Sempre da "Pedine nel gioco" del comandante canadese W.G. Carr, la
storia della rivoluzione russa che NON ci hanno insegnato a scuola.
"Benjamin Disraeli, primo ministro britannico, descriveva lo zar
Alessandro II come "il principe più benevolo che abbia mai governato la
Russia". Alessandro dedicò la sua vita a migliorare le condizioni dei contadini,
dei poveri, degli ebrei. Nel 1861 affrancò 23 milioni di servi della gleba.
Permise a tutti i laureati ebrei di stabilirsi e assumere posizioni di governo
in tutta la Russia.
Nonostante ciò, i leader rivoluzionari ebraici erano decisi a continuare il
loro movimento per la rivoluzione popolare mondiale. I loro gruppi terroristici
commettevano un'atrocità dopo l'altra, e inculcavano l'idea della rivoluzione
violenta nelle menti dei lavoratori. Nel 1866 fecero il primo tentativo di
uccidere Alessandro II. Vi riprovarono nel 1879. Per miracolo entrambi i
tentativi fallirono. Alessandro doveva comunque essere eliminato, perché il suo
governo benevolo stava smentendo la loro pretesa che le riforme si potevano
attuare solo con la rivoluzione. L'assassinio del "piccolo padre"
riuscì nel 1881, e provocò un diffuso risentimento, espresso in molte parti della
Russia con violenza spontanea contro la popolazione ebraica.
Il governo russo reagì con le dure "Leggi di Maggio"; lo zar
Alessandro III pronunciò il 3 settembre 1882 il seguente discorso: "Il
governo ha prestato attenzione agli ebrei, ai loro problemi e al loro rapporto
con gli altri abitanti dell'impero, per far luce sulle tristi conseguenze che
la loro condotta degli agli affari ha sulla popolazione cristiana. Con poche
eccezioni, essi non si sono dedicati al benessere del paese, ma a defraudare la
popolazione russa. In particolare hanno sofferto i poveri, e questa condotta ha
causato atti di violenza contro gli ebrei. Il governo, mentre da una parte sta
facendo del suo meglio per reprimere queste violenze e salvare gli ebrei
dall'assassinio, dall'altra ha deciso di adottare misure severe per mettere
fine all'oppressione da questi praticata sugli altri abitanti."
Le Leggi di Maggio erano state varate anche perché gli economisti russi
avevano avvertito che l'economia nazionale era in pericolo se non si fossero
prese misure per fermare le attività illegali degli ebrei.
I banchieri internazionali imposero subito sanzioni economiche contro
l'impero russo, e lo ridussero quasi alla bancarotta.
Nel frattempo, era stato fondato il Partito Socialista Rivoluzionario. A un
uomo totalmente spietato di nome Gershuni erano stati fatti organizzare i
Gruppi Terroristici. I leader del partito rivoluzionario enfatizzavano
l'importanza che vi fossero arruolati anche i non-ebrei, a patto che superassero
dei test. Per Alexander Ulyanov, il test consistette nel partecipare al
complotto per uccidere lo zar Alessandro III. Il complotto fallì. Alexander
Ulyanov fu arrestato, condannato e giustiziato. La sua uccisione spinse il suo
fratello più giovane, Vladimir, ad abbracciare la causa rivoluzionaria,
prendendo il nome di Lenin.
Lenin aveva ricevuto educazione universitaria ed era stato ammesso alla
pratica di legge, ma non aveva mai esercitato. Fu presto riconosciuto come un
intellettuale, e ancora ventenne frequentava i leader del Partito
Rivoluzionario. Voleva scoprire quanto più possibile su chi dirigeva i vari
gruppi rivoluzionari. Nel 1895, a 25 anni, andò in Svizzera per riunirsi col
fratello Plekhanov, che lì si era rifugiato per evitare di essere giustiziato
come l'altro fratello maggiore. In Svizzera, Lenin e suo fratello si unirono a
Vera Zasulich, Leo Deutch, P. Axelrod, e Julius Tsederbaum, che erano tutti
ebrei. Tsederbaum era giovane come Lenin. Si era guadagnato una reputazione in
Russia come spietato terrorista e consumato sobillatore. Cambiò il suo nome in
Martov e divenne leader dei menscevichi, mentre Lenin quello dei bolscevichi.
Lenin fondò il Comintern, ovvero il Comitato Internazionale di
Programmazione Rivoluzionaria. Studiò a fondo la rivoluzione francese. Quando
scoprì che i poteri occulti dietro di questa erano ancora attivi, vi si
associò. I banchieri lo scelsero come loro agente di primo piano in Russia. Avrebbe
fatto credere ai membri del Comintern di essere loro i cervelli, ma in realtà
li avrebbe manipolati affinché avanzassero i piani dei banchieri
internazionali. In caso qualche leader fosse sfuggito di mano, sarebbe stato
eliminato.
Stabilita la strategia, Lenin tornò in Russia con Martov per organizzare la
sua campagna di raccolta fondi, basata su ricatti, rapine, estorsioni, e altre
pratiche illegali. Vennero organizzati scioperi e incoraggiati gli scontri
fisici con la polizia. Lenin fu arrestato e mandato con la moglie e la suocera
in Siberia, dove riceveva dallo stato abbastanza per pagare vitto e alloggio.
Fu lì che decise di fondare un giornale per combinare tutte le menti
rivoluzionarie. Finito l'esilio nel 1900, gli fu dato il permesso di tornare in
Svizzera, dove gli agenti dei poteri occulti approvarono la sua idea, e il
giornale (Iskra) fu pubblicato. Le copie erano introdotte in Russia e altri
paesi attraverso le logge del Grande Oriente.
Nel 1901 i gruppi terroristici assassinarono Bogolepov, il ministro
dell'istruzione che, con le Leggi di Maggio, aveva limitato l'ammissione degli
studenti ebrei alle scuole pubbliche per renderla proporzionale alla
percentuale di ebrei nella popolazione.
Nel 1902 fu assassinato Sipyagin, ministro dell'interno che, sempre con le
Leggi di Maggio, aveva reintrodotto l'obbligo per gli ebrei di risiedere solo
in specifiche aree.
Nel 1903 fu ucciso Bogdanovich, governatore di Ufa, nel 1904 Vischelev von
Plehve, il primo ministro.
Nel 1905 scoppiò la prima rivoluzione su larga scala. Questa fu favorita dal
conflitto russo-giapponese, provocato ad arte dai banchieri internazionali. Nel
1904, dopo aver coinvolto la Russia in una guerra disastrosa contro il
Giappone, i Rothschild non mantennero la promessa di aiuti finanziari, mentre
la Kuhn-Loeb & Co. di New York continuava a concedere al Giappone tutto il
credito richiesto. Per rendere la sconfitta della Russia certa, venivano
sabotate le linee di trasporto e comunicazione che attraversavano la siberia.
In questo modo, sia l'esercito che la marina russi restarono a corto di
approvigionamenti e rinforzi.
Jacob Schiff, partner della Kuhn-Loeb & Co. che finanziava il Giappone,
scrisse così al conte Witte, l'emissario dello zar alle negoziazioni di pace,
tenutesi a Portsmouth, USA, nel 1905:
"Possiamo aspettarci che l'influenza degli ebrei americani sull'opinione
pubblica sarà favorevole al paese che ha sistematicamente degradato i loro
consanguinei? ... Se il governo russo non assicurerà sicurezza e uguali
opportunità in tutto l'impero alla popolazione ebraica, voi, che siete non solo
uno statista lungimirante, ma anche un grande economista, sapete bene che il
destino della Russia, e la sua fine, saranno segnati."
L'ipocrisia di Jacob Schiff si capisce ancora meglio se si considera che
dal 1897 aveva finanziato i terroristi in Russia, così come la tentata
rivoluzione del 1905.
Dopo il fallimento di quest'ultima, lo zar Nicola II mise in moto riforme
radicali. Intendeva trasformare la Russia da monarchia assoluta a limitata.
Venne varata la riforma agraria di Stolypin, che garantiva assistenza
finanziaria ai contadini affinché potessero acquistare essi stessi le fattorie.
Incoraggiando la piccola proprietà, lo zar intendeva stroncare i piani
comunisti. Ma i rivoluzionari non erano minimamente soddisfatti. Nel 1906 un
gruppo terrorista cercò di uccidere Stolypin, distruggendo la sua casa con una
bomba. Molti altri attentati furono organizzati per eliminarlo, finché una sera
del 1911 il Grande Emancipatore fu ucciso a sangue freddo da un avvocato ebreo
di nome Mordecai Bogrov.
Molte delle riforme proposte da Stolypin furono attuate comunque dopo la
sua morte: nel 1912 venne garantita agli operai l'indennità di malattia e di
infortunio in ragione dei due terzi e dei tre quarti dello stipendio, venne
dato stato legale ai giornali rivoluzionari, ed espansa la scuola pubblica. Non
appena nel 1913 lo zar concesse l'amnistia a tutti i prigionieri politici,
questi ricominciarono a complottare per la caduta del governo. I terroristi
chiedevano la liquidazione della famiglia reale, nonostante le riforme fossero
state accolte con favore dalla maggioranza dei russi.
A causa della nebbia creata dalla propaganda comunista, è difficile per la
persona ordinaria credere che gli zar e i nobili non erano mostri barbuti che
schiavizzavano i contadini, violentavano le loro donne, e passavano i bambini a
fil di spada mentre attraversavano i villaggi al galoppo. Perciò citerò Bertram
Wolfe, che era anti-zarista e pro-rivoluzionario. A pagina 360 del suo libro
"Tre che fecero la rivoluzione", dice:
"Tra il 1907 e il 1914, con la riforma agraria di Stolypin, 2 milioni
di contadini e le loro famiglie diventarono proprietari della terra. Al primo
gennaio 1916, erano diventati 6 milioni e 200.000. Lenin capì che se non si
fosse fatta alla svelta la rivoluzione, la riforma avrebbe presto trasformato
la campagna in un ambiente che non l'avrebbe più supportata. Nel 1917, quando
Lenin incitò i contadini a prendersi la terra, essi ne erano già proprietari
per più di tre quarti."
Nel frattempo, le attività rivoluzionarie finanziate dai banchieri
internazionali erano proseguite ovunque: nel 1898 era stata assassinata
l'imperatrice d'Austria, nel 1900 re Umberto, nel 1901 il presidente McKinley,
nel 1905 il granduca Sergius di Russia, nel 1908 il re e il principe del Portogallo.
Tutti questi omicidi erano stati organizzati dagli Illuminati attraverso le
logge del Grande Oriente. Guarda caso nel 1907 Megalhaes Lima, vertice
del Grande Oriente portoghese, aveva tenuto a Parigi una lezione per le logge
massoniche, dal titolo "Portogallo, la necessità di un governo repubblicano".
Poche settimane dopo, il re e il principe furono assassinati. Furnemont, oratore
del Grande Oriente del Belgio, disse il 12 febbraio 1911: "Vi ricordate
l'orgoglio che provammo quando fu annunciata la rivoluzione portoghese? Per i
non-iniziati, era stata un fulmine a ciel sereno. Ma noi, cari fratelli, noi
capivamo. Conoscevamo la meravigliosa organizzazione dei nostri fratelli
portoghesi, il segreto di quell'evento glorioso."
I leader del movimento rivoluzionario e gli alti gradi della massoneria
continentale si riunirono in Svizzera nel 1912. Fu in quell'incontro che
decisero di assassinare l'arciduca Francesco Ferdinando per far scoppiare la
prima guerra mondiale. Nella "Rivista internazionale delle società segrete"
del 15 settembre 1912, a pagina 787 leggiamo che un massone svizzero di alto
grado aveva dichiarato: "L'arciduca è un uomo di valore. E' un peccato che
sia condannato. Morirà sui gradini del trono."
Fu assassinato, insieme alla moglie, il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Il
verbale del processo fornisce ulteriori prove. Il 12 ottobre 1914, il
presidente del tribunale militare interrogò Cabrinovic, che aveva lanciato la
prima bomba all'automobile dell'arciduca.
Presidente: "Mi dica di più sul movente. Sapeva, prima di decidere
l'assassinio, che Tankosic e Ciganovic erano frammassoni? Il fatto che lei e
loro eravate frammassoni ha influenzato la vostra decisione?"
Cabrinovic: "Sì."
Presidente: "Ha ricevuto da loro l'incarico di compiere
l'assassinio?"
Cabrinovic: "Non ho ricevuto l'incarico da nessuno. La massoneria ha a
che fare con l'assassinio perché ha rinforzato la mia intenzione. Nella
massoneria, uccidere è permesso. Ciganovic mi disse che i frammassoni avevano
condannato l'arciduca a morte più di un anno prima."
Una volta riusciti a far scoppiare la guerra, i leader del movimento
rivoluzionario si misero a convincere gli operai e i soldati che quella era una
guerra capitalista, e a dare la colpa di ogni male ai vari governi.
A gennaio del 1917, l'esercito imperiale russo contava quasi 3 milioni di
caduti. Il fiore della Russia era morto.
Un astuto sabotaggio dei sistemi di comunicazione, trasporto e
approvvigionamento aveva provocato una grave carenza di cibo a San Pietroburgo,
proprio in un momento in cui la città era sovrappopolata per l'afflusso di
operai. Il cibo venne razionato. L'8 marzo, i leader menscevichi ebrei
organizzarono una manifestazione di donne e altri gruppi, con canti
rivoluzionari e bandiere rosse. La polizia a cavallo disperse le folle senza
alcuna vittima. Sembra avessero ordine di evitare a tutti i costi spargimento
di sangue. Lo stesso il 9 marzo, la polizia non usò armi contro la folla.
Questa tolleranza infuriò i leader rivoluzionari, che aumentarono gli sforzi
per portare la folla allo scontro diretto. Durante la notte, collocarono
mitragliatori in posizione nascosta in tutta la città. Il 10 marzo, i
rivoluzionari spararono sulla folla in rivolta dalle posizioni nascoste, e
dettero la colpa alla polizia. La folla attaccò la polizia, e i carcerati
vennero liberati per aumentare la sete di sangue. L'11 marzo il parlamento
spedì un telegramma urgente allo zar. Le celle comuniste nel sistema di
comunicazioni però gli fecero arrivare un messaggio diverso. Lo zar, misinformato,
fece sciogliere il parlamento, privandosi quindi del supporto della
maggioranza, che gli era favorevole. Il 12 marzo, il presidente del dissolto
parlamento gli spedì un ultimo disperato messaggio, dove tra l'altro diceva:
"L'ultima ora è suonata. Si sta decidendo il destino della patria e della
dinastia. " Sembra però che lo zar non abbia mai ricevuto il messaggio. Il
controllo delle comunicazioni tramite celle infiltrate in posizioni chiave fu
ampiamente usato nei mesi seguenti.
Numerosi reggimenti si rivoltarono e uccisero i loro stessi ufficiali.
Inaspettatamente, la guarnigione di San Pietro e la fortezza di San Paolo si
arresero, e la gran parte delle truppe si unì alla rivoluzione. Si formò un
governo provvisorio, che promulgò l'amnistia a tutti i prigionieri politici.
Dalla Svizzera, Lenin e Martov furono segretamente trasportati in Russia in
treno, forti dei finanziamenti dei Warburg e dei banchieri di Ginevra. Appena
arrivato in Russia, Lenin attaccò il governo provvisorio che gli aveva concesso
l'amnistia. Con l'aiuto di tutti i rivoluzionari che erano rientrati in Russia
proprio per l'amnistia, tra cui Trotsky e i suoi seguaci, quasi tutti ebrei newyorkesi,
Lenin prese il potere. Una volta raggiunto lo scopo, li condannò quasi tutti
all'esilio o a morte.
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