Volevano suonare e invece sono stati suonati.
Brutta avventura per l’Ufficio locale dell’Agenzia delle Entrate e per
Equitalia, entrambe condannate dal giudice tributario a risarcire un
contribuente che si è ribellato all’aggressione del Fisco. Al termine di una
battaglia legale, un professionista barese ha ottenuto il pagamento dei danni
per complessivi 350mila euro, oltre alle spese processuali, dopo aver subìto un
pignoramento di oltre tre milioni di euro, sui propri conti bancari, per una
cartella di pagamento rivelatasi poi illegittima. La sentenza è stata
pronunciata dalla commissione tributaria provinciale di Bari, presidente Carlo
Volpe, relatore Renato Sfrecola, il 22 gennaio scorso e depositata il
successivo 20 febbraio.
Al termine di un lungo dibattimento, l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sono
state condannate per aver intrapreso una «lite temeraria», ossia per aver
resistito in giudizio con malafede e colpa grave, nonostante fossero
consapevoli di non avere ragione e con il chiaro intento di allungare i tempi
della contesa. Tutto è iniziato con un fax, inviato ad ottobre del 2010 dalla
Banca nazionale del lavoro ad Oscar Lojodice, noto avvocato del foro di Bari,
per comunicare a quest’ultimo che l’Agenzia di riscossione aveva pignorato
3.307.085 euro: 2.9 milioni di euro per tributi, quasi 47mila euro di interessi
e il resto per spese di riscossione coattiva e diritti di notifica. E proprio
sulla notifica del procedimento è iniziata la controffensiva del contribuente, il
quale ha dimostrato di non aver mai ricevuto comunicazione dell’accertamento in
corso.
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