Tutti
hanno ormai sentito parlare del “caso Priebke”. Per forza, visto che il
“caso”, o la “questione”, com’è di norma in simili situazioni
unilateralmente controllate a livello mediatico, non è la persona, il
partito, il paese eccetera da cui viene preso lo spunto.
Si ripete a
pappagallo “questione palestinese”, “questione irachena”, “questione
siriana” e così via, oppure “caso Tizio”, “caso Caio, “caso Sempronio”
(si pensi al recente “caso Barilla”).
Così, anche questo signore
tedesco di cent’anni è diventato un “caso”. Ma il caso sono sempre Loro:
cioè chi, sfruttando una vittoria militare risalente a settant’anni fa,
prosegue imperterrito nella medesima direzione, ovvero verso un dominio
planetario al quale non deve sottrarsi nessuno.
Si tratta di un
totalitarismo più pervasivo di quello da essi attribuito ai nemici di un
tempo, perché se si analizzano tali “casi” e “questioni” se ne ricava
l’evidente certezza che il dominio che Lorsignori intendono imporre mira
alla conquista dei corpi, delle menti e degli spiriti, nulla dovendo
venir meno al loro controllo.
Così, se per certi versi è
preliminarmente necessaria la conquista manu militari di un territorio,
l’altra chela della medesima tenaglia lavora per influenzare
pesantemente la mentalità, in ogni modo e senza alcuno scrupolo.
Pertanto, ogni ambito della cosiddetta “cultura”, per non parlare
dell’industria del “divertimento”, viene utilizzato per veicolare
messaggi a senso unico che, sebbene possano apparire diversificati,
lavorano solidalmente e coerentemente nella direzione della creazione
d’un tipo umano compiutamente “democratico” ed informato secondo precisi
riferimenti e valori.
Loro, ovviamente, si tengono ben occultati
agli occhi della massa, spargendo cortine fumogene e ricorrendo a
consumati giochi di prestigio, ma se uno – probabilmente miracolato -
diventa un po’ scafato si accorge che dietro tutti questi “casi” e
queste “questioni” ci sono sempre Loro. Il “caso”, la “questione”,
insomma, sono Loro.
Ora, di tutta la vicenda che ha fatto seguito
alla morte del capitano delle SS Erich Priebke, ed anche di quella che
l’ha preceduta (altrimenti non si capisce la canea post mortem), non
vogliamo occuparci in questa sede. Altri, più informati e perciò
inattaccabili del sottoscritto, hanno scritto e scriveranno, spiegandola
nel dettaglio e nel suo significato complessivo.
La faccenda si
presta però ottimamente per comprendere la mentalità dei suddetti
Lorsignori: emerge con una palmare evidenza che, al di là di quello che
se ne può pensare (ma una “opinione” rispettabile bisognerebbe farsela
solo dopo essersi informati bene), questo sistema, quest’ordine uscito
dalla Seconda guerra mondiale, questa cosiddetta “civiltà moderna” che
dall’ultimo dopoguerra non ha più trovato freni ha bisogno del “Male
Assoluto”, del Kattivo con la “kappa”, come l’aria da respirare.
Senza, non ce la fa. Annaspa, boccheggia, va in debito d’ossigeno e soffoca.
Ecco
perché ogni santo giorno c’è un “caso”, al centro del quale viene posto
il malcapitato di turno messo alla berlina e al pubblico ludibrio. Per
ostentare di fronte ad un pubblico disinformato e perciò raggirato:
“Ecco, noi siamo il Bene, state con noi perché ogni alternativa sarà
solo peggiore”.
Non passa giorno che non si scovi un “omofobo”, un
“revisionista”, un “misogino”, un “fascista”, un “antisemita”, un
“razzista”. E i media, controllati a senso unico, servono esattamente a
questo. Senza quest’apparato di rincoglionimento e di traviamento delle
coscienze, di plagio delle mentalità e d’indirizzamento unilaterale del
tanto decantato “senso critico”, non andrebbero da nessuna parte, e,
anzi, il re sarebbe nudo, rivelandosi per quello che è: un ordinamento
disumano contrario alle “leggi di natura” poste da Dio, che sbandierando
obiettivi fasulli impone ritmi disarmonici e stili di vita
completamente sbagliati, col tipo umano “democratico” che somiglia
sempre più ad una scimmia, inverando al contrario la “teoria
dell’evoluzione”.
Ma c’è di peggio. Ogni volta che viene inventato di
sana pianta un “caso”, l’odio fomentato attraverso delle vere e proprie
centrali giunge a livelli parossistici. E se l’odio è il contrario
dell’amore, è chiarissimo chi e che cosa muove chi semina odio e di
questo si nutre per raggiungere i propri obiettivi.
Quest’odio
giunge ad un punto tale che si ha l’impressione che a costoro, arrivati
ad un certo punto, non basti neanche più. Oltre un certo limite, non
riescono a suscitarne nella quantità voluta, al che li vedi con le bave
alla bocca, quasi accecati dallo stesso stato d’animo che hanno
prodotto e diffuso. Che cosa può significare, in effetti, la ferocia con
cui si vuol vedere il “caso” di turno praticamente rovinato su tutta la
linea, maledetto e vituperato anche da morto?
C’è qualcosa di molto
sospetto e torbido che muove tutto ciò. E dovremmo tutti quanti
guardarci bene dal non fare la stessa misera fine di Lorsignori.
Detto ciò, veniamo al particolare che mi ha indotto a scrivere.
Ieri
è stata diffusa l'ultima intervista filmata di Erich Priebke, o meglio
uno stralcio di circa 4 min., che riassume l'argomento della sua
autobiografia "Vae Victis". La versione intera sarà messa a disposizione
in seguito, fanno sapere.
L'Ansa ha proposto sia il beve filmato che
una trascrizione di alcune parti. La trascrizione comincia così: "Il
Gap, i comunisti italiani, fecero attentato contro compagnia polizia
tedesca [grassetto mio], erano uomini dell'Alto Adige, dunque italiani.
Sapevano che dopo l'attentato viene la rappresaglia".
Eppure Priebke,
che - si mormora da qualche parte – aveva agito di concerto coi servizi
segreti italiani (1), parlava perfettamente l'italiano.
Difatti, se si ascolta la video-intervista
(http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2013/10/17/video-testamento-Erich-Priebke_9477775.html),
si può ascoltare l'ex militare tedesco che dice: "I Gap, comunisti
italiani, hanno fatto un attentato contro una compagnia della polizia
tedesca [grassetto mio]... Tutti uomini dell'uomini dell'Alto Adige...
vuol dire cittadini italiani. Questo attentato fu fatto sapendo loro che
dopo l'attentato viene la rappresaglia".
Ecco dove si arriva per
falsificare, raggirare e gettare discredito. Siamo al tedesco dei film
di Hollywood, che parla come gli Strurmtruppen!
Questo razzismo
antitedesco è profondo e radicato in Italia. Quasi tutti pensano che i
tedeschi siano “freddi”, anche se non ne hanno mai conosciuto uno. La
loro lingua, poi, è “dura”, ma se si va oltre ai “nein!”, “achtung!” e
“kaputt!” di qualche pellicola hollywoodiana, dubito che in giro si
abbia cognizione della lingua di Goethe. Un altro luogo comune è che
sono “repressi”, e per questo quando vengono in Italia “diventano
incivili”. Poi naturalmente sono tutti dei cripto-nazisti (con tutto
quel che ne consegue, secondo l’immaginario imperante), quindi, senza
alcun senso del ridicolo, si mettono in giro immagini della Merkel coi
“baffetti” e si dà la colpa della “crisi” alla Germania, che in fondo
resta sempre… un Terzo Reich camuffato!
Si potrebbe andare avanti un
bel po’, ma questo breve campionario basta per dimostrare come un
“razzismo” antitedesco sia accettato ed accettabile, mentre se per
disavventura uno si azzarda a dire la sua sui comportamenti di elementi
di una delle etnie che compongono la novella – ed aprioristicamente
positiva - categoria dei “migranti”, per non parlare dei rom o degli
ebrei, scatta immediatamente l’anatema e ci si scatena nella gara a
prendere le distanze, condannare e, possibilmente, sanzionare in qualche
modo “l’eretico”.
Ecco, non credo che questo sia giusto né corretto,
né degno di una “civiltà” che ad ogni istante si proclama, per il
tramite dei suoi ceti dominanti, “libera” e “tollerante”. Ma non c’è di
che sorprendersi: ogni ordine difende se stesso coi mezzi che ritiene i
più adatti, perciò, fintanto che farà brodo, dovremo rassegnarci a
sopportare quest’insulto all’intelligenza e alla verità.
Enrico Galoppini
(1)
Così, potrebbe spiegarsi una strana ed incomprensibile "nota" diffusa
ieri anche dai tg: "P.Chigi, servizi mai interessati del caso - La
Presidenza del Consiglio precisa che i servizi di informazione per la
sicurezza della Repubblica non sono mai stati interessati del caso
Priebke".
I tedeschi non sono affatto freddi controllano le passioni basta guardare a Mozart alle opere della corrente romantica che l'Italia ha saltato almeno i
RispondiEliminacontenuti più nobili impegnata come sempre in moti rivoluzioni tumulti & affini- La passione richiede coraggio e ideali-
La mia esperienza non riporta scorrettezze da parte loro in :pensioni alberghi ristoranti dove gli anglosassoni portano la teiera da casa e si abbandonano ad incontrollabili moti dell'animo fino a tarda notte e se qualcuno protesta risolvono con I'm sorry e un aria di lesa maestà-
Condivido poi tutto il resto -
Eg