lunedì 10 dicembre 2012

CONSIDERAZIONI SULLA CRISI DI GOVERNO




Salvo scherzi dell’ultim’ora, sembra proprio che il governo imposto dai banksters con quello che molti hanno definito una specie di “colpo di stato” silenzioso, dietro la regia di Napolitiano, debba cadere , dopo l’approvazione della legge di stabilità  e si andrà alle elezioni.
Artefice della liquidazione di Monti è stato Berlusconi che ha imposto, prima all’interno di un PDL oramai allo sbando e poi alla strana coalizione che sosteneva l’esecutivo, la fine di questa triste esperienza di governo tecnico.
Negare a Berlusconi una sua visione e caratura politico - ideologica, sarebbe ingiusto, ma è indubbio che il Cavaliere ha agito anche, se non soprattutto, nell’ottica della salvaguardia dei suoi interessi che rapportati alle sue aziende non sono cosa da poco. Così come era indubbio che lo scorso anno fu costretto a lasciare il passo dopo un lungo stillicidio mediatico reso anche possibile dall’utilizzo di uscite, ad orologeria, della Magistratura a cui seguirono evidenti avvisaglie speculative in borsa finalizzate a segargli le gambe. Un motivo di più, perchè un politico non dovrebbe mai avere interessi personali o di famiglia economico finanziari. 
Ma successivamente, la condanna comminatagli in primo grado ad ottobre scorso a 4 anni di reclusione (1 con l’indulto) e altre interdizioni dai pubblici uffici, per tutta una serie di presunte irregolarità di compravendita dei diritti mediaset,  oltre ad altre pendenze sempre in auge per le note storie dei festini hard (come se gli altri politici fossero tutti immuni da queste sconcezze), devono aver fatto scattare in Berlusconi un campanello di allarme. Il Cavaliere deve aver sospettato, e a ragione, che nonostante la sua defezione dalla politica di primo piano e il passa mano ad Alfano, non ci si può fidare di certe “assicurazioni” che forse gli erano state date e quindi stava andando incontro ad un futuro alquanto pericoloso.
Ma ad indurlo ad un ripensamento e a ridiscendere in campo deve anche aver pesato la certezza che alle future elezioni, dopo l’esperienza Monti, il Centro Sinistra di Bersani e Casini avrebbe sicuramente vinto - e alla grande - tutte le elezioni al parlamento e locali.
Con l’esperienza  mediatica e la sensibilità nel catturare elementi socio politici da cavalcare demagogicamente, Berlusconi ha immediatamente capito che per parare in qualche modo queste nere prospettive bisognava agire subito, puntando tutto sul disagio, vero ed effettivo, sull’enorme peso che i provvedimenti del governo dei tecnici imposti alla Nazione stanno causando alla popolazione.
Anche il fatto che in tutto il paese si è creata una certa coscienza che individua nel sistema bancario la causa prima di queste inaudite ed eccessive misure di austerity, ha fatto capire al Cavaliere che bisognava agitare questi temi, ultima e unica carta che gli è rimasta, per giocarsi la partita elettorale. Non è un caso che le sezioni locali del PDL hanno avuto la imbeccata di produrre manifesti del tipo: “No al governo delle Banche”.
Lo strappo del Cavaliere ha sicuramente mandato in bestia i suoi avversari, da Fini che oramai non ha più un  loculo politico in cui rinchiudersi per giocarsi la partita, a Bersani e Casini che evidentemente, oltre ad aver bisogno di un altro pò di tempo per assicurarsi una facile e travolgente vittoria elettorale, contavano anche sul fatto che il “repulisti” delle tasche degli italiani perseguito da Monti e i suoi tagli in tutti i settori della società, gli consegnassero un futuro governo dove oramai il più, intermini di lacrime e sangue, era stato fatto, e quindi il loro Centro Sinistra, non doveva sporcarsi le mani più di tanto.
Anche La Repubblica del nemico storico di Berlusconi, cioè il De Benedetti, un foglio da sempre portavoce dell’Alta finanza, ha masticato male, visto che attorno a Bersani e con l’ausilio di Casini, pronti a giocare la carta ipocrita della “responsabilità”, tutto era oramai definito. Del resto il centro sinistra è da sempre stato ricettacolo o vicino a “tecnici” ed ex consulenti dei banksters, dai D’Amato, ai Ciampi, ai Padoa Schioppa, ai Prodi, e via dicendo, già utilizzati in precedenti governi .
Come detto, non crediamo che la nuova scesa in campo di Berlusconi possa ribaltare la situazione, ma sicuramente ha provocato un certo sconquasso nelle acque politiche, il chè è sempre meglio di niente.
Riassunto tutto questo, facciamo adesso alcune considerazioni spassionate che solo chi non ha interessi politico elettorali in gioco (quando si verificano i ludi elettorali, noi preferiamo andarcene al mare) e animo sincero può fare.
Prima di avanzare queste considerazioni però dobbiamo precisare una cosa.
I BANKSTERS
      La crisi finanziaria mondiale in atto dal 2007, tra l’altro causata dalle speculazioni finanziarie gonfiatesi enormemente e poi esplose, ma provocata anche ad arte per inconfessabili motivi di dominio mondiale dagli stessi banksters,  una crisi strutturale  oltretutto aggravata da una confusa situazione internazionale, ha obbligato l’Alta Finanza internazionale ad imporre ad akuni governi delle Nazioni, misure draconiane atte a garantire al sistema bancario la sopravvivenza con gli stessi e noti metodi di usura legalizzata.
Il potere bancario mondiale che ruota attorno al sistema delle Banche Centrali (tutte proprietà di privati, come “privata” è per sua natura qualsiasi banca (si tenga presente che la Banca d’Italia, ad esempio, è un ente di diritto pubblico, il che ha tutt’altro significato, ma è in mano a proprietà private) e il potere mondialista che si manifesta attraverso i suoi Istituti, in particolare la Banca Mondiale, la BCE e il FMI, devono perpetuamente imporre alle singole Nazioni direttive economiche di sviluppo controllato e soprattutto l’”obbligo” di accedere a “prestiti”, fatti passare come “aiuti”, che legano gli Stati al pagamento di un debito pubblico, quale una vera e propria truffa ai danni del popolo. Un debito pubblico che così strutturato e determinato mai potrà essere ripianato.
Tralasciamo qui di accennare al Signoraggio ovvero la concessione alle banche centrali, di creare moneta dal nulla e “prestarla” agli Stati, ma in ogni caso possiamo dire che tutto questo perverso meccanismo si può sintetizzare nel semplice concetto che gli Stati devono rinunciare alla loro sovranità per cederla agli Organismi ed Istituti mondialisti.
Questi, di conseguenza, possono così imporre ai governi di tenere sotto controllo la spesa pubblica al fine di pagare gli enormi interessi determinati dal debito continuamente confiato. Tradotto in pratica si obbligano i governi a praticare continui tagli a tutti i settori vitali e necessari per vita del popolo: dalle pensioni, alla sanità, alle infrastrutture, ecc. Su tutto si deve “risparmiare” per consentire agli impegni presi con i banksters di essere onorati.
A questo si aggiungano le sollecitazioni e i ricatti messi in atto verso i governi, perchè alienino e cedano  tutti i settori industriali e sociali dove lo Stato ha una sua partecipazione (“privatizzazioni”.), alle grandi banche d’affari internazionali le quali, a loro volta, li rivendono in parte alle multinazionali. Avviene così che certi settori vitali e strategici per una nazione, come per esempio quelli dell’energia, delle comunicazioni, dei trasporti, quello alimentarre, ecc., finiscono così tutti nella mani dei privati, con gravissimo danno per la popolazione. Il privato, infatti, persegue unicamente il fine di lucro e non pensa certo di investire per portare servizi, beni e assistenza a tutta la cittadinanza, ma solo laddove il profitto è assicurato.
Oltretutto se, in un primo momento, la concorrenza innescata da queste privatizzazioni, porta ad una limitatissima riduzione delle tariffe e delle bollette, in poco tempo il processo si inverte e tariffe e bollette, arrivano alle stelle.
Nei paesi dove venne privatizzata anche l’acqua, è ovviamente accaduto che sono stati tagliati, o non avviati, allacci improduttivi, lasciando zone povere prive del sistema idrico. Figuratevi cosa accadrebbe nella Sanità interamente privatizzata.
Questo in parole povere e in modo molto semplificato è il sistema imposto dai banksters alle Nazioni. I paesi che ne sono vittima non hanno alcuna possibilità di uscire da questa spirale perversa, dovendo oltretutto sottostare agli obblighi e ai ricatti, se non a vere e proprie sanzioni che gli pendono sulla tasta, nel caso che qualche governo volesse sottrarsi a questo circolo vizioso e agli  obblighi imposti.

In genere, fino ad ieri, vuoi per la corruzione insita naturalmente nello stesso sistema democratico (tanto che da sempre i ministri sono stati definiti “i camerieri dei banchieri”) e vuoi per il richiamo di chi ha il potere e i mezzi finanziari, i banksters hanno sempre ottenuto dai rispettivi governi delle Nazioni quanto da loro desiderato.
Ma la crisi finanziaria, precedentemente indicata, ha ora evidentemente costretto i banksters a non fidarsi più dei politici o comunque ad avere la necessità impellente di gestire in prima persona i processi politici governativi al fine di attuare provvedimenti pesantissimi che un “politico” ha difficoltà ad imporre con sollecitudine .
Da qui l’imposizione di loro uomini, i cosiddetti “tecnici”, mai eletti da nessuno, direttamente al governo, anche se questo fatto, aggiunto alla dovuta imposizione di misure lacrime e sangue, ha fatto si che i banksters siano stati costretti ad uscire allo scoperto, rinunciando alla loro atavica attitudine di governare per interposta persona, cioè dietro le quinte.
Questa uscita allo scoperto dei banksters si è manifestata palesemente, ad esempio, in Grecia e in Italia. Non è un caso che in queste nazioni hanno preso a diffondersi nell’opinione pubblica tematiche sul sistema bancario, sull’usura, il signoraggio e cose di questo genere che, in prospettiva, potrebbero causare grossi problemi al potere dei banksters.

Tutta questa premessa è stata necessaria per rendere evidente che non ci si può sottrarre al potere dei banksters dall’interno del sistema o con governi che cercano di mediare tra le misure che dovrebbero imporre per “procura bancaria” e quelle che sono in grado di imporre veramente senza perdere credibilità e troppi consensi elettorali.
Una vera riscossa un vero scrollarsi di dosso questi usurai e possibile solo con uno “strappo” a livello internazionale, come per esempio hanno fatto i governi di Argentina e Venezuela, risolvendo quasi immediatamente buona parte della crisi dei loro paesi, uno strappo che però, per i paesi europei, è molto più difficile praticare visto il loro inquadramento nelle rigide regole e condizioni imposte dall’ EU.

Quindi, specifichiamo subito e a scanso di equivoci che anche una, tra l’altro improbabile, vittoria del Cavaliere alle elezioni che sembra si possano tenere in marzo, non potrà cambiare gran chè e quindi eventuali governi messi in piedi da Berlusconi riproporranno, mutatis mutandis, lo stesso andazzo precedente, anche se magari non così evidente e pesante come l’operato di Monti. Del resto, proprio a scanso di sorprese, così come sono state avviate iniziative per creare una superpolizia europea, un gendarmeria che trascenda gli Stati nazionali e possa intervenire con prevenziaone e decisione onde stroncare ogni ribellione popolare, così sono state introdotte Leggi che obbligano a subordinare l’approvazione del bilancio dello Stato a certe regole, tradotto in soldoni questo significa che, “prima” bisogna trovare i mezzi per  ripianare il debito pubblico, leggesi pagare gli usurai, e solo “dopo”, se avanza qualcosa si possono elaborare le necessarie misure finanziaria.

Questo per togliere ogni illusione in chi spera in un vero operato “antibanksters” da parte di Berlusconi così come altri politici del genere.
Detto questo però un aspetto positivo, nello “strappo” causato da Berlusconi che ha accorciato i tempi del governo tecnico, pur c’è.
Intanto il fatto che temi contro il sistema bancario vengano cavalcati, sia pure demagogicamente, da una parte politica del paese, potrà essere uno stimolo di aggregazione di personaggi e ambienti impegnati in questo senso, facendo splodere questa grave problematica.
Secondo poi ogni giorno di vita in meno del governo dei tecnici, che in quanto tali oltretutto non sono mai stati eletti da nessuno e quindi a nessuno devono dare conto, è sicuramente un vantaggio per il popolo. Dopodiché, chi vivrà vedrà, siamo tutti in un mare di guai.

Maurizio Barozzi

3 commenti:

  1. Finalmente un quadro globale esauriente e preciso! Grazie a Maurizio e ad Elia.
    Bisognerebbe sfondare il muro di omertà dei media e ampliare la consapevolezza popolare. Ma poi? Combattiamo contro i mulini a vento, o meglio pensiamo di combattere perchè in pratica nessuno è in grado di far niente. il senso di impotenza di chi ormai è settantenne è grande.
    e se riuscissimo a denunciare il servizio pubblico per disinformazione?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Farsi prendere, di tanto in tanto, dallo sconforto è umano ed è toccato anche a me, inutile volersi dare arie da superman. Ma ti posso garantire che, se anche non in modo palese, stiamo facendo molti passi avanti (aiutati anche dalla povertà e dalla disperazione crescente).
      Occorre pazienza e intelligenza ma alla distanza vinceremo, è nell'ordine delle cose e di questi apprendisti stregoni rimarrà solo un vago ricordo perché, nonostante le apparenze, stanno perdendo colpi giorno dopo giorno.
      Questo non significa che la battaglia sarà breve o facile, occorrerà essere tenaci e determinati, ma alla fine la spuntermo

      Un caro saluto
      Elia

      Elimina
  2. Ho inviato i due link della azzeccatissima lettera a Napolitano e delle Considerazioni sulla crisi di Governo alla Segreteria di Mario Monti, alla sua attenzione. Sono piccoli gesti per cercare di contribuire a quello che stai facendo.
    un caro saluto anche a te
    Diana

    RispondiElimina

Scrivi un tuo commento: