Un
tempo, le guerre si combattevano tra stati con armi sovvenzionate dai
banchieri, che prestavano il denaro a tutti gli stati in guerra affinché si
indebitassero con loro. Oggi, hanno affilato le loro armi prendendo il
controllo di tutti gli stati – e quindi dei popoli – grazie al tradimento dei
politici a loro asserviti. Vediamo se è vero e, in tal caso, come ci sono
riusciti. Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano
avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano.
Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro
che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse
avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate
con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90
miliardi di dollari, creando un'inflazione globale, senza avere il controvalore
in oro. Così, quando l'URSS e la Cina restituirono i dollari agli Usa chiedendo
in cambio l'oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far
cadere la convertibilità del dollaro con l'oro, facendo sì che la moneta perdesse
il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto
dall'accettazione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come
moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano.
Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di
euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d'Italia
era, come previsto dall'articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico
a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a
suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. A questo punto
avviene il tradimento e, in barba alla costituzione italiana, inizia la
cessione ad enti privati delle quote di Banca d'Italia, che verrà forzatamente
legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la
legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca
in questione (quando si dice il caso!). Ma procediamo con ordine. Dieci anni
prima di questo tradimento, il
Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d'Italia Ciampi tolsero l'OBBLIGO alla banca di
acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare
il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai
16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso
l'emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in
quanto contratto verso altri istituti bancari privati.
Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d'Italia era rimasto di proprietà
dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private quali
Comit, Credito Italiano e Banco di Roma. Gli acquirenti autorizzati a comprare
i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie
private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il
gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2040
miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che inizierono in maniera
concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini
a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l'ennesimo
tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d'Italia, grazie al
governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all'articolo
3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe
in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve
essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed
uno sconfitto – ovvero i popoli dell'Euro-zona sotto la dittatura
dell'oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea,
che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il
parlamento europeo ha solo quello consultivo.
Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato
ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e
servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci
prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati
grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata
dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che
poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico
inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata. Ora dal 2012 gli stati
non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del
Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di
speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del
nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di
pubblico interesse. In Grecia hanno cominciato ad arrestare chi non ha la
possibilità di pagare le tasse, portando i cittadini in campi militari in
dismissione.
Tra non molto la stessa sorte toccherà all'Italia.
Fabrizio Guglielmi
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