Nella grande sala consiglio l’atmosfera era quella delle grandi occasioni.
Al giovane analista brillante erano stati dati pochi mesi per
analizzare, studiare, e risolvere uno dei problemi più scottanti: l‘emergere di una nuova coscienza collettiva
che rischiava di mettere in crisi l’ordine mondiale così come era stato
concepito da generazioni di illuminati al potere occulto. E, come
sempre, queste sono opportunità che non si possono sbagliare: l’esito
del’esame poteva aprire le porte ad una veloce carriera verso i vertici o
chiudere per sempre ogni prospettiva futura.
Fino a quel punto l’esposizione era andata bene. Grafici, dati,
sintesi, analisi interessanti. Tutti aspettavano però con ansia la parte
finale, quella delle soluzioni, vedere cosa l’analista avrebbe tirato
fuori, il famoso coniglio dal cilindro. Così, quando arrivato verso la
fine, si capiva che non ci sarebbe stato nessun coup du theatre, il vicepresidente lo interruppe.
- Allora, tutto
questo è imbattibile. Non si può fermare. Questa è la sua soluzione? Tre mesi
per dirci quello che già sapevamo, o quantomeno per confermarci quello che
sospettavamo?
Un qualunque neofita
avrebbe tremato, esistato, balbettato di fronte ad un attacco così diretto. Ma
il nostro analista era uno con la stoffa, per non dire con le palle, e non
indietreggiò di un millimetro.
- Non serve.
- Come non serve?
La gente sta scoprendo tutto, le scie chimiche, i vaccini, le bufale dell’AIDS,
per non parlare della Luna, del Global Warming, e poi, la più grande di tutte,
la creazione di denaro dal nulla, e lei mi dice che non serve? Secondo lei
dovremmo stare qui a vedere il nostro impero crollare, pezzo per pezzo, senza
fare nulla? – Urlò il vicepresidente.
- Vede, signor
Vicepresidente, dobbiamo tenere in conto l’utilità di ogni azione. Le faccio
una domanda: quello che la preoccupa è la conoscenza, o le azioni?
- Non capisco, sia
più esplicito.
- Faccio un
esempio, secondo lei è un problema se si viene a scoprire che il denaro viene
creato dal nulla?
- Certo che è un
problema, mi prende in giro?
- Ma è un problema
la conoscenza in sè, o è un problema perchè questa conoscenza può avere delle
conseguenze?
- Conoscenza e
conseguenze sono un tutt’uno! - Taglio corto il vicepresidente.
- A volte. Ma a
volte no. Paradossalmente, fa più male uno che conosce tutto, ma continua la
sua vita come niente fosse, o uno che, anche senza sapere tutto, fa un
attentato? Perchè questo è il punto vero.-
L’atmosfera si fece più silenziosa,
tutti volevano capire dove sarebbe arrivato l’analista, si intuiva che aveva
qualcosa di interessante da dire. E infatti, lasciati passare alcuni secondi di
pausa (ben studiata), riprese:
- Non dobbiamo
fare l’errore di pensare che le persone si comportino sempre e continuamente in
modo razionale. Molti sono gli istinti, le necessità immediate, le distrazioni
che, a caso o volontariamente, possiamo inserire. E poi non tutte le persone
hanno lo stesso livello di coscienza: per uno che capisce tutto, ce ne sono 99
che intuiscono, intravvedono, ma non si fidano di loro stessi, educati come
sono stati alla loro inadeguatezza fin da piccoli… insomma: questa
“rivoluzione” di Internet ha sì in sè qualche germe di pericolosità, ma non
dobbiamo sopravvalutarne la portata. E soprattutto non commettere l’errore di
affrontarla di petto: allora sì che sveglieremmo il can che dorme. Esempio: se
una mandria di bufali ti sta correndo incontro, se pensi di fermarla ne vieni
travolto. La cosa migliore è metterti a correre nella loro stessa direzione, e
quando ti raggiungono sali su uno di quelli in testa. Una volta lì, puoi
guidarlo a destra o sinistra e pilotare tutta la mandria. L’importante è capire
come ragiona e come si comporta la mandria.
- E quindi, in
concreto, lei cosa propone? Propone di non far nulla?
- Non dico questo.
Dico solo che non bisogna mettersi contro di petto. Dobbiamo, ancora una volta,
come sempre abbiamo fatto nei corso della storia, infiltrare, essere
dappertutto, a destra e sinistra, con russi e americani, con arabi e
israeliani, e controllare tutti i fenomeni dal di dentro. In effetti, a ben
pensarci, abbiamo sempre avuto successo così.
- Ripeto: quindi?
- Allora: la
stragrande maggioranza della popolazione è stupida e addormentata. Per quelli
basta già il pensiero di non arrivare a fine mese, e con un po’ di calcio, e
tette e culi, (che non guasta mai) li teniamo impegnati. Panem et circenses.
Ovviamente bisogna continuare come abbiamo fatto finora: alimentare le paure e
i bisogni in modo che non siano mai a posto, che gli manchi sempre qualcosa.
Poi esiste una minoranza, i cosiddetti “intellettuali”, gli impegnati: quelli
li distraiamo con la politica. Si perderanno in interminabili discussioni,
assemblee di partito, collettivi, comitati, riunioni serali, e anche con quelli
il gioco è fatto. E questi sono, a occhio e croce, un decimo degli altri.
- E poi?
- Poi esiste una
piccola fascia ancora più ristretta, direi un altro decimo (se non meno) del
gruppo precedente, che comincia a capire tutto. Non possiamo farli fuori
fisicamente, ma “tenerli fuori” sì: li terremo incollati alla tastiera.
Metteremo in giro dei nostri emissari, attivissimi nelle discussioni,
riempiranno di commenti i loro blog, a volte diranno qualcosa di giusto ma il più
delle volte faranno perder tempo, e questi a furia di rispondere, a furia di
ribattere, perderanno un sacco di tempo e resteranno tutto il tempo alla
scrivania, convinti di essere i veri rivoluzionari. Avremo disinnescato e
neutralizzato anche questi, i più pericolosi. E loro neanche se ne
accorgeranno, tutti intenti a rispondere ai nostri troll!
Nella sala si fece il silenzio. Era evidente che quello era stato il
trampolino di lancio del giovane analista: aveva superato la prova
brillantemente.
Alberto Medici
Beh, Rockefellere lo ha detto chiaramente in un discorso " internete è utile ma deve essere controllata da noi "
RispondiEliminaè esattamente quello che sta accadendo..
RispondiEliminal'analista sè scorato di menzionare che esiste una micro parte che ignora pure i troll,ma cosa volete che conti uno 0,0001%?
è questa la risposta,il nostro impegno dovrebbe essere quello di aumentare questa percetuale,il resto vien da se.
il come è la sfida