martedì 22 gennaio 2013

DOBBIAMO FARE QUALCOSA




Non è possibile andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Monti ha detto più volte che questa è una guerra, vorrei fare proposte concrete che, anche se applicate localmente, potrebbero far capire a chi è al potere che non siamo disposti a continuare a subire per tutta la vita.

Ecco, a mio avviso, i passi possibili:
1.   La minaccia dell’eliminazione del denaro contante, il redditometro e quanto altro in atto, equivalgono alla perdita totale della libertà. Tanto vale dare tutto al potere economico in cambio di una mensa giornaliera e di un letto per poter dormire. Il resto poi lo chiamino pure come vogliono, magari anche ripresa (della povertà).
Una risposta potrebbe essere boicottare il sistema bancario, sottraendo i soldi dei nostri c/c alle banche per trasformarli in piccoli lingotti in oro e argento da usare come moneta di scambio, intendo tagli da 50 euro in su. Oppure riesumare il vecchio sistema dei piccoli assegni in cambio moneta, e/o praticare su scala locale qualunque forma possibile di baratto con mercatini dell’usato e altro. Non mi sembra che il baratto sia vietato in Italia. Ed è una forma di pagamento che non prevede l'IVA.

2. I programmi Rai assomigliano sempre più a spazzatura e propaganda occulta, tanto per fare un esempio, sui GR si ascoltano interventi quotidiani ripetuti di Casini, personaggio che appare addirittura in misura maggiore di Napolitano, mentre molto meno possiamo ascoltare la voce di altre correnti politiche e men che mai di coloro che parlano di signoraggio bancario e della verità sul debito pubblico. È anche possibile contestare alla Rai la sua presunta funzione di  servizio pubblico, per la parzialità dell'informazione o piuttosto la ridondante disinformazione. Con questi presupposti di potrebbe richiederne a gran voce la privatizzazione o meglio fare una campagna per non pagare l’immeritato canone.

3. Evidentissime sono le manovre di deindustrializzazione dell’Italia, provocata da un lato dall’enorme pressione fiscale in un momento di recessione (e quindi calo dell’attività produttiva), dall’altro dal fatto che Stato e Enti pubblici non pagano i loro debiti alle Industrie stesse, per cui sembra che nei prossimi sei mesi, nel solo Piemonte 396 industrie chiuderanno i battenti[1]. E che dire della situazione dell’Ilva, che coinvolge una serie di altre aziende italiane, dove il vergognoso contenzioso tra Stato e Magistratura non riesce a far altro che dare il colpo di grazia alla situazione.Non possiamo rinunciare ad una industria così importante, la cui fine segnerà il tracollo economico per l’intera nazione. Si potrebbe trasferire le famiglie a rischio in zone pulite, perseguendo legalmente chi ha fornito a suo tempo le licenze di costruzione civile nei pressi dell’acciaieria e contemporaneamente bonificare il processo di produzione e l’area intera.

4. Aderiamo in massa alla richiesta di rimborso dell’IMU dell’Avv. Carli questo avrà come prima conseguenza la destabilizzazione del Governo e degli Enti pubblici, che forse capiranno che non è più il tempo di esercitare il loro prepotere perché finalmente ci stiamo risvegliando.

Queste azioni, o altre simili andrebbero intraprese immediatamente, perché, a mio avviso,  dopo le elezioni la frittata sarà completa. 

Giovanni Righetti

2 commenti:

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