Un
importante sentenza destinata a fare storia nel mondo giuridico e ad avere un
grandissimo eco, che riguarda le banche
e le loro pratiche ormai consolidate di
anatocismo, è finalmente arrivata [1]. Essa in realtà non è stata la prima ma la
seconda.
Entrambe
le sentenze arrivano da Bologna ed entrambe condannano la Carisbo a rimborsare i soldi pagati a due loro
correntisti a titolo di massimo scoperto
e per l’anatocismo.
I
clienti delle banche che hanno avuto in passato il proprio conto in rosso, o
che abbiano chiesto crediti alle banche, da oggi potranno chiedere il rimborso
delle somme in più versate alle banche.
Ma
cosa è l’anatocismo?
Sicuramente
non è un concetto semplice da spiegare
ma si può dire che nell’insieme esso rappresenta il costo del denaro quando si chiede un prestito alla Banca.
Il
costo reale del denaro che noi paghiamo alle banche non si trova esposto in
nessun contratto bancario ed è molto più
alto di quello che apparentemente può sembrare.
L’anatocismo
ad es. può essere definito come un moltiplicatore del debito
perché ad ogni scadenza di
pagamento, verranno sommati anche gli
interessi che già sono stati pagati a scadenza e che faranno parte integrante
del capitale nel nuovo trimestre o a seconda dei casi (seppur più raro) nel
nuovo semestre .
Per fare un esempio, ciò che noi paghiamo a
marzo come interessi a giugno diventa
capitale e su questi pagheremo
nuovamente gli interessi (capitalizzazione degli interessi).
L’anatocismo
in realtà (interessi su interessi) è una pratica che, seppur ritenuta
illegittima, è molto diffusa nell’ambito bancario .
Per
calcolare però il costo del denaro quando chiediamo il credito o il nostro
conto va in rosso, all’anatocismo dobbiamo anche aggiungere le commissioni di massimo scoperto e tutto ciò aumenta
il costo effettivo del denaro fino
ad arrivare un costo così elevato che qualsiasi media o piccola impresa o
normale cittadino non riesce poi più a sostenere.
Da
oggi però sarà possibile, sulla scia di queste sentenze, ottenere la
restituzione delle somme che sono state chieste e pagate alle Banche ogni volta
che è stato chiesto un credito o il proprio conto corrente è andato in rosso.
Naturalmente
poter quantificare le somme di cui si ha
diritto di chiedere la restituzione e capire bene anche il costo del denaro preso a credito, non è una
cosa semplice da fare ed è necessario avvalersi di periti qualificati per poter calcolare il
tutto ma la Codacons ha dichiarato che
potranno fare una valutazione gratuita a chi li contatterà.
In
realtà tutto parte da un’ importante sentenza
della Corte Costituzionale [2] che aveva dichiarato illegittimo un particolare
art. del decreto Milleproroghe [3], una norma emanata nel tentavo di salvare le
banche dal restituire i soldi ai correntisti per anatocismo e molte altre somme
indebitamente versate e che aveva
effetti retroattivi.
Essa
infatti stabiliva che “ la prescrizione relativa ai diritti nascenti
dall'annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell'annotazione stessa”, e quindi retrodatava il decorso del termine
di prescrizione per poter chiedere la
restituzione delle somme versate e riduceva notevolmente i tempi per poter
ricorrere da parte dei correntisti a tutela dei propri diritti nascenti dal
rapporto stesso intrattenuto con la Banca.
Questa
riduzione dei termini valeva anche per chi aveva già avviato azioni dirette
alla ripetizione delle somme illegittimamente addebitate e che nelle more
vedevano prescritti i loro diritti ad ottenere la restituzione delle somme, creando, tra le altre cose, un ingiustificata
disparità.
Fino
ad allora infatti, l’orientamento quasi unitario, era far decorrere i termini
dal momento della chiusura del rapporto contrattuale o nel pagamento solutorio .
Infatti
è in questo momento che si ha piena
conoscenza delle somme non dovute (quali sono quelli derivanti, ad esempio, da
interessi anatocistici o comunque non spettanti, da commissioni di massimo
scoperto e così via). Quindi soltanto
all’atto della chiusura del conto[4] si può essere consapevoli del danno subito e
delle versate indebitamente .
Pertanto
ancorare con norma retroattiva la decorrenza del termine di prescrizione all’annotazione in conto significava individuarla in un momento diverso da quello
in cui il diritto può essere fatto valere, anche secondo una specifica norma
del codice civile[5].
Questa
sentenza quindi stabilì che il dies a
quo, ai fini della prescrizione di un diritto, decorre dal momento in cui il
suo titolare è posto nelle condizioni di
poterlo esercitare, e dichiarò l’illegittimità costituzionale di quel
particolare articolo del decreto Milleproroghe che di fatto avrebbe
discriminato molti correntisti.
IN PRATICA
Da
oggi tutti i clienti che si sono avvalsi di un credito presso le banche o hanno
avuto il proprio conto in rosso, potranno chiedere la restituzione di parte del
costo sostenuto per avere il denaro dalle stesse.
Articolo a cura dell’avv. FLORIANA BALDINO del
foro di Trani (BT) esperta in diritto civile e tributario
Per contatti scrivere a: florianabaldino@gmail.com oppure telefonare a 3491996463
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