giovedì 19 luglio 2012

VIE D'USCITA DA QUESTO MANICOMIO CRIMINALE

Anche i più scettici stanno cominciando a capire che la situazione in cui ci troviamo ci sta portando ad un vicolo cieco, e che per uscirne occorre per forza un impegno personale.
Non conviene di certo farsi trascinare dallo sconforto, dal pessimismo e dall’ansia, che viene ogni giorno sprigionata dalle tante fonti mediatiche, che raccontano la “crisi”, i problemi economici, la violenza dilagante, lo “spread”, ecc.
I mass media hanno ampiamente trattato i casi in cui gli italiani hanno avuto reazioni disperate di vario genere: c’è stato chi ha sequestrato gli impiegati di Equitalia, chi li ha presi a pugni, e chi ha occupato gli uffici di Equitalia. Ma nessuna fonte ufficiale sta parlando delle reazioni costruttive, ovvero delle proposte che si stanno facendo per uscire dal vecchio sistema.

Si tratta di vie d’uscita non soltanto socialmente accettabili, ma in alcuni casi molto valide. Queste iniziative testimoniano che c’è sempre una via d’uscita, e non solo una. Infatti, sono tante le proposte, e vengono da fonti diverse, alcune delle quali privilegiano il lato giudiziario del problema, altre l’aspetto politico, finanziario o economico, altre ancora l’aspetto del
cambiamento interiore o della scelta individuale.
Qui cercheremo di presentare le proposte più significative, ovviamente, con i limiti che ogni articolo giornalistico può avere.
C’è chi auspica l’idea rivoluzionaria come opzione per uscire dall’oppressione. La parola rivoluzione evoca vecchie ideologie, oppure sembra qualcosa di violento o aggressivo. Di certo, finora le rivoluzioni sono state manipolate o addirittura organizzate dallo stesso gruppo di
potere, che così facendo raggiungeva determinati risultati: controllare gli effetti finali e impedire una vera rivoluzione.
Oggi però il mondo sta chiedendo una vera rivoluzione, ovvero un cambiamento di paradigmi e una reale capacità di uscire dal “vecchio mondo”.

Quali sono le proposte in questo senso? Ovviamente qui citeremo soltanto alcune di queste possibilità, senza nulla togliere ad altre iniziative non citate per questioni di spazio.
Cominciamo col dire che crediamo nel cambiamento vero, e che negli ultimi anni si sono avuti concretamente effetti rivoluzionari, ad esempio in Venezuela e in Islanda, dove il potere dei banchieri occidentali è stato seriamente ed efficacemente avversato.
Nel nostro paese, chi propone soluzioni sensate tiene conto che il sistema partitico è sostanzialmente un sistema creato per imporre dittature camuffate, e che istituzioni come l’Ue costituiscono un sistema sostanzialmente dittatoriale. Non è certo un caso che per imporlo in Africa e in Asia hanno dovuto prima bombardare o occupare (anche attraverso metodi finanziari ed economici). Se fosse un metodo realmente democratico, sarebbe scelto liberamente e non produrrebbe i risultati che produce.

Dunque, la lotta tra esponenti di partiti, è un modo per dominare evitando la lotta armata. È una lotta che si combatte a danno degli interessi dei popoli, imponendo il potere dei pochi. Comunque vadano le elezioni, il popolo è sempre sconfitto, in quanto i partiti sono strutture di potere essi stessi, essendo controllati dall’alto. In poche parole, il vecchio partitismo è lo strumento tipico della dittatura contemporanea. Il Parlamento, attraverso lo stratagemma del sistema partitico, viene formato nella quasi totalità da esponenti corrotti o interessati soltanto alla “carriera”, e anche chi va all’opposizione non rappresenta il potere popolare, ma soltanto chi aspira a salire al potere, assecondando gli interessi delle stesse persone sostenute dal partito al potere. Dunque, chi vuole davvero fare una “rivoluzione” deve innanzitutto uscire dalla vecchia mentalità, che vede nel sistema partitico l’unico sistema possibile.

Moltissimi cittadini americani e inglesi hanno ben compreso questo, e non si recano alle urne né assecondano in qualche maniera il sistema vigente.
Ad esempio, negli USA, in Germania e in Gran Bretagna, ci sono casi di persone che hanno creato cooperative per l’autoproduzione. Ovvero, non soltanto non partecipano alle sceneggiate elettorali, ma fanno molto di più: coltivano appezzamenti di terra, allevano animali, e producono attraverso pannelli solari l'energia necessaria. In poche parole, hanno mandato a quel paese sia i governi che le multinazionali, attraverso l'autoproduzione di cibo e energia. Si sono resi conto che la base della schiavitù consiste nella dipendenza economica e finanziaria, e hanno creato un proprio sistema per uscirne.

Si tratta dell’autarchia, che può essere individuale o collettiva. Ci sono diversi casi anche in Italia. Lo stesso Corriere della Sera dello scorso 29 marzo ha parlato dell’esistenza di ben 73 cooperative elettriche diffuse in tutto l'arco alpino, dal Friuli alla Valle d'Aosta, che riescono ad
autoprodurre l'energia elettrica servendo 80.000 utenze per un totale di 300.000 cittadini, ad un costo inferiore del 30% rispetto alle tariffe nazionali.
L'autoproduzione è sicuramente una risposta importante e rivoluzionaria, perché libera dalla dipendenza dalle “multinazionali del crimine”.
Con l'autoproduzione, il cittadino modifica il rapporto con la società dei consumi e con le sue imprese. Ovviamente, non si tratta di ritornare indietro, in quanto chi autoproduce lo fa utilizzando la tecnologia e tutti i suoi vantaggi.

Un altro fenomeno emergente, è la cooperazione. Stanno nascendo moltissime cooperative di produzione e consumo. Anche questo fenomeno può essere considerato rivoluzionario perché tende a riportare al giusto modo di produrre gli alimenti, nel rispetto della natura, e il profitto non è considerato più importante del rispetto della salute e della natura.
Il web permette la nascita di cooperative tra cittadini tra loro anche molto distanti, e dunque il fenomeno è destinato a crescere.
Un esempio di questo fenomeno è la storia di Andrea Ribaudo, un ingegnere chimico. Circa dieci anni fa ereditò dieci ettari di terreno nelle Langhe, dove si trovavano vecchie viti. Oggi produce Nebbiolo di grande qualità, poche migliaia di bottiglie, e le vende in tutto il mondo tramite il suo sito web, oppure ai turisti che vanno a trovarlo. Altre persone possono fare altrettanto producendo altri prodotti, in modo tale che si esca dalla dipendenza dalle società alimentari transnazionali. Come ben sappiamo, queste società si sono imposte anche attraverso pratiche criminali, come, ad esempio, sottraendo territori nei paesi poveri, riducendo in miseria i contadini o impadronendosi di risorse in seguito ad una guerra.[1]

1 Antonella Randazzo, Dittature. La Storia occultata, Espavo, Milano 2012.

Non acquistando più prodotti da queste società si toglie loro potere, e si esce dal vecchio sistema basato sulla legge del più forte. Peraltro, il nostro paese, nonostante i feroci attacchi alla nostra economia, è ancora pieno di prodotti locali unici e inimitabili.
Alcuni imprenditori piccoli e medi si sono trovati in difficoltà semplicemente perché veniva loro negato il credito, ma anche questo problema potrebbe essere risolto utilizzando una moneta locale convenzionale. Piuttosto che demoralizzarsi, bisogna unirsi e scegliere liberamente i criteri su cui basare una moneta. Purtroppo, sappiamo bene che molti italiani, di fronte alle tasse e al rifiuto del credito, si sono demoralizzati a tal punto da tentare il suicidio. La nostra speranza è che nessun italiano si senta più così solo e disperato da suicidarsi.

Speriamo che piuttosto si rivolga alla magistratura, oppure semplicemente non paghi la cartella dello strozzino disumano chiamato Equitalia.
Siamo certi che un futuro migliore c’è: dipende soltanto da noi. Ma per avere una realtà migliore, al di là delle scelte individuali, bisogna considerare che non ci sono “salvatori” esterni: se proprio vogliamo credere in un salvatore, troviamolo in noi stessi. Infatti, soltanto noi possiamo superare lo stato di paura e di asservimento che ha reso possibile un sistema crudele e tirannico. Soltanto noi possiamo scommettere su noi stessi e fare tutto il possibile per vincere.
Alcune persone stanno tentando la “exit strategy” della giustizia: in migliaia hanno denunciato le istituzioni ufficiali, esponenti del governo e del parlamento.

Ad esempio, l’avvocato Paola Musu ha denunciato la Bce, Mario Monti, l’attuale Governatore  della BCE Mario Draghi e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per:

9) 241 c.p. attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;
10) 270 c.p. associazioni sovversive;
11) 283 c.p. attentato contro la Costituzione dello Stato;
12) 287 c.p. usurpazione di potere politico;
13) 289 c.p. attentato contro gli organi costituzionali;
14) 294 c.p. attentato contro i diritti politici del cittadino;
15) 304 c.p. cospirazione politica mediante accordo;
16) 305 c.p. cospirazione politica mediante associazione.[2]


Anche l’avvocato Gianfranco Orelli ha presentato un esposto contro il Capo dello Stato in quanto la “designazione” del governo Monti, fatta nel novembre scorso, è incostituzionale. La denuncia è stata presentata alla Procura di Varese. Secondo Orelli, “Il dovere del Presidente della Repubblica non è quello di verificare il gradimento di leader ed organismi stranieri prima ancora che italiani” e neppure “quello di evitare le urne a tutti i costi” o di “anteporre alla fiducia del Parlamento quella della Banca Centrale e del Fondo Monetario”. Nell’operato di Napolitano emerge un governo senza partiti “in una democrazia fondata sui partiti”. E’ stato annullato persino un metodo falsamente democratico, a tal punto erano arrivati i banchieri: a gabbare persino il loro stesso metodo partitico.
Secondo l’avvocato varesino, le istituzioni hanno il dovere di: “operare per la preservazione dell’unità nazionale, difendendone radici e valori posti dalla Costituzione, per tutelare la certezza delle regole quale fondamento della democrazia sostanziale” evitando una “perdita di sovranità nazionale” e “che sia altamente illegale assoggettare la Repubblica Italiana a potenze straniere”.

Così Orelli ha spiegato il suo gesto:
Ritengo che un cittadino abbia il dovere e il diritto di denunciare quando ritiene che le leggi non vengano rispettate. Siccome i mugugni dei giornali e dei costituzionalisti che la pensano come me non sono stati ascoltati, ho deciso di prendere carta e penna e formalizzare queste accuse, in modo che qualcuno le abbia da prendere in considerazione. Non mi sono inventato
nulla, ho assunto le notizie da fonti di stampa, credo di aver riassunto nel mio esposto fatti che possano essere ampiamente sostenuti e dimostrati in un processo.
Le possibilità legali ci sono tutte, i fatti sono arcinoti, si tratta di valutarli e per questo ci vuole un processo, come avverrebbe in un qualunque paese democratico. Se l’Italia sia ancora un paese democratico non lo so, è un tema oggetto dell’esposto stesso. Mi sono sforzato di preparare questa denuncia nel modo più lineare possibile e spero che in Italia altre persone la pensino come me, che prendano questo documento e presentino analogo esposto in altre procure. Credo che ci siano persone che sentano vivo il bisogno di rimarcare la differenza tra cittadini e sudditi”.3


C’è chi solleva il problema della legittimità delle tasse imposte dal regime di Monti. Infatti, se il governo è illegittimo, anche il suo operato non dovrebbe essere riconosciuto dagli italiani. Inoltre, come sempre più persone stanno comprendendo, il governo sta operando secondo interessi del “mercato”, senza tener conto né dei diritti degli italiani, né dei loro interessi. Ovviamente, tutto questo è incostituzionale e non somiglia neanche lontanamente ad una democrazia.
Se l’Unione Europea ha fatto un colpo di Stato, i cittadini hanno il diritto di non riconoscere più il suo potere, in quanto opposto alle leggi fondamentali dello Stato e ai diritti umani riconosciuti dalle Carte internazionali.

Dunque, molte persone valutano l’importanza e il potere della resistenza passiva: ad esempio, sempre più persone non pagano alcune tasse, e non votano, perché se non si va a votare non si danno soldi ai partiti, in quanto questi incassano sulla base del numero degli elettori che li hanno votati.
Persino il sacerdote brianzolo don Ferdinando Mazzoleni nel bollettino parrocchiale ha scritto:
"Cari fedeli, non pagate le tasse decise dal governo Monti".

Questo dà l’idea del fatto che le tendenze antidemocratiche del sistema vigente si stanno mostrando anche davanti agli occhi di chi non è tendenzialmente un rivoluzionario. Così il parroco di Villasanta spiega il suo invito:
“(La tassazione) Colpisce i più deboli e lascia intatti i patrimoni dei benestanti. C’è un’ingiustizia sociale spaventosa. Intanto che la smettano di prenderci in giro. Ci dicono che il peggio è passato, che l’Italia è salva, ma la realtà è fatta di gente normale che non arriva alla fine del mese. Di famiglie con l’acqua alla gola a cui si chiedono sempre più sacrifici, tasse su tasse. L’Imu, la Tarsu, la benzina che aumenta un giorno sì e quello dopo pure. Devo continuare?... Avessero messo al posto di Mario Monti un ragioniere avrebbe fatto meglio. E poi mi devono spiegare come mai i politici non hanno rinunciato ai loro privilegi. La gente è
arrabbiata. (il pericolo) È dietro l’angolo e si chiama rivoluzione sociale.
(La soluzione) C’è, ma ci vuole coraggio. Per adesso ci stanno solo svuotando le tasche. Il nostro Paese è sulla porta di una pericolosa involuzione. O si abbattono i privilegi e con quei soldi si fa ripartire l’economia o rischiamo di andare a gambe all’aria.”[4]

4

C’è anche chi sceglie una strada più decisa, auspicando addirittura la nascita di un soggetto politico nuovo, per un sistema al di fuori delle beghe tra partiti.
Spiegano i promotori: “I partiti politici attuali sono così diventati organizzazioni completamente anacronistiche rispetto ad un modello di democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega. Il fondamento giuridico leggero che li intende quali libere associazioni di cittadini non riconosciute (Codice civile) risulta paradossale. Essi incredibilmente si trovano nella posizione di godere da un lato di tutti i benefici di un soggetto privato, dall’altro di avere accesso ad ingenti risorse pubbliche. Un mostro a due teste che si appella al diritto di riservatezza, proprio dei soggetti privati, mentre vive di risorse pubbliche in una dimensione opaca, espressione di corruzione e perversa contaminazione di interessi pubblici-privati.
Noi vogliamo invece affermare l’interpretazione autentica dell’espressione ‘metodo democratico’, vogliamo un soggetto politico che, oltre i partiti, sappia muovere dai fondamenti costituzionali per creare nuovi modelli di partecipazione politica, fondati sulla passione, la trasparenza e l’altruismo… Il ‘soggetto nuovo’ nascerà da un’istanza diametralmente opposta a quella che ha guidato quasi tutti i processi organizzativi novecenteschi. Organizzarsi, secondo quel modello significava unificare gli identici, raccogliere in un unico contenitore (modellato gerarchicamente sulla struttura statale) gli ‘omogenei’ – coloro che condividono gli stessi valori, gli stessi linguaggi, gli stessi ideali, gli stessi interessi e gli stessi luoghi. Crediamo invece che organizzare, oggi, voglia dire mettere in connessione le diversità: culturali, etniche, linguistiche.
Inventare la forma della convivenza in un mondo e in una società in cui quello che era distante e separato tende a convergere e intrecciarsi.
L’organizzazione politica dovrebbe essere il grande laboratorio in cui si inventano e si forgiano i nuovi linguaggi di un dialetto universale in grado di superare la separatezza. Una politica che sappia emanciparsi dalla coppia schmittiana “amico-nemico”. Che sappia trovare la propria ‘essenza’ non nell’esclusione reciproca (e nel conflitto tra identità chiuse e separate) ma nell’inclusione e nella contaminazione-connessione-ibridazione tra identità.”5


Il progetto dell’Associazione Riconquistare la Sovranità prevede l’uscita dalla “fabbrica dei sogni e delle menzogne”, per uscire dalla colonizzazione. Spiegano i fondatori:
L’Associazione Riconquistare la Sovranità ambisce a raccogliere il maggior numero di persone sulla base di un progetto di salvezza nazionale.
Essa intende anticipare i tempi, sulla base della convinzione che l’Italia si avviterà in una spirale di tipo greco, anche se probabilmente la caduta del PIL sarà più lenta; che crescerà la protesta popolare; e che il movimento di contestazione avrà natura complessa e caotica. Flebili saranno i progetti dichiaratamente socialisti, i quali declineranno piuttosto slogan che
principi credibili dalla maggior parte dei comuni cittadini. Più forti saranno i movimenti corporativi e autonomistici, più deboli e speriamo irrilevanti le tendenze indipendentistiche. Autonomismo, localismo, corporativismo e proposte socialistiche dovranno essere ricondotti ad unità, in una prospettiva sovranista, volta a risolvere la questione nazionale. Dovremo diffondere l’idea che la riconquista della sovranità è il fondamento e la condizione di ogni possibilità: riconquistata la sovranità si può far tutto; senza di essa non si può far nulla. Le analisi e le proposte politiche dell’Associazione dovranno divenire, perciò, l’elemento coagulante del caotico movimento di protesta che si diffonderà. Questo è l’obiettivo finale dell’Associazione: porsi all’interno del movimento di protesta che sorgerà e unificarlo, nella misura possibile, perché possa raggiungere la vittoria. I nemici sono la classe e l’ideologia globalista, con ampio seguito di sudditi e plagiati, le quali attaccano la sovranità degli Stati ed impediscono di perseguire una o altra politica che si pongano in contrasto con le libertà di circolazione dei capitali, dei servizi, e delle merci, e con la concorrenza totale e globale o che pretenda di riconquistare la sovranità monetaria e in generale di disciplinare in qualche modo l’economia. L’Associazione Riconquistare la Sovranità, in vista del momento decisivo dello scontro, si propone, con pazienza, realismo e intelligenza, di diffondere le idee sovraniste – le analisi e le proposte contenute nel Documento – al fine di unire una massa critica di cittadini che sia la più ampia possibile e di promuovere quello che un giorno sarà il Fronte di Resistenza e Solidarietà del Popolo Italiano. Se poi, in tempi più brevi, dovesse intervenire un grande crollo della produzione e un enorme aumento della disoccupazione – insomma se la crisi economica improvvisamente si mostrasse gravissima -, questa eventualità non dovrebbe mutare i piani di chi intende agire in modo razionale per raggiungere l’obiettivo. Infatti, non c’è alcuna possibilità di organizzare un fronte antiglobalista in breve termine. Il crollo, anzi, sarebbe, paradossalmente, una occasione che agevolerebbe la formazione del fronte sovranista. Ma non ha alcun senso avere fretta in vista di un ipotetico e immediato crollo. Grandi imprenditori e politici di lungo corso possono organizzare partiti e movimenti in pochi mesi. I comuni cittadini hanno bisogno di più tempo. La fretta o lo scoramento per l’(asserita)  mancanza di tempo sono atteggiamenti da uomini deboli. E’ la pazienza la virtù dei forti.”6


C’è chi ha creato una rete finanziaria completamente opposta a quella vecchia: la moneta si basa sul valore del Platino, e viene prestata senza interessi. Si tratta di EkaBank, [7] un sistema di pagamento e di credito senza interessi. Si legge sul sito:
Il sistema di credito sulla fiducia senza interessi EkaBank è un sistema di credito comunitario universale che si propone di rendere possibile a chiunque l'accesso al credito senza interessi e senza spese… Con EkaBank è possibile effettuare e ricevere pagamenti, rapidamente e senza costi aggiuntivi. Da ogni conto EkaBank è possibile infatti accreditare qualsiasi altro conto EkaBank intestato ad un altro utente del sistema. La transazione è sicura ed immediata.”[8]


Questo sistema è completamente fuori dal vecchio sistema, e dunque è possibile soltanto tra utenti di EkaBank. In poche parole, se tutti (o quasi) si registrassero e utilizzassero questa valuta senza interessi e basata su parametri reali, il vecchio sistema crollerebbe in un attimo.
Non serve una laurea in economia per capire che se nessuno sostenesse una moneta che non ha alcun fondamento, l’intero sistema, essendo basato proprio sul potere finanziario, crollerebbe.
Non bisogna scomodare gli “esperti” dall’alto delle loro cattedre, per capire che occorre una moneta svincolata da ogni sistema di potere per realizzare una società libera. Una moneta scelta con criteri convenzionali, ma che si rapporta a qualcosa di concreto, altrimenti rimarrebbe il criterio di arbitrarietà, che ha favorito un potere iniquo.
Le cose sono semplici: stiamo a parlare di problemi economici, finanziari e del teatrino politico soltanto perché i popoli stanno sostenendo un sistema basato sul potere finanziario di pochissime persone. Se le loro monete diventassero carta straccia, e si utilizzasse convenzionalmente un sistema compatibile con la democrazia, tutti i vecchi problemi non
esisterebbero più. Questo significa che in realtà tutto si basa sul livello di consapevolezza delle persone: da ciò deriva l’azione efficace contro l’assurdità del vecchio assetto.
In effetti, cosa ha reso possibile la dittatura finanziaria?
L’inconsapevolezza e la paura.[9]

9 Antonella Randazzo, Homo Grex, Espavo, Milano 2012.

Spiega Enrico Galoppini:
Quello di tenere in scacco gli esseri umani con paure d’ogni tipo è un giochetto vecchio come il cucco. Ne abbiamo una tipica rappresentazione – da oltre dieci anni - con tutto il can can sull’11 settembre e la ‘guerra al terrorismo’ (‘islamico’). Con la scusa delle ‘misure di sicurezza’, hanno fatto digerire di tutto. Intrusioni sempre più invadenti ed insolenti nella vita delle persone. Ed inimmaginabili, fino a pochi anni fa. Come quelle delle telecamere, praticamente in ogni dove, o delle ‘intercettazioni’, o della ‘tracciabilità’ di ogni transazione. Sempre per difenderci da qualche terribile ‘minaccia’… Tutte queste paure, compendiate nella ‘guerra al
terrorismo’ (in inglese è ancor più ad effetto: ‘War on Terror’), non hanno alcunché di razionale, eppure si va avanti così da più di dieci anni.
Come si possa in effetti fare la ‘guerra al terrorismo’ resta un mistero della logica. È una pura e semplice assurdità, un non senso assoluto, con tutti quanti che, tra ‘dichiarazioni’, ‘esercitazioni’, ‘rivelazioni’ e l’immancabile strage che ogni tanto deve accadere altrimenti il giochetto viene a noia, recitano una pantomima degna del più squallido teatrino…

Quest’andazzo, che presenta un’impressionante somiglianza con una specie di Gotham City, uno scenario infestato dai criminali i più ‘pazzi’, incontrollabili ed efferati modello ‘Pinguino’ o ‘Jolly Joker’ (insomma, ‘Bin Laden’), a sua volta provoca un progressivo istupidimento della massa bombardata di scemenze senza né capo né coda. Se però si trattasse solo di un rimbecillimento indotto dall’esterno, ad un certo punto potrebbe sempre darsi un provvidenziale ‘risveglio’. Ma questa strategia della ‘paura’ lavora ad un livello profondo, in sinergia con altri aspetti della ‘vita moderna’ che apparentemente non hanno alcun nesso con la ‘politica’ e le questioni della ‘sicurezza’. Perché non si ha a che fare solo con un ‘potere’, bensì con un ‘dominio’ tentacolare che poggia sulla forza di persuasione instillata nelle masse attraverso strumenti, modelli e modi di vita che preparano il terreno, il brodo di coltura, per l'accettazione di quello che superficialmente viene percepito semplicemente come ‘politico’, compresa la sua appendice ‘securitaria’.

Chi ci comanda sa benissimo che la paura fondamentalmente agisce dall’interno delle persone, che vanno non tanto spaventate, poiché quella è più la conseguenza che la causa, ma abituate a non avere coraggio, a non essere se stesse fino in fondo… La semplice verità che tutti dimentichiamo è infatti che tutto comincia e finisce dentro di noi… l'oppressione inizia dentro di noi perché diamo spazio alle paure. Siamo noi che accogliamo la possibilità di essere ‘ispezionati’, ‘controllati’ ecc., già con la semplice accettazione e ripetizione di simili dicerie… Ma ancora più a monte, prima dell’accoglienza di fesserie che non stanno né in cielo né in terra e che generano le ‘paure’, vi è un altro punto importante da chiarire. Un uomo che si considera ben poca cosa, ovvero una scimmia solo un po’ più intelligente dei macachi o delle bertucce, e non il ‘vicario (khalîfa) di Dio sulla terra’ come ribadiscono le tradizioni religiose regolari, non concepirà se stesso come sacro ed inviolabile, con la conseguenza di predisporsi a tutta una serie di intromissioni nei differenti domini della sua esistenza…

Ma se è vero che ciascuno, secondo il proprio grado, partecipa a quel grande mistero che è l’Unità Divina, di fronte alla quale siamo ‘tutti uguali’, anche nella migliore delle situazioni al livello politico e sociale una comunità di esseri umani si dispone necessariamente in maniera
funzionale’, ‘organica’, affinché i membri della comunità stessa possano prosperare, in questa vita e nell’altra. .. Ci si deve liberare in ogni modo dalle oppressioni che albergano nel nostro cuore… non c’è da fare nessuna ‘rivoluzione’. Non servono sommosse e insurrezioni. Le barricate in piazza, la ‘contestazione’, abbiamo visto dove ci hanno portato.
Dobbiamo rispedire al ‘mittente’ la paura. Far sì che dentro di noi non vi sia più posto per essa.
Questa è l’unica grande Liberazione.”[10]


Per concludere, abbiamo visto che esistono diverse possibilità per uscire dalla situazione assurda in cui ci hanno trascinato i banchieri-truffatori. Ci sono diverse cose che si possono fare subito: ad esempio non riconoscere il potere del governo Monti, non illudersi che andando a votare si producano reali cambiamenti, si può denunciare chi viola la Costituzione, si possono non acquistare prodotti di società controllate dai banchieri, non versare denaro nelle grosse banche dei soliti noti, non credere alla propaganda di regime riguardo ai fatti politici e di governo, denunciare la corruzione politica e ideologica, ecc.

Qualsiasi percorso si scelga di seguire, se si vogliono produrre effetti non si può fare a meno di:

1)    Raggiungere una certa consapevolezza di se stessi e della realtà in cui si vive.
2)  Essere in grado di comprendere a fondo le strategie di propaganda o di manipolazione che permettono il controllo delle masse, per uscirne.
3)    Diventare capaci non soltanto di riconoscere gli stratagemmi truffaldini del sistema, ma anche di concepire un nuovo sistema completamente diverso dal vecchio, acquisendo la capacità di creare nuovi paradigmi, che permetteranno di realizzare una nuova realtà, priva delle truffe e dei limiti del vecchio assetto.

Il sociologo Immanuel Wallerstein ebbe a dire: “Sono ricchi, intelligenti, hanno mezzi potenti e proveranno a inventare un nuovo sistema mondiale.
Un mondo diverso, non un mondo capitalista. Ma continuerà a essere un mondo gerarchico e non egualitario. Non so come lo chiameranno, magari rivoluzione o non so cosa, ma ci proveranno.
Ma anche noi possiamo provarci.”[11]

11 Jampaglia Claudio, Bendinelli Thomas (a cura di), Porto Alegre. Il forum sociale mondiale, Attac Italia, Feltrinelli, Milano 2002, p. 219.


Antonella Randazzo
Tratto da:  LaNuovaEnergia, n° 89, Luglio 2012, EXIT STRATEGY

1 commento:

  1. Bell'articolo, condivido l'idea sul "futuro", pochi saranno disposti a rinunciare ai loro "sogni" inculcati dal Sistema. Potrebbe essere una Rivoluzione Mentale ovvero di cambiamento di paradigma sociale, culturale, di vita. Ciao!

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