sabato 29 giugno 2013

IL VILLAGGIO


Per un attimo immaginate un bel villaggio incastonato fra le colline e il mare.
Case di forma regolare, quadrata, non troppo grandi né troppo piccole, pitturate con toni chiari, pastello. In legno i tetti spioventi, balconi abbelliti da vasi fioriti e alle finestre delicate tendine colorate che si intravedono già in lontananza.
Immaginate ora di spingere il piccolo cancello di ferro battuto che disegna l'ingresso al giardino assolato, percorrete lentamente il vialetto di ciottoli, spalancate la porta d'ingresso e... il corridoio, il salotto, la cucina, le camere da letto, la cantina, ... insomma tutte le stanze sono ricoperte completamente di merda. Merda ovunque, accumulata fin nell’angolino più remoto, fin sotto le coperte, fin dentro le tazzine da caffè.
Questo grottesco e incredibile fenomeno, si ripete in ogni casa del villaggio tranne che in una. In quella casa una solo stanza si presenta ai vostri occhi pulita, immacolata, non una sola traccia di merda.
E gli abitanti del villaggio, invece che mettersi a spalare la … si, la merda, non fanno nulla, tranne che invidiare gli abitanti della casa con l’unica stanza pulita.
Non ricordano nemmeno, i poverini, il tempo in cui le loro case erano libere da quell’ingombrante e nauseante presenza.
E nemmeno ricordano come siano arrivati a vivere in quel modo.
Sanno solo che adesso è così. Vivono e mangiano e dormono nella merda. E ci si sono abituati. Cosa non fa, l’abitudine.
Anche noi d'altronde siamo talmente abituati alla carenza di lavoro, alla sua instabilità, alla paura del domani che sottostiamo a qualsiasi condizione. L’hanno chiamata con un nome quasi dolce, morbido, elastico, pieghevole, l’hanno chiamata“flessibilità”. Si sono dimenticati di indicarci, ma sono dettagli,  di quanti gradi dobbiamo fletterci per prenderlo in quel posto. E se storcete il naso leggendo queste righe è solo perché ancora non è toccato a voi. Ma non disperate. Col tempo e con la paglia maturano i fichi predice un detto popolare.
Disoccupazione e lavoro precario vanno di pari passo con l'inaridimento della nostra società.
Dignità e cooperazione sono diventate parole pompose, sterili, date in pasto alla gente durante quel  periodo in cui si fa a gara a chi le spara più grosse (mi pare lo chiamino comicamente “periodo della campagna elettorale”) e usate, le parole, per stimolare azioni che avranno come risultato ultimo l'arricchimento dei soliti avvoltoi e dei loro ben noti leccaculo.

E così anno dopo anno, campagna elettorale dopo campagna elettorale, tagli dopo tagli, merda dopo merda,  ci hanno lentamente spogliato dei nostri valori profondi trasformandoci in veri e propri lupi affamati, pronti ad azzannarci fra noi per accaparrarci un minuscolo ossicino lanciato dal servo sazio dal padrone.

Siamo stati derubati quasi del tutto della nostra capacità critica, non ci insegnano infatti a coltivarla, tantomeno a ricercarla. Automi al servizio del sistema dobbiamo essere, al quale non conviene farci sviluppare e usare quella parte realmente UMANA che a quest’ora sicuramente si sarebbe già ribellata facendoci porre molte domande, quella parte UMANA che ci avrebbe spinti a cercare e trovare le vere risposte e poi a cooperare fra noi.
Perché questo lo sapevamo fare. Sapevamo aiutarci. Lo abbiamo fatto per secoli. Ma ora ci hanno talmente sconvolti e stravolti da farci dimenticare le nostre radici, quello che eravamo, come agivamo. Siamo stati talmente manipolati da arrivare a pensare, addirittura  a credere, che avere una borsa di studio sia “già tanto”, che chi lavora con un contratto a tempo determinato sia “fortunato” anche se non ha la più pallida, la più strampalata cazzo di idea di cosa farà fra una settimana, di come sfamerà se stesso e la sua famiglia (se mai ha potuto formarsela), di come pagherà anche l’indispensabile. E la sera nel letto ci si gira e rigira tra le lenzuola, incapaci di prendere sonno, tormentati dalle preoccupazioni e dalla paura di non poter mettere una pezza ai tanti buchi che si sono creati.

Costantemente martellati delle più becere menzogne veicolate dalla tv, dai giornali, dai cartelloni pubblicitari, storditi attraverso i mille e mille modi scientificamente studiati per mantenerci stupidi, ignoranti, ebeti, non ci rendiamo conto che nessuno si preoccupa (o per meglio dire corre il rischio) di ricordarci la definizione di lavoro
LAVORO:
1)  impiego di un'energia per raggiungere uno scopo determinato
2) occupazione specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sostentamento
Ci vuole davvero poco a capire quanto i vari co.co.pro, borse di studio, TIROCINI GRATUITI e simili,  siano in netta contraddizione con la seconda definizione.
La prima definizione parla del lavoro come frutto delle nostre energie impiegate per raggiungere uno scopo, il quale non è più legato all'appagante e libera espressione di noi stessi ma al possesso del miraggio di uno stipendio. Gran parte dello stipendio dei “fortunati” non vedrà mai la fodera delle tasche, mentre per la restante parte verrà incanalato in un sistema totalmente pilotato da una ristretta cerchia di potenti, una cerchia ricchissima, spietata, diabolica, mossa da un odio cieco nei nostri confronti. Odio puro e totale. Forte e granitico. Un odio che nulla ha di umano.

Non abbiamo purtroppo ancora capito in che tipo di realtà viviamo visto che non riusciamo a comprendere che ci hanno resi stupidi, ignoranti e, soprattutto, soli.
Hanno frammentato le nostre forze, disperso il nostro animo e se qualcuno si trova in difficoltà trova solo il vuoto intorno a sé.
Hanno disgregato le famiglie, hanno rottamato i nostri valori, hanno distrutto prima il nostro mondo interiore e poi il nostro mondo esteriore.
Ci hanno costruito barriere d'acciaio nel cuore e ci hanno piantato potenti semi di indifferenza nella mente, hanno reso quasi impossibile comunicare realmente e profondamente fra noi.
Ci hanno rinchiuso in noi stessi, tanti automi in fila indiana diretti verso il nulla e in gara per arrivarci. 

Inutile fare incetta di informazioni se non si sa come investirle, se non si è capito che dobbiamo tornare a cooperare, che non dobbiamo più subire un modo di vivere imposto con la forza e carico d'odio, un modo di vivere che ci allontana sempre più dal nostro naturale modo di essere.  Dobbiamo recuperare in fretta e riappropriarci di ciò che come essere umani siamo, altrimenti continueremo a vivere e sprofondare sempre più nella merda, invidiando quell'unica stanza pulita e immacolata invece di darci da fare per iniziare TUTTI INSIEME la più grande opera di pulizia che la storia dell'umanità ricordi.


“Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire” Aristofane

Aida M.

8 commenti:

  1. Cos'altro aggiungere...
    sù cosa d' issentir...
    prima di risorgere...
    ci voglion far morir...

    SOVRANITA' MONETARIA ITALIANA!

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  2. "Siamo stati derubati quasi del tutto della nostra capacità critica, non ci insegnano infatti a coltivarla, tantomeno a ricercarla."

    Ma come si fa a "rubare" la capacità critica? Se uno è critico, non si farà ingannare, no?
    E' buffo poi che ci si aspetti che sia qualcun altro a insegnare la capacità critica, come se del suo cervello fosse responsabile qualcun altro. Buffo e patetico. Sempre a dare la colpa alla scuola, alla televisione. Sempre a qualcun altro, mai a noi stessi. Quelli che fino a ieri si vantavano delle loro vacanze, del macchinone, della villa, oggi che si trovano con l'acqua alla gola d'un tratto scoprono che c'è qualcosa che non va, e se la prendono con tutti fuorché con se stessi. Buffo, patetico, e irritante. Il mondo è degli svegli, e se uno è addormentato non può prendersela con chi ne approfitta.

    Mandragola

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    1. "La realtà è ciò che i sensi percepiscono".
      Sarebbe come accusare un bambino francese perché impara il francese o un bambino tedesco perché impara il tedesco. Chi ha i mezzi e l'organizzazione può far rappresentare nella mente delle persone qualsiasi realtà, continuamente, alterandone quindi le convinzioni e i comportamenti. "Essere svegli" non è un merito personale anche perché chi ha una spinta a conoscere non lo decide volontariamente, è una spinta interiore, una necessità a indagare che nulla ha di razionale. Ma, ovviamente, lo "sveglio" è poco disposto ad ammetterlo perché altrimenti non può farsene un vanto personale.

      Un saluto
      Elia

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    2. Eh no, Elia. La disinformazione dei media non arriva a tapparti gli occhi e le orecchie. Se poi uno trova più comodo non ragionare finché le cose gli vanno bene, questo è un altro discorso. Fino a prova contraria, io ho frequentato le stesse scuole e visto la stessa tv degli altri, eppure non ho perso capacità critica. Solo che mentre i miei compagni pensavano a copiare i compiti, al calcio, o a farsi belle, io ragionavo.
      Capacità mia innata? Se è così, allora non c'è speranza: siamo troppo pochi.
      Oppure buona volonta? Se è così, allora io l'ho avuta e molti altri no. Da questa logica non si scappa.
      E dire che chi ha la spinta a conoscere non lo decide volontariamente, equivale a dire che anche chi ruba, uccide, sfrutta, lo fa per spinta interiore che non ha nulla di razionale. Allora saremmo solo macchine biologiche estremamente complesse, senza né meriti né colpe, e tutti i tuoi discorsi di conseguenza sarebbero senza senso.
      Visto che non esiti a tirarmi frecciatine, ti rispondo a tono: ovviamente, chi finora non ha mai ragionato dà tutta la colpa agli altri, perché altrimenti non può fare la vittima.
      Un saluto

      Mandragola

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    3. Nessuna volontà di frecciatine, solo esprimere il mio pensiero.
      Che non siamo tutti uguali è un dato di fatto. "Non esistono due fili d'erba della stessa tonalità di colore" come diceva il grande Milton Erickson. L'essere umano è meccanico e occorre innanzitutto comprendere questo concetto, poi si può cominciare a sviluppare la volontà con lo scopo di arginare la meccanicità o addirittura vincerla. Ma tutto questo chi ce lo dice? L'essere umano REAGISCE all'ambiente e c'è una bella differenza tra REAZIONE E AZIONE. Tutto questo non significa voler giustificare i comportamenti della gente ma solo mettere in chiaro come noi siano soggetti alla pressoché totale meccanicità dei comportamenti. Su alcuni comportamenti CONDANNATI DALLA SOCIETA' è più facile esercitare un minimo di volontà (rubare, ammazzare) poiché vi è soprattutto paura della pena e poi anche di non ricevere il rispetto e la CONSIDERAZIONE di coloro che ci conoscono. "Vedute sul mondo di reale" di Gurdjeff affronta proprio il grande problema della meccanicità umana. Ma come ben sai anche nei Protocolli si fa spesso riferimento alla natura umana (meccanicità) da sfruttare per portare avanti i piani cosi meticolosamente preparati.
      Ho tenuto diversi corsi sull'argomento ma coloro che hanno la volontà di esercitarsi per vincere la meccanicità sono rari, anzi rarissimi.

      Un saluto
      Elia

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    4. La frecciatina era palese, ma non importa.
      Ribadisco: troppo comodo ripetere all'infinito "ci mentono, ci imbrogliano, ci manipolano..." Ma la gente, dov'è??
      Delle due, una: o non può svegliarsi, e allora non ci si può attendere iniziativa, oppure può, e allora se non l'ha fatto finora è anche colpa sua.
      Questo continuo piangersi addosso è irritante, considerato che tutti appena possono comprano titoli ad interesse, fanno la spesa nei centri commerciali, e per fare carriera ben accettano le condizioni del potere. Non si sente altro che "politici cattivi, potere cattivo". Perché si sente così poco "noi imbecilli, noi pigri, noi complici?" Mentre è proprio questo, di cui servirebbe rendersi conto. E' sciocco incolpare il lupo perché sbrana le pecore. Cosa ci si aspetta, dal lupo? Sono le pecore e soprattutto i cani da pastore che defono smettere di dormire.

      Mandragola

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    5. In questi giorni ho pubblicato un video "L'EDUCAZIONE PROIBITA" fatto piuttosto bene (su qualche sbavatura storica si può con pazienza sorvolare). Credo contenga molte risposte alla nostra interessante discussione.

      Elia

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  3. Ci stanno fottendo (riuscendoci bene a quanto pare):
    1) la nostra storia, le nostre radici, per farci meglio dimentica ciò che avevamo costruito, ciò che siamo capaci di fare, chi siamo in definitiva
    2) le nostre capacità mentali. Fanno di tutto per renderci stupidi. Se la società fosse basata sul rispetto della vita e sul suo sviluppo naturale non saremmo costretti a vivere in un mondo di beoti. La massa non sarebbe composta da geni ma di certo non saremmo intrappolati in questo insulso sistema alienante
    3) le nostre capacità creative (idem come sopra)
    4) la capacità di provare COMPASSIONE, questo mondo soffoca la nostra capacità di AMARE, ci inaridisce e noi lasciamo fare.
    La conoscenza fine a se stessa è sterile, ripeto. Non porta frutti, non può portarne.
    E' come il seme gettato nella terra arida.
    Si secca.
    In altre parole: non vale la pena conoscere il pelo nel culo di quello che è successo in questo mondo se poi non si sente la spinta a migliorarlo. Siamo potenzialmente tutti bravi a criticare e odiare la massa per lo schifo di mondo in cui siamo costretti a vivere, ben altra cosa è provare comunque compassione. La spinta a voler davvero migliorare questo posto inevitabilmente non è sentita da tutti e quindi certi scritti potrebbero risultare incomprensibili a molti.
    Stà bene lo stesso.
    AM

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