Capita
spesso di leggere dei veri e propri esercizi di comprensione su quale sia il
potere su cui, in ultima istanza, poggia il Pd. Se ne parla in termini di
geografia del sistema politico, un centrosinistra che tende al centro, oppure di
geografia economica. Allora si parla del radicamento territoriale del Pd nelle
ex-zone rosse. Oppure, facendo esercizio più sociologico, si parla della
permanenza della rappresentanza, da parte del Pd, di residui di classe operaia,
di pubblico impiego o di una sua forte rappresentanza nei confronti dei
pensionati. In tutti i casi si tratta di simulacro ovvero, di fatto, il Pd è
solo un simulacro di rappresentanza di regioni che sta portando verso il declino
e di ceti sociali ai quali offre solo un progressivo
impoverimento.
Ma allora, ci si domanda, quale è la vera base sociale, produttiva del
Pd? Sicuramente la si trova nelle evoluzioni del mondo delle coop in tre
principali rami: grandi opere, grande distribuzione e immobiliare (sul rapporto
tra Ipercoop e mattone ci sarebbe molto da scrivere. Su Senza Soste ora in
edicola c'è un'inchiesta in questo senso). Ma si tratta solo di una parte del
radicamento del potere reale del Pd.
Se si comincia a osservare Unipol,
il cui titolo ultimamente è in salute, si capisce come da (molto) tempo il
principale partito del centrosinistra presidi un altro grande potere delle
società postindustriali: il ramo finanziario-assicurativo. Eccoci quindi ad uno
storico potere italiano, nel ramo bancario, nel quale il radicamento Pd può
vantare una lunga storia. Ci riferiamo al Monte dei Paschi che è controllato
direttamente dal Pd senese quindi su una base territoriale con rilievo
nazionale. Ora non ha importanza descrivere qui la guerra tra bande che si è
aperta nel Pd a Siena con la crisi di Mps, una guerra che nessuno in Toscana
riesce a spegnere tale è l’autonomia del partito democratico senese dal resto
della regione. Bisogna soprattutto brevemente raccontare come l’Mps, grazie alla
acquisizione sbagliata di Antonveneta e ad una lunga serie di operazioni
speculative andate a male, da almeno un lustro si trova in cattive acque. Tanto
che, nell’autunno del 2012, il governo Monti decreta, su un testo approvato da
un relatore Pd ed uno Pdl, un aiuto alla banca senese pari a 3,9 miliardi di
euro. Aiuto poi messo in discussione dal Bce ma superiore, dal punto di vista
finanziario, ai “risparmi” che la riforma Fornero ha prodotto con i tagli alle
pensioni.
Questo per dire in che genere di politiche si è gettato il Pd.
Per salvare una propria banca da uno sbilancio epocale, di proporzioni
gigantesche, è entrato nel governo Monti legittimando le politiche di
trasferimento delle risorse dello stato dalla spesa pubblica agli aiuti ai
bilanci delle banche. Monti si è occupato, per dare un’idea sommaria
dell’operazione, degli aiuti a banche greche, spagnole, portoghesi (che
finiranno, in una partita di giro, alle banche tedesche e francesi) e al Pd è
toccato il corposo aiuto a Mps. Aiuto che è servito, tra l’altro, ad evitare che
la banca fosse commissariata dallo stato, disintegrando il residuo potere
piddino senese e nazionale nei corridoi di Mps. Queste storie hanno sempre la
caratteristica di fornire nuovi capitoli. Pochissimi giorni fa, con delle prove
fornite dal Fatto Quotidiano, esce la prova inoppugnabile che Mussari, allora
presidente di Mps e fino a poche ore fa presidente dell’associazione delle
banche italiane (praticamente un ministro), aveva fatto una pesante operazione
di cosmesi finanziaria con il bilancio 2009 del Monte dei Paschi. In poche
parole aveva acquisito come attivo una serie di pericolosi derivati, contratti
con una banca giapponese, che altro non erano che letali bombe ad orologeria nei
bilanci della banca senese. E bravi Monti e il Pd, con il concorso del Pdl, che
hanno decretato aiuti, e di quali proporzioni, ad una banca che è piena di vere
e proprie bombe ad orologeria finanziarie. Tutto questo per sottrarre la banca
ad un vero controllo pubblico.
Nel frattempo Mussari, che alcuni blog
finanziari definiscono “il peggior presidente dell’Abi di sempre” si è dimesso,
dichiarandosi innocente, dall’associazione italiana dei bancari. Resta uno
sbilancio di dimensioni ciclopiche in Mps, con risorse considerevoli tolte ai
beni pubblici per immetterle in una voragine di debiti privati. Tutto questo,
naturalmente, senza che Mps abbia minimamente migliorato la propria offerta
finanziaria a imprese, famiglie, singoli, coppie in cerca di mutuo. Si è presa
una parte notevole di denaro pubblico per farla sparire nel niente di una
voragine di bilancio.
A questo punto chiedersi cosa sia veramente il Pd
non fa certamente male. Al di là delle operazioni di creazione di simulacro per
attirare elettori resta la sostanza materiale di un potere profondamente
immobiliare (Ipercoop non è solo grande distribuzione), legato alle grandi opere
(le cooperative edilizie) e speculativo-finanziario (Unipol e Mps). Si tratta di
tipici poteri del liberismo odierno nazionale, quello legato al circuito
mattone-moneta. Un circuito a cui le attuali politiche dell’eurozona di
trasferimento, per quanto convulso ed instabile, delle ricchezze dalla spesa
sociale ai bilanci delle banche va benissimo. Ma anche un partito molto diverso
non solo dalla propaganda che fornisce di sé ma anche dall’immagine che
comunemente si fanno anche i suoi avversari. Eppure basta seguire gli interessi
materiali per sapere, in politica e non solo, chi si ha
davanti.
Red
FONTE: www.senzasoste.it
23.01.2013
Faccio pubblica ammenda di essere un perfetto ignorante; ma la devoluzione di un tributo a fini diversi di quello del servizio cui inerisce non costituisce FALSO IDEOLOGICO?
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