martedì 4 settembre 2012

REGISTI DELLA PROPRIA VITA

Spesso ci arrovelliamo le cervella sulle sorti e l'andamento della nostra vita, della nostra comunità del nostro paese e pensiamo subito alla sorte, al destino fino poi arrivare anche a Dio per qualcuno. La battaglia della natura umana in fondo si può sintetizzare in una lotta contro il fato. 
Ma chi è questo fato oscuro che diventa benevolo o cattivo per una parte dell'umanità e cattivo per l'altra? La battaglia fin dalla nascita è quella di strappare tempo e certezza in una dimensione materiale che ci costringe a vivere in una finestra di tempo veramente ridicola se consideriamo i miliardi di anni che il nostro universo si porta con tanta facilità. Un minuscolo spaziotempo concesso per vedere la dimensione materiale e poi forse tornare ad essere luce, se si è compresi di essere Dio. 
In questo tempo c'è una lotta di legami contro il tempo e contro la materia che distruggono la nostra energia, la esauriscono in sessanta ottanta anni. 
La lotta non è tanto tra il bene ed il male ma su quanto siamo protagonisti di questa storia, su quanto riusciamo ad essere registi della nostra vita. Il destino di essere attori lo scegliamo giornalmente, sta a noi volere diventare registi. 
La bilancia della vita è quella di capire quanti eventi  della nostra esistenza sono stati effettivamente voluti  dalla nostra coscienza e quanti invece sono stati subiti. La libertà non esiste già per il solo fatto che un essere di luce debba, per completare la sua perfezione, passare per l'umiliazione della materia; è duro da digerire per chi sente l'essenza dell'infinito. 
La libertà è solo una consapevolezza delle forze che ci tengono in equilibrio, ed il gioco della liberazione è proprio nell'avere il coraggio di sciogliere tutti i legami con lo spaziotempo, e solo quando avremmo sciolto l'ultimo laccio ci renderemo conto della nostra piccola mente. Il Dio che è in noi cerca di esplodere ma l'errore del tempo non permette l'estrinsecazione dell'eternità, e la vera divinità sta proprio nell'umanizzazione della materialità. 
L'universo segue delle regole sue che forse vanno verso il disordine universale, mentre la piccola mente umana piena di se nell'ordine di un settemiliardesimo, tanti sono gli uomini e ancor cresceranno, vuole comprendere e mettere in ordine le cose pretendendo di dare le sue regole, che possono essere spazzate in un istante. 
Anche la macchina umana è un agglomerato di leggi biologiche fisiche e psicologiche che sono destinate ad autodistruggersi ed andare verso il disordine che noi chiamiamo morte. Dove è l'essenza, dove è la logica in un governo illogico di un rimescolarsi di esperimenti ciclici e millenari che vanno verso il disordine. L'umanizzazione di un universo disordinato potrebbe essere la creazione di un Dio giusto che l'uomo vorrebbe andasse verso l'ordine universale. 
L'esistenza di un dio è una rappresentazione di un essere che realmente è dentro noi  e che cerca una sua approvazione nell'uomo sociale, al fine di renderlo sempre più vero in virtù della regia del nostro misero tempo, buona la prima, non ci sono repliche di cui dobbiamo gestire la nostra meravigliosa misera esistenza. 

Giuseppe Turrisi

4 commenti:

  1. Articolo profondo e ben fatto, complimenti a Giuseppe Turrisi

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  2. molto bello.....il brano
    forse sarebbe meglio "abbandonarsi a Lui" intendo a Dio.

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  3. L'illimitato che crede (e DEVE credere) di essere solo cosi. Limitato.
    E allora si affida a chiunque, sempre alla ricerca di un qualcuno a cui scaricare la responsabilita della propria vita.
    Sempre alla ricerca di un Dio. Esterno ovviamente.

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    1. no non esterno, ma la Divinità insita in se stesso.In ogn'uno di noi.Il Sè Superiore.

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