Nella Chiesa Cattolica vige il
principio assoluto, da sempre ritenuto tale, ma poi anche formalmente
dichiarato dal Concilio Vaticano I (Cost. Pastor Aeternus – 18.7.1870), che il Magistero infallibile precedente vincola in modo
definitivo il magistero successivo.
Il dossier dimostra, in
proposito, che i Papi fino a Pio XII, di fronte
all’incalzare del protestantesimo, prima, e del modernismo anticristiano, poi,
hanno “sigillato” la fede cattolica con quel tipo di Magistero, per ancorarlo
saldamente alla Tradizione.
Nonostante questa “blindatura”,
i papi del concilio Vaticano II
hanno forzato quei “sigilli”, dilapidando il deposito della fede,
delegittimando i loro predecessori, incorrendo nelle loro scomuniche,
producendo frutti di morte, e facendo così piombare la Chiesa e il mondo intero
nelle tenebre più fitte.
E siccome Gesù il Cristo ha
promesso l’assistenza divina ai successori di Pietro, che preserva in modo
assoluto dall’errore in materia di fede e di morale, ne viene che i pontefici
dal Vaticano II in poi, che hanno deliberatamente, ostinatamente e mortalmente
contraddetto i loro predecessori in tale materia – cosa mai avvenuta prima
nella Chiesa! –, non sono veri papi, ma impostori, anticristi!
Si
sono così spalancate le porte degli ultimi
tempi, che passano per una impostura religiosa e per un’apostasia generale (II Ts.), entrambe sicuramente in atto.
Tra
i segni dell’impostura figura quello di Giovanni
XXIII, che ha assunto il nome di un antipapa (!). Mentre il catechismo dell’ormai
falsa chiesa cattolica parla della fine
dei tempi in un
modo che rispecchia fedelmente quello che essa ha prodotto ed a cui si va
incontro:
“Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso
una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti … il mistero dell’iniquità si
svelerà sotto la forma di una impostura
religiosa che
offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia
dalla verità. La
massima impostura religiosa è quella dell’anticristo“.
Spiegazione
che corrisponde esattamente agli avvenimenti in corso!
Il Papa Paolo IV, però, nella
solenne Bolla “Cum ex Apostolatus Officio” del 1559, avverte che solo un
falso pontefice dice eresie, che la sua elezione è radicalmente nulla, e che tale falso pontefice, ritenuto
vero pontefice, è proprio quell’ ”abominio della desolazione” di cui parla Gesù (Mt. 24, 15), che
conduce le anime all’eterna perdizione.
Mentre da un’attenta lettura
della Bolla “Execrabilis” (1460) del Papa Pio II è d’obbligo dedurre
che qualunque concilio della storia venga convocato per ribaltare la Tradizione
della chiesa è assolutamente nullo. Il Vaticano II, che ha ribaltato
questa Tradizione, con parole false, è dunque nullo!
Ogni giorno che passa, tutto è
sempre più iniquità che dilaga, che raffredda la carità di molti (Mt. 24, 12), aumentando, per
questa via, l’iniquità, e che contrassegna l’apostasia generale predetta nella
Scrittura (II TS 2,1-12); dove san Paolo, con parole terribili, dice che si perdono quanti non hanno
avuto amore per la Verità che salva, perché Dio manda ad essi un influsso di errore, affinché
siano tutti condannati(2,12)!
Le apparizioni mariane a La
Salette, nel 1846, e a Fatima, nel 1917, dichiarate autentiche dall’autorità
della Chiesa, nel mentre
descrivono, con linguaggio profetico, tutto quanto finora avvenuto e sopra
delineato, anticipano il modo in cui i figli veri della Chiesa, “Apostoli degli ultimi tempi”, andranno incontro al
Signore, nella sua Parusia, ormai alle porte.
Ma come fu possibile e quali prove vi sono di tutto quanto sopra
esposto? Esponiamolo in uno sguardo sintetico ma di ampio respiro.
E’ convinzione pressoché
unanime nella sedicente Chiesa Cattolica che l’epoca in corso abbia registrato
un processo di scristianizzazione senza precedenti nella Storia.
Ne è
prova eloquente, innanzi tutto, lo stesso (comunemente ritenuto) magistero
ordinario e straordinario; il
quale si è ripetutamente e organicamente pronunciato sulla gravissima crisi
spirituale e morale del nostro tempo, sul suo aggravamento dopo il Concilio e
sul conseguente processo di scristianizzazione in atto, con accenti che non
lasciano dubbi sulla forte negatività di un giudizio complessivo
definitivamente acquisito (cfr, tra gli altri, G.S. 7, 19, 20 e 27; Evang. Nunt. 52 – 56;
Rec. et Paenit. 18 e 28; Chr. L. 34; Lett. Fam. 13; E.V. 26, 27, 28, 70),
e dove si parla:
§
di interi Paesi del c.d.
“Primo Mondo”, dove un tempo la fede cristiana era “viva e operosa”, “radicalmente trasformati dal continuo
diffondersi dell’indifferentismo, del secolarismo e dell’ateismo” (Chr.
L. 34);
§
di un’epoca caratterizzata da una “profonda crisi della verità” (Lett.
Fam. 13);
§
dove gli stessi aspetti positivi (tante famiglie sane, volontariato
generoso, centri di aiuto alla vita, progressi della medicina, etc.)
costituiscono solo segni di contrasto di uno scenario ben più ampio, dominato
da una “cultura di morte” (E. V. 26 e 27);
§ di ventesimo secolo in
cui “i falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior
successo possibile” (E. V. 17);
§ di “scontro immane e drammatico tra il bene e il male, la morte e la
vita, la cultura della morte e la cultura della vita, con l’ineludibile
responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita” (E.V. 28);
§
di false democrazie (come
quelle della società Occidentale) dove non esiste nessuna verità ultima che
guida e orienta l’azione politica, e le convinzioni vengono strumentalizzate
per fini di potere (E.V. 20);
§
di alleanza tra
democrazia e relativismo etico, “che toglie alla convivenza
civile ogni sicuro punto di riferimento morale” (E.V. 70).
Ne rappresenta prova scientifica la ben nota indagine del 1995
sullareligiosità in Italia, realizzata
dalla Cattolica di Milano e pubblicata dalla Mondadori, la quale mostra il
numero incredibile di coloro che si dicono cristiani (84%), una serie
sterminata di negazioni morali che riducono al 13% i cattolici “ortodossi”, un
irrisorio 2-3% di autentici figli della Chiesa (come stimato in un mio saggio
critico del 16 aprile 98 ai vescovi italiani, molto apprezzato dal segretario
del tempo, mons. Antonelli – 26.5.98).
Ne è conferma autorevole, in ambito ecclesiale e socioculturale,
il libro-intervista “Il Sale della Terra” (1997), nel quale Joseph Ratzinger, Prefetto (ritenuto) della
Congregazione per la dottrina della Fede, poi Benedetto XVI, ha dischiuso scenari apocalittici (pp. 18, 250, 313, ecc.), che l’avanzato processo di
scristianizzazione, da un lato, e i tanti “cristianesimiadattati” (come li chiama), dall’altro, sembrano attirare.
All’unanimità
dell’analisi, tuttavia, non corrisponde l’unanimità di giudizio sulle cause.
L’analisi
corrente, infatti, induce per lo più a ritenerle esogene alla Chiesa, almeno
dall’epoca del concilio Vaticano II.
Altri, invece, e tra questi chi scrive, sono in possesso di
elementi tali da far concludere, non solo ad un uomo di Dio, ma anche e più
semplicemente ad una persona di “buona volontà”, meritevole destinataria della
“pace in terra” annunciata dall’Angelo, che le vere cause della disastrosa
situazione sono, da quell’epoca, tutte interne alla comunità ecclesiale.
Lo
scenario ecclesiale e socioculturale dei nostri giorni è peraltro il punto di
arrivo di un lungo processo di scristianizzazione iniziato con l’età moderna,
per cause molteplici, esterne e interne alla comunità ecclesiale.
Fino ad
un certo momento, le cause interne furono degli errori, anche gravi, ma sempre
riconducibili alla comune limitatezza della natura umana e, quindi, almeno comprensibili,
se non del tutto scusabili. Ci fu un momento, però, in cui esse divennero
peccati mortali di una gravità inaudita; e fu da tale momento che la crisi
assunse un aspetto “bulgaro”, conducendo l’intero Primo Mondo post cristiano e,
per l’“effetto di trascinamento” tipico delle culture dominanti, il mondo
intero, in un immane precipizio.
In che modo fu possibile?
Prima di rispondere a tale domanda, occorre premettere subito,
per ragionare in termini di pura teologia cattolica, che il punto fondamentale
nella genesi e nello sviluppo di questa crisi è sempre la natura decaduta dell’uomo, che, dopo essere stato
inserito nella Vera Vita dell’Amore trinitario in Cristo Gesù, per mezzo della
Chiesa, non corrisponde alla Grazia.
Nella Chiesa, però, vi è una responsabilità notevolmente
maggiore di quanti, insigniti del sacramento dell’Ordine, la governano, con il
compito di pascere
il gregge (Luca
12,48). E questo per la semplice ragione che quando la non corrispondenza alla
Grazia origina proprio in coloro che guidano la Chiesa i danni sono massimi.
Proprio
quanto avvenuto nella crisi attuale, con la corruzione del clero gerarchico
(cardinali, vescovi), la cui fede si è indebolita per la cattiva disposizione
d’animo, che li ha visti cedere agli attacchi del demonio, in presenza di
rivoluzioni e guerre catastrofiche.
Ma
andiamo con ordine, riportando uno schema sintetico in dieci punti, che
costituiranno, successivamente e negli allegati, materia di approfondimento e
di verifica.
1. Col
Rinascimento nasce una nuova “religione”, pagana, antropolatricae
naturalista, che si oppone a quella Cristiana, Monoteista, Trinitaria e Cristocentrica.
L’uomo
“progredisce” e si sbarazza del cristianesimo, sempre più sbrigativamente visto
come il trionfo della soperchieria e della superstizione.
2. Nel
“secolo dei lumi” la nuova “religione” si rafforza e si afferma, diventando
sempre più cultura dominante.
Si predica il trionfo della dea “Ragione” sulla religione. La c.
d. Rivoluzione Francese segna un momento parossistico di tale processo, che accelera
fortemente il processo di scristianizzazione dell’Europa cristiana.
3. La fede cattolica resiste strenuamente nei Pontefici Romani,
che la precisano e la difendono, fino a Pio XII, con
magistero da sempre ritenuto e poi anche formalmente dichiarato “infallibile”
dal concilio Vaticano I (enciclicheMirari Vos, Quanta Cura con Sillabo degli
Errori condannati, Immortale Dei,Libertas Humana, Provvidentissimum Deus, Pascendi, Quas
Primas, Mortalium
Animos, Mystici
Corporis, solo per esemplificare) .
La fede, tuttavia, s’indebolisce in strati sempre più vasti della
società e della stessa Chiesa. Non
solo per la cattiva disposizione di molte anime, che non oppongono resistenza
al demonio, anime che si corrompono sotto l’aggressività della nuova
“religione”; ma anche in seguito ad una serie di disfatte sociali (guerre,
rivoluzioni) ed ecclesiali (fine potere temporale dei papi).
All’interno della Chiesa nascono e si consolidano i
fiancheggiatori della nuova “religione” anticristiana, i c.d. cattolici
“liberali”, costringendo i pontefici a severe misure (per esempio, “motu proprio” Sacrorum Antisticum di san PIO X, che impone ai preti un giuramento antimodernista).
4. Inizia
un processo di scristianizzazione delle masse, che indebolisce la fede di molti uomini mal disposti dello stesso
clero gerarchico (cardinali,
vescovi, preti), soprattutto dopo l’affermarsi di movimenti atei rivoluzionari
(comunismo) e reazionari (nazi-fascismo), i quali scatenano eventi bellici
disastrosi (guerre mondiali, sterminio degli Ebrei).
Questi chierici iniziano intimamente a meditare sull’intera
esperienza della fede cattolica, ritrovandola inadeguata, se
non addirittura impostata su basi false, per l’esistenza di vincoli dottrinali
dubbi o ingiustificati (modernismo). Molti
cardinali e vescovi, che pur personalmente dissimulano questo loro intimo
credere, non trovano, ovviamente, la forza morale d’impedire che lo facciano i
loro preti. La fiumara del male, così, s’ingrossa.
5. Si annebbia, perciò, l’importanza della fedeltà alla Tradizione
e alla stessa Scrittura. In
molti preti e vescovi cattolici s’insinua il dubbio temerario e inconfessato
che la Tradizione abbia potuto errare per autoesaltazione; prima, nel trasporre
per iscritto la fede degli Apostoli e, successivamente, nella stessa
interpretazione dei testi scritti.
6. Nasce, così, alla fine della seconda guerra mondiale, un’altra
chiesa (la “c”
minuscola è d’obbligo), silenziosa, parallela ed eretica, che vive
all’ombra di quella vera, e che
attende l’occasione propizia per prendere il “timone” di “Pietro” ed imprimere
una svolta radicale al corso degli eventi.
7. L’occasione è fornita dall’elezione al pontificato di Giovanni XXIII, il cui nome è fortemente
emblematico, non solo perché è quello di un anti-papa (!), ma anche perché chi
lo portò in precedenza (Giovanni
XXII) fu
a stretto contatto di eresia (dalla
quale, tuttavia, uscì per iscritto, dicendo che si trattava di
un’opinione personale poi accantonata)!
Dato come papa di “transizione” per la sua età avanzata (77
anni), e perciò eletto molto rapidamente, “papa” Roncalli è fortemente imbevuto
di spirito liberale, che manifesta con grande affabilità e naturalezza,
attirandosi l’appellativo di “papa buono”.
Il “papa buono”, però, non è un buon papa (!). Egli,
infatti, parla, per la prima volta:
di una
“pace” che è semplice assenza di guerra e che, dunque, non è quella di Cristo;
di un
amore per l’uomo fine a se stesso, che può prescindere dall’amore per Dio
(lettera a Kruscev per la crisi di Cuba);
di una
Chiesa che deve portare il Vangelo al mondo non con la (se)verità, ma con la
“misericordia”, accogliendo il peccatore così com’è;
di necessità imprescindibile di un dialogo con l’uomo e le religioni, che punti su quello che unisce, e
cioè sul nulla, perché Gesù Cristo non è in comune e, dunque, divide!
Affermazioni, queste, decisamente quanto subdolamente eretiche,
che, dato il terreno fertile rappresentato dalla chiesa eretica/ombra del
pre-concilio, trovano ampio accoglimento nel successivo concilio Vaticano II,
conducendo, poi, nel dopo concilio:
ad una
pace falsa, perché tutta e sola umana;
ad un
amore falso, che è tutto e solo terreno;
ad una misericordia senza Verità e, dunque, falsa, che, avendo
escluso l’esigenza anche dell’ammonizione fraterna (vera opera di “misericordiaspirituale”),
non punta più al recupero del peccatore, perché si converta e viva, e disprezza totalmente
le esigenze assolute del bene comune, che è il vero bene di tutti, anche dell’iniquo peccatore, scatenando le forze del male;
ad un relativismo religioso senza precedenti (ecumenismo e indifferentismo), assolutamente
contrario allo spirito e alla stessa lettera del Vangelo (Mt 28, 18-20; Mc 16,15-16), come rettamente interpretati
dalla Tradizione bimillenaria della Chiesa.
8. Su queste false premesse, Giovanni XXIII convoca il Concilio
Vaticano II per
“aggiornare” la Chiesa, in un’apertura che si rivelerà sempre più una “consegna” a quel mondo di
tenebre e di peccato che avrebbe dovuto illuminare. La sua prolusione di
apertura è tutta impregnata di quelle sue idee sopra esposte, che avrebbero
condotto del tutto fuori rotta.
Il concilio, invero, scatena
la furia della chiesa eretica modernista ed ecumenista, che esce allo scoperto
e prende il sopravvento su quella vera, imponendo
i suoi “papi” e relegando ai margini dell’insignificanza il dissenso dei veri
cattolici.
L’intero Concilio è ispirato, sostenuto e, poi, attuato in base
agli insegnamenti eretici del personalismo
cristiano di
Maritain e di Guitton, nuovo volto delcattolicesimo liberale,
che “separa Dio da Cesare, lega il cristiano a Cesaree annulla l’Inferno, perché non si fida della
bontà di Dio!” (Cfr.
E. M. Radaelli, Il
Mistero della Sinagoga Bendata, p. 280).
9. Come
espongo di seguito, e come documento ampiamente nel primo allegato,
il concilio Vaticano II opera una frattura insanabile con le due fonti della
divina Rivelazione e, in modo particolare, con la costante Tradizione della
Chiesa, violando spudoratamente il magistero infallibile pregresso.
Resta, alla fine, una nuova e falsa religione universalista, che
dilata a dismisura la via della salvezza, “apre” al mondo peccatore, agli
eretici e agli scismatici, che, in pratica, non hanno più bisogno di
conversione dottrinale, sostiene la libertà di religione per tutti, e si “scava
una fossa da morto”, lamentandosi, poi, stoltamente, di esserci finita dentro (cfr. i lamenti di Paolo VI, dopo la rivoluzione conciliare,
l’abbondante magistero apocalittico di Giovanni Paolo II e quello simile del
cardinale Ratzinger in Sale
della Terra).
Le eresie proclamate e indotte dal Vaticano II si riassumono, infatti:
a) nella libertà religiosa in foro esterno, quale diritto biblicamente fondato che gli
Stati devono riconoscere per legge, assolutamente contraria al Vangelo (san
Marco 16, 16) ed al magistero infallibile della Chiesa (Quanta Cura e Sillabo), che apre ed ha storicamente
aperto le porte all’indifferentismo religioso ed al conseguente relativismo
etico, mali gravissimi che hanno distrutto la civiltà cristiana;
b) nel falso ecumenismo, che
legittima gli eretici ortodossi (i quali rinnegano ildogma
petrino), definendoli “vera chiesa” locale, ed estende a costoro ed
agli eretici protestanti (che hanno stravolto la fede della Chiesa!) la via
della salvezza (appartenendo essi, semplicemente, ad una diversa e arricchente tradizione ecclesiale:
Giovanni Paolo II a Paderborn in Germania, nell’incontro coi rappresentanti
delle chiese evangeliche del 22.6.1996!); e ciò con il massimo danno possibile
alla Chiesa di Cristo, perché, pur essendone gli eretici teologicamente fuori,
il mondo li percepisce come interni “dissidenti”, e si convince che possano
esistere cristianesimi diversi, con buona pace dell’unica Verità;
c) nel falso dialogo interreligioso, che
intende partire da supposti quanto insignificanti elementi comuni, per scadere
nel sincretismo, nel relativismo, nell’irenismo e, conclusivamente,
nell’apostasia: un dialogo con l’uomo e con le religioni che parta,
infatti, da quello che unisce è fondato sul nulla, perché Gesù/Verità che
salva divide (san Matteo 10, 34-39);
d) nel rifiuto dell’ammonizione fraterna (mai più scomuniche! urlava Giovanni Paolo II), quale azione
medicinale tesa alla salvezza delle anime, che nega direttamente il Vangelo
(san Matteo 6, 48 e 7, 5), e cancella quell’opera di misericordia spirituale
che si chiama “ammonire i peccatori”, biblicamente
fondata (Gc 5, 19-20);
e) nella separazione di Cesare da Dio, e
nella conseguente accettazione di uno Stato laico separato dalla Chiesa e
indifferente verso le diverse religioni, tutte considerate aventi la stessa
dignità; separazione assolutamente contraria al magistero infallibile della Chiesa
(Sillabo n. 55);
f) nello stravolgimento del rito della Santa Messa, in
direzione dell’eresia protestante (oscuramento: della messa quale sacrificio
espiatorio; del sacerdozio ministeriale; della stessa realtà della
Transustanziazione), e in palese violazione delle norme del magistero
infallibile poste a salvaguardia del rito (solenne Bolla Quo primum , 1570,
di san Pio V);
g) nella
negazione sostanziale dell’Inferno, che
esiste ma è … vuoto, essendone stato tratto fuori (da Giovanni Paolo II, cat.
28.7.99 e Benedetto XVI, cat. 18.10.06) perfino Giuda – “il figlio della perdizione” (Gv 17,12) –, che la Tradizione della Chiesa ha ritenuto vi sia
di sicuro dentro, per unanime indicazione evangelica; e tutto ciò quale logica
finale conseguenza del relativismo introdotto, che lo rende del tutto
incompatibile con la nuova concezione dell’uomo e del mondo (!).
L’illustrazione analitica di tutto ciò è riportata nel primo
allegato alla presente.
10. Avendo
rinnegato la Tradizione bimillenaria della Chiesa e la stessa evidenza
Scritturale, e cioè le due fonti della divina Rivelazione, i falsi papi del
Vaticano II hanno mortalmente offeso Dio e sono incorsi nelle seguenti tre
scomuniche dei loro predecessori:
a) Quella specifica del Papa Pio IX e del Concilio Vaticano I,
Costituzione apostolica Pastor
Aeternus (18.7.1870),
che punisce severamente chi contravviene, direttamente
o indirettamente, alla definizione dell’infallibilità del Papa ivi proclamata: “Se poi qualcuno oserà, che Dio non lo
permetta!, di contraddire a questa Nostra definizione: sia anatema”.
Dove il contraddire ha riguardato, direttamente, la “libertà di coscienza e dei
culti”, che il Papa Pio IX, nell’enciclica Quanta Cura, avendo ritenuta contraria alla Sacra
Scrittura, alla dottrina della Chiesa e dei Santi Padri, ha condannato
senza appello e con le dure parole che seguono: “Pertanto,
con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo tutte
e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa
lettera e vogliamo e comandiamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le
ritengano come riprovate, proscritte e condannate»”; e, indirettamente,
l’infallibilità pontificia, contraddetta dal disprezzo della Quanta Cura.
b) Quella
specifica del Papa San Pio V, la cui Bolla di
promulgazione delMissale Romanum, “da valere in perpetuo”,
messale approvato subito dopo il Concilio di Trento, per difendere la fede
cattolica, insidiata dall’eresia protestante, contiene il seguente duro monito:
“Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con
temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà,
statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione,
volontà, decreto e inibizione. Che
se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà
nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo” (Quo primum , 14 luglio 1570).
c) Quella generale di San Paolo, che è Parola di Dio,
contro chiunque annunzi un diverso Vangelo:
“Ma se noi stessi o un angelo disceso dal Cielo vi annunciasse un
Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia maledetto!” (Gal 1,8).
A
queste tre scomuniche sono indissolubilmente associate altrettante maledizioni
che vengono da Dio, e che, privando canonicamente, le une e le altre, della
Grazia santificante, rendono assolutamente inutile per la vita eterna qualsiasi
azione buona venga compiuta da coloro che sono responsabilmente incorsi
nell’apostasia, e preludono alla pena dell’Inferno.
Per evitare di venire scoperti, il sovvertimento conciliare
viene mascherato in tutti i modi possibili: col definire il Vaticano II
concilio pastorale e non dogmatico; con false dichiarazioni di fedeltà al
Concilio di Trento e al Concilio Vaticano I, che vengono nei fatti respinti;
con false dichiarazioni di fedeltà alla Scrittura e alla Tradizione (Dei Verbum), “Fonti” che vengono costantemente richiamate
e silenziosamente “scremate”; con uno stile letterario bonario ed ottimista,
che, dando tutto per pacificamente acquisito, “setaccia” le verità di fede,
demolendo la Chiesa Cattolica dalle fondamenta (!).
Tra gli effetti immediati e duraturi del Concilio si rinvengono: svuotamento dei seminari; “abbandono” di preti e
suore; laicizzazione dei preti, crollo della tensione missionaria; ecumenismo
paralizzante; relativismo etico; anarchia dissolutrice; paganesimo trionfante.
La libertà di coscienza e religiosa conduce alla più sfrenata
idolatria della libertà.
Essa,
infatti, induce gli Stati a ritenere inesistente un’unica vera religione,
depositaria esclusiva dell’unico sistema morale trascendente ed oggettivo, e,
per questa via, a paganizzare i loro ordinamenti, legalizzando, sotto gli occhi
inebetiti, spesso compiacenti, della falsa chiesa eretica uscita dal concilio,
le istanze più immorali e pervertite di gruppi ed individui senza Dio (attacco
generalizzato alla famiglia e conseguente progressivo sfascio sociale, con la
depenalizzazione dell’adulterio, il riconoscimento dei figli adulterini, la
banalizzazione del sesso e dei ruoli, l’assoluta parità marito-moglie, del
tutto contraria alla Tradizione bimillenaria della Chiesa e alla stessa
Scrittura, il divorzio, l’aborto, il libero amore con la legittimazione delle
convivenze di fatto e perfino omosessuali; la pornografia, l’eutanasia, il
nudismo, l’immoralità pubblica dilagante ovunque). Queste depravazioni
precipitano sempre più nel pattume la società, distruggendo la civiltà
cristiana!
Un falso e idolatrico amore per l’uomo, svincolato dalla imprescindibile collocazione al primo posto
dell’amore per Dio/Verità, e, sociologicamente parlando, dell’amore per il vero
bene comune, ha indotto un dissennato clima di
perdonismo automatico, radicalmente contrario al Vangelo, che impone invece il
pentimento prima del perdono (san
Luca 17, 3-4), clima
potentemente favorito dalla negazione ostinata dell’Inferno, che ha trasformato
l’intera società in una vera e propria associazione per delinquere!
Nella stessa comunità ecclesiale si sviluppano effetti devastanti,
quali: la corruzione del clero cattolico (preti e religiosi in forte crisi
d’identità, che tutto fanno tranne che i preti e i religiosi, e che scandalizzano
con gravi peccati sessuali, quali omosessualità e pedomania: la falsa chiesa
americana ha dovuto rimettere un patrimonio in risarcimenti per tacitare le
vittime dei falsi preti pedomani); l’aumento vertiginoso degli annullamenti dei
matrimoni religiosi; i tentativi di aumentare, addirittura in via
amministrativa (cfr. Ratzinger in “Sale della terra”,
pp. 234-237!) tali annullamenti e di ammettere alla comunione i divorziati
risposati, purché pentiti (!); e quelli di ridurre l’intera morale della Chiesa
ad un gruppo di precetti essenziali da rispettarsi in ambito ecumenico
(Ratzinger, Colonia 19.8.05): uno scellerato concordismo che conferma
nell’errore la coscienza nera di quanti vi si trovano, e che trasforma la
morale in politica, contro l’insegnamento dello stesso falso concilio Vaticano
II, il quale reclama assolutamente
da tutti il primato del rispetto dell’ordine morale oggettivo (I.M. 6)!
I papi del dopo concilio (Paolo
VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) hanno poi oggettivamente ingiuriato Dio: rimproverandoNe l’assenza (Paolo VI al funerale di Aldo Moro,
ucciso dalle Brigate Rosse dopo una vita politica di tradimento della Chiesa;
Benedetto XVI nei campi di sterminio di Auschwitz); vergognandosi
oggettivamente e nei fatti, e qualche volta anche nelle parole, degli Apostoli,
dei Padri della Chiesa, e, in ultima analisi, di Dio stesso, per la loro
mancanza di carità verso gli … Ebrei (così il cappuccino apostata Cantalamessa
davanti a Giovanni Paolo II, che non lo smentisce pubblicamente, in occasione
del venerdì santo 1998); rifiutando la “dottrina della sostituzione”,
sulla quale poggia e si giustifica l’esistenza stessa della Chiesa di Cristo, e
impostando quella dell’”attesa messianica parallela”,
per compiacere gli Ebrei(!); trasformando il Purgatorio da luogo di pena a …
Paradiso incompleto (dove una marginale espiazione è ampiamente compensata da
una intravista e beatifica visione di Dio); negando ostinatamente l’Inferno,
che esiste ma è … vuoto, essendone stato tratto fuori (da Giovanni Paolo II,
cat. 28.7.99 e Benedetto XVI, cat. 18.10.06) perfino Giuda – “il figlio della perdizione” (Gv 17,12) –, che la
Tradizione della Chiesa ha sempre ritenuto vi sia di sicuro dentro, per
espressa e unanime indicazione evangelica!
I mali gravissimi seguiti al Concilio sono prova ulteriore e
sicura che le dottrine insegnate a partire da esso sono eretiche, in virtù del
principio evangelico “Tale l’albero, così i frutti”, che smaschera i
falsi profeti (Mt 7).
Si schiudono così le porte della “fine dei tempi”; fine che passa per un’impostura religiosa e per un’apostasia generale (II Ts 2, 1-8), entrambe sicuramente in atto (v. infra amplius).
Il trono di Pietro, infatti, manca di un vero Papa da ben 55 anni,
essendo precipitato in una “vacatio diabolica”, si abbia o no questa
percezione. Su di esso siede una figura oggettivamente malvagia, circondata da un esercito
sterminato di apostati, più o meno consapevoli, alcuni del tutto ignari; figura
che annuncia sinistra la fine
dei tempi.
Quanto sopra esposto trova singolare conferma nelle profezie dell’Apocalisse (cfr. quarto allegato), che fanno rizzare i capelli
sulla testa!
Nel testo giovanneo, tra l’altro, si parla di una triade del male, composta da:
un “Drago”,
che simboleggia Satana;
da una “Bestia”, che
simboleggia l’odierno Stato ateo, e, in
ultima analisi, l’uomo stesso che rifiuta il Cristo e si fa Dio, essendo lo
Stato null’altro che la comunità organizzata degli uomini;
da una “Altra
Bestia”, chiamata anche “Falso
Profeta”, che costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima
bestia (uomo, Stato ateo).
A questa triade viene poi associata “Babilonia
la grande”.
Babilonia è il simbolo della più sfrenata idolatria, della
prostituzione per eccellenza (unione nel male = porneia), personificata in una
donna, sulla cui fronte è scritto: “Babilonia la grande, la madre
delle prostitute e degli abomini della terra”.
Contro
questa prostituta si scaglia l’ira di Dio, che riempie più di una pagina
dell’Apocalisse.
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