Ieri, 4
Dicembre, la Corte Costituzionale, supremo giudice della legalità, ha
dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge elettorale in vigore. Per
automatica conseguenza logica, sono illegittimi, e vanno trattati come tali, il
parlamento precedente e il presente, le loro leggi – compresa una eventuale
nuova legge elettorale – , i governi da essi espressi, Napolitano da essi
eletto e rieletto nonché i suoi atti, compresi gli scioglimenti delle Camere; e
la stessa Corte Costituzionale, di cui alcuni membri sono stati nominati dai
parlamenti illegittimi.
Ogni
ordinamento giuridico, per legittimarsi, si appoggia su un fondamento principi
metagiuridici laici (come la volontà popolare o la forza del dominatore) o
filosofici (dittatura del proletariato) o religiosi (il sovrano che discende
dagli dei, la volontà divina che sceglie il sovrano). Infatti è noto, ma è
anche intuitivo, che nessun ordinamento giuridico, nessun ordinamento statuale,
può legittimarsi da sé, cioè avere al proprio interno la fonte finale della
propria legittimazione a comandare ed esercitare il potere sulla gente – così
come nessuno può sollevarsi da terra tirandosi per le stringhe.
Ma se
l’ordinamento giuridico non è in grado di legittimarsi da sé, è però
perfettamente in grado di de-legittimarsi da sé. L’ordinamento giuridico
italiano lo ha appena fatto attraverso il suo giudice supremo. Ora che si è
delegittimato da sé, non può più uscire da questa illegittimità, perché
qualsiasi cosa esso possa fare – una nuova legge elettorale, o persino
l’elezione di un’assemblea costituente che scriva una nuova costituzione –
essendo esso illegittimo, è pure illegittima. Può essere legittimo solo un
ordinamento giuridico, uno Stato, che sorga ex novo, indipendentemente da
quello esistente, perché qualora derivi da esso, sarà automaticamente
contagiato dalla sua illegittimità.
I
politici italiani, Napolitano e Boldrini in testa, cercano di nascondere questa
semplice e logicamente insuperabile verità: cercano di far passare il principio
che il parlamento possa rilegittimare se stesso e l’intero ordinamento, lo
Stato, semplicemente facendo una nuova legge elettorale che corregga i due vizi
di incostituzionalità dichiarati dalla Corte Costituzionale. Ma siccome a
votare la nuova legge sarebbero parlamentari eletti illegittimamente, questa
stessa legge sarebbe illegittima. Insomma, qualunque cosa metteranno insieme,
sarà chiaramente un pasticcio, sputtanato in partenza, e contribuirà alla già
bassissima credibilità del sistema e delle sue regole, quindi compromettendo
ulteriormente il suo funzionamento.
Certo,
mi direte che di violazioni della Costituzione ce ne erano già molte e alcune
ben più gravi, come aver usato i trattati internazionali per sovvertire la
prima parte della Costituzione e addirittura per sottomettere il Paese alla
sovranità altrui. E’ vero, ma l’ultima sentenza della Costituzione è la prima
auto-certificazione di illegittimità del sistema.
A
questa rottura senza uscita della legittimità dello Stato italiana,
corrisponde, sul piano economico, una recessione pure senza via di uscita: le
manovre e le predizioni di risanamento e rilancio falliscono tutte, gli
indicatori fondamentali continuano a peggiorare, redditi e occupazione vanno a
picco e destabilizzano il sistema previdenziale, destinato a non poter erogare
pensioni sufficienti a vivere; l’”Europa”, con Olli Rehn, preme brutalmente
sull’euroservile governo Letta per accelerare e aumentare le privatizzazioni,
ossia i trasferimenti sottocosto di industrie e servizi di interesse nazionale
ai capitali predatori che guidano la politica comunitaria.
Le
promesse di ripresa sono chiaramente menzognere, perché per riprendersi e
chiudere la voragine del debito pubblico occorrono: a)investimenti privati, che
non si fanno perché tasse, costo del lavoro, costo della burocrazia e
inefficienza sistemica sono eccessivi, e perché non si investe in un mercato
che non può comprare per mancanza di redditi; b)investimenti pubblici, che non
si fanno perché lo Stato ha sempre meno soldi, anche perché dovrà ridurre il
debito pubblico di 50 miliardi l’anno; c)riqualificazione della spesa pubblica,
cioè taglio degli sprechi e spostamento delle risorse in spesa utile, che non è
possibile, perché la casta ha sempre più bisogno di fare spesa clientelare per
comprare consensi a puntello delle proprie poltrone, e infatti anche con
l’ultima legge di bilancio la spesa pubblica continua a salire soprattutto in
forma di molte nuove uscite correnti di questo tipo; d)ricerca e innovazione
scientifico-tecnologiche necessarie per riguadagnare competitività, ma che non
avvengono e non avverranno perché istruzione e ricerca sono ai minimi di
qualità e risorse, e perché i migliori ricercatori e tecnici emigrano;
e)liquidità, non solo per investimenti, per spese e consumi, ma per pagare i
debiti già esistenti ed evitare insolvenze e fallimenti a catena; ma la
liquidità viene sempre più sottratta all’economia nazionale da fuga dci
capitali, fuga dei risparmi, rimesse degli immigrati, contribuzioni al MES,
contrazione del credito, banche che raccolgono denaro per investirlo nei
mercati speculativi e improduttivi; f)regole efficienti e applicate, mentre
abbiamo un continuo deterioramento della fiducia sociale e della qualità delle
norme e del loro rispetto da parte di cittadini, imprese e istituzioni.
Inevitabilmente
questa doppia crisi porta a una rottura violenta. La violenza potrà essere
quella di insurrezioni interne di disperati-esasperati e conseguenti
repressioni armate; oppure quella del nuovo dominus-creditore, il capitalismo rapinatore
e affamatore euro-germanico che manderà, o farà chiamare dal governo
“responsabile” di turno, l’Eurogendfor (il corpo di polizia militare
antisommossa internazionale istituito col Trattato di Veslen nel 2007, con
Prodi per l’Italia) ad eseguire quelle forme di repressione a cui le nostre
Forze dell’Ordine non riuscirebbero ad arrivare.
Fino a
che livello di disastro, di asservimento e avvelenamento si vuole
spingere questo infelice Paese? Sarebbe saggio prevenire questi scenari
accettando la realtà: la c.d. Italia unita è fallita, non funziona, non è
vitale, è una misconstruction come l’Euro, la Pac (Politica agricola comune) e
la stessa costruzione comunitaria. E’ ora di farla finita.
Meglio staccare la spina a questo Stato insieme mafioso e pagliaccesco,
screditato dentro e fuori i propri confini, senza alcuna ragionevole
prospettiva di miglioramento. Meglio ridare vita alle nazioni autentiche e
storiche, meglio recuperare il progetto di Cavour che voleva fermare le
annessioni dei Savoia alla Toscana, e dare alle macro-aree d’Italia leggi,
monete, governi e parlamenti diversi, corrispondenti alle diverse realtà,
mentalità ed esigenze.
05.12.13
Marco Della Luna
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