Al mio post del 31 gennaio , il sig Cavallaretto1 mi ha scritto in un commento una assennata considerazione che merita una risposta più ampia di quanto non abbia fatto nella risposta diretta, forzatamente succinta.
Egli si e’ detto contrario alle dimissioni del governo Monti perché
ritiene che io parteggi per un ritorno di Berlusconi e perché i ministri
dell’attuale governo lavorano seriamente.
Non mi e’ mai passata per la testa di vedere Berlusconi a palazzo Chigi e tutti i miei post lo testimoniano.
La ragione per cui Monti deve dare le dimissioni – ci ho aggiunto anche
quelle del presidente Napolitano – e’ che ha impostato una strategia ,
condivisibile, ma ha fallito.
In democrazia chi fallisce cede il posto ad altri. Certo, non a chi ha fallito prima di lui.
Del Presidente della Repubblica, parleremo in un altro post.
Esiste il pericolo di un ” vuoto politico” , evitiamolo, dice
qualcuno. Rispondo che il vuoto politico c’e da quasi diciotto anni,
anche se lo abbiamo chiamato ” seconda repubblica” .
In realtà si e’ trattato dei tempi supplementari della prima , giocati dai “panchinari” e si e’ visto.
Esistono due precedenti di catastrofi nazionali da cui trarre
ammaestramenti ed sono, una in campo militare ( che Clausewitz
apparentava al commercio internazionale) e l’altra, sia politica che
militare: sono rispettivamente la rotta di Caporetto e la sconfitta nel
secondo conflitto mondiale.
CAPORETTO
Tutto parve perduto. Alcuni soldati dirottarono persino treni verso
la natia Sicilia, un comandante di reggimento dichiaro’ perduta la cassa
nell’attraversamento del Piave ( fu arrestato nel 1928 mentre cercava
di cambiare il primo biglietto da cento lire); i carabinieri fucilarono
quanti fu necessario fucilarne e finalmente la classe dirigente reagì .
Antefatto.
Intanto, non si tratto’ di una sconfitta sul campo di battaglia, ma di
un brillante capitano tedesco di cui si sentirà poi parlare, Erwin
Rommel, che, in perlustrazione, si accorse che la Conca di Caporetto –
al confine tra due zone di competenza di due diversi corpi d’Armata –
era sguarnita. Averti’ il comando e si spinse avanti con il suo reparto.
Il comando austro-ungarico gli credette , invio sempre più truppe e
l’esercito impreparato ad una ritirata immediata per non farsi prendere
alle spalle, trasformo’ il movimento in una rotta.
La reazione.
La classe dirigente dell’epoca, seppe pero’ reagire identificando in
Cadorna il capro espiatorio ( su cui Carlo Cadorna sta scrivendo con
nuovi documenti all’appoggio che forse vorrà anticiparci ) , nel
napoletano Diaz – rappresentativo , per ius soli , della maggioranza
della truppa – Il nuovo comandante; nel siciliano Vittorio Emanuele
Orlando ( i manifesti delle sue campagne elettorali dicevano
testualmente ” votate l’amico degli amici”) il nuovo primo ministro;
cambiati i criteri di gestione della truppa e della guerra; non più
appalto della élite militare piemontese, i rapporti furono improntati alla partecipazione di tutti , all’esempio
dei capi ( ” il re soldato”); la propaganda fu affidata a D’Annunzio,
nacque anche la Canzone del Piave ( noi italiani facciamo tutto meglio a
suon di musica) e i reparti degli ” arditi”.
La conseguenza fu che un anno dopo – il 4 novembre – il fronte
austro-ungarico crollo’ e solo una settimana dopo – per conseguenza
diretta – il fronte francese. La guerra fu vinta.
Nel nostro caso di oggi, si e’ fatto il contrario. Si e’ ristretta la
élite a una coschetta di prof di università private e confessionali, la
comunicazione ha aspetti demenziali ( ” il lavoro fisso che noia” ,
andrà sui libri di storia accanto alle brioches di Maria Antonietta) ,
si e’ posto l’accento sulla austerità ” alla Quintino Sella” , ma il
Quirinale ha risparmiato il quattro per mille del bilancio che aveva e
soprattutto non si e’ fucilato nessuno, nemmeno figurativamente. Sui
furti taccio, ci pensa il triste ritmo delle cronache quotidiane.
IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
Prima di ammettere la sconfitta, aspettammo di perdere la Somalia, la
Somalia britannica conquistata, il sud Sudan con Kassala, l’Eritrea,
l’Etiopia, la parte conquistata ( da Erwin Rommel) dell’Egitto, la
Libia, la Tunisia e la Sicilia.
Si scelse la via elitaria del colpo di Stato e per la ricerca della
continuità che scongiurasse il “vuoto politico”, si scelse un esponente
del regime che assicuro’ che ” la guerra continua” , la Radio cito’ ” il
cavalier Benito Mussolini” e si imposto’ un doppio gioco alla ricerca
della capra e dei cavoli.
Il paese si spacco’, risultammo ” a Dio spiacente e alli inimici sui”,
nessuno ci fece gli sconti promessi, ed avemmo due interi anni di vuoto
politico, economico, militare e sopratutto morale.
Il seme della secessione e dell’odio che ancora corrode la concordia nazionale, fu piantato in quegli anni.
Poi quando arrivarono una selva di ” sconosciuti” , invece del vuoto
politico paventato dai marpioni dell’epoca, avemmo Alcide De Gasperi,
Luigi Einaudi, Menichella, Sforza, Pacciardi, Merzagora, , Mattei,
Valletta, Carli, che presero in carico un paese in macerie e – col
buon governo e l’aiuto internazionale – ricostruirono tutto,
cominciando dall’architettura dello Stato.
Oggi possiamo ripartire da basi meno disastrate economicamente e da terribili macerie morali, con un capitale umano peggiore.
A chi mi dice di temere il vuoto politico, vorrei regalare una maglietta
di mio figlio che dice ” quel che per il bruco e’ la fine del mondo, il
resto del mondo chiama farfalla”.
Serve un governo senza vermi. Nel post di domani vedremo cosa fare e con chi.
Antonio de Martini
( primo di due post sul futuro prossimo)
FONTE: Corrieredellacollera.com/2012/02/03/cosa-dopo-berlusconi-e-dopo-monti-certo-non-loro-ricordano-mussolini-e-badoglio-serve-il-nuovo-di-antonio-de-martini-primo-di-due-post-sul-futuro-prossimo/
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi un tuo commento: