sabato 5 maggio 2012

IL MALE AL GOVERNO



Le avevo dato tutto quello che mi aveva chiesto. Una carriera di successo, dalla gavetta universitaria (per la verità durata molto poco) ai più alti incarichi nelle più prestigiose istituzioni finanziarie, passando attraverso pubblicazioni, presidenze onorarie, e anche passaggi in politica, a livello comunale. Ed ora era all'apoteosi: ministro della repubblica, caso quasi unico, in un ruolo così importante: cosa avrebbe potuto desiderare di più?

Eppure c'era qualcosa che non andava, alla vigilia di quella uscita in pubblico, la vedevo strana, come se avesse una vocina che le ronzava nella testa, sempre più insistente, sempre più ossessiva: forse si era accorta che non mi accontentavo più, non mi bastavano i piccoli compromessi, bugie, falsità, disonestà: il gioco si era fatto importante, e se l'avevo scelta, era perché in passato aveva dimostrato di essere affidabile, una che non si tirava indietro, che quando c'era da tirare il colpo non aveva la mano tremante, eseguiva e guardava oltre, senza ripensamenti, senza pentimenti.

Ma quel giorno qualcosa di strano stava accadendo. Come quando si fa improvvisamente luce in una soffitta polverosa, e tutta la sporcizia viene alla luce, e si vede bene tutto il marcio, la muffa, le ragnatele che nel buio si poteva far finta di non vedere, così vedeva improvvisamente la sua vita fino a quel momento: una scalata al successo agli occhi degli ignari, un precipitare nelle mie mani nella realtà, e voi lo sapete che io sono avido, che chiedo sempre di più, che uso i miei adepti per poi lasciarli morti, svuotati di ogni umanità e disperati nell'abbandono.
E ora ero molto esplicito nelle mie richieste: volevo sacrifici umani. Non mi bastavano i 100.000 bambini uccisi ogni anno nel grembo delle loro madri, oh, quello sì, era un grande successo, anche perchè, con mio sommo piacere, quella legge era stata firmata da un ministro che apparteneva ad un partito formalmente del mio nemico, quel Cristo tanto odiato che tante anime mi aveva strappato e mi strappa continuamente, pensate, un ministro della sanità "democristiano" che, sotto un governo presieduto da un "democristiano" aveva firmato una legge che ogni anno mette a disposizione fondi dello stato per uccidere 1000.000 bambini: un enorme successo! Che presa in giro! Che successo per me!

Ma non mi bastava ancora: io le persone le voglio ridurre alla disperazione, all'impossibilità di tirare avanti, allo strazio di non avere nulla da dare ai propri figli, alla sensazione di fallimento, al vuoto dell'abbandono, e -oh, questo sì, il massimo della goduria per me - alla disperazione del suicidio. Questi erano i sacrifici che chiedevo. E loro non potevano tirarsi indietro: mi hanno sempre obbedito, che motivo c'era di tirarsi indietro?

E lei, una donna, colei che Dio padre ha destinato all'eterno miracolo, avere la vita di un esserino che si forma dentro di te, e poi darlo alla luce, e nutrirlo, e coccolarlo, e vederlo crescere, lei, avrebbe dovuto essere proprio lei, una donna, questa creatura così odiata, perché una donna mi aveva schiacciato la testa, per questo avevo scelto che fosse una donna a dare l'annuncio: per uscire dalla crisi sarebbero stati necessari sacrifici umani. E cosa c'è di strano? Forse che in tutta la storia dell'umanità non sono sempre stati fatti sacrifici umani per placare gli dèi irati? E allora? Cosa c'è da scandalizzarsi?

Ma quella stupida non ce l'ha fatta. Alla parola "sacrifici" si è bloccata, non riusciva a pronunciarla, e addirittura le sono venute le lacrime. Forse, una volta tanto nella sua vita, l'istinto di donna e mamma ha prevalso. Che scema! 
Vabbeh, meno male che quell'altro mio servitore ha finito lui il discorso.

Tanto alla fine vinco sempre io.

Claudio Noschese

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