Se la civiltà è
figlia del controllo, la disfunzione della giustizia, che è voluta, è
necessariamente la madre dell'attuale stato delle cose.
RiformiamoLeBanche&iTributi
Ufficio legale
cause contro il fisco e le
banche
ricalcolo del saldo del fido e dei tributi
ricalcolo del saldo del fido e dei tributi
tel. 800660815 - info@fermiamoli.it
Vai dal tuo avvocato
o commercialista e fai causa a equitalia e alla banca, perché sconfiggerle per
via giudiziaria ti salva economicamente, ma soprattutto serve a cambiare il
mondo. Mondo che avremmo cambiato da tempo se il parlamento non ci ostacolasse
da sempre con le leggi illegittime che sforna continuamente in favore delle
lobby massonico\bancarie alle quali è asservito, e la magistratura non gli
reggesse la coda. Fermo restando che ci stiamo riuscendo lo stesso. Intervieni,
a Roma, al nostro convegno\pre-congresso (comunicheremo la data).
C'è da sperare che
la magistratura inizi finalmente a vergognarsi di fingere di non sapere che i
tributi (tasse, imposte e contributi) sono illeciti (stante il signoraggio), e
che, non solo non è apologia di reato dire che non vanno pagati ma aboliti, ma
è un immenso crimine costringere i lavoratori subordinati, autonomi e le
aziende, a pagarli, nonché perseguitarli inventandosi, per fini di
prevaricazione della società, che siano evasori, riciclatori o falsificatori di
bilanci.
Illeciti perché –
oltre a sussistere l'impossibilità materiale di pagarli a causa
dell'indeducibilità delle spese inevitabili (vedi sul retro il paragrafo tratto
dal nostro ricorso fiscale tipo) – servono solo a rastrellare denaro 'inverato'
per comprare dalla BCE e dalla Banca d'Italia, che sono incredibilmente
private, il denaro 'da inverare' (approfondisci da signoraggio.it).
Denaro che lo Stato
deve invece produrre da sé al costo della carta e dell'inchiostro, risolvendo
così ogni crisi senza alcuna svalutazione, perché la svalutazione è frutto solo
del fatto che i soldi lo Stato li compra da questi privati (vedi sempre da signoraggio.it).
Dobbiamo dunque
ribellarci, care amiche ed amici, alle minacce della cosca politica,
giudiziaria, fiscale e mediatica, di tipo massonico\criminale, venduta alle
banche, e affrontare in massa i PM e i giudici per sconfiggere il loro mutismo
da collusi con le nostre buone ragioni e il nostro enorme numero, perché
«quando il governo viola i diritti del popolo, ribellarsi è il dovere più
sacro» (Costituzione del 1793, art. 35).
Una guerra che
dobbiamo combattere usando armi giuridiche, come gli argomenti che ho tracciato
io stesso nel nostro ricorso tipo, che metto a disposizione degli interessati
affinché li sottopongano ai loro avvocati e commercialisti. Ricorsi e argomenti
giuridici con cui dobbiamo inoltre spingere la parte non massone né
filo-massone della magistratura a confiscare le quote della Banca d'Italia di
proprietà delle banche private, e a nazionalizzarla, confiscando così
automaticamente anche quel 15% della BCE di proprietà della Banca d'Italia e
aprendo gli occhi del mondo sul signoraggio, che è la causa, oltre che dei
tributi, della rovina morale, economica e ambientale del mondo.
Una guerra vinta in
partenza la nostra, perché il migliore avvocato è quello che sa scegliersi le
cause, ma che dovremmo combattere anche se dovesse costarci la vita, non solo
perché, ora che sappiamo della illiceità dei tributi, farci piegare a pagarli
sarebbe viltà, ma per sconfiggere così nel mondo le dinastie Rothschild e
Rockefeller.
Dinastie che –
usando la massoneria e le organizzazioni criminali ad essa affiliate, quali il
bilderberg, la trilatere, l'aspen ecc. – governano il mondo e bevono da tre
secoli il sangue dell'umanità attraverso le migliaia di banche di loro
proprietà o da loro direttamente o indirettamente controllate.
Alfonso Luigi Marra
Impossibilità
materiale di pagare i tributi
per i lavoratori sia subordinati che autonomi
per i lavoratori sia subordinati che autonomi
che per le aziende, stante
l'indeducibilità delle spese inevitabili.
I nostri ricorsi
fiscali, opposizioni a cartelle esattoriali, pignoramenti ecc., sono fondati
innanzitutto sulla richiesta che il giudice dichiari illeciti i tributi (tasse,
imposte e contributi) dato il signoraggio, cioè perché servono solo a comprare
dalle banche centrali i soldi che lo Stato deve invece produrre da sé al costo
della carta e dell'inchiostro (o elettronicamente), senza pertanto creare alcun
debito pubblico, e risolvendo così ogni crisi.
In subordine – come
seconda motivazione (seguita da tutte le altre, tutte fondate, che la
giurisprudenza già accoglie) – chiediamo che venga dichiarata l'impossibilità
materiale di pagarli a causa dell'indetraibilità delle spese inevitabili.
Ciò per i lavoratori
sia subordinati che autonomi che per le società. Impossibilità che emerge ora
che queste assurde cifre lo Stato le vuole davvero, perché in passato la
cosiddetta 'evasione' era una prassi, per cui le aliquote erano oggetto di
scarsa attenzione sociale.
Impossibilità
perché, non essendo deducibili le spese inevitabili, quali il cibo,
l'abbigliamento, i trasporti, la casa ecc., le aliquote (a loro volta assurde)
si abbattono su un reddito che non esiste.
Facciamo per primo
l'esempio di un lavoratore autonomo. Consideriamo un professionista con
famiglia e un reddito 'netto' (ma solo delle spese che gli è oggi consentito
detrarre) di 40.000 euro annuali.
Un 'netto' che non è
netto affatto perché, oltre ai costi che oggi si considerano deducibili, dovrà
fare le spese non deducibili ma inevitabili sopra accennate, sicché gli
rimarranno alla fine diciamo 10.000 euro.
Ne deriva che, sul
falso netto di 40.000 euro, con un'aliquota complessiva effettiva diciamo del
50%, gli si chiedono 20.000 euro, che equivale a dire 10.000 euro in più di
quello che gli è rimasto, nonché un'aliquota del 200%.
è chiaro invece che
gli si devono chiedere le tasse solo sul vero netto (10.000 euro), quindi 5.000
euro.
Riconoscimento
dell'impossibilità di pagare che va esteso anche all'IVA e alla ritenuta
d'acconto perché, quale che sia il dovere da compiere, e dunque anche se si
tratti del dovere di versare ciò che teoricamente si è riscosso appunto solo
per versarlo (come l'IVA e la RA), non se ne può chiedere l'adempimento quando
si sia resa globalmente problematica lo condizione economica e a quel punto
anche esistenziale del contribuente, perché ciò configurerebbe l'obbligo
giuridico di avere una capacità sopra la media di trovare soluzioni.
(A parte poi, quanto
all'IVA, che il dovuto va ricalcolato detraendo l'IVA anche sui costi
inevitabili e indetraibili.)
Occorre in
definitiva forfettizzare le spese inevitabili, consentirne la detrazione dal
reddito lordo, e solo sul residuo sarà logico chiedere i tributi. Né cambia
nulla il fatto che, per il lavoro subordinato, la tassazione è alla fonte (ma
la ritenuta d'acconto è prevista anche per i lavoratori autonomi).
Consideriamo ad
esempio la busta paga di gennaio 2013 del sig. MD (un caso reale).
Ebbene, MD, a
gennaio 2013, ha riscosso 1.852 euro rispetto a un lordo di 3.883 sborsati dal
datore di lavoro, il 52,30% dei quali, ovvero 2.031 euro, sono stati quindi
assorbiti dai tributi. Con il risultato che, poiché a MD, pagate le spese
inevitabili, rimangono al massimo (se sa fare i miracoli), diciamo 200 euro,
avrà pagato tributi per oltre dieci volte il suo vero reddito.
Un'impossibilità di
pagare che per i lavoratori subordinati ha connotazioni diverse, ma sussiste lo
stesso perché deve essere rapportata a questo stadio della civiltà e
dell'economia, per cui bisogna partire dal presupposto che, ad esempio, cento
anni fa, la ricchezza consisteva nell'avere da mangiare, mentre oggi è la
povertà a consistere nell'avere solo da mangiare l'essenziale.
Ne deriva che,
mentre per i lavoratori autonomi l'impossibilità è constatabile materialmente,
perché si configura come un non avere più il denaro sul quale il fisco vuole i
tributi, per i lavoratori subordinati l'impossibilità è giuridica, perché le
detrazioni li spingono a livelli tali che essi, escogitando in qualunque modo
delle soluzioni, riescono a realizzare delle forme di sopravvivenza che in
realtà sono possibili anche con 100 euro al mese, o con nulla (fruendo della
pietà pubblica o privata), ma non sono inquadrabili nello Stato di diritto.
Specie poi se si
considera che la penuria di denaro è causata dal crimine del signoraggio, o
meglio, dal fatto che la magistratura, il legislatore, il potere esecutivo e
l'informazione sono venduti alle banche e consentono loro di rubare, attraverso
il signoraggio primario e secondario, il 90% della ricchezza.
Diverso è invece il
problema per le società, che non hanno spese 'personali', ma anche per le quali
sussistono non modesti costi ineludibili e indentraibili, e che comunque sono
soggette ad aliquote che consentono la loro sopravvivenza solo mediante il
falso in bilancio, l'evasione o l'elusione; che pertanto non possono essere
considerati reati.
Vanno in sostanza
dichiarate incostituzionali tutte le norme che, nel dettare i criteri per la
determinazione dell'imponibile, non consentono la detrazione delle spese
inevitabili.
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