fine dell'intera
opera." 5 Mi spiego meglio. La prima causa della statua è il bronzo;
poiché la statua non avrebbe mai potuto venire alla luce se non fosse esistita
la materia da cui essere fusa o ricavata. La seconda causa è l'artefice: il
bronzo non avrebbe potuto configurarsi in una statua, se non fossero
intervenute mani esperte. La terza causa è la forma: la statua non si
chiamerebbe "Doriforo" o "Diadumeno" se non le fosse stato
conferito quell'aspetto. La quarta causa è il fine, senza il quale la statua
non sarebbe stata plasmata. 6 Cos'è il fine? La spinta che ha sollecitato
l'artefice e a cui egli ha obbedito per creare la sua opera: può essere il
denaro, se ha lavorato per vendere; o la gloria, se ha faticato per farsi un
nome; o la devozione religiosa, se ha preparato un dono per un tempio. Quindi
c'è anche questa tra le cause motivanti: o ti rifiuti di includere tra le cause
di una opera anche quell'elemento senza il quale non sarebbe stata fatta?
7 A queste Platone ne aggiunge una
quinta, il modello, che egli chiama idea; guardando a esso l'artista ha
realizzato quanto si proponeva. È assolutamente secondario se tale modello sia
esterno, visivo, o se sia interno, concettuale e precostituito. Dio ha dentro
di sé i modelli di tutti gli esseri e ha abbracciato con la mente le misure e i
modi di tutto il creabile; egli è pieno di questi modelli che Platone chiama
idee immortali, immutabili, instancabili. Gli uomini muoiono, ma l'umanità su
cui l'uomo è modellato, continua a esistere; e mentre gli uomini si affannano e
scompaiono, essa non subisce nessuna perdita. 8 Cinque sono, dunque, le cause,
come dice Platone: ciò da cui (materia), ciò dal quale (agente), ciò in cui
(forma), ciò a cui (idea), ciò per cui (fine). In ultimo c'è il risultato che
ne scaturisce. Nella statua (visto che siamo partiti da questo esempio) la
materia è il bronzo, l'agente è lo scultore, la forma è la figura che le viene
data, l'idea è il modello imitato dallo scultore, il fine è la ragione di chi
agisce, il risultato è la statua stessa. 9 Anche l'universo, secondo Platone,
presenta tutte queste componenti: l'artefice, cioè dio; il sostrato, cioè la
materia; la forma, cioè l'aspetto e l'ordine del mondo che abbiamo sotto gli
occhi; il modello, su cui dio ha creato un'opera tanto bella e grandiosa; il
fine per cui l'ha creata. 10 Mi chiedi che cosa ha mosso dio? La bontà. Dice
Platone: "Per quale motivo dio ha creato il mondo? Egli è buono e se uno è
buono non è geloso di nessun bene; di conseguenza l'ha creato nel miglior modo
possibile."
Pronuncia nella tua veste di giudice
la sentenza e dichiara chi secondo te sostiene la tesi più verisimile, non
quella vera in assoluto; ciò è al di sopra di noi quanto la verità stessa.
11 Questa massa di cause enunciate da
Platone e Aristotele pecca per eccesso o per difetto. Per difetto, se essi
ritengono causa efficiente qualunque elemento senza il quale non può farsi
niente. Tra le cause devono mettere il tempo: niente può farsi senza il tempo.
Lo spazio: se manca il luogo dove una cosa può avvenire, non avverrà neppure.
Il moto: senza di esso niente nasce o muore; senza il moto non c'è nessuna
attività, nessun mutamento. 12 Ma noi ora cerchiamo la causa prima e
universale. Deve essere semplice, poiché anche la materia è semplice. La
domanda è: qual è la causa? Ovviamente la ragione creatrice, cioè dio; tutte
quelle che hai riferito non sono molteplici e singole cause, ma dipendono tutte
da una sola, da quella efficiente. 13 Dici che la forma è una causa? È
l'artista che la imprime all'opera: dunque, è una parte della causa, non la
causa. Anche il modello non è una causa, ma un mezzo indispensabile alla causa.
Il modello è indispensabile all'artista come lo scalpello, come la lima: senza
di essi l'arte non può procedere e tuttavia non sono parti o cause dell'arte.
14 "Il fine," si dice, "per cui l'artista si accinge a fare
qualcosa è una causa." Sarà una causa, ma accessoria, non efficiente. Le
cause accessorie sono innumerevoli: noi cerchiamo la causa universale.
Platone e Aristotele venendo meno al loro consueto acume hanno affermato che
l'intero universo, in quanto opera perfetta, è una causa; ma c'è una grande
differenza fra l'opera e la causa dell'opera.
15 A questo
punto pronunciati, oppure - in casi simili è più facile - di' che la faccenda
non è chiara e aggiorna la discussione. "Che gusto ci provi,"
potresti dire, "a passare il tempo in codeste dispute che non ti liberano
di nessuna passione, non allontanano nessun desiderio?" Generalmente mi
occupo di quegli argomenti più degni che acquietano l'anima, e prima studio me
stesso, poi questo mondo. 16 Ma nemmeno ora perdo tempo, come pensi tu; tutte
queste discussioni, se non si spezzettano e non si disperdono in inutili
sottigliezze, sollevano e alleviano l'anima che, oppressa da un grave fardello,
desidera liberarsene e ritornare alle sue origini. Il corpo è il fardello e la
pena dell'anima: sotto il suo peso l'anima è oppressa, in catene, se non
interviene la filosofia e non la induce a riprendere fiato di fronte allo
spettacolo della natura e la allontana dalle cose terrene verso quelle divine.
Questa è la sua libertà, questa la sua evasione; si sottrae al carcere in cui è
prigioniera e si rigenera nel cielo. 17 Come gli artigiani, quando fanno un lavoro
di precisione e di attenzione che stanca la vista, se hanno un lume debole e
incerto, escono tra la gente e ristorano gli occhi in piena luce in qualche
luogo destinato al pubblico svago; così l'anima chiusa in questa triste e buia
dimora, tutte le volte che può esce all'aperto e si riposa nella contemplazione
della natura. 18 Il saggio e chi coltiva la saggezza sono vincolati
strettamente al proprio corpo, ma la parte migliore di se stessi è lontana e
rivolge i propri pensieri a cose elevate. Come un soldato che ha prestato
giuramento, egli considera la vita un servizio militare; e la sua formazione è
tale che non ama la vita e non la odia, e si adatta al suo destino mortale pur
sapendo che lo aspetta un destino migliore. 19 Mi proibisci l'osservazione
della natura e mi allontani dal tutto, limitandomi alla parte? Non cercherò
quali siano i principî dell'universo? Chi ha dato forma alle cose? Chi ha
separato l'insieme degli elementi immersi in un tutt'uno e avviluppati in una
materia inerte? Non cercherò chi è l'artefice di questo mondo? Per quale
disegno tanta grandezza è arrivata a una legge e a un ordine? Chi ha raccolto
gli elementi sparsi, ha distinto quelli confusi, ha dato un'identità a ciò che
giaceva in un'unica massa informe? Da dove si diffonde tanto fulgore di luce?
Se è fuoco o qualcosa più splendente del fuoco? 20 Non ricercherò tutto questo?
Non conoscerò la mia origine? Se è destino che io veda una sola volta questo
mondo o che rinasca più volte? Dove andrò allontanandomi da qui? Quale sede
attende l'anima libera dalle leggi dell'umana schiavitù? Mi proibisci di essere
partecipe del cielo, ossia mi imponi di vivere a testa bassa? 21 Sono troppo
grande e nato per un destino troppo alto per essere schiavo del mio corpo: lo
vedo unicamente come una catena che limita la mia libertà; lo oppongo alla
sorte, perché vi si arresti contro e non permetto che nessun colpo,
trapassandolo, arrivi a me. Il corpo è la sola parte di me che può subire
danno: in questa fragile dimora risiede un'anima libera. 22 Mai questa carne mi
indurrà alla paura, mai alla simulazione, indegna di un uomo onesto; non
mentirò mai per riguardo a questo corpiciattolo. Quando mi sembrerà opportuno,
romperò ogni rapporto con esso; ma anche ora, finché siamo uniti, non saremo soci
alla pari: l'anima reclamerà per sé ogni diritto. Il disprezzo del proprio
corpo è garanzia di libertà.
23
Per ritornare al nostro tema, a questa libertà servirà molto anche quella
osservazione della natura di cui parlavamo or ora; tutto è formato appunto di
materia e di dio. Dio regola gli esseri che, sparsi tutt'intorno, seguono colui
che li governa e li guida. Chi agisce, cioè dio, è più potente e prezioso della
materia, la quale subisce l'azione di dio. 24 La posizione che dio occupa
nell'universo, l'anima la occupa nell'uomo; in noi il corpo rappresenta quello
che là rappresenta la materia. Le cose inferiori siano sottomesse a quelle
superiori; siamo forti contro la sorte; non temiamo le offese, le ferite, il
carcere, la povertà. Cos'è la morte? O la fine o un passaggio. E io non temo di
finire (è lo stesso che non aver cominciato) e nemmeno di passare; in nessun
luogo avrò confini tanto ristretti. Stammi bene.
Tratto da Lettere morali a Lucilio - Seneca
venerdì 9 agosto 2013
giovedì 8 agosto 2013
mercoledì 7 agosto 2013
DUE ANNI
Il 3 agosto perchiunquehacompreso ha compiuto due anni. Si attendono tempi migliori per i festeggiamenti.
Nel frattempo mi godo alcuni "alleggerimenti":
1. Qualche amico si è volatilizzato (ma segue, di nascosto, il blog);
2. Molti clienti mi han girato le spalle. Temono chissà cosa, come se il pericolo arrivasse da chi lo comunica e non da chi lo cagiona. Valli a capire.
Elia Menta
ANONIMI SAPIENTONI
Anonimo07 agosto 2013 11:36
Sei tu che non hai la conoscenza di niente, il Cristianesimo è una grossa mistificazione,sei tu che non capisci un CAZZO! DORMI PECORONE DORMI!
La Cristianità è un adattamento del Mitraismo unito con i principii Druidici dei Caldei, qualche elemento Egizio (il libro pre-Cristiano della Rivelazione era originariamente chiamato I Misteri di Osiride e Iside), fiosofia Greca e vari aspetti dell'Induismo.
Gesù Cristo= 666.
666 è il numero del Sole e del chakra solare (Swastika). Il lato esoterico-astrologico del cristianesimo vede in Gesù una divinità solare!
Melchisedec era Lord Krishna, e che Gesù è l'incarnazione di Krishna (Melchisedek).Poiché Krishna non è nato da uomo, non era in realtà il padre terreno di Brahma e Mahesh. Pertanto, egli stesso era il protettore (Tara) di Brahma. In sanscrito, Tara significa "Salvatore, protettore"
Moltissime persone non parlerebbero di Dio, e neppure lo bestemmierebbero, se tanta gente non facesse di tutto per dargliene uno.
L’abolizione della religione come felicità illusoria del popolo è necessaria per la sua felicità reale.
cit. Karl Marx
La Cristianità è un adattamento del Mitraismo unito con i principii Druidici dei Caldei, qualche elemento Egizio (il libro pre-Cristiano della Rivelazione era originariamente chiamato I Misteri di Osiride e Iside), fiosofia Greca e vari aspetti dell'Induismo.
Gesù Cristo= 666.
666 è il numero del Sole e del chakra solare (Swastika). Il lato esoterico-astrologico del cristianesimo vede in Gesù una divinità solare!
Melchisedec era Lord Krishna, e che Gesù è l'incarnazione di Krishna (Melchisedek).Poiché Krishna non è nato da uomo, non era in realtà il padre terreno di Brahma e Mahesh. Pertanto, egli stesso era il protettore (Tara) di Brahma. In sanscrito, Tara significa "Salvatore, protettore"
Moltissime persone non parlerebbero di Dio, e neppure lo bestemmierebbero, se tanta gente non facesse di tutto per dargliene uno.
L’abolizione della religione come felicità illusoria del popolo è necessaria per la sua felicità reale.
cit. Karl Marx
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Commenti al post
LE TEORIE DI MAURO BIGLINO E CORRADO MALANGA.
Questo sapientone, che tutto ha compreso (beato lui), potrebbe farmi la cortesia di firmarsi? Possibilmente col SUO VERO NOME E COGNOME? Gli anonimi mi hanno sfracassato i maroni! Chi non si firma bene farebbe a non dare lezioni, anzi bene farebbe a prenderne di lezioni, quantomeno lezioni su cosa significa SENSO DI RESPONSABILITA'.
Degli anonimi ho le balle piene!
(Questo signore ha lasciato anche altri commenti: stesso tono, stessa sapienza!)
Elia Menta
P.S.: ma questo sapientone lo sa chi REALMENTE era Karl Marx?
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non si tiene in conto l'importanza che ha avuto l'etica e la morale cristiana per lo sviluppo della civiltà e proprio l'abbandono progressivo di questa religione sta portando gli uomini nelle braccia degeneri del NWO
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Che razza di orrore scrivi? Ma tu ti rendi conto in nome di quali ORRORI e GENOCODI e' stata edificata la cristianeità? UNA MENZOGNA COLOSSALE, potere politico applicato alle anime. MA SVEGLIATEVI CHE DI CRISTO NON AVETE ANCORA CAPITO UN CAZZO...
Il cristianesimo è MORTO nel momento in cui sono stati massacrati in massa gli ESSENI.... siete una massa di idioti e meritate quello che vi stanno facendo perchè troppo stupidi per svegliarvi. Dormite,dormite... tanto domani è già accaduto.