venerdì 18 gennaio 2013

USCITA DALL’EURO E SOVRANITA’ MONETARIA: UN’ESIGENZA TECNICA



Ringrazio i diversi amici che mi hanno invitato a candidarmi alle prossime elezioni politiche in diverse formazioni politiche. Non ho accolto l’invito di alcuno di loro, per diverse ragioni:
- per non scontentare gli altri amici;
- perché il fronte di chi porta avanti le mie idee si presenta molto frammentato e spesso confuso;
- perché mi è congeniale la posizione del teorico più di quella del pratico;
- perché credo che l’azione, prossimamente, ci sarà, ma non in parlamento.
Ma i tempi stanno maturando. Molti capiscono che la virtù risanatrice di Berlino e Francoforte a parole vorrebbe che l’Italia si liberasse dal sovraindebitamento, ma nei fatti  la priva della liquidità per lavorare, produrre, guadagnare e rimborsare il debito: è l’effetto automatico di avere un cambio fisso e un mercato aperto rispetto a paesi produttivamente più efficienti, come la Germania: fuga di capital e di aziende, crescente indebitamento, crescenti tassi, quindi ulteriore peggioramento della produttività e competitività rispetto alla Germania. E’ già avvenuto nel 1879 e nel 1992. Sono cose ovvie e arcinote.
Quindi l’Eurosistema e i suoi dogmi finanziari spingono l’Italia in una spirale recessiva, a lavorare per pagare interessi passivi senza poter ridurre il debito, a svendere le risorse pubbliche e private per tirare avanti tenendo buono lo spread nell’immediato, ma deindustrializzandosi strutturalmente a vantaggio di altri paesi. Siamo entrati nell’Eurosistema fingendo che fosse un luogo di solidarietà fraterne mentre è un luogo di egemonismo e interessi contrapposti.
Oramai è chiaro che, salvo un’improbabile rivolgimento del congegno monetario europeo, l’unica via per sottrarre l’Italia a un destino di recessione e di servaggio agli abili pirati della finanza che hanno portato il Paese in queste condizioni è il recupero almeno parziale della sovranità monetaria:
- il ritorno alla Lira,
- la ridenominazione in Lire del debito pubblico,
- la nazionalizzazione di Bankitalia, la sua garanzia di acquisto dei titoli invenduti,
- e una politica di taglio radicale delle tasse nonché di rilancio dell’economia attraverso piani di lungo periodo  di  investimenti infrastrutturali pubblici e misti e attraverso una banca pubblica di credito all’economia produttiva.
- Con separazione delle licenze bancarie per il credito e risparmio da quelle per l’azzardo finanziario.
- Con una disciplina delle monete integrative e complementari anche di enti locali.
- E una effettiva spending review, con drastici spending cuts sul parassitismo.
16.01.13 Marco Della Luna

3 commenti:

  1. Magari spiega le conseguenze di un ritorno alla lira. Per esempio perchè non ci sarebbe più "servaggio agli abili pirati della finanza che hanno portato il Paese in queste condizioni"? Credi che sia colpa solo dei pirati della finanza o forse hanno trovato terreno fertilissimo su cui operare.Perchè noi e non la Francia per esempio

    RispondiElimina

Scrivi un tuo commento: