martedì 4 giugno 2013

GLI ZAR, LENIN, E I BANCHIERI



Sempre da "Pedine nel gioco" del comandante canadese W.G. Carr, la storia della rivoluzione russa che NON ci hanno insegnato a scuola.


"Benjamin Disraeli, primo ministro britannico, descriveva lo zar Alessandro II come "il principe più benevolo che abbia mai governato la Russia". Alessandro dedicò la sua vita a migliorare le condizioni dei contadini, dei poveri, degli ebrei. Nel 1861 affrancò 23 milioni di servi della gleba. Permise a tutti i laureati ebrei di stabilirsi e assumere posizioni di governo in tutta la Russia.
Nonostante ciò, i leader rivoluzionari ebraici erano decisi a continuare il loro movimento per la rivoluzione popolare mondiale. I loro gruppi terroristici commettevano un'atrocità dopo l'altra, e inculcavano l'idea della rivoluzione violenta nelle menti dei lavoratori. Nel 1866 fecero il primo tentativo di uccidere Alessandro II. Vi riprovarono nel 1879. Per miracolo entrambi i tentativi fallirono. Alessandro doveva comunque essere eliminato, perché il suo governo benevolo stava smentendo la loro pretesa che le riforme si potevano attuare solo con la rivoluzione. L'assassinio del "piccolo padre" riuscì nel 1881, e provocò un diffuso risentimento, espresso in molte parti della Russia con violenza spontanea contro la popolazione ebraica.
Il governo russo reagì con le dure "Leggi di Maggio"; lo zar Alessandro III pronunciò il 3 settembre 1882 il seguente discorso: "Il governo ha prestato attenzione agli ebrei, ai loro problemi e al loro rapporto con gli altri abitanti dell'impero, per far luce sulle tristi conseguenze che la loro condotta degli agli affari ha sulla popolazione cristiana. Con poche eccezioni, essi non si sono dedicati al benessere del paese, ma a defraudare la popolazione russa. In particolare hanno sofferto i poveri, e questa condotta ha causato atti di violenza contro gli ebrei. Il governo, mentre da una parte sta facendo del suo meglio per reprimere queste violenze e salvare gli ebrei dall'assassinio, dall'altra ha deciso di adottare misure severe per mettere fine all'oppressione da questi praticata sugli altri abitanti."
Le Leggi di Maggio erano state varate anche perché gli economisti russi avevano avvertito che l'economia nazionale era in pericolo se non si fossero prese misure per fermare le attività illegali degli ebrei.
I banchieri internazionali imposero subito sanzioni economiche contro l'impero russo, e lo ridussero quasi alla bancarotta.


Nel frattempo, era stato fondato il Partito Socialista Rivoluzionario. A un uomo totalmente spietato di nome Gershuni erano stati fatti organizzare i Gruppi Terroristici. I leader del partito rivoluzionario enfatizzavano l'importanza che vi fossero arruolati anche i non-ebrei, a patto che superassero dei test. Per Alexander Ulyanov, il test consistette nel partecipare al complotto per uccidere lo zar Alessandro III. Il complotto fallì. Alexander Ulyanov fu arrestato, condannato e giustiziato. La sua uccisione spinse il suo fratello più giovane, Vladimir, ad abbracciare la causa rivoluzionaria, prendendo il nome di Lenin.
Lenin aveva ricevuto educazione universitaria ed era stato ammesso alla pratica di legge, ma non aveva mai esercitato. Fu presto riconosciuto come un intellettuale, e ancora ventenne frequentava i leader del Partito Rivoluzionario. Voleva scoprire quanto più possibile su chi dirigeva i vari gruppi rivoluzionari. Nel 1895, a 25 anni, andò in Svizzera per riunirsi col fratello Plekhanov, che lì si era rifugiato per evitare di essere giustiziato come l'altro fratello maggiore. In Svizzera, Lenin e suo fratello si unirono a Vera Zasulich, Leo Deutch, P. Axelrod, e Julius Tsederbaum, che erano tutti ebrei. Tsederbaum era giovane come Lenin. Si era guadagnato una reputazione in Russia come spietato terrorista e consumato sobillatore. Cambiò il suo nome in Martov e divenne leader dei menscevichi, mentre Lenin quello dei bolscevichi.
Lenin fondò il Comintern, ovvero il Comitato Internazionale di Programmazione Rivoluzionaria. Studiò a fondo la rivoluzione francese. Quando scoprì che i poteri occulti dietro di questa erano ancora attivi, vi si associò. I banchieri lo scelsero come loro agente di primo piano in Russia. Avrebbe fatto credere ai membri del Comintern di essere loro i cervelli, ma in realtà li avrebbe manipolati affinché avanzassero i piani dei banchieri internazionali. In caso qualche leader fosse sfuggito di mano, sarebbe stato eliminato.
Stabilita la strategia, Lenin tornò in Russia con Martov per organizzare la sua campagna di raccolta fondi, basata su ricatti, rapine, estorsioni, e altre pratiche illegali. Vennero organizzati scioperi e incoraggiati gli scontri fisici con la polizia. Lenin fu arrestato e mandato con la moglie e la suocera in Siberia, dove riceveva dallo stato abbastanza per pagare vitto e alloggio. Fu lì che decise di fondare un giornale per combinare tutte le menti rivoluzionarie. Finito l'esilio nel 1900, gli fu dato il permesso di tornare in Svizzera, dove gli agenti dei poteri occulti approvarono la sua idea, e il giornale (Iskra) fu pubblicato. Le copie erano introdotte in Russia e altri paesi attraverso le logge del Grande Oriente.
Nel 1901 i gruppi terroristici assassinarono Bogolepov, il ministro dell'istruzione che, con le Leggi di Maggio, aveva limitato l'ammissione degli studenti ebrei alle scuole pubbliche per renderla proporzionale alla percentuale di ebrei nella popolazione. 

Nel 1902 fu assassinato Sipyagin, ministro dell'interno che, sempre con le Leggi di Maggio, aveva reintrodotto l'obbligo per gli ebrei di risiedere solo in specifiche aree.
Nel 1903 fu ucciso Bogdanovich, governatore di Ufa, nel 1904 Vischelev von Plehve, il primo ministro.

Nel 1905 scoppiò la prima rivoluzione su larga scala. Questa fu favorita dal conflitto russo-giapponese, provocato ad arte dai banchieri internazionali. Nel 1904, dopo aver coinvolto la Russia in una guerra disastrosa contro il Giappone, i Rothschild non mantennero la promessa di aiuti finanziari, mentre la Kuhn-Loeb & Co. di New York continuava a concedere al Giappone tutto il credito richiesto. Per rendere la sconfitta della Russia certa, venivano sabotate le linee di trasporto e comunicazione che attraversavano la siberia. In questo modo, sia l'esercito che la marina russi restarono a corto di approvigionamenti e rinforzi.

Jacob Schiff, partner della Kuhn-Loeb & Co. che finanziava il Giappone, scrisse così al conte Witte, l'emissario dello zar alle negoziazioni di pace, tenutesi a Portsmouth, USA, nel 1905:
"Possiamo aspettarci che l'influenza degli ebrei americani sull'opinione pubblica sarà favorevole al paese che ha sistematicamente degradato i loro consanguinei? ... Se il governo russo non assicurerà sicurezza e uguali opportunità in tutto l'impero alla popolazione ebraica, voi, che siete non solo uno statista lungimirante, ma anche un grande economista, sapete bene che il destino della Russia, e la sua fine, saranno segnati."

L'ipocrisia di Jacob Schiff si capisce ancora meglio se si considera che dal 1897 aveva finanziato i terroristi in Russia, così come la tentata rivoluzione del 1905.
Dopo il fallimento di quest'ultima, lo zar Nicola II mise in moto riforme radicali. Intendeva trasformare la Russia da monarchia assoluta a limitata. Venne varata la riforma agraria di Stolypin, che garantiva assistenza finanziaria ai contadini affinché potessero acquistare essi stessi le fattorie. Incoraggiando la piccola proprietà, lo zar intendeva stroncare i piani comunisti. Ma i rivoluzionari non erano minimamente soddisfatti. Nel 1906 un gruppo terrorista cercò di uccidere Stolypin, distruggendo la sua casa con una bomba. Molti altri attentati furono organizzati per eliminarlo, finché una sera del 1911 il Grande Emancipatore fu ucciso a sangue freddo da un avvocato ebreo di nome Mordecai Bogrov.
Molte delle riforme proposte da Stolypin furono attuate comunque dopo la sua morte: nel 1912 venne garantita agli operai l'indennità di malattia e di infortunio in ragione dei due terzi e dei tre quarti dello stipendio, venne dato stato legale ai giornali rivoluzionari, ed espansa la scuola pubblica. Non appena nel 1913 lo zar concesse l'amnistia a tutti i prigionieri politici, questi ricominciarono a complottare per la caduta del governo. I terroristi chiedevano la liquidazione della famiglia reale, nonostante le riforme fossero state accolte con favore dalla maggioranza dei russi.
A causa della nebbia creata dalla propaganda comunista, è difficile per la persona ordinaria credere che gli zar e i nobili non erano mostri barbuti che schiavizzavano i contadini, violentavano le loro donne, e passavano i bambini a fil di spada mentre attraversavano i villaggi al galoppo. Perciò citerò Bertram Wolfe, che era anti-zarista e pro-rivoluzionario. A pagina 360 del suo libro "Tre che fecero la rivoluzione", dice:

"Tra il 1907 e il 1914, con la riforma agraria di Stolypin, 2 milioni di contadini e le loro famiglie diventarono proprietari della terra. Al primo gennaio 1916, erano diventati 6 milioni e 200.000. Lenin capì che se non si fosse fatta alla svelta la rivoluzione, la riforma avrebbe presto trasformato la campagna in un ambiente che non l'avrebbe più supportata. Nel 1917, quando Lenin incitò i contadini a prendersi la terra, essi ne erano già proprietari per più di tre quarti."

Nel frattempo, le attività rivoluzionarie finanziate dai banchieri internazionali erano proseguite ovunque: nel 1898 era stata assassinata l'imperatrice d'Austria, nel 1900 re Umberto, nel 1901 il presidente McKinley, nel 1905 il granduca Sergius di Russia, nel 1908 il re e il principe del Portogallo. Tutti questi omicidi erano stati organizzati dagli Illuminati attraverso le logge del Grande Oriente. Guarda caso nel 1907  Megalhaes Lima, vertice del Grande Oriente portoghese, aveva tenuto a Parigi una lezione per le logge massoniche, dal titolo "Portogallo, la necessità di un governo repubblicano". Poche settimane dopo, il re e il principe furono assassinati. Furnemont, oratore del Grande Oriente del Belgio, disse il 12 febbraio 1911: "Vi ricordate l'orgoglio che provammo quando fu annunciata la rivoluzione portoghese? Per i non-iniziati, era stata un fulmine a ciel sereno. Ma noi, cari fratelli, noi capivamo. Conoscevamo la meravigliosa organizzazione dei nostri fratelli portoghesi, il segreto di quell'evento glorioso."
I leader del movimento rivoluzionario e gli alti gradi della massoneria continentale si riunirono in Svizzera nel 1912. Fu in quell'incontro che decisero di assassinare l'arciduca Francesco Ferdinando per far scoppiare la prima guerra mondiale. Nella "Rivista internazionale delle società segrete" del 15 settembre 1912, a pagina 787 leggiamo che un massone svizzero di alto grado aveva dichiarato: "L'arciduca è un uomo di valore. E' un peccato che sia condannato. Morirà sui gradini del trono."
Fu assassinato, insieme alla moglie, il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Il verbale del processo fornisce ulteriori prove. Il 12 ottobre 1914, il presidente del tribunale militare interrogò Cabrinovic, che aveva lanciato la prima bomba all'automobile dell'arciduca.

Presidente: "Mi dica di più sul movente. Sapeva, prima di decidere l'assassinio, che Tankosic e Ciganovic erano frammassoni? Il fatto che lei e loro eravate frammassoni ha influenzato la vostra decisione?"
Cabrinovic: "Sì."
Presidente: "Ha ricevuto da loro l'incarico di compiere l'assassinio?"

Cabrinovic: "Non ho ricevuto l'incarico da nessuno. La massoneria ha a che fare con l'assassinio perché ha rinforzato la mia intenzione. Nella massoneria, uccidere è permesso. Ciganovic mi disse che i frammassoni avevano condannato l'arciduca a morte più di un anno prima."

Una volta riusciti a far scoppiare la guerra, i leader del movimento rivoluzionario si misero a convincere gli operai e i soldati che quella era una guerra capitalista, e a dare la colpa di ogni male ai vari governi.
A gennaio del 1917, l'esercito imperiale russo contava quasi 3 milioni di caduti. Il fiore della Russia era morto.
Un astuto sabotaggio dei sistemi di comunicazione, trasporto e approvvigionamento aveva provocato una grave carenza di cibo a San Pietroburgo, proprio in un momento in cui la città era sovrappopolata per l'afflusso di operai. Il cibo venne razionato. L'8 marzo, i leader menscevichi ebrei organizzarono una manifestazione di donne e altri gruppi, con canti rivoluzionari e bandiere rosse. La polizia a cavallo disperse le folle senza alcuna vittima. Sembra avessero ordine di evitare a tutti i costi spargimento di sangue. Lo stesso il 9 marzo, la polizia non usò armi contro la folla. Questa tolleranza infuriò i leader rivoluzionari, che aumentarono gli sforzi per portare la folla allo scontro diretto. Durante la notte, collocarono mitragliatori in posizione nascosta in tutta la città. Il 10 marzo, i rivoluzionari spararono sulla folla in rivolta dalle posizioni nascoste, e dettero la colpa alla polizia. La folla attaccò la polizia, e i carcerati vennero liberati per aumentare la sete di sangue. L'11 marzo il parlamento spedì un telegramma urgente allo zar. Le celle comuniste nel sistema di comunicazioni però gli fecero arrivare un messaggio diverso. Lo zar, misinformato, fece sciogliere il parlamento, privandosi quindi del supporto della maggioranza, che gli era favorevole. Il 12 marzo, il presidente del dissolto parlamento gli spedì un ultimo disperato messaggio, dove tra l'altro diceva: "L'ultima ora è suonata. Si sta decidendo il destino della patria e della dinastia. " Sembra però che lo zar non abbia mai ricevuto il messaggio. Il controllo delle comunicazioni tramite celle infiltrate in posizioni chiave fu ampiamente usato nei mesi seguenti.

Numerosi reggimenti si rivoltarono e uccisero i loro stessi ufficiali. Inaspettatamente, la guarnigione di San Pietro e la fortezza di San Paolo si arresero, e la gran parte delle truppe si unì alla rivoluzione. Si formò un governo provvisorio, che promulgò l'amnistia a tutti i prigionieri politici.
Dalla Svizzera, Lenin e Martov furono segretamente trasportati in Russia in treno, forti dei finanziamenti dei Warburg e dei banchieri di Ginevra. Appena arrivato in Russia, Lenin attaccò il governo provvisorio che gli aveva concesso l'amnistia. Con l'aiuto di tutti i rivoluzionari che erano rientrati in Russia proprio per l'amnistia, tra cui Trotsky e i suoi seguaci, quasi tutti ebrei newyorkesi, Lenin prese il potere. Una volta raggiunto lo scopo, li condannò quasi tutti all'esilio o a morte.
 
Mandragola


1 commento:

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