martedì 28 maggio 2013

A PROPOSITO DI "ARTE": IL MULLA OMAR AVEVA RAGIONE?



Ormai è un bombardamento a senso unico. Guarda caso, il primo premio d’un celebre concorso cinematografico è andato ad una pellicola che presenta, con abbondanza di scene di sesso spinto, la storia di un “amore lesbo”. Gli addetti ai lavori e il pubblico degli appassionati plaudono soddisfatti: il Progresso è in marcia!
Detto questo, la faccio breve e vado dritto al problema, senza indugiare sui dettagli.
Al punto in cui siamo arrivati, sarebbe salutare una bella “resettata” a un po’ di cose, tipo cinema, musica, arti figurative eccetera: ne gioveremmo più di quanto ne soffriremmo.
Voglio essere davvero sintetico e quindi evito una carrellata di tutto ciò che, definito come “arte”, meriterebbe una puntuale disamina per decostruirne l’intrinseca perversione.
In mezzo a questo mare di mostruosità, rare isole felici emergono. Si tratta, ad esempio, di quei film con riferimenti “iniziatici” o di quelle canzoni con messaggi “spirituali”, che però sono di scarsissima diffusione. La massa viene lobotomizzata con pellicole sempre più subdole ed inquietanti al cui confronto il John Wayne del Settimo cavalleggeri è d'una ingenuità disarmante.

Altre opere, di segno opposto, quelle con riferimenti “contro-iniziatici” destano l’attenzione di un pubblico selezionato e che intende “elevarsi”. Eppure anche in questo caso starei discretamente all’erta, perché se da una parte esse destano la nostra comprensibile curiosità, dall'altro ci espongono comunque a delle influenze nefaste e distruttrici. E fatto un bilancio tra benefici e danni, alla fine sono più i danni, visto che non siamo in grado di sapere come agiscono in profondità.
A proposito della musica, poi, consideratane l'onnipervasività (si pensi ai supermercati, dove ha la funzione di eccitare e disinibire) e l'assoluta dissolutezza dei contenuti, forse è giunto il tempo di una drastica abolizione. Guardate tutti questi “X Factor” e simili quali abissi di lascivia e insulsaggine sono in grado di rappresentare. Tutti vogliono diventare “cantanti”, dai vecchi ai bambini, esibendosi buffonescamente in varie trasmissioni da ‘gran galà dei pezzenti’. Tutto in un certo senso ha subito un'accelerazione con l'introduzione del “karaoke”, che ha instillato in tutti quanti l'idea di poter cantare, ovviamente ragliando e scimmiottando presunti “modelli” canori e (purtroppo) di vita.
Cosa ci sarà mai da “cantare”, mi chiedo? Canzonette d'amore? E non parliamo dei “cantanti impegnati”, che mediamente hanno qualche idea appena sopra la media dei loro colleghi presentata come l’oracolo ad un pubblico quanto mai disposto a pendere dalle labbra di qualcuno…
Ma anche quando la canzone moderna vuole elevarsi oltre l'ordinaria passionalità o “l’impegno”, il risultato è praticamente fallimentare e foriero di equivoci, perché il riferimento non è quasi mai divino.

Per questo, l'unica musica, l'unica arte figurativa ecc. degne di esistere dovrebbero essere solo quelle sacre, che è cosa diversa da quelle di mero “d'argomento sacro”, come s'è visto col Rinascimento, che ha introdotto una certa passionalità ancora assente nelle opere d'un Duccio o d'un Simone Martini[1].

Il modello, per tutto ciò che è “arte”, dovrebbero perciò essere quei popoli frettolosamente catalogati come “primitivi”, più o meno estinti e/o assediati, tipo i “Pellerossa”, i nativi dell'Oceania e anche quelli dell'Africa, o della steppa centrasiatica.
L'Islam, con le note limitazioni (nelle arti figurative, nella musica, e anche nell'architettura), ha posto senz'altro un argine provvidenziale, eppure anche quelle, considerato che nei paesi a maggioranza islamica si agitano “cantanti” e “artisti” col relativo pubblico pagante e adorante, sembrano ormai non bastare più.
Dicono che in Afghanistan, dopo la presa del potere da parte dei Talebani, vennero abolite la musica e la televisione. Che il Mulla Omar avesse ragione?


 Enrico Galoppini



[1] Chi intendesse approfondire l’argomento “arte sacra” potrebbe leggere questi classici: F. Schuon, Caste e razze (seguito da Principi e criteri dell’arte universale), (trad. it.) Arché, Milano 1979; A.K. Coomaraswamy, La trasfigurazione della natura nell’arte, (trad. it.) Rusconi, Milano 1976; T. Burckhardt; L’arte sacra in Oriente e Occidente. L’estetica del sacro, (trad. it.) Rusconi 1976; T. Burckhardt, L’arte dell’Islam, (trad. it.) Abscondita, Milano 2002.

FONTEhttp://europeanphoenix.it/


5 commenti:

  1. Ciao Elia:

    da "pseudoartista" (uso il fatto di essere un pittore per poter essere "matto") come ritengo di essere, sono d'accordo su quello che dici, riproponendo una frase che ho tante volte propagato:

    "Cosa ci sarà mai da “cantare”, mi chiedo? Canzonette d'amore?"...

    eh già caro Elia... che kazzo ci sarà da cantare mentre tutt'intorno c'è la miseria materiale e spirituale ?!? Eppure la musica è senz'altro un'espressione straordinaria e sublime e dispiace vederla ridotta a puro show... io piango con la musica e strimpello anche alcuni strumenti per diletto. Ma questa nostra idea è senz'altro influenzata dalle letture di Osho...

    Ma quello che mi ha spinto a postare un commento è la seguente frase che mi ha colpito molto:

    "Il modello, per tutto ciò che è “arte”, dovrebbero perciò essere quei popoli frettolosamente catalogati come “primitivi”, più o meno estinti e/o assediati"

    Se ti prendi il tempo di visitare la seguente pagina del mio sito troverai che anch'io sono da sempre di tal opinione ed opero anche in tal senso.

    http://www.galleriatosca.altervista.org/html/about_us/about_us_giulio_it.html

    Un caro saluto e grazie del tuo indefesso lavoro.

    Maman.

    Giulio

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  2. Per me la musica finisce nel 1979-1980, gli anni di The Wall dei Pink Floyd e dello scioglimento dei Led Zeppelin.

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    1. mah... sarebbe ingiusto e scorretto fermarsi ai "bei tempi andati"... gente in gamba ci sarà sempre ed ovunque seppure sparuta, rari... come diamanti... comunque non hai tutti i torti.

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    2. Sicuramente è come dici tu, e non è neanche il volersi fermare ai bei tempi andati perché non li ho vissuti quegli anni in quanto nato nel 1975, è semplicemente che trovo la musica venuta dopo banale, e la cosa che mi rattrista di più e vedere che gente come Lady Gaga ha centinaia di milioni di visualizzazioni su youtube e invece, solo per fare un esempio, un capolavoro come Echoes live a Pompei poco più di 5 milioni.
      Certo sono gusti personali, ma l'amarezza resta lo stesso.

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  3. Perché non ispirarsi all'arte classica, invece, quella da cui hanno sempre attinto gli Europei e che è stato di proposito smantellata dal '900 in poi.
    Stimo molto Galoppini, ma non condivido la sua visione che tutto ciò che non è cattolico o religioso è male. Gli antichi Greci e Romani hanno costruito e dipinto meraviglie, le leggi delle proporzioni sono state codificate da loro, sebbene non fossero cristiani. La sessualità è parte dell'uomo, non è da demonizzare, solo da controllare.
    Non dobbiamo confondere l'abisso di barbarie in cui siamo caduti dopo le guerre mondiali con tutto ciò che, pur non essendo cristiano, è buono e naturale.

    Mandragola

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