Tanto rumore per la condanna di B. Minacce di guerra civile. Il Paese
“spaccato”. Ma, al di là del rumore e del colore, che influenza ha avuto B. sul
percorso reale del Paese? Nessuna: la sua azione non ha spostato di un
grado l'Italia dalla sua rotta di deindustrializzazione, indebitamento,
impoverimento, declassamento, assoggettamento a potenze e capitali stranieri. E
l'azione dei suoi rivali? Idem!
B. prometteva rivoluzione liberale, Stato di diritto, riforma della
giustizia, efficientamento del paese, e ha mancato in tutto.
Del resto, un paese pervaso storicamente da mentalità non liberali
(socialismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo), come poteva divenire liberale?
Vediamo che, invece, la partecipazione politica tende a scadere in forme di
irrazionalità più rozze, cioè dall'ideologismo al tribalismo incentrato su capi
carismatici e affiliazioni identitarie. Un paese storicamente assuefatto
a che la legge sia usata dal potere secondo la sua convenienza, ed elusa quando
possibile da chi non ha potere, come potrebbe cambiare per decreto? Un paese
storicamente abituato a un potere che si compera il consenso col clientelismo
nella spesa pubblica e nel pubblico impiego, come potrebbe divenire efficiente
in qualche anno e per azione di forze interne ad esso? La storia, il passato, i
costumi consolidati, le formae mentis tradizionali, sono tutte cose molto reali
e molto solide.
Ma anche le altre forze politiche e le altre ideologie hanno avuto influenza
nulla sulla rotta del Paese descritta sopra.
La sinistra prometteva più sicurezza sociale, più lavoro, più equità nei
redditi, più servizi pubblici, e abbiamo avuto esattamente il contrario.
Bossi prometteva l'indipendenza della Padania o perlomeno il federalismo,
nonché controllo dell'immigrazione, e abbiamo avuto più centralismo, romano ed
europeo, e più immigrazione selvaggia.
Il prof. Monti prometteva il salvataggio dell'economia mediante le sue
grandi capacità tecniche: si è rivelato un tecnico dell'autoaffondamento,
precipitando il Paese nell'avvitamento fiscale e nel pessimismo più
distruttivo.
Letta, con la sua enorme maggioranza parlamentare, doveva fare grandi cose a
tambur battente, sempre per salvare il Paese, e semplicemente rinvia le
decisioni e sta ad aspettare mentre il Paese brucia.
L'europeismo e l'Euro promettevano solidarietà, stabilità, risanamento,
crescita, convergenza economica e unificazione politica, e hanno dato il
contrario: avvitamento recessivo, sovraindebitamento, miseria, sopraffazione
tedesca, divergenza delle economie, contrapposizione di interessi.
Mercatismo, globalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione promettevano
sviluppo economico, equità, razionale distribuzione delle risorse e dei
redditi, stabilità, e abbiamo avuto il contrario: instabilità, crisi
strutturale, depressione, concentrazione dei redditi e dei poteri in mano a
pochi monopolisti, disoccupazione, dilagare della povertà in tutto il mondo.
Il partito dei magistrati prometteva di debellare la corruzione e la mafia,
e ora abbiamo più corruzione più mafia; la cessione dei gioielli nazionali e
dei poteri politici al capitale finanziario straniero è stata nascosta col
polverone mediatico-emozionale di Mani Pulite (“Di Pietro facci sognare”), e
l'eliminazione col mezzo giudiziario dei partiti popolari diversi dal PCI e dai
suoi succedanei metamorfici è servita non a fare pulizia, ma a togliere di
mezzo le forze politiche radicate nella gente e che potevano opporsi alle logiche
della finanza predatrice.
A quest'ultima neppure B. si è veramente opposto, perché ha votato tutti i
provvedimenti normativi da essa voluti, limitandosi a cercare di inserirsi qua
e là più per conquistare un ruolo personale che per cambiare un tracciato non
negoziabile. La sua maggiore influenza è stata proprio quella di aiutare a
nascondere quelle logiche e quelle strategie all'opinione pubblica, mentre
venivano portate avanti, mentre veniva creato un sistema monetario europeo
volutamente sbagliato e che avrebbe prodotto ciò che ora stiamo subendo. A
nasconderle dietro una rappresentazione teatrale in cui la gente, compreso il
ceto imprenditoriale, veniva coinvolta nella finzione che la realtà, che ciò
che contava, fosse la lotta di B. liberale contro il comunismo e i magistrati
comunisti, ovvero della democrazia e della legalità contro B. caimano e
delinquente professionale.
Potevano andare diversamente, le cose, in Italia? Poteva una qualche
forza nazionale cambiare il corso della storia di questo Paese? Potevano
riformarlo, risanarlo, rilanciarlo, ammodernarlo, queste forze politiche e
giudiziarie? No, non ne avevano la possibilità, perché il potere effettivo su
questo Paese, gli strumenti di politica macroeconomica dello Stato, erano stati
ceduti precedentemente, cioè nel 1981-83 con la sapiente riforma monetaria
Draghi-Andreatta (privatizzazione della gestione della Banca d'Italia,
rifinanziamento del debito pubblico affidato ai mercati speculativi,
conseguente raddoppio del debito sul pil in pochi anni, destabilizzazione
finanziaria); e poi, irreversibilmente, con gli accordi sul panfilo Britannia
nel 1992, Maastricht, l'Euro. Da allora, il timone dell'Italia non è più in
Italia, il comandante vero sta all'estero, e dall'estero ultimamente decide
anche i governi italiani. Ogni promessa di cambiare il Paese, fatta da partiti
nazionali, è pura millanteria, regolarmente smentita dai fatti. L'alternanza al
potere sposta al più, da una parta all'altra, le opportunità di affari con lo
Stato e il carico fiscale. Cioè ha influenza solo sulla spartizione. Ai fini
propriamente politici, votare è ininfluente.
Adesso tocca a Grillo e alle sue, di promesse. Grillo le canta sull'ultima
spiaggia, oramai al tramonto di questo Paese, ormai privato dei caratteri della
statehood (Eigenstaatlichkeit), e ridotto a un governatorato. Cambiare
l'Italia, semplicemente non glielo permetteranno, i fratelli maggiori europei.
Per farlo, dovrebbe rompere e scontrarsi con una struttura internazionale da
cui l'Italia è in dipendente per materie prime ed esportazioni. Senza contare
che l'Italia è un paese occupato militarmente dagli USA con decine di loro basi
militari sul territorio.
Ecco, gli USA, solo gli USA, con l'appoggio intra-europeo di Londra,
potrebbero mettere Grillo in condizioni di farlo, ammesso che riesca ad adunare
adeguate forze popolari, magari alleandosi ad altri movimenti antisistema.
OK, allora domani (?) si cambia il Paese. Ma qual è il modello? Come farlo
funzionare? Questo non lo sanno nemmeno a Washington, temo.
04.08.13 Marco Della Luna
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi un tuo commento: