mercoledì 26 settembre 2012

MA CHE BEL PROGRESSO...



Se sei stato bambino negli anni ’60, 70’, 80’, come sei riuscito a sopravvivere?

Allora ci portavano in automobile senza cintura di sicurezza né airbag.
Potevamo stare in piedi sul pianale di un’ape piaggio e ci piaceva molto.
I nostri lettini erano decorati con colori a base di piombo.

Le medicine non avevano tappi di sicurezza e sulle auto non c’era il dispositivo di sicurezza alle portiere.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Costruivamo carretti con pezzi di legno e ci lanciavamo giù dalle discese ricordandoci solo a metà che non avevamo i freni.

Potevamo rimanere fuori a giocare all’unica condizione di ritornare prima che facesse buio.
La scuola finiva a mezzogiorno e tornavamo a casa per pranzo.
Non avevamo il cellulare e nessuno poteva rintracciarci. Impensabile!
Ci tagliavamo, ci rompevamo qualche osso, ci rompevamo un dente … ma nessuno faceva richiesta di risarcimento per questi incidenti. La responsabilità era solo nostra.
Mangiavamo biscotti, bevevamo bibite gassate ma nessuno era in sovrappeso, perché giocavamo all’aperto per tutto il tempo libero.
Dividevamo una bibita in quattro bevendo dalla stessa bottiglia, ma nessuno si è mai ammalato per questo.

Non avevamo Playstation, Nintendo, videogiochi, 99 canali televisivi, telecamere, home-theatre, cellulari, pc, chat e internet. MA AVEVAMO AMICI.
Uscivamo, montavamo in bici, andavamo a casa di un amico, suonavamo il campanello oppure entravamo senza suonare, e poi uscivamo a giocare.
E come facevamo là fuori, in questo terribile mondo, senza nemmeno un vigilante?

Giocavamo a pallone nei prati e, se qualcuno rimaneva fuori dalle squadre, non si sentiva escluso e non subiva un trauma.
A scuola, alcuni non erano brillanti come gli altri, e se venivano bocciati ripetevano l’anno. Nessuno veniva portato dallo psicologo, a nessuno veniva diagnosticata la dislessia: semplicemente si ripeteva l’anno e si aveva una seconda opportunità.

Eravamo liberi, eravamo gli unici responsabili delle nostre azioni, delle cose benfatte e delle cose malfatte, e abbiamo imparato ad assumerci delle responsabilità.
Se non appartieni alla nostra generazione potresti pensare che ci annoiavamo a morte.

Invece ERAVAMO FELICI


Anonimo (prelevato dalla rete)

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