“Si dà fuoco in piazza S. Pietro: gravissimo”. “Uccide
moglie e figli e poi si toglie la vita”. “Trovato impiccato in casa con un
biglietto: scusatemi, non ce la facevo più”. Questi sono solo alcuni dei titoli
che quotidianamente troviamo sulla stampa nazionale riguardanti suicidi di
nostri connazionali che decidono, evidentemente in preda alla disperazione, di
farla finita per sempre. Talvolta togliendo in silenzio il classico ‘disturbo’,
talaltra producendosi in una strage di tutta o di parte della loro famiglia.
Il minimo comun denominatore di tutti questi fatti
gravissimi che i media tendono a minimizzare, è lo stato di grave prostrazione
causato dalla cosiddetta “crisi”. Cosiddetta perché, come più volte abbiamo
avuto modo di spiegare[1],
essa è stata voluta e prodotta, essenzialmente attraverso lo strumento monetario,
per realizzare precisi e criminali obiettivi, tra i quali l’aumento
esponenziale dei suicidi non è che un clamoroso e macabro ‘dettaglio’.
Ma un suicidio è pur sempre una cosa molto grave e
dolorosa.
Innanzitutto, dal punto di vista ‘filosofico’, esso –
quand’è compiuto sull’onda del trasporto emozionale – rappresenta una sconfitta
per chi lo mette in opera. In seconda istanza, ad un livello politico-sociale,
la comunità non può che dolersi per la scomparsa di un suo valido membro, che
messo in altre condizioni ed adeguatamente sostenuto non sarebbe probabilmente
giunto a tanto. Vi è poi ovviamente il piano affettivo, che riguarda i
congiunti e gli amici di colui che arriva a questo gesto estremo. Per non
parlare poi delle mattanze familiari che in più d’un caso accompagnano quelli
che la stampa serva del potere s’affretta a definire “stragi della follia” per
archiviarle in fretta e furia.
Eh sì, perché ogni volta viene insinuato più o meno
subdolamente che il suicidato di turno fosse “depresso da tempo”, “affetto da
disturbi” e che avesse dato qualche “segno di squilibrio”.
Dare del “pazzo” a qualcuno è molto comodo e sbrigativo. La
“follia” è difatti la tipica scappatoia che permette superficialmente di non
affrontare qualsiasi problema ed analizzarlo da ogni punto di vista per
individuarne le cause e quindi la soluzione.
Così, a cadenza regolare, l’Occidente – attraverso il
proprio apparato mediatico - se la prende con qualche “pazzo” (cioè un “nuovo
Hitler”), ovvero chi non si allinea istantaneamente ai diktat dell’Occidente. E
se solo ti azzardi ad osservare il cielo e noti che qualcosa non va[2],
ecco che diventi da trattamento sanitario obbligatorio[3] (TSO). Ovviamente, tutti coloro che, adducendo
solidi argomenti, reclamano la sovranità monetaria per la propria nazione
vengono iscritti d’ufficio nella categoria dei “pazzi”. E l’elenco prosegue
indefinitamente, includendo tutti quelli che spregiativamente questa stampa
abietta bolla come “nemici dell’Occidente” adombrando il sospetto che si tratti
di pericolosissimi individui che odiano la propria gente quando invece è vero
esattamente il contrario.
Per cui c’è poco da meravigliarsi che per un padre che non
riesce più a dare da mangiare alla sua famiglia, un piccolo imprenditore
oberato dalle tasse, una persona di mezza età che dopo il fallimento
dell’azienda in cui lavorava non troverà più lavoro, un pensionato alla fame o
un giovane che trova solo lavori “precari”, insomma, per tutti costoro, quando
arrivano a togliersi la vita, non si trovi altro che la solita ‘spiegazione
psichiatrica’.
Eppure, gli stessi indegni ed indecenti giornalisti, appena
un omosessuale si toglie la vita non esitano a dare la colpa a qualcheduno reo,
secondo loro, di averlo indotto a tanto mediante dileggi e vessazioni, fino a
puntare il dito contro le leggi vigenti che “vanno cambiate!” (per introdurre
poi i “matrimoni” e le “adozioni gay” e chissà cos’altro). Naturalmente a
questi pappagalli del politicamente corretto non viene mai in mente che – fatti
salvi i casi di effettive gravi pressioni - ad un omosessuale potrebbe scattare
la spinta a suicidarsi per ‘risolvere’ una tensione interiore non più
sopportabile tra quel che si è e quel che si vorrebbe essere o che si ritiene
la società ci richieda di essere. Non sia mai detto: anche il solo pensarlo è
già “omofobia”!
Ma quando a suicidarsi (e ormai sono in troppi) sono delle
persone che giungono a tanto solo per problemi economici indotti da una
politica deflazionistica generata dalla classica chiusura del ‘rubinetto del
denaro’ operata dalle grandi banche[4],
nessun “autorevole commentatore” (che nella neo-lingua significa “bugiardo e
mistificatore patentato”) fa il classico due più due dando la colpa alle
attuali politiche monetarie e, diciamolo chiaramente, alle vigenti “leggi sul
lavoro”, divenute insindacabili e circonfuse d’una aura di sacralità da quando
D’Antona prima e Biagi dopo sono stati assassinati dalle “nuove B.R.” (che dopo
questo ‘servizietto’ nessuno ha più sentito nominare!).
Pertanto, tutto questo accalorarsi per “modificare le
leggi” quando in questione vi sono gli omosessuali è, oltreché sospetto,
pretestuoso, stupido e sinceramente truffaldino. Senza dimenticare che è più
facile per degli zerbini dalle fattezze antropomorfe sbraitare su una questione
marginale piuttosto che prendere di petto un grave problema che coinvolge
tutti, omosessuali compresi e pure loro stessi, sovente inquadrati nelle varie
testate giornalistiche con contratti capestro: il lavoro e la sovranità monetaria[5],
col primo che dipende direttamente dalla seconda, tant’è vero che anche chi
vorrebbe assumere non lo fa perché “non ci sono i soldi” (cosa palesemente
assurda perché basta una tipografia di Stato), mentre quei pochi che
circolano devono andare a saziare le pretese sempre più esose delle banche e
dei vari “enti pubblici” a loro volta giugulati dal potere bancario e ridotti a
odiosi gabellieri per conto dei “Signori del denaro”.
Ora, in un siffatto clima di disordine e di contravvenzione
ad ogni minima normalità, dare del “pazzo” a chi si uccide o anche il solo
insinuarlo è di per sé una cosa non solo immorale, ma anche falsa ed ipocrita,
che va solo a detrimento della già infima reputazione di chi si ostina a
nascondere la verità.
Enrico Galoppini
[1]
E. Galoppini, Il “debito” come il famoso “pollo a testa”: ma si può andare
avanti così?: http://frontediliberazionedaibanchieri.it/article-il-debito-pubblico-come-il-famoso-pollo-a-testa-114459322.html.
[2]
E. Galoppini, Perché i nostri cieli non sono più blu?: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42689.
[3]
Così ha detto – tra il serio e il faceto - il neo-segretario del PD Matteo
Renzi, nel corso d’un noto “talk show” televisivo: http://www.stampalibera.com/?p=69825.
[4]
Cfr. quest’ottima spiegazione del prof. Padovani dell’Univ. de L’Aquila, tenuta
durante una trasmissione televisiva su un canale abruzzese, la quale ha il
pregio di essere molto chiara e mirata all’essenziale: http://www.youtube.com/watch?v=jFNaMuAHo6M#t=4791.
[5]
P. Bogni, Sovranità monetaria, signoraggio bancario: http://www.caposaldo.org/area-tematiche/sovranit%C3%A0-monetaria-signoraggio-bancario.
FONTE: http://ideeinoltre.blogspot.it/2013/12/enrico-galoppini-crisi-e-suicidi-ma-ci.html
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