sabato 29 dicembre 2012

ICHINO: CHI CAZZO SEI?



Breve storia di un arrampicatore sociale:  ovvero, come ha potuto un grillo, introfulatosi tra le file operaie che hanno fatto dure lotte sindacali, trasformarsi, una volta giunto nel bel mezzo della piramide sociale, e mostrare la sua vera natura.

Al dott. Ichino -    Esperto in lavoro (degli altri)  –

Abbiamo  letto  qualcosa di Pietro Ichino dopo aver sentito  discutere  delle  sue  opere in tv in questi giorni  e soprattutto a proposito del suo  libro ‘I nullafacenti’.
Allora  abbiamo  pensato.....  Questo  qui  ne  capisce di lavoro... lavora,  avrà lavorato?!
Insomma, siamo  andati  a vedere  il  suo  curriculum. L’Ichino  nasce a Milano nel 1949,   fin da giovanissimo  si appassiona al  mondo del  lavoro (non al  lavoro  ma al mondo del lavoro) ed alla tenera età di vent’anni (nel 1969) diviene dirigente sindacale della CGIL-FIOM,  incarico che ricoprirà fino al 1972.

Assolve  gli obblighi  di leva come  marconista trasmettitore (dove tutt’ora si canta  la canzoncina ‘onda su onda noi siam  trasmission, gente che non fa niente che non c’ha voglia di lavorar,  gente specializzata a stare in branda a riposar’)  ed è quindi pronto a rientrare nel mondo del lavoro, ritorna infatti tra i ranghi della CGIL dove resterà sino al 1979.

Nel 1979 Ichino ha ormai trent’anni, possiamo immaginare la  moglie che gli dice:  “Pie’ ormai c’hai trent’anni, se non vuoi  trovare un lavoro almeno trova uno stipendio ed una pensione”.
Detto fatto l’Ichino viene eletto alla Camera dei deputati, e va pure in Commissione Lavoro. Però non è ancora contento, ha lo stipendio, si è assicurato una ricchissima ‘pensione’, che  comincerà a percepire nell’aprile del 2009 dopo aver ‘lavorato’ ben  4  anni  alla Camera  ( dal 1979 al 1983), ma sente  che  gli manca qualcosa. E qualcosa arriva, nel 1981 (non vi sfugga che  nello stesso momento era parlamentare)  viene assunto come ricercatore all’Università di Milano.

Nel 1986 diviene docente di Diritto del lavoro dopo concorso.
Quasi dimenticavamo  la cosiddetta  Legge Mosca, una  leggina  allucinante (poco) nota per aver contribuito a creare una piccola  voragine nei conti pubblici italiani, tale legge era nata come legge numero 252 del 1974 e consentiva a chi avesse collaborato con partiti e sindacati di vedersi regolarizzata la propria posizione contributiva scaricando i costi sulla fiscalità complessiva e dietro una piccola certificazione presentata dal partito o dal sindacato.
In buona sostanza, con questa legge vennero “regolarizzate” le posizioni di migliaia  di  persone che risultarono essere state impegnate come dirigenti sindacali sin dalle scuole medie.

Questa orda assetata di soldi è costata alle casse dello stato una cosuccia come 25mila miliardi di lire distribuiti tra oltre 40.000  persone; si badi bene non tra 40.000  lavoratori  ma tra  40.000  oscuri  funzionari  di  partito e nobilissimi  rappresentanti  dei lavoratori. Comprendiamo bene la vostra obiezione:  la Legge è del 1974, l’Ichino è stato sindacalista fino al 1979, se ne ha goduto è  solo per  una parte della sua carriera ed in  fondo la legge c’era, lui che poteva fare. Errore, la legge era del 1974 ma  è  stata  prorogata  più  volte;  particolarmente interessante per meglio illuminare il personaggio Ichinesco è l’ultima proroga, avvenuta nel 1979;  abbiamo detto come il  nostro eroe sia stato deputato nella VIII legislatura, durata dal  20 giugno 1979 all’11 luglio 1983, ma l’Ichino  non è  arrivato  alla Camera il 20 giugno 1979 ma il 12 luglio in sostituzione di  un collega ed il suo primo atto, da vero alfiere dei veri lavoratori, è stato quello di correre ad aggiungere la sua preziosa  firma alla proposta di legge numero  291 presentata il 10 luglio 1979 ed avente a titolo “ Riapertura  di termini in  materia  di posizione  previdenziale di talune categorie di lavoratori dipendenti pubblici e privati”, così facendo il deputato Ichino si affrettava  ad  aggiungere la sua firma sotto un progetto di legge che favoriva spudoratamente i sindacalisti come Ichino, contribuendo a causare una voragine nei conti pubblici che il professor Ichino propone oggi di sanare per il mezzo di rigore, sacrifici e duro lavoro (degli altri).

In buona sostanza, noi non sappiamo ancora  come e quando  andremo in pensione mentre il castigatore dei nullafacenti si trova ad avere già diritto a due pensioni ottime (quella di  docente universitario e quella di deputato che SONO CUMULABILI) più un altro paio potenziali, quella di giornalista e quella di sindacalista.

Insomma  Ichino, abbiamo capito che dovremo lavorare  almeno  fino a 70 anni  di età per pagare LE SUE pensioni, ma almeno non potrebbe evitare di prenderci per il culo ?

p.s.  credo che già  gli paghiamo anche una scorta armata 24h su 24.


FONTE: Oppostadirezione




1 commento:

  1. Ora vuole mettere online tutte le carriere scolastiche ed universitarie degli Italiani, comprese bocciature, rinunce e ritiri. Tutto in nome della "trasparenza": nella realtà sappiamo perfettamente come un simile provvedimento SPUTTANERA' una serie di soggetti "deboli", impedendo loro di trovare lavoro...

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