IL PAESE SCEGLIE LA DITTATURA: ampio consenso trasversale si
raccoglie intorno alla riforma del potere contenuta nel combinato
NuovoSenato-Italicum. Bisogna prendere atto della realtà: l'Italia, nel suo
complesso, vuole, con volontà costituente, un capo forte e unico, che
controlli anche gli organismi di controllo. Dà più fiducia alla persona che
alle regole. Così sia. E che tecnicamente sia una dittatura vera e propria,
non vi è dubbio, come spiegherò.
CONCILIARE RAPPRESENTANZA, GARANZIE E GOVERNABILITA: questi
obiettivi erano perfettamente conciliabili adottando un bicameralismo
differenziato, così:
a) Fiducia
e legislazione ordinaria (governabilità): competono alla Camera eletta (ogni 4
anni) con sistema maggioritario e che può essere sciolta prima della scadenza
come ora.
b) Leggi
e riforme costituzionali, elezioni di capo dello Stato, giudici costituzionali,
membri del CSM, authorities: competono al Senato eletto (ogni 6
anni) senza sbarramenti e proporzionalmente, in modo da rappresentare
tutto il corpo votante, e non lasciare fuori milioni di elettori come farebbe
l'Italicum"; non può essere sciolto prima della scadenza.
NON LO SI E' FATTO PERCHE' L'OBIETTIVO E' UN ALTRO: la
dittatura della partitocrazia, ossia la combinazione di concentrazione dei
poteri nelle mani del segretario del partito di maggioranza relativa con la
soppressione dei controlli sull'operato dei politici, della partitocrazia -
soppressione ottenuta col fatto che il segretario del partito di maggioranza
relativa nomina o fa nominare non solo i parlamentari, ma anche gli
organi di controllo e di garanzia, compreso il capo dello Stato, e
condiziona direttamente il potere giudiziario. E può cambiare la Costituzione.
Non è un ragime garantista, perché il leader politico controlla gli organi di
garanzia e controllo e non ha più checks and balances. Non è nemmeno una
democrazia, perché i parlamentari sono nominati e perché si può ottenere
la maggioranza assoluta, quindi pieni poteri, anche con un mero 20%
dei voti, che può essere pari al 10% dell'elettorato.
VI E' UN MALINTESO SULLA DITTATURA: La gente può dare consenso
alla riforma dittatoriale in corso pensando razionalmente che
sia giusto, che sia una speranza, se un giovane premier si prende tutto il
potere, perché altrimenti nessuno avrà la forza di scalzare i parassitismi, il
vecchiume, i blocchi di interesse, etc. Solo che i leaders diventano tali (e vincono le primarie,
quando ci sono) essenzialmente per effetto di accordi affaristici di
spartizione delle risorse pubbliche e di quelle private (tasse, patrimoniale)- accordi sia interni
al partito, che con forze esterne al partito (dalla Chiesa alle grandi imprese
alle banche alle assicurazioni alle mafie), che con interessi esterni al
Paese (banchieri franco-tedeschi, governo USA).
Quindi la dittatura in preparazione non sarà la dittatura del
nuovo e del giovane, ma della partitocrazia e degli interessi discutibili
e spesso antinazionali. Il renzismo è l'aggiornamento della
partitocrazia, non la sua. Se non fosse così, non accorrerebbero tutti ad
aiutare il vincitore, da Sel al M5S, passando per neocentrodestristi e
forzisti, politicanti veterani e novellini.
Chi gestirà il premier, gestirà il Paese intero.
Ricordo che cos'è la politica italiana degli ultimi anni: la
spartizione delle risorse (aziende, risparmi, capitali, redditi...) tra la
partitocrazia (infatti tutti i partiti salgono sul carro di Renzi per
partecipare al banchetto) e i poteri forti della finanza soprattutto
straniera. La dittatura, il super-premier, servono a loro, a garantire la
rendita al capitale finanziario imporudittivo e devastante, a spesa dei
cittadini. Credo che le manovre di autunno, indispensabili visto il continuo
aumentare del debito pubblico e della disoccupazione, ce lo confermeranno
tangibilmente.
08.07.14 Marco Della Luna
Ma come, avete fatto tanto per dare addosso ai 5stelle, gli unici ad opporsi veramente a questo scempio, ed ora scoprite che c'è la dittatura... ingenui...
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