martedì 4 giugno 2013

IL CORAGGIO (CHE NON SI HA) DI VIVERE


E’ mezzogiorno, un bimbo trotterella sulla sabbia, suo padre gli è avanti di pochi passi.  Stringendo forte a se un pallone leggero e colorato, di quelli che se il vento soffia forte vanno nella direzione opposta rispetto a quella voluta, il bambino canticchia, sorridendo, la sigla di un cartone animato
In alto spicca il sole, caldo e accecante, su un cielo stranamente azzurro nonostante sia attraversato da quattro aerei che rilasciano copiose scie. Due a destra e due a sinistra, i tratti di un macabro disegno
Il bimbo avanza faticosamente nella sabbia cocente eppure continua imperterrito a cantare; il padre lo osserva, si gira, stringe la piccola mano di suo figlio nella sua, e, camminando accanto a lui, lo accompagna. Lo sguardo pieno di pazienza e tenerezza, coltiva dentro di se il desiderio sincero di vedere il suo bimbo crescere bene, felice. Nemmeno immagina lontanamente che tipo di futuro il mondo stà preparando per suo figlio e per milioni di altri bambini.
Forse quel padre quella mattina nemmeno ha alzato gli occhi al cielo.

Cosa rimarrà dell’autenticità , dei sogni, delle speranze di quel bambino?
Cosa accadrà alle sue inclinazioni, alle sue doti, a quelle qualità innate che ognuno di noi ha indipendentemente da quello che ha studiato o che gli è stato insegnato, a quelle cose che “vengono bene”, che si fanno senza fatica, con piacere, che si fanno solo e soltanto per il gusto di farle? Il futuro che lo attende farà di tutto per lasciare che prendano polvere in qualche angolino del suo spirito, fino al punto che un giorno si dimenticherà , forse, di averli mai avuti.
Non potrà mai sentirsi appagato, quel bambino, dopo che sarà stato costretto a far proprie le convinzioni e le abitudini di un mondo malato, deviato e inaridito, dopo che avrà imparato che qui non viene dato valore al tipo di persona che sei ma quanto riesci a guadagnare e a mostrare: la bella casa, la bella macchina, l'orologio e le scarpe firmate, le vacanze in per VIP, vacanze fatte non per scoprire posti nuovi, per stare bene, ma per scattare foto da esibire, da postare sulla pagina facebook.
Non potrà mai sentirsi realizzato quando avrà compreso che per ogni lezione imparata a memoria, con scarso se non nullo spirito critico,  riceverà in cambio un bel voto, sudato lascia passare per l’apparente affetto e rispetto delle persone a cui vuole bene. Si sentirà invece ingannato, oppresso, deviato e manipolato.
Come si sentirà davvero, quel bambino, dopo che avrà inevitabilmente imparato che senza un pezzo di carta “non si và da nessuna parte” e si è considerati semplicemente dei falliti, bene che vada degli “ignorantoni”, dopo che avrà impiegato anni della sua preziosa vita curvo su degli scritti concepiti da chi pensa di aver capito come gira questo mondo, come le cose vanno fatte, insomma da chi crede di avere la Verità, quella assoluta ovviamente, in mano?
Non si sentirà orgoglioso dopo che avrà capito che il suo paese, la sua Italia, non è fondato in realtà sul lavoro ma sullo sfruttamento mortificante, precario, fumoso, illusorio. Non si sentirà orgoglioso quando avrà capito che è un lusso pensare di poter fare progetti anche solo per il mese successivo, figuriamoci per l'anno a venire.
Si sentirà ferito, amareggiato, derubato quando lo “stato” gli chiederà più della metà del suo stipendio per dargli in cambio sempre meno, sempre più calci nel culo, insultandolo e colpevolizzandolo più o meno velatamente: “sei uno sfigato se ancora vivi con i tuoi, sei uno sfigato se ancora alla tua età non hai un figlio, sei uno sfigato se non guadagni abbastanza per il mese di ferie al mare”.
Non sarà felice, quel bimbo, dopo che avrà represso e seppellito i suoi veri desideri, le sue reali inclinazioni, le sue passioni,  in cambio dell'approvazione di chi lo circonda, dell'approvazione degli stessi poveri schiavi di una realtà che invece di essere ricostruita, ribaltata, radicalmente cambiata, viene ogni giorno accettata, vissuta con dolore ma non scardinata e questo per paura, per noia, per ignoranza, per pigrizia. Si chiederà se è sempre stato così, se potrà mai fare qualcosa, si chiederà perché il suo babbo ha accettato per lui un futuro così, un mondo così. E rimpiangerà di essere rimasto nella infelice terra dei suoi genitori.
Tendere la mano momentaneamente non serve se poi si lascia al proprio figlio un mondo corrotto, senza umanità, un mondo in cui per ogni malanno ti prescrivono e ti vendono una pillola diversa e si viene costretti a  barattare il proprio tempo, i propri desideri, le proprie capacità, in cambio di un chiassoso nulla.
Non serve desiderare il bene di qualcuno, anche di se stessi, se poi non si è pronti ad informarsi, schierarsi apertamente e in prima persona, esporsi, farsi sentire e lottare.
A cosa serve desiderare di vedere qualcuno felice se poi si rimane ammutoliti, immobili, codardi, di fronte ad un mondo che non solo rischia di derubare il futuro alla persona che si ama ma che potrebbe addirittura volere la sua morte in cambio dell’opulenza e dell'appagamento di pochi insaziabili criminali?!
Forse serve solo a placare momentaneamente la coscienza, a credere di aver fatto qualcosa, a credere di aver dato il proprio contributo, a illudersi di aver indicato a chi si ama un cammino libero ma in realtà nulla viene cambiato, si da il permesso a chi rovina il presente di rovinare anche il futuro e lo si fa per codardia e ignoranza.
La volontà di rimanere ignoranti, di non  voler sapere per non soffrire, di non  voler sapere perché poi si è costretti a girare il volto dall'altra per non guardare in faccia la propria codardia, è la peggiore delle aggravanti. E' lo specchio sporco della bruttezza dell'essere.

“Talvolta ci vuole coraggio anche a vivere” Seneca

Aida M.

2 commenti:

  1. Sono i pensieri che dovremmo fare tutti, se non fossimo troppo distratti per guardare il cielo e interrogarci sul futuro dei nostri figli.
    Se leggere questo non scuote l'anima, vuol dire che l'anima non la si ha più.

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  2. CONCORDO con il commento che mi anticipa. Aida ha scritto altre volte cose "toccanti" e "vere" che sempre meno si colgono. Vero anche che siamo presi ad osservare il cielo (che tristezza ...). Ma dico grazie ad Aida perchè anche questa volta mi ha fatto capire quanto è bello e importante vivere!! Malgrado tutto!! Quante anime ancora...???B.

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