Premesso
che fatti e accuse devono ancora essere accertati, il caso MPS (come
raccontato, e salva la verifica di realtà, che è in corso) è la regola: colui
che ha disponibilità dei soldi degli altri, tende naturalmente a prenderli per
sé o per i soci, direttamente o attraverso teste di legno. Ciò avviene sia nel
management delle banche, che delle altre imprese, che degli enti pubblici.
Avviene anche nei governi. Avviene ai danni degli azionisti, dei risparmiatori,
dei dipendenti, dei contribuenti, dei cittadini. E' un modello estrattivo
(ossia saccheggiatore) di gestione del potere, di governance, che si sta
affermando universalmente. Pensiamo al caso di quei governi che, coi crismi
della legge, tassano i loro cittadini per assicurare profitti speculativi
a banchieri stranieri.
La
storia del compagno Giuseppe Mussari, come raccontata da mass media e talk
shows, con gli scandali Antonveneta, Santorini, Alexandria, Casaforte,
Ampugnano, liar loans (cioè mutui concessi largamente a chi si sapeva che non
li avrebbe rimborsati), è una tipica storia di bancarotta mediante una testa di
legno: si mette una persona di fiducia a spolpare una società e a prendersi
tutte le colpe, mentre il malloppo va in tasca ad altri, meno il compenso per
la testa di legno. Quindi è di primaria importanza andare a vedere a chi è
andato il malloppo effettivamente.
Mussari
non aveva una formazione finanziaria: era un avvocato penalista di origine
calabrese, che si era distinto come fedele del PCI-PDS-DS-PD e come difensore
di suoi amministratori locali senesi. Fu nominato nel 2006 a presidente del MPS
dalla Fondazione MPS che, su 16 consiglieri, ne ha 13 nominati da Comune,
Provincia, Regione - enti da sempre in mano al PCI e succedanei. Fino al Maggio
2007 rimane però consigliere della Fondazione. Non appena nominato presidente
di MPS, avviò i noti affari. Nel corso della sua permanenza, ha donato di tasca
propria quasi € 700.000 al PD, in ossequio alla regola che chi diviene
dirigente attraverso il partito, poi deve essere riconoscente. Ha compiuto le
sue operazioni di spolpamento con metodo, tenendo formalmente nascoste alcune
carte, ma in un contesto in cui era palese che stava avvenendo qualcosa di
occultato e di illecito.
Tutti,
a cominciare dal collegio sindacale di MPS, presieduto da Tommaso di Tanno (ora
indagato dal PM senese), vedevano l'anomalo gonfiaggio del prezzo della Banca
Antonveneta mediante una ben poco credibile tripla vendita in pochi mesi, prima
a ABN-AMRO , poi a Banco di Santander, infine a MPS, con un'acquisizione tenuta
segreta fino all'ultimo, annunciata dai tg, quindi tale da dover far subito
scattare controlli e ispezioni, come pure doveva farli scattare il fatto che il
pagamento avveniva per cassa, cioè subito, mentre di regola questi pagamenti si
fanno a credito, nel tempo. Il fatto che si pagasse tutto subito suggeriva
oggettivamente che era una compravendita fraudolenta. Tutti sapevano che il
prezzo era gonfiato. Tutti potevano sapere, con un minimo di diligenza, che
Mussari non aveva fatto la due diligence su Antonveneta prima di pagarla circa
17 miliardi e si era basato su una stima fatta dalla non molto attendibile,
perché interessata, di agenzie di rating. Bankitalia, allora governata da
Draghi, però lasciò fare, il che ben illustra l'incompatibilità inerente a Bankitalia,
tra il suo compito di sorvegliare le banche e il fatto che le medesime banche
sono le sue proprietarie, rectius partecipanti, nel suo ridicolo capitale
sociale di € 156.000. E la Consob? Niente. E il Ministero del Tesoro? Niente,
nemmeno dopo. Forse i gestori di MPS se lo tenevano buono comprandogli ben 27
miliardi di titoli di debito grazie al finanziamento all'1% elargito dalla BCE.
La mole dello spolpamento è di molti miliardi: per un’Antonveneta che valeva
2,3 miliardi (detto da Gaetano di Tanno, presidente del Collegio Sindacale di
MPS, ora coindagato con Mussari), MPS ha emesso 8 bonifici per un totale di
oltre 17 miliardi.
Già
nel bilancio depositato nel 2012, 5 anni dopo l'acquisto di Antonveneta, quindi
con un colpevole ritardo, il nuovo management di MPS esponeva una perdita di
4,7 miliardi di cui il 90% da minusvalenze di Antonveneta. In realtà,
Antonveneta, considerate anche le sue sofferenze non registrate in bilancio,
valeva sui 2 miliardi, e se è stata pagata 10, allora i gestori retrostanti si
sono spartiti 8. Si aggiungano 750 milioni per i contratti derivati Alexandria
e Santorini, e alcuni miliardi per i mutui fasulli. Adesso si tratta di vedere
a chi è finito il bottino, di arrestare le persone fisiche e di citare per
danni le società che hanno concorso nel reato. Sappiamo che il Banco di
Santander ha incassato almeno 7 miliardi; ma poi, che uso ne ha fatto? A chi li
ha accreditati? Sono partite quote del bottino dal Santander a favore di altri
soggetti? E gli altri bonifici? Sappiamo che ulteriori 2,6 miliardi sono stati
spediti a Londra nella disponibilità del medesimo Banco, e poi sono stati
scudati e riportati in Italia. A chi sono poi stati girati? A chi sono finiti
in tasca?
In
quanto ai derivato Alexandria e Santorini (contratti tra MPS e Nomura Bank il
primo, e tra MPS e Deutsche Bank il secondo), l'attuale management ci dichiara
che ci sia stata una perdita di 220 milioni (ma un alto dirigente dice 740)
dovuta a un'errata copertura di un rischio preesistente mediante un derivato.
Questa spiegazione non è credibile, per due motivi.
Primo:
se io mi copro mediante un derivato dal rischio che un mio asset o contratto in
essere si deprezzi, la copertura ha un costo molto basso, assicurativo,
rispetto al valore capitale dell'asset; sicché, se l'asset perde valore, la
copertura mi rifonde dalla perdita; mentre se (l'asset ) aumenta di valore,
l'aumento assorbe il costo di copertura ( che in tal caso si azzera ) e lascia
un margine di guadagno. In nessuno dei due casi caso io perdo in termini di
capitale ( solo se l'asset non si muove nell'arco di tempo assicurato si perde
il capitale investito nel premio). Data l'alta volatilita' dei mercati, questo
non si realizza mai. Per aver realizzato una perdita capitale a danno di MPS,
chi ha agito coi soldi di MPS bisogna che abbia fatto un'operazione diversa,
come una speculazione in proprio, decisa senza approvazione del CdA dai vertici
gestionali, e che gli sia andata male, e che quindi ora egli o la banca stessa,
per la propria immagine, stia creando una giustificazione posticcia.
Secondo:
se fosse stata un'operazione di copertura legittima, ufficiale, e inerente a un
asset o a un contratto della banca, sarebbe stata contabilizzata subito, e non
tenuta sospesa e nascosta per anni!
Il
razionale sospetto è, quindi, che qualcuno abbia preso soldi della banca e li
abbia usati per speculare su qualche titolo o derivato, fidando di realizzare
un grosso guadagno, con cui restituire alla banca quanto preso, tenendo per sé
la differenza. Poi, invece di guadagnare, ha perso, e la banca si ritrova con
un buco. Cose di questo genere mi risulta che siano avvenute e tuttora
avvengano in grandi banche e società di gestione estere, dove chi ha il
maneggio dei soldi della banca li usa per conto proprio, e lascia le operazioni
in sospeso, cioè aperte a partitario, finché non si trova un modo di chiuderle
fittiziamente.
Se
fossi il PM di Siena, verificherei questa ipotesi, sequestrando ed esaminando i
partitari storici su cui si devono trovare i movimenti delle somme interessate,
cioè ipoteticamente usate per l'operazione suddescritta. Sequestrerei i
partitari storici, perché chi fa queste cose non le fa una volta sola, ma le fa
di prassi, quindi se ne troveranno molte, risalendo nel tempo. Dai partitari
(che sono i registri di conti transitori, su cui si segnano le operazioni in
attesa di imputarle alle voci del conto economico del bilancio) si desume se vi
sono stati impieghi di denaro in quel senso. Tornando al caso MPS, bisogna
anche considerare che quando va a partitario un movimento di decine di milioni
di euro, gli organi interni di controllo della banca li hanno sotto gli occhi.
Quindi, se tutti i presidii, interni ed esterni, sono rimasti inerti, vuol dire
che non è stata un'operazione di singoli gestori infedeli, né un'operazione
organizzata da un solo partito politico, sia pur dominante rispetto alla banca:
può essere stata solo un'operazione di Stato. Pertanto, mi aspetto che, se mai
verranno svelati i nomi degli effettivi percettori dei due miliardi di bottino
scudato, e degli altri miliardi, si tratterà di nomi molto più esplosivi di
quelli di un leader politico.
Se
hanno chiuso gli occhi l'ispettorato interno (audit) di MPS, i sindaci,
Bankitalia, Consob, il Ministero; e se il percettore dei due miliardi si
sentiva tanto sicuro da riportarli in Italia, allora i casi sono due: o il
regista è un potere molto alto, i vertici dello Stato; oppure è stata
un'operazione trasversale, bipartisan, tra maggioranza e opposizione, magari
con benedizione vaticana (il Banco di Santander è in mano a certo Emilio Botin,
descritto dalla stampa come uomo forte dell'Opus Dei). Questa ipotesi è
rilevante per capire la minaccia di Bersani (del 26.01.13) di “sbranare” i
rivali politici qualora insistano sullo scandalo MPS. Minaccia che potrebbe
riguardare la “finanza cattolica” e l’immagine della stessa Chiesa. Si tenga
presente che, nella Fondazione come nel CdA di MPS, erano presenti anche uomini
del centro cattolico, a cominciare da Gabriello Mancini, nominato presidente
della Fondazione pur non avendo qualificazione tecnica, dato cher era un
funzionario dell’Asl locale.
Una
conferma all’ipotesi che si tratti di un’operazione di Stato o bipartisan viene
da Dagospia, che pubblica (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-il-verbale-degli-ispettori-bankitalia-inchioda-draghi-tarantola-profumo-e-visco2-la-favola-49952.htm)
documenti, per altro pubblicati anche da quotidiani nazionali, che sembrano
inchiodare Draghi e Tarantola (allora responsabile dei controlli di vigilanza
entro Bankitalia), smentendo Visco e Profumo, perché provano che le carte
segrete sui derivati scoperti solo ieri dall'onesto successore di Mussari,
Fabrizio Viola, nei cassetti di MPS, in realtà erano in possesso di Bankitalia
sin dall'ispezione da questa eseguita in MPS da Maggio ad Agosto del 2010, nei
cui verbali si menziona esplicitamente gli inopportuni contratti derivati con
Deutsche Bank e Nomura Bank. Draghi e Tarantola addirittura collusi, insomma,
secondo Dagospia?
Ai
contribuenti col cui denaro è stato salvato il Monte, ma anche ai suoi
defraudati azionisti e ai suoi tartassati dipendenti, su cui l'attuale
management scarica il danno (licenziamenti, tagli stipendiali, costrizione a
collocare prodotti discutibili), è dovuta un'azione risarcitoria verso le
persone fisiche e giuridiche colpevoli e beneficiarie delle malefatte che via
via emergono. Banca d'Italia potrebbe essere chiamata a risarcire per il suo
mancato intervento a seguito della strana operazione Antonveneta e dei
risultati dell'ispezione del 2010. Ma forse anche il Comune e la Provincia di
Siena e la stessa Fondazione dovrebbero rispondere, per culpa in eligendo et
vigilando: colpa nello scegliere e nel mantenere, omettendo la dovuta
vigilanza, nonostante i segnali di allarme, quel certo management. Anche il PD
potrebbe essere tenuto a risarcire, qualora si accertasse che la scelta di
Mussari si debba a suoi organi centrali – cosa plausibile, dato che Mussari
andava a compiere affari di dimensioni nazionali.
Sarebbe
opportuno estendere, almeno per il futuro, mediante legge, la responsabilità
per omessa vigilanza e omessa ispezione anche a Bankitalia e ai soggetti che la
partecipano, solidalmente, così saranno motivati a tenere gli occhi
doverosamente aperti anziché amichevolmente socchiusi. Non dovrebbe avvenire
ciò che avviene in questi giorni, ossia che da un lato si svela quanto marcio e
inaffidabile vi è nei conti di MPS, e dall'altra Banklitalia dichiara che i
conti vanno bene e autorizza il prestito di 4 miliardi con denaro pubblico,
senza poter valutare il rischio. Ma come fa Visco ad affermare che i conti
siano a posto, in questa situazione? Per verificare la corrispondenza dei
bilanci alla realtà, ci vorrebbero mesi di due diligence, bisognerebbe
controllare tutti i contratti in tutti gli armadi, anche i contratti segreti
come quello con Nomura, e verificare anche tutti i bilanci delle singole
filiali, cosa che Visco non ha fatto, quindi non può dire certe cose.
Se
potessi, se fossi nel PM di Siena, indagherei altre tre ipotesi: -se e come il
valore di Antonveneta sia stato gonfiato ad arte per giustificare da parte di
MPS un esborso multiplo del suo valore; il gonfiaggio può essere operato con
diversi strumenti: nascondimento delle sofferenze, erogazioni-cartolarizzazione
di liar loans, contratti derivati truffaldini, dolo della società di rating
incaricata della stima;
-chi,
dal 2006, ha organizzato un sistema di erogazioni facili di mutui del medesimo
tipo in MPS, che poi sono stati cartolarizzati a lunghissima scadenza e
rifilati ai risparmiatori (vedi Casaforte); andrei a ricercare le correlazioni
tra i mutui non regolarmente paganti (anche quelli sospesi e quelli non
contabilizzati come tali, che sono molti), i funzionari che li hanno
autorizzati, i collegamenti di questi funzionari coi dirigenti, gli
intermediari finanziari e immobiliari dei mutui in questione, e gli azionisti
importanti del periodo;
-se
sia stato gonfiato a suo tempo anche il valore di Banca Agricola Mantovana, per
farla pagare sensibilmente più di quanto valeva sempre a MPS; e se parte del
prezzo pagato sia finito a terzi beneficiari, eventualmente anche a magistrati
civili che respinsero i ricorsi contro la trasformazione di Banca Agricola
Mantovana da cooperativa in spa – trasformazione necessaria per poterla vendere
a MPS: qui a Mantova, infatti, circolavano al tempo voci sospette.
MPS,
con l'assemblea del 25 Gennaio 2013, deliberando di non procedere alle azioni
risarcitorie verso il precedente management e i suoi corresponsabili, ha
dimostrato di non operare in discontinuità dal passato, di essere ccondizionato
da poteri retrostanti, di non voler scoprire i colpevoli e i beneficiari delle
colpe, di voler scaricare i danni sui dipendenti, sui clienti (con le solite
politiche sempre più aggressive), sullo Stato finanziatore... a proposito, i 4
miliardi prestati dal governo Monti, sono stati prestati sulla base di un
bilancio inattendibile perché non tiene conto dei contratti derivati segreti
(vedi Alexandria) e perché continua a non registrare sofferenze sui crediti,
che vengono tenute a partitario. Quindi è un prestito concesso
illegittimamente, senza due diligence sul prestatario, basandosi un bilancio
evidenziante perdite per 4,7 miliardi, oltre a quelle non dichiarate.
Un'operazione molto “politica”, altro che governo tecnico, altro che
professori! E Viola stesso, il nuovo direttore generale di MPS, ha detto che
bisogna rettificare i bilanci passati! Per inciso: i Monti-bonds sono un
prestito a tasso eccessivo (9%), senza vincoli di impiego per la banca, e per
giunta convertibile in azioni qualora MPS abbia difficoltà a rimborsarlo (lo
Stato perde il credito e diventa azionista di una banca dal valore molto, molto
dubbio), mentre i Tremonti-bonds erano un prestito a tasso sostenibile, ma con
vincoli di impiego in favore delle pmi, dell'economia produttiva, e non
convertibile in azioni – e questa differenza specifica riflette la differente
qualità umana ed etica tra un Monti e un Tremonti, al di là di tutto ciò che
può essere rimproverato a quest'ultimo. E come farà MPS, impoverito e
indebitato, coi clienti che ritirano i depositi, a pagare 360 milioni
l’anno di interesse sui Monti Bonds (4 miliardi x 9%)? C’è un forte rischio di
una crisi debitoria del Monte già nel breve periodo. Nel qual caso chi oggi ha
dato il via ed elargito assicurazioni dovrà essere chiamato personalmente a
rispondere.
Il
PM senese che indaga Mussari e altri per lo scandalo Antonveneta pare sappia i
nomi dei beneficiari della quota di 2,6 miliardi, poi scudata, ma che li voglia
rivelare solo dopo le elezioni, per non influenzarle – evidentemente, si tratta
di soggetti della politica italiana, o ad essa legati, e/o legati al Vaticano
e/o a capitali “calabresi”. Con le rivelazioni post-elettorali, però, il PM
delegittimerà il nuovo parlamento, perché gli elettori voterebbero
diversamente, se informati. Inoltre, immaginate come potrà essere la formazione
di una nuova maggioranza, sotto la spada di Damocle di quelle rivelazioni
incombenti. O forse si vuole usare quell'informazione proprio come strumento di
minaccia per condizionare la politica? O Mario Draghi? O la finanza cattolica,
visto che il Banco di Santander era rappresentato, in Italia, dall’ex
presidente dello Ior, Gotti-Tedeschi?
Monti
afferma che MPS era dominato dal PCI-PD – affermazione ovvia, anche se
dimentica le altre componenti politiche compresenti. Aggiunge che l'Italia ha
visto troppe commistioni tra banking e politica – affermazione grottesca, in
bocca di uno che è stato imposto come premier dal mondo bancario, a meno che
fosse diretta solo a banchieri e politici italiani, e che per contro
riconoscesse il diritto dei banchieri stranieri a occuparsi di politica
italiana, come appunto hanno fatto nominando lui. Bersani e D'Alema, con
angolazioni diverse, affermano che il PD ha fatto il PD e non la banca, quindi
non è responsabile. Gli uomini del PD in Fondazione erano sì la maggioranza, ma
nominati non dal PD, bensì dagli amministratori locali eletti dai senesi. E nel
PD vi sono sicuramente militanti disposti a credere che i titolari del PD
lascino che la direzione della terza banca nazionale, fonte di finanza su scala
nazionale per il partito, sia scelta in tutta autonomia dagli elettori di una
cittadina di 55.000 abitanti. E che sia puramente casuale tutto ciò che, poi,
questi gestori della banca hanno fatto e dato per il Partito, e che ora viene
alla luce dei mass media... D'Alema, dal canto suo, si contraddice in modo
buffo allorché, oltre a negare che il PD faccia banking, rivendica al PD
l'iniziativa di sostituire Mussari e Vigni: se il PD ha questo potere, vuol
dire che è il dominus di MPS! Questa affermazione non è solo contraddittoria
con la precedente (che il PD faccia il PD e non il banchiere), ma è anche
oggettivamente falsa, nel senso che è falso che il sindaco di Siena o il PD
abbia di sua iniziativa cacciato Mussari e Vigni subito dopo aver scoperto la
loro mala gestio: infatti, erano anni che si sapeva del loro mismanagement,
della porcata con l'Antonveneta, dei mutui fraudolenti. Mussari fu scaricato
come si scaricano le teste di legno quando si bruciano e si è costretti a
scaricarle. Fu scaricato dopo che io stesso ebbi pubblicato, il 29.06.11, nel
mio sito www.marcodellaluna.info,
l'articolo “Ora si salvi MPS” (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8537)
in cui descrivevo i mali di MPS, le sue sofferenze non dichiarate, le criticità
dell’acquisizione di Antonveneta, preannunciavo lo scandalo. E fu scaricato
perché si sapeva che le carte compromettenti erano già in mano a Report e ad
altri. E a Report non le aveva certamente portate il sindaco, né D'Alema, né
Bersani! Probabilmente gliele aveva portate qualche consigliere della
Fondazione disgustato o scontentato.
Però
i banchieri italiani – comproprietari (“partecipanti”) di Bankitalia!- vollero
e tennero Mussari come presidente dell'ABI persino dopo la sua uscita da MPS.
Lo vollero e lo confermarono pur sapendo quanto sopra e pur sapendo dei
procedimenti penali. E' dal 6 maggio 2012 che Report aveva dato notizia anche
dell'affaire Alexandria. In quella puntata emerse da fonti interne a MPS che in
MPS si operava extracontabilmente, con fondi neri esteri, con brokers occulti
esteri, per beneficiari pure occulti, assumendo rischi altissimi e irregolari (http://www.report.rai.it/dl/docs/1336333767662monte_dei_fiaschi_report_pdf.pdf),
e che questa era una prassi. E già nel 2010 l'ispezione di Bankitalia aveva
rilevato serie “criticità” operative del Monte, ma non era affatto intervenuta.
Ordunque, se l'ABI lo nominò suo presidente pur sapendo che cosa bolliva in
pentola, delle due l'una: o far quelle cose è normale in quell'ambiente,
oppure, più probabilmente, fu una o più forze esterne, politiche o
istituzionali, a imporre la sua nomina. Forse, con lo scopo che blindasse o
coprisse l'operazione, la quale non era finita con l'acquisto di Antonveneta e
il pagamento di circa 15 miliardi di cresta su 17.
La
seconda parte dell'operazione si capisce che doveva consistere nel togliere di
mezzo la maggioranza assoluta di MPS detenuta dalla Fondazione (cosa realizzata
con 3 aumenti di capitale), nel confezionare MPS con una finzione di saldezza e
redditività (cosa realizzata nel bilancio 2011 col ricorso a derivati e a una
politica di budget molto aggressiva), per giustificare un suo acquisto a prezzo
gonfiato da parte di altra banca (si parla di BNP), con relative creste. I
derivati consentono di realizzare un beneficio immediato (togliere un debito
dal bilancio o incassare una somma come anticipo su prodotti preventivati) in
cambio dell’assunzione di un rischio di importo maggiore o multiplo. In
particolare, hanno consentito di togliere dai bilanci i debiti scomodi
trasformandoli in scommesse con altre banche, cioè da passività certe di,
poniamo, 100, in una scommessa di, poniamo, 200. Se chi scommette perde, poi,
d’improvviso, i debiti rispuntano all’improvviso. Ma nel frattempo hai già
venduto la banca, sicché la passività moltiplicata è a carico del compratore.
Questa cosa si può fare non solo con le società commerciali, ma anche con gli
Stati e il loro debito pubblico. Così la Grecia, mediante contratti derivati
con l’intervento di Goldman & Sachs, ha “ristrutturato”, cioè trasformato
in scommessa differita, il proprio debito pubblico, migliorando il rating,
acquisendo una forte liquidità e ampliando la spesa pubblica e l’indebitamento
verso banche tedesche e francesi. Poi ha perso la scommessa – come di solito
avviene in questi casi, dato che l’algoritmo del contratto derivato viene
studiato dagli ingegneri finanziari di una delle due parti della scommessa – e
di conseguenza sono andate in crisi le banche tedesche e francesi che avevano
in portafoglio il debito greco. Allora l’Italia europeista è intervenuta, e con
nuove tasse, per aiutare la Grecia a pagare il suo debito. Con queste tasse,
l’Italia mette anche a posto i suoi conti pubblici, e tira su il proprio
rating, quindi si rifinanzia a migliori condizioni, colloca meglio il proprio
debito pubblico, nel breve termine; però deprime la propria economia, sicché
nel medio-lungo termine prevedibilmente avrà difficoltà a onorare i propri titoli,
sicché scoppierà una nuova crisi, che costringerà a nuovi interventi di
emergenza e cessioni di sovranità nazionale, sempre sotto la guida di uomini di
Goldman & Sachs, e via così verso l’”integrazione” europea. Potere degli
strumenti finanziari!
Infatti
in Europa si è affermato proprio questo tipo di business finanziario: svuotare
un'impresa della sua ricchezza reale, farne un bidone indorato truccando
bilanci e rating, metterle un nuovo amministratore pulito (Viola era pulito,
anche se non era un abile risanatore, avendo fino al giorno prima gestito la
Banca Popolare dell'Emilia Romagna con risultati pessimi), poscia rivenderla
con sovrapprezzo (destinato a spartizione) ad altra impresa, la quale di
conseguenza si destabilizzerà e diverrà un bidone da cosmetizzare e sbolognare
al medesimo modo. Anche la Banca Antonveneta era stata svuotata, riempita di
bad credits, indorata e venduta con accorgimenti per gonfiarne il prezzo.
Venduta a MPS, che poi è stata destabilizzata appunto da questo bidone indorato.
Qualcuno però, divulgando nel 2011 le informazioni sul reale stato di MPS, ha
rotto le uova nel paniere proprio poco dopo che era stato depositato
l'ingannevole bilancio dell'anno 2010, riportante una forte crescita
dell'attivo, ovviamente al fine di far pagare MPS molto più di quanto valeva
effettivamente e ripetere il giochetto. (MPSA ora dichiara sofferenze per 17
miliardi, ma vi sono anche sofferenze non dichiarate per mancanza del denaro
necessario a costituire i fondi relativi, e anche sofferenze mascherate
mediante le sospensioni dei mutui).
Ormai,
l'operazione di vendita di MPS con sovrapprezzo è abortita e bruciata. Però a
questo punto i dipendenti dell'antica banca dovrebbero svegliarsi, valutare
tecnicamente il nuovo management cosi come hanno imparato a valutare il cliente
che chiede fiducia, e rendersi conto che a un salasso di 15 miliardi e passa
non può rimediare lavorando qualche ora gratis, rinunciando al premio di
produttività, abolendo i gadget, chiudendo sedi, demansionando o scivolando i
colleghi, e spremendo la clientela con polizze che danno alla banca un guadagno
upfront fino all'8%, né coi prestiti SOV a 4 mesi (ufficiosamente) rinnovabili,
che daranno luogo a cause per usura ( o a nuovo contenzioso). Spremere la
clientela non paga, bensì affossa, analogamente a spremere la nazione con le
tasse del Montismo, che servono a rendere apparentemente sano il btp, ma
uccidono l'economia reale che lo dovrà rimborsare. Non è più tempo nemmeno di
debustisiani contratti For You. Finché non ripristineremo un livello
fisiologico di liquidità nel paese, invece che dissanguarlo, continuerà il calo
di consumi, investimenti, produzione, occupazione. E l'aumento delle insolvenze
e delle morti aziendali.
Gli
oltre trentamila montepaschini possono risanare la loro azienda solo
unendosi e coordinandosi per dare al PM di Siena tutte le informazioni utili, e
per promuovere un'azione giudiziaria per il risarcimento dei danni contro la
Fondazione e i suoi consiglieri, contro i managers vecchi e nuovi, contro chi
ha lucrato dalle operazioni scorrette, contro le autorità di vigilanza che non
sono intervenute come dovevano. Per chiedere sequestri conservativi, in civile
e in penale, onde assicurarsi il risarcimento. Bersani, il 26 Gennaio
2013, minaccia: “Se Lega e PDL attaccheranno il PD su MPS, li sbraneremo”: con
che denti? Coi democratici denti dei PM collaterali? Ma ci sono ancora? Oppure
è una minaccia rivolta ai magistrati senesi? Oppure ancora è un preavviso di
chiamata in correità di un sistema politico che, trasversalmente e
sistemicamente, lucra abusando del suo controllo sulle banche, operato via
fondazioni bancarie? Non credo che Bersani minacciasse di rievocare il dissesto
delle due banchette della Lega, la Credieuronord e il Credito Cooperativo Fiorentino,
perché si tratta di valori irrisori rispetto alla ventina di miliardi del buco
MPS; ma soprattutto perché, in quei due casi, non vi fu un governo amico a
turare con soldi del contribuente i buchi fatti dai politici, e perché, cosa
ancor più importante, in quei casi le indagini giudiziarie sono state fatte e
non sono state inibite dall'alto. E non dimentichiamo che i dirigenti della
Lega hanno subito chiesto scusa e messo mano alle loro tasche per ripianare i
buchi della loro banca: Bersani, D'Alema, Ceccuzzi e compagni seguiranno il
loro esempio?
27.01.13 Marco Della Luna