domenica 9 giugno 2013

MISSIONE



"Chi decide di lavorare per il bene di tutta l’umanità non deve mai chiedersi se riuscirà o fallirà, poiché questa domanda, che introduce in lui un dubbio, lo frena nel suo slancio. Egli deve lavorare, tutto qui. 

Anche la storia ci insegna che non si può esprimere un giudizio sul valore degli esseri prendendo come unico criterio i loro successi o i loro fallimenti. Quelli che hanno avuto successo, non necessariamente sono i più grandi, così come non sono di minore levatura coloro che hanno fallito.

Ogni creatura viene sulla terra con una missione ben precisa e spesso coloro che sono incaricati delle missioni più grandiose sono destinati a fallire, almeno in apparenza. Tuttavia essi hanno preparato il terreno – ed è questo il compito più difficile – per altri che riusciranno. Allora, quelli che raggiungono i propri obiettivi non dimentichino che devono quel successo agli sforzi e ai sacrifici di coloro che li hanno preceduti. "

Omraam Mikhaël Aïvanhov

7 commenti:

  1. Grande perla di saggezza caro Elia. Anche tu mosca bianca in mezzo a questo letamaio ... continua con la tua missione e lascia perdere le mosche a cui il letame piace. Io utilizzo sempre l'esempio dei parlamentari "foraggiati" a 30 mila euro a mese, foraggiati perché di asini stiamo parlando. Nel paese della ribellione al bar, solo con le chiacchiere,
    http://www.altrainformazione.it/wp/2013/06/08/un-popolo-di-sudditi-che-si-ribella-solo-al-bar/

    Vedere che c'è chi spende il proprio tempo e i propri soldi per portare informazione alla massa di mosche nere è sempre un piccolo lume di luce che ti dimostra quanto importante sia che ognuno faccia la propria parte.
    SIAMO TRATTATI DA sudditi perché da sudditi ci comportiamo, per chi la smette le cose cambiano!!! E LORO LO SANNO e per questo siamo nell'era delle stragi USA E GETTA!
    http://fintatolleranza.blogspot.it/2013/06/strage-santa-monica-tot-morti-nuova.html
    Hanno paura che i poveri smettano di mantenere i ricchi ... purtroppo il loro timore è più che giustificato: I poveri sono condannati a amntenere i ricchi scriveva oggi sul fatto il caro Travaglio, altro che vive di foraggio!
    Facessero tutti come me, domani, il nostro "vecchio" presidente sarebbe senza biada.
    Ti stimo Elia, continua la tua missione, fallo per te, per rimanere tra le mosche bianche
    Un saluto

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  2. Buon pomeriggio avv. Franceschetti e avv. Ferraro
    orai vorrei raccontare del mio tentativo di coinvolge l'associazione Melaniarea riguardo al problema che attanaglia me e i miei figli da troppi anni ormai. E stato sicuramente un ulteriore sbaglio che ho commesso e che, comunque mi ha fatto rendere conto della reale portata del problema. A parte l'impossibilità di reperire la pagina tanto dal mio tablet, quanto dal comiuter della biblioteca che frequento, con entrambi cliccando sul link non portavano ad alcuna pagina dell'associazione. Sono riuscita fortuitamente a fare un tentativo attraverso il portatile di una conoscente di un paese vicino e da quello rispondeva che era inserito un hacher.

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  3. Decido, comunque di recarmi a Somma Vesuviana il 15 maggio e di tentare di contattare da lì l'associazione. Con molta difficoltà raggiungo la strada laddove mi dicono essere la sede, ma poichè non sapevo neanche il numero civico chiedo alla gente del posto, ma nessno ne sapeva ne niente, -beati voi -penso -evidentemente per voi non è neppure lontanamente un bisogno!. Mi rivolgo così, al gestore di un negozio di telefonia, il quale si è prodigato a rintracciare il numero di telefono del signor Michele Rea, il quale se posso azzardare un'ipotesi della sua risposta data al suo interlocutore, potrebbe aver detto : ma che mi hai chiamato a fare! forse ho azzardato ma questo potrebbe giustificare le parole e i gesti del suo interlocutore. Poi, dopo un pò che si sono parlati il signor Rea ha deciso di parlare con me e mi è stato passato il cellulare. Mi ha detto che lui al momento era in servizio,che pertanto non poteva intervenire e terminava alle 16,00. Io gli ho chiesto di fissarmi un appuntamento per il pomeriggio . Lui inizialmente ha cominciato a pensare di farlo ma poi mi ha detto che dovevo recarmi presso i servizi sociali di Somma presso il comune poichè sono loro poi a contattarlo e quindi a smistare le richieste. Io pur non essendomela bevuta ho seguito la sua indicazione, confermatami dagli stessi del comune senza mia richiesta. Purtroppo ero ignara di quanto fossero apertamente spietati, perchè lì la bambina mi è stata allontanata con un pretesto e portata in una casa famiglia e io non avevo ancora cominciato ad aprir bocca che sentivo gridare dall'altra parte:- Ma io non ho capito in quale psichiatria devo farla portare!. Dalle domande che mi venivano poste dall'assistente sociale era manifesto che erano fatte solo per chiarire alcuni punti che interessava loro di sapere, ossia se ci fosse qualcuno che in qualche modo mi stava aiutando, se avessi soldi con me (e lì francamente mi è balenata l'idea di quello che poi si sarebbe realizzato, ossia il furto dei borsoni), se mi accorgessi dell'avvelenamento ecc.
    Ad un certo punto piomba in stanza un personaggio del 118 che solo a vederlo è fonte di paura, si siede con violenza sulla sedia accanto alla mia, incrocia le gambe dall'altra parte, mette la sua mano destra a coprirsi il mento, poggiando il gomito sulla gamba che aveva sollevato sull'altra e dopo 2 secondi decreta:- allora dobbiamo fare terapia. Al che mi alzo e dico :-no, vi ho detto ,se potete aiutarmi è bene, altrimenti non fa niente. E lui fa:- lei ha detto che sta male! No -dico io- io non ho detto di stare male. L'assistente, anche lei precisa:- si, all'inizio ha detto di stare male! No- dico io- non l'ho mai detto. Prendo i borsoni ed esco dalla stanza, lì fuori ne incontro un'altro seduto sulla panchina con i guanti infilati e anche lui per l'aspetto e l'acciglio da far paura. Forse avevano mandato apposta due tipi così, per farmi spaventare e poi farmi terapia?
    Fuori, nel corridoio vengo a sapere che avevano telefonato a mio marito per farmi venire a prendere, che la bambina era stata portata in una casa famiglia (e non a casa dell'assistente come mi avevano fatto credere) e di lì a poco conosco la proprietaria di quella voce che tanto sbraitava nell'altra stanza piena di tante altre persone, anche in divisa.
    Devo aggiungere che mi era stato offerto da bere dall'assistente sociale e anche in questo sono stata fortunata perchè non sentivo di avere sete, ma il suo secondo tentativo mi ha messo qualche dubbio sulla salubrità dell'acqua che mi sarebbe stata offerta.
    Sono andata via con la raccomandazione da parte dell'assistente capo di non andare in giro da sola, perchè anche lei non lo fà mai, và sempre accompagnata da suo marito! Non ho voluto osare ed essere troppo scortese, vista l'ospitalità ricevuta, e dirle che con il suo metro e cinquanta con i tacchi sentiva normale il dover essere sempre accompagnata.

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  4. Ora mi chiedo:- il signor Rea e la sua associazione ha svolto un servizio e a chi? ed è stato anche lui compensato per il servizio svolto? Colgo l'occasione per porgere i miei saluti alla famiglia Rea e in particolare alla -mamma- sicuramente sensibile al sociale, a difendere, anche solo con un buon consiglio, un'altra mamma in difficoltà.
    Nel pomeriggio vengo a sapere che era stata dedicata a me una pagina sul meridiano.it e leggendolo l'unica cosa giusta e vera scritta è che sono "disturbata",voglio vedere! Lo sanno meglio di me quanto e da quando mi stanno disturbando,e a dire poco!
    Vorrei aggiungere: magari! anche solo qualcosa di quel che racconto non fosse vero!
    mina stallone

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  5. buona sera avvocati Ferraro e Franceschetti
    vorrei parlare ora di un mio "amico", un tal Peppone che mi è stato paticolarmente vicino in questi anni, fin dagli esordi del problema ovvero di tutto il sistema che si andava definendo attorno a me. Era una persona veramente gradevole o quasi, un tipo capace di instillare fiducia e comprensione per i problemi altrui, bè! a dir il vero versava un pò di veleno verso i problemi e la personalità degli altri con cui occasionalmente passava il suo tempo (sempre, naturalmente, al solo scopo di porgere il miglior consiglio) però ero quasi certa, ma oggi lo sono ancora di più che con me il rapporto era animato da sincera amicizia. Tra le innumerevoli persone che dal 2000 si erano improvvisamente accorte di me, parenti mai visti, se non incontrati per strada e con i quali fino ad allora si era scambiato un fugace saluto, uomini di ogni età che improvvisamente sentivano il bisogno, urgente direi, di formare con me famiglia o comunque di passare qualche piacevole serata, amici che mostravano una improvvisa considerazione nei miei riguardi, ma anche nelle mie capacità (una volta mi fu chiesto di, diciamo, far da guardia ad una villa mentre loro, i padroni, sarebbero andati in vacanza e così la mia presenza con un bambino di nove-dieci anni a seguito sarebbe bastata a tenere lontani i malintenzionati), tra l'altro ognuno di loro chedevo il mio parere sull'altra persona, che fino ad allora quasi non si conoscevano e tutti erano concordi nel rafforzare la mia opinione positiva verso l'altro. Ad un certo punto visti i miei continui rifiuti verso gli uomini che mi si proponevano, anche Peppone cominciò a farmi una sdolcinata quanto sgradita e talvolta anche sgradevole corte. Mi portava rose, mi vuoleva iniziare alla sua cultura musicale, diceva ascolta De Andrè e il mio preferito, ti devo fare ascoltare una canzone in particolare e capirai molto di me, fino a che vista la mia resistenza mi ha declamato lui stesso un versetto laddove parla di "servi indomiti" , se non ricordo male, e lui mi apprezzava proprio perchè mi vedeva in tal modo. Mi è stato molto vicino, fino a poco tempo fà. Era disposto a fare 100Km. solo per venirmi a trovare per 5 minuti e poichè gli avevo fatto capire che non gradivo i fiori recisi, mi portava il cornetto (ricordo che intanto mio marito aveva preso a potarmi il caffè-latte) e insisteva per portarlo anche ai miei figli. Faceva una scalinata impervia per la sua età, ma ancor più per la sua condizione di sofferente di cuore e prostata, restava 5 minuti contati per accertarsi delle mie condizioni e se io non volevo uscire, andava via. Veramente molte volte mi sono chiesta perchè lo facesse perchè non proprio credevo al suo buon cuore (malato in ogni senso) ma restavo lì sospesa a chiedermelo, come al caffè-latte e biberon di mio "marito". Le condizioni in cui versavo e il disagio del rapporto con mio figlio Roberto non mi lasciavano nè spazio mentale nè tempo per definire il suo viscido attaccamento e laddove qualche sospetto mi balenava, le circostanze facevano sì che non approdassi a nulla di definitivo. Certo non sarei arrivata subito a capire delle rose, del cimelio di De Andrè che si portava appresso perchè non conoscevo il linguaggio del mondo cui appartiene, pur sapendo dell'esistenza della masssoneria, perchè il padre di mio figlio Roberto ne faceva parte e da lui avevo saputo che c'erano delle sette deviate che perseguivano il male. Lui diceva che quella cui lui apparteneva era equilibrata e diretta al bene, questo più di vent'anni orsono.

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  6. buona sera avvocati Ferraro e Franceschetti
    vorrei parlare ora di un mio "amico", un tal Peppone che mi è stato paticolarmente vicino in questi anni, fin dagli esordi del problema ovvero di tutto il sistema che si andava definendo attorno a me. Era una persona veramente gradevole o quasi, un tipo capace di instillare fiducia e comprensione per i problemi altrui, bè! a dir il vero versava un pò di veleno verso i problemi e la personalità degli altri con cui occasionalmente passava il suo tempo (sempre, naturalmente, al solo scopo di porgere il miglior consiglio) però ero quasi certa, ma oggi lo sono ancora di più che con me il rapporto era animato da sincera amicizia. Tra le innumerevoli persone che dal 2000 si erano improvvisamente accorte di me, parenti mai visti, se non incontrati per strada e con i quali fino ad allora si era scambiato un fugace saluto, uomini di ogni età che improvvisamente sentivano il bisogno, urgente direi, di formare con me famiglia o comunque di passare qualche piacevole serata, amici che mostravano una improvvisa considerazione nei miei riguardi, ma anche nelle mie capacità (una volta mi fu chiesto di, diciamo, far da guardia ad una villa mentre loro, i padroni, sarebbero andati in vacanza e così la mia presenza con un bambino di nove-dieci anni a seguito sarebbe bastata a tenere lontani i malintenzionati), tra l'altro ognuno di loro chedevo il mio parere sull'altra persona, che fino ad allora quasi non si conoscevano e tutti erano concordi nel rafforzare la mia opinione positiva verso l'altro. Ad un certo punto visti i miei continui rifiuti verso gli uomini che mi si proponevano, anche Peppone cominciò a farmi una sdolcinata quanto sgradita e talvolta anche sgradevole corte. Mi portava rose, mi vuoleva iniziare alla sua cultura musicale, diceva ascolta De Andrè e il mio preferito, ti devo fare ascoltare una canzone in particolare e capirai molto di me, fino a che vista la mia resistenza mi ha declamato lui stesso un versetto laddove parla di "servi indomiti" , se non ricordo male, e lui mi apprezzava proprio perchè mi vedeva in tal modo. Mi è stato molto vicino, fino a poco tempo fà. Era disposto a fare 100Km. solo per venirmi a trovare per 5 minuti e poichè gli avevo fatto capire che non gradivo i fiori recisi, mi portava il cornetto (ricordo che intanto mio marito aveva preso a potarmi il caffè-latte) e insisteva per portarlo anche ai miei figli. Faceva una scalinata impervia per la sua età, ma ancor più per la sua condizione di sofferente di cuore e prostata, restava 5 minuti contati per accertarsi delle mie condizioni e se io non volevo uscire, andava via. Veramente molte volte mi sono chiesta perchè lo facesse perchè non proprio credevo al suo buon cuore (malato in ogni senso) ma restavo lì sospesa a chiedermelo, come al caffè-latte e biberon di mio "marito". Le condizioni in cui versavo e il disagio del rapporto con mio figlio Roberto non mi lasciavano nè spazio mentale nè tempo per definire il suo viscido attaccamento e laddove qualche sospetto mi balenava, le circostanze facevano sì che non approdassi a nulla di definitivo. Certo non sarei arrivata subito a capire delle rose, del cimelio di De Andrè che si portava appresso perchè non conoscevo il linguaggio del mondo cui appartiene, pur sapendo dell'esistenza della masssoneria, perchè il padre di mio figlio Roberto ne faceva parte e da lui avevo saputo che c'erano delle sette deviate che perseguivano il male. Lui diceva che quella cui lui apparteneva era equilibrata e diretta al bene, questo più di vent'anni orsono.

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  7. Bellissima citazione di Omraam Mikhaël Aïvanhov!
    Ho in casa una decina dei suoi libri, delle edizioni Prosveta.

    Carissimo Elia, con quelle parole hai centrato il punto, buona continuazione ...

    Alex, da Trento

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