“A parte le ingiustizie storiche, si delinea
anche oggi, talvolta, il tipo umano tendente al supernormale: è il terzo tipo di uomo, come
vedemmo. Esso è un tipo
di personalità che
rappresenta per maturità di
istinti, raffinatezza morale, superiore intellettualità, l’acquisizione delle qualità più utili alla convivenza sociale, costitutive dell’edificio delle virtù, la formazione realizzata del tipo e a cui l’umanità tende nel suo sviluppo. Intelligenza, dinamismo, una squisita sensibilità e percezione del bello e del buono, una
rettitudine in cui sono fissati i più alti ideali di onestà e altruismo, che sono indice del grado di evoluzione:
una superiore attitudine a cementare la compagine sociale e a funzionare nell’organismo
collettivo; tutti segni di nobiltà di razza, di un’aristocrazia di spirito.
Ma vi è ad un tempo una sensibilizzazione dolorifica che rivela
la fatica di nuovi adattamenti, il tormento di un essere che geme sotto il peso
di violenti spostamenti biologici, la ribellione di un funzionamento organico
non abituato che non sa piegarsi alle esigenze che uno psichismo preponderante
impone, nell’improvvisa dilatazione delle sue potenzialità. Se oggi esso appare un
debole, esso accumula in sé qualità e poteri spirituali che lo ammetteranno un giorno tra i
futuri dominatori del mondo, mentre ai normali, agli equilibrati nel ciclo
delle funzioni animali, resterà per naturale selezione la funzione di servi. Se egli
presenta una tendenza a nevrastenizzarsi, è temperamento di avanguardia che si assume il rischio
della preparazione delle verità future ed adempie ad una grande funzione nell’equilibrio
della vita. Se nella sua stessa emotività e affettività troppo intensa, nell’esaltazione di intelligenza e di
sensibilità, nella
morale squisita vi è qualcosa di ultraraffinato – come di razza aristocratica
che, per essere troppo matura, agonizzi e muoia – socialmente esso è un fermento prezioso di
sensibilità e attività, una scintilla di vita in mezzo ad una lassa di mediocri
in cui l’inerzia predomina e la vita non sa che mantenersi e riprodursi chiusa
nel ciclo delle sue funzioni animali. E questi esseri delicati furono e sono
costretti a vivere nel mondo di tutti; quella paurosa scossa può riservare per essi la lotta che il tipo comune, spoglio di
scrupoli e di sensibilità, può condurre così brutalmente! Essi sono generosi ed onesti, non sanno
prostituire l’animo ogni giorno per il vantaggio immediato, vivono di quello
che il mondo vedrà tra millenni e cara pagano la propria superiorità. Il dolore, via delle grandi ascensioni, è il loro più stretto compagno. In essi la natura umana che muore per
dar vita allo psichismo superumano, soffre il tormento dell’agonia e con
una affettuosità intensa,
incomprensibile ai normali, implora disperatamente aiuto
per non morire. Il mondoride, ma fu già bollato dalla parola del Grande fra i
grandi: “Padre, perdona loro perché non sanno quel che si fanno”; l’uomo
giudicato incosciente, triste retaggio la normalità. E tanto più grande è lospirito, più forte lo sa battere il dolore per la sua ascensione.
E’ legge di natura che le grandi creazioni siano figlie di
grandi dolori, che il processo delle creazioni biologiche che è il più fecondo, sia il più laborioso, il più denso di fatiche; e quale più forte lavoro che il vincere l’inerzia
biologica e superare nell’atavismo la spinta di forze millenarie.
E’ ben grave, per chi vive in questo mondo e
di questi lavori, il dover aggiungere alla lotta esteriore di tutti, la
tensione di queste grandi guerre interiori e il contenere al centro di sé invece di un cervello alleato ed amico che aiuti nella conquista materiale, un
cervello che ha mete diverse, non asseconda ma aggredisce la vita, ne trasforma
il lavoro, ne complica gli ostacoli, aumenta la sofferenza, aggiunge alle
difficoltà del
mondo esteriore il peso enorme del dramma interiore, già sufficiente da solo a schiacciare un uomo.
Quale tremendo problema diverrà siffatta, sospesa tra la lotta interna e quella esterna,
ambedue senza tregua? Lo spostamento delle aspirazioni umane e il rovesciamento
dei comuni valori isola e percuote, la realtà sensoria insulta il sacrificio, il presente non vuole
morire per il domani, il corpo per lo spirito, il tangibile per
l’imponderabile. E’ grande fatica lo spostamento dell’asse della vita e la
rivalorizzazione di sé ad un più alto livello, la costruzione di un’anima nuova. A
questo essere la scienza dice: psicopatico. Vi è senza dubbio una nevrosi patologica a sindrome clinica
più o
meno evidente in cui si trova appunto esaltato il tono del dolore e di
sensibilità; ma
troppo spesso la scienza ha voluto ricondurre a questo una quantità di fenomeni che appartengono al gue), e
certe meravigliose rivalse della natura che sublima lo spirito e pone un
giganteggiare di manifestazioni intellettuali nel cuore di una psiche tormentosa.
Ha svalutato così un
tipo umano che può aver
una funzione nell’economia sociale; con questa incomprensione la scienza ha
capovolto il suo compito, che è quello
di valorizzare le forze della vita. Grande responsabilità per chi parla con autorità dalla cattedra, e non saper vedere queste più alte fasi dell’evoluzione biologica pur
tanto strenuamente difesa, l’aver compreso questo che è pur un frammento di verità, solo per abbassare lo spirito al livello del corpo, non per elevare l’uomo
a dignità spirituale. E’ ora che questo organismo di intellettuali e di
conoscenza che si chiama scienza, se vuol essere scienza, assuma la guida
cosciente di questo grande fenomeno che è l’evoluzione; invece di perdersi in sterili
rivalità di dominio, assuma la
direzione della selezione umana, educhi l’uomo ad una
coscienza eugenetica, creando la qualità prima della quantità; assurga alla direzione
intelligente delle forze naturali in cui è la premessa della felicità dell’individuo e della
razza. Imparate la vita come una spirituale immigrazione
dall’Aldilà.
Purgando l’ambiente spirituale la Terra diverrà automaticamente inabitabile
per gli esseri involuti, i destini più atroci resteranno spontaneamente nei mondi
inferiori. E’ necessaria una profilassi morale contro tutti ciò che è collettivamente antivitale. Solamente una coscienza dei
lontanissimi vantaggi di razza, un altruismo ponderato e cosciente,
possono assottigliare progressivamente la patogenesi che nessuna terapeutica a
posteriori potrà correggere. Se il dolore può essere redenzione non per questo se ne devono seminare
le cause. La scienza conquisti il concetto scientifico di virtù, se ne abbellisca e ad un
tempo ne delinei la figura razionale. E quando il supertipo biologico appare
sporadicamente, non lo consideri elemento
antivitale, ma ne aiuti il trasformismo; tenda una mano benevola ad esseri che
soffrono e lottano soli, per la creazione di una razza nuova. Valorizzi queste
risorse che possono essere della più grande importanza per il progressivo addomesticamento
della bestia umana quando non bastano le religioni e leggi a toglierle la
ferocia. La classe di coloro che pensano, in tutti i campi, ha il dovere della
guida del mondo, il dovere di adempiere alla propria funzione di centrale psichica
dell’organismo collettivo, il dovere di farsi interprete della Legge e di
indicare la via, perché la
società ed i suoi dirigenti sappiano
e seguano.
Se non si seconderà
l’esplosione delle passioni che portano bene, fede coraggio, se non si comprenderà chi
guida l’uomo nell’aspra via delle sue ascensioni, se non
si accetterà tutto
ciò che cementa la convivenza
sociale, che cosa farete in nome della civiltà e del progresso, perché gli ideali non restino
sogni?”
Pietro Ubaldi
(tratto da La Grande Sintesi, Ed.
Mediterranee)
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Aver pubblicato questo scritto di Pietro Ubaldi non significa condividerne il pensiero.
Elia Menta
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Aver pubblicato questo scritto di Pietro Ubaldi non significa condividerne il pensiero.
Elia Menta
Ciò che spesso unisce i geni è la ricorsività. Il moltiplicarsi dell’immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli è una tipica situazione ricorsiva. Effetto ottico che i geni, in vari modi, ricreano nelle loro opere. Situazione propizia dal punto di vista intellettuale ma pericolosa dal punto di vista psicologico. La ricorsività è legata all’intelligenza, e si ritrova nelle sue manifestazioni, ma anche in quella della pazzia lieve, non nella schizofrenia, che può avere come concausa i doppi legami di Bateson, che un qualche legame con la ricorsività c'è l'hanno. Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti ebbero un genio simile e simile fu anche il loro volto nella maturità. La Sindone testimonia che anche Gesù e Leonardo avevano un volto simile. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. "Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo". Grazie.
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