D: Cosa c'e' alla base di quel
"sentire" che e' giusto informare una massa manipolata?
R: Inizialmente un senso
di giustizia e di libertà. Questa prima parte dura molto, almeno per me e'
durata molto.
Poi subentra la
testardaggine, il non volersi arrendere, il non voler mollare. Ma a questo
punto la convinzione sull'ottenere risultati positivi si e' già molto
affievolita visto che, in pratica, a parte il tiepido, molto tiepido, tifo intorno,
di risultati veri nemmeno l'ombra. Anzi, quando qualcuno commenta "Andate
avanti, non fermatevi" verrebbe da dire "Perché dici andate avanti?
Tu sei impedito? Bello dire agli altri andate avanti. Bello voler condurre
delle battaglie standosene rintanati nelle retrovie".
C’è poi da aggiungere
che “soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli
strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo".
E la situazione, anche
altrove, non è diversa.
L’istruzione per tutti è
uno slogan allettante, ma in pratica è una palese cavolata, figuriamoci poi la
cosiddetta coscienza critica. Conseguenza? La "democrazia" è solo
fumo negli occhi per nascondere qualcos'altro. Non solo, ma la cosiddetta
democrazia si regge proprio sull’ignoranza diffusa, altrimenti come si potrebbe
manipolare la massa?
Eppure la parola democrazia
continua ad incantare emotivamente, a fascinare, perfino molti "che hanno
compreso". E poi ci lamentiamo che gli italiani perseverano nel
"sonno perenne", che la gente non vuole ascoltare. O magari crediamo
che 2000 anni non siano stati sufficienti per valutare se la gente può
diventare psicologicamente matura oppure no.
Forse non abbiamo
compreso la più evidente delle verità: che la gente (la massa) non può capire,
non ha proprio gli strumenti per farlo, e la situazione peggiora man mano che
andiamo avanti.
Ma vedi, mi dicevo fino a qualche tempo fa, non me la sento di
non fare nulla, di non informare, di non diffondere conoscenza, pur sapendo che
predichiamo nel deserto. Ho una innata intolleranza viscerale all'ingiustizia,
ai soprusi, alla schiavitù umana.
D: Precedentemente
avevi affermato che si dovrebbe informare perchè si sente, nel profondo, che è
giusto farlo, senza attendere alcun tipo di risultato, senza volersi aspettare
nulla. Per soddisfare dunque un "sentire" che è proprio dell'uomo ma
contemporaneamente lo supera.
Cosa è giusto allora?
R: La coerenza e' una
virtù delle menti piccole diceva qualcuno. Battute a parte, mi spiego. Non si
tratta di cambiare sentire, si tratta di prendere una nuova decisione in
presenza di fatti evidenti che stiamo vedendo sempre più da vicino. A cosa ha
condotto tanto impegno? Continuando di questo passo cosa si otterrà? Nulla.
Quando poi ci si accorge che tanti video (soprattutto le interviste che sono
costate tanto tempo, energie e soldi per gli spostamenti) diventano occasione
per scatenare la corsa ai commenti sterili o puerili, soprattutto su youtube,
si capisce che si è sprofondati quasi nel fondo dell'abisso.
Quindi, se nel fare
qualsiasi azione sistematica non si ottengono risultati in termini di
consapevolezza (quella vera, non quella fatta di inutile speculare, di inutile
spezzare i capelli in quattro) è cristallino il fatto che si sta utilizzando
male il proprio tempo, le proprie energie e i propri soldi. L'intelligenza
consiste anche nel sapere quando abbandonare. Non ricordo chi diceva,
appunto, che la cosa più difficile è
sapere quando è il momento di accomiatarsi. Adesso credo di saperlo.
D: Quali sono i criteri da usare per
capire se si e' dato un contributo significativo all'aumento della
consapevolezza?
R: Dalla quantità di
azioni che vengono messe in campo e dalla quantità di diritti riconosciuti ai
cittadini. Non conosco altri misuratori efficaci.
E oggi invece abbiamo un
continuo e grave arretramento dei diritti riconosciuti ai cittadini. Oltre ad
una preoccupante guerra tra poveri che il sistema ha scatenato. E non e'
finita. Finora truffe, soprusi, povertà, museruola e catene ai piedi. D'ora in
avanti le urla di disperazione ci moriranno in gola.
Le pecorelle saranno
totalmente in balia dei lupi che, e lo sappiamo, altro non aspettano che sbranarle. Non gli
basta la lana e il latte. Ora vogliono la vita.
D: Per cosa un uomo che ha capito,
deve combattere?
R: Deve combattere per
ciò in cui crede ma non può nemmeno fare il Don Chisciotte. Bisogna
combattere per battaglie impossibili e renderle possibili e vincenti. Ma per
fare questo non bisogna continuare, caparbiamente, a percorrere vie senza
uscita. Petizioni, manifestazioni, convegni in cui primeggiano prime donne e
bizantinismi, sono più fetidi dell'acqua che ristagna; in generale si rischia
di rimanere imprigionati dietro una tastiera senza riappropriarsi realmente del
nostro territorio, della nostra vita.
D: E allora che fare?
Meno parole e più azioni. Meno prime donne e sofisti e più umiltà. Meno diagnosi e più prognosi. Meno paura e più ardire. Meno vecchi arnesi di battaglia e più intelligenza e organizzazione. E' ora di lasciare i rifugi (che comunque verranno annientati) e spingersi nella lotta. I codardi restino nelle trincee. Sono un peso per sé stessi e per gli altri. E' ora di contarci. E' ora di fare l'appello. Chi non c'e' non ci sarà.
Come si dice? A buon intenditor poche parole.
AZF
Qui la prima parte dell'intervista
http://perchiunquehacompreso.blogspot.it/2012/03/quattro-chiacchiere-con-elia-menta.html
L'ultima falsa aspettativa l'ho presa dal m5s. Aspetto ancora il reddito minimo garantito,che sarebbe un primo piccolo passo.
RispondiEliminaGrazie dott Menta