Valutando la situazione politica nazionale rispetto,
diciamo, ad un paio di mesi addietro e arrivati oggi alla preannunciata discesa
sul terreno elettorale di Monti, vediamo che, nonostante la “novità” di questa
discesa in campo del “tecnico professore”, certi progetti per la gestione del
potere politico in Italia non sono poi mutati di molto e le Consorterie,
chiamiamole così (ma non si tratta di semplici lobby massoniche), che sono
dietro questi progetti, ovvero l’Alta finanza mondialista, hanno ben soppesato
i pro e i contro di tutta la situazione.
Quello che era ieri e quello che è oggi.
In definitiva, mesi addietro, sembrava dato per scontato che Monti
potesse ancora per qualche tempo portare avanti l’opera di devastazione di
quello che resta dello Stato sociale, operare per la razionalizzazione delle
Leggi e disposizioni che impongono ai governi l’obbligo, senza se e senza ma,
di ripianare il debito pubblico (una vera truffa ai danni del popolo) e
incrementare la introduzione piratesca di ogni genere di tassa che consenta di
drenare dalle tasche degli italiani più denaro possibile. Il fine, ovviamente,
è quello di garantire al sistema di usura internazionale dei banksters, a cui
l’Italia è soggetta, di essere saldato nei sui inestinguibili e sempre
rinnovati crediti.
Terminata la transitoria esperienza del governo dei tecnici, la
parola sarebbe passata di nuovo ai politici (ben lieti che il “lavoro sporco”,
in massima parte era stato fatto da “tecnici” mai eletti da nessuno e che non
dovevano rispondere agli elettori per il loro operato). In questa prospettiva
sembrava data per scontata una evidente vittoria alle elezioni del PD di
Bersani proiettato a primo partito in Italia, ed un buon successo del centrismo
di Casini al quale il Bersani avrebbe poi dovuto logicamente aprire per varare
un formula di governo forte e duratura.
Lo strappo di Berlusconi, trovatosi con l’acqua alla gola, che ha
anticipato la fine del governo “tecnico”, ha però messo in moto tutta una serie
di situazioni che hanno rimescolato le carte.
Probabilmente Berlusconi, resosi conto della disintegrazione del
PDL e di tutta l’area moderata a cui faceva riferimento, deve essersi
spaventato, specialmente dopo che si è anche concretizzata, a fine ottobre
scorso, una condanna penale a suo carico. Lo scaltro imprenditore si è reso
conto che non solo sarebbe stato letteralmente spazzato via dal quadro politico
che conta, ma rischia anche di accumulare condanne penali di una certa gravità.
In pratica, nonostante la sua uscita di scena e il sostegno in parlamento a
Monti, non gli si garantiva una serena vecchiaia.
Da qui la decisione, tutta pro domo sua, di anticipare i tempi e
far saltare il governo Monti mettendo in atto un certo populismo demagogico
teso a recuperare qualche voto da quella parte di cittadini spremuti fino
all’inverosimile.
Fin qui le cose sono abbastanza chiare, anche se poi appare
alquanto singolare la successiva contraddittoria proposta di Berlusconi di
voler lasciare a Monti la guida di un area moderata per affrontare le elezioni
e sbaragliare il campo alla vittoria delle sinistre. Vuoi che sia stata una
“furbizia” politica per far scoprire le carte a Monti e chi gli sta dietro, o
vuoi che sia stato un concreto tentativo di proporre una futura gestione
politica dove lui, Berlusconi, con tutti i suoi interessi in gioco, sarebbe
comunque stato partecipe, sia pure in via subordinata dietro la leadership
lasciata a Monti, fatto sta che poi, di fronte al fallimento di questa
proposta, rifiutata da Monti, il cavaliere ha dovuto fare marcia indietro e
chiamare a raccolta quello che resta delle sue lacere e sbandate truppe per
andare alle elezioni con una immagine oramai squalificata e con il solo apporto
di tre reti televisive e lo specchietto per le allodole di una promessa
abolizione della pesantissima IMU.
Le strategie dei banksters
Fotografata così la situazione, cerchiamo adesso di capire come
devono aver ragionato le Consorterie che stano dietro a Monti, un uomo, non
bisogna mai dimenticarlo, portato al governo, con un mezzo “colpo di stato”
silenzioso, esclusivamente per curare gli interessi dei banksters, di quel
mondo bancario internazionale di cui lui era “consulente” (una operazione che
la dice lunga sulla forza e l’incidenza che queste Consorterie hanno in Europa
e nel nostro paese).
Indubbiamente il “governo dei tecnici, è stata una imposizione
necessaria, contraria alla atavica politica di queste Consorterie, da sempre
aduse ad agire nell’ombra, a condizionare da dietro le quinte i governi, senza apparire
direttamente, ma che evidentemente nel quadro della crisi finanziaria
internazionale, da loro stessi provocata, imponeva ai banksters di esporsi pur
correndo qualche rischio (una sia pur minima conseguenza di questa
“esposizione”, per esempio, è il fatto che oggi molti si rendono conto o sono
stati informati, della esistenza di un potere bancario e delle operazioni
sporche che questo potere porta avanti spregiudicatamente).
Preso atto di una anticipata fine del governo dei “tecnici” e
della inevitabilità delle elezioni, queste Consorterie hanno deciso di
puntare ancora su Monti e quindi di indirizzarlo anche nella competizione
politica, di fatto, rimettendo in gioco le prospettive di un futuro governo a
guida Bersani aperto ai centristi di Casini che sembrava oramai scontato.
Evidentemente su Bersani, nonostante la sua riconosciuta
disponibilità a prestarsi a soddisfare le richieste dei banksters, ha pesato la
valutazione che il soggetto non è certo il più adatto per una lunga conduzione
politica fatta di lacrime e sangue, così come ai banksters preme di instaurare
in Italia.
Come già ebbe ad osservare il politologo Aldo Giannuli “Bersani
non è omogeneo alla cultura dei poteri finanziari e, per quanto si sforzi di
capirne la lingua e di assecondarne i desideri, resta pur sempre un parvenu, un
apparatnik antropologicamente estraneo a quel mondo”.
Questo comporta poi il fatto che Bersani, di fronte alle richieste
di liquidare in toto ogni residuo di Stato sociale, pretenderebbe di coprirsi
con la farsa della “concertazione”, intralciando la speditezza e forse la
portata delle direttive da imporre.
In pochi giorni quindi si è ridisegnata tutta la strategia
politica per affrontare le elezioni, puntando ancora sulla presenza egemonica
di Monti nei futuri governi.
E’ stato evidentemente valutato che Monti, all’uopo sostenuto da
un buon numero di mass media, incassato anche il placet della Chiesa (evidente
una mediazione intercorsa, dove ha avuto il suo peso l’esenzione della Chiesa
dalla “spremitura” che viene imposta al paese ed oltretutto “tranquillizzata”
dalla presenza nei futuri governi dei moderati di Casini) avrebbe potuto
riscuotere un buon successo elettorale.
Questo possibile successo darebbe una certa “forza” politica alla
figura del professore e quindi lo porrebbe come ago della bilancia per il varo
di un futuro governo con chicchessia.
Comunque sia, i banksters hanno ben considerato che un
“professore” rivalutato politicamente e posto al centro della politica
nazionale, sarebbe stato molto più utile e produttivo per i loro interessi che
un futuro, seppur “amico”, governo Bersani – Casini e laddove il radicalizzarsi
dello scontro politico, a seguito della crisi economica della nazione e dietro
la spinta contestativa e populista del movimento 5Stelle di Grillo, della Lega
e altri, potevano creare seri problemi, ad una leadership troppo sensibile ai
richiami della piazza.
Certamente la nuova situazione che si è andata delineando non
piacerà molto a Bersani che già si sentiva in tasca la guida della politica
nazionale ed ora deve invece rifare tutti i conti, mentre per Casini, esponente
di un area minoritaria, epigoni democristiani, da sempre avvezzi a gestire una
fetta di potere vivendo e auto riproducendosi principalmente per “quelle
poltrone”, le cose non sono cambiate di molto rispetto ad un futuro governo
Bersani – Casini, anzi il fatto di dover ora fornire le “gambe” politiche a
Monti, cioè un minimo di retroterra popolare, per farlo navigare negli infidi
terreni elettorali, gli offrono prospettive ancora più interessanti.
Può farcela Monti?
La considerazione che la politica lacrime e sangue di Monti ha
colpito tutti gli italiani di ogni ceto e ha generato un minimo di
consapevolezza in molte persone che dietro a tutto c’è l’interesse del sistema
bancario, potrebbe far pensare che difficilmente Monti possa conseguire un buon
successo elettorale. Ma le cose non stanno esattamente così.
Non è infatti un mistero che viviamo da tempo in una specie di
“realtà virtuale” dove i mass media fanno e disfanno il pensiero e gli umori
dell’opinione pubblica, creano e indirizzano tendenze.
Non si dimentichi che se in Italia i quotidiani e le riviste non
hanno le vendite di altri paesi occidentali, è comunque garantita la presenza
mattina, pomeriggio e sera, dei telespettatori incollati davanti alla loro
bella e colorata scatoletta quadrata.
Il bombardamento terroristico della crisi economica e del crack
finanziario, la bancarotta a cui andrebbe incontro il paese, lo spettro dello
spread agitato in ogni telegiornale, l’inevitabile necessità di certe misure di
contenimento dei costi, tutte parole d’ordine ben studiate come in una guerra
psicologica, hanno sicuramente prodotto dei risultati.
Mi è capitato di interrogare un certo numero di persone e mi sono
accorto che non sono pochi quelli che, incredibilmente, ritengono che Monti
abbia ben operato (nonostante abbia addirittura aumentato il debito pubblico) e
che certe misure erano necessarie. E’ del resto ovvio che se si presenta alla
gente una situazione disperata, catastrofica, senza dire chi e perchè l’ha
causata, senza precisare che per uscirne fuori l’unico mezzo è quello di
sottrarsi dai meccanismi di usura, si induce il ragionamento che per farvi
fronte occorre procedere a tagli e sacrifici, senza starci troppo a pensare e
senza dar retta a discorsi propagandistici e retorici.
Se a questo lavaggio dei cervelli si aggiunge un evidente “aiuto”
della Chiesa e il sostegno dell’area dei moderati conservatori e progressisti,
baciapile o laici, tutti messi in moto da evidenti maneggi dal sapore
gesuitico e massonico, possiamo ben prevedere per Monti un certo successo
elettorale.
Questo renderebbe possibile un futuro governo politico di Monti,
come appunto progettato o in alternativa sarebbe comunque sempre riproponibile
un Bersani - Casini, ora però con un Monti, rivalutato politicamente e
con un suo forte peso.
Le possibili alternative
Vediamo adesso, senza voli di fantasia, quali possono essere le
alternative e che indice di possibilità si hanno di ribaltare questi progetti
che lo ricordiamo ancora una volta sono devastanti per il futuro della nazione
e riguarderebbero la dissoluzione totale dello Stato sociale, la perdita di
ogni mutualità, di un minimo di tutele pensionistiche e sanitarie, il
ridimensionamento della scuola e della ricerca, l’ampliamento dei
meccanismi di rapina del sistema bancario a cui tutti i cittadini
verrebbero obbligatoriamente vincolati, la definitiva e totale privatizzazione
di quel poco di partecipazioni statali in settori dove la esclusiva presenza
del “profitto”, avrebbe effetti negativi e aggravi di costi per gli utenti,
l’aumento incredibile, inaudito, delle tasse, il contenimento degli stipendi
fino quasi a livello del terzo mondo, ecc. In pratica tutto quello che è
necessario per imporre al paese l’obbligo di sottostare al meccanismo di usura
internazionale, di indebitarlo senza soluzione di continuità e di rendere certa
la sua solvibilità, anche a costo di gettare questo paese nella miseria più
nera.
Diciamo subito che concrete alternative atte a ribaltare questa
situazione non le vediamo e del resto sarebbe puerile pensare che questo
ribaltamento possa avvenire con le elezioni. L’unica speranza sarebbe quella
che Monti esca talmente ridimensionato dal voto e che questi voti si ripartissero
in modo tale da non rendere possibile il varo di una coalizione governativa
troppo forte. Una futura incertezza politica potrebbe inceppare i progetti dei
banksters, ma sarebbe solo un piccolo palliativo.
Una vittoria di Berlusconi, che oltretutto non è mai stato una
alternativa ai banksters, ma semmai una specie di outsider, sembrerebbe da
escludersi e comunque è talmente evidente che Berlusconi si muove unicamente
per la salvaguardia dei propri interessi di famiglia e pertanto, anche nel caso
di un suo improbabile successo, si metterebbe d’accordo con i banksters.
Il movimento 5Stelle di Grillo, che sembrava avere le possibilità
di captare un ampio ventaglio di voti di protesta, in questi ultimi mesi è
stato alquanto ridimensionato dalle solite campagne psicologiche dei mass media
ed è stato anche scosso da alcuni dissensi interni, probabilmente creati ad
arte. Questo vuol dire che Grillo potrà avere un certo successo
elettorale, ma non così decisivo da mettere in seria crisi i progetti dei banksters.
I piccoli partitini antagonisti, in termini di voti e dati i
meccanismi elettorali, più di tanto non potranno fare e probabilmente
resterebbero minoranze poco significative quantunque siano per loro positivi
gli esiti elettorali.
L’astensione, il gesto contestativo che noi abbiamo sempre
privilegiato, potrebbe avere, grazie al malcontento diffuso, un
significativo incremento, ma è chiaro che il Sistema, alla fin fine, nonostante
la perdita di immagine, se ne fregherà altamente delle percentuali dei votanti.
Tutto questo per dire che ben difficilmente potremmo aspettarci
note positive dagli esiti elettorali, se non, come detto, la speranza che i
voti si ingarbuglino alquanto annacquando il potere dei partiti, che i
movimenti antagonisti (antagonisti almeno sulla carta, perchè noi,
sinceramente, non abbiamo fiducia in nessuno) abbiano un buon successo e
altrettanto ne abbia l’astensione dal voto.
E un pò poco, quasi niente, ma non vediamo altre alternative.
Questa situazione della nazione, oltretutto legata mani e piedi ai
meccanismi mondialisti dell’Europa, non è possibile ribaltarla con le
elezioni, e al momento non è neppure sperabile una rivolta di popolo magari
determinata dall’impoverimento di tutto il paese.
Intanto per quanto siano stati pesantissimi i provvedimenti
lacrime e sangue imposti alla cittadinanza, per quanto gravissima la situazione
del paese con la chiusura continua di imprese e la perdita dei posti di lavoro,
per quanto spaventoso il numero dei disoccupati, in particolare i giovani e per
quanto aleatorie, precarie e durissime le condizioni per trovare un posto
lavoro con un minimo di garanzie, visto che tutto il mondo del lavoro è stato
devastato e sconvolto dalla introduzione di leggi e pratiche iper liberiste,
nonostante tutto questo e probabilmente con l’apporto delle famiglie che sono
ancora in grado di sobbarcarsi gli oneri del mantenimento dei loro congiunti
disoccupati (i futuri nuclei famigliari non avranno di certo questa disponibilità
per i loro figli) la situazione generale non ha raggiunto i livelli di massima
allerta.
A questo si aggiunga che la società consumista, le ideologie
neoradicali, la devastazione provocata dalle consuetudini di vita occidentali,
all’”americana”, il paravento di una realtà “virtuale”, hanno annullato e
dissolto ogni energia creativa e contestativa in particolare nella gioventù,
una gioventù riempitasi di tatuaggi, con il pensiero agli abiti griffati, allo
stadio, alla musica, alle discoteche, allo sballo, alle ultime novità nel
settore dei video giochi, dei computer e degli Ipod. E senza giovani non si
fanno le rivoluzioni !
Avevamo premesso che queste sarebbero state delle considerazioni
politiche “a freddo”, non è colpa nostra se, oltretutto, sono scettiche
nell’indicare delle soluzioni.
Certe situazioni, affinché si concretizzino possibilità di
riscossa, devono ancora maturare, sperando che ce ne sia il tempo, visti i
progetti criminali di guerra che gli Occidentali hanno in animo e a cui il
nostro paese, succube totalmente del sistema atlantico e pericolosamente
riempito con 113 basi militari anche atomiche, e privo di ogni sovranità, è
soggetto.
Per intanto, a queste elezioni, che ognuno agisca secondo
coscienza e come meglio ritiene opportuno. Non ci sono ricette miracolose.
Chi lo preferisce si astenga dal votare oppure, per chi proprio
vuol andare a votare, si voti per uno dei movimenti antagonisti nell’ottica di
rendere debole ogni futura conduzione politica di governo.
A Napolitano si spenga il televisore in faccia.
In questo senso occorre chiedere a tutti gli italiani che la sera
del 31 dicembre dalle 20,30 alle 21, proprio quando Napolitano, uno dei massimi
artefici dei progetti dei banksters, rivolgerà il solito “messaggio agli
italiani, si spengano i televisori. Non si cambi canale, si spengano i
televisori.
E’ importante che gli ambienti politici constatino, attraverso gli
indici di ascolto, che quella sera, al discorso di Napolitano, c’è stato un
rifiuto dei telespettatori ad ascoltare.
Non che questo gesto possa determinare chissà che, ma in
prospettiva potrebbe avere la sua importanza.
Fate quindi girare questo invito il più possibile.
Maurizio Barozzi