Al di sopra di ogni sospetto sempre e comunque?
Mi chiedo sempre più spesso se certi giornalisti (Vespa Bruno per fare un nome) siano davvero SOLO giornalisti.
Le loro frequentazioni, l’approccio ai problemi, le finalità REALI della loro azione a volte mi sfuggono…. O forse no…
La loro capacità di orientare opinioni, nel mondo della comunicazione, mi portano a considerare altri aspetti di queste figure dalla altissima visibilità. In un possibile scontro di poteri non paiono solo pedine, ma veri e propri attori che si muovono in modo pasionario dietro ad un imperativo, ad un risultato da cogliere, un obiettivo da raggiungere a volte non cosi palese.
Prendiamo il caso Gabanelli.
Esempio 1 – le energie rinnovabili ed il Fotovoltaico
In pieno boom fotovoltaico, nel momento stesso in cui i BIG si sono
fatti i loro impianti (e che impianti, roba da 70MW, altro che il 3/5/20
KW) va in onda una trasmissione della nostra che fa vedere quanta
speculazione ci sia e lancia l’allarme “consumo del suolo
all’agricoltura”. (la cementificazione ne consuma 1000 volte tanto, ma
non conta)
Subito dopo l’authority dell’energia sostiene che il peso delle
rinnovabili sta assumendo cifre insostenibili (+3,9%) di cui solo 1,7%
in realtà era dovuto alle rinnovabili ed il resto alle assimilate
(inceneritori e riconversione sottoprodotti petroliferi). Nello stesso
periodo il petrolio era salito del 22% e il gas del 40%, ma passava come
secondario
Il ministro Romani entra a gamba tesa e, in presenza di migliaia di
pratiche in corso passa dal secondo al quarto conto energia in pochi
mesi (oggi siamo al quinto). Le principali imprese impegnate di grandi
dimensioni presentano ricorso a Bruxelles (tuttora pendenti con ingenti
rischi di risarcimento danni allo Stato per la retroattività di fatto
delle nuove norme).
Qui di seguito la risposta del Gifi Anie
GIFI/ANIE RISPONDE A REPORT
Il Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane parte di
Confindustria ANIE invia una lettera alla Gabanelli per i necessari
chiarimenti sui contenuti trasmessi durante la puntata del 28 novembre
2010
Milano, 1 Dicembre 2010 – Nella puntata andata in onda su RAI3 domenica 28 novembre, Report ha dedicato un approfondimento sul tema delle rinnovabili descrivendo,
in particolare, gli incentivi alle rinnovabili come un “meccanismo
perverso succhia soldi”. Non si è fatta attendere la risposta del GIFI
(Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) parte di Confindustria ANIE, che
in una lettera indirizzata a Milena Gabanelli ha trasmesso alla
redazione della testata alcune doverose precisazioni con l’auspicio che
le stesse possano essere veicolate ai telespettatori.
GIFI/ANIE con la pronta azione ha voluto in primo luogo
evidenziare un aspetto importante che la trasmissione della Gabanelli ha
trascurato: i benefici per il Sistema Paese che lo sviluppo del fotovoltaico ha creato – anche per effetto della Legge di incentivazione del Conto Energia.
“La quasi totalità della forza lavoro impiegata
nell’installazione e manutenzione degli impianti FV, figure
professionali di elevata specializzazione e vario profilo, è italiana –
si precisa nella lettera che GIFI/ANIE ha trasmesso alla Gabanelli. “In soli tre anni lo sviluppo del mercato fotovoltaico ha creato in Italia almeno
20.000 posti di lavoro lungo tutta la filiera e
ne stimiamo ulteriori 70.000 per i prossimi 10 anni. Sono numeri
importanti che ci permettono di osservare come, in un periodo di crisi
economica come quello che stiamo vivendo, l’industria fotovoltaica
italiana – anche beneficiando dell’incentivazione – ha potuto
fronteggiare la crisi e nel contempo creare nuova occupazione.”
GIFI/ANIE ricorda che oltre il 99% degli impianti fotovoltaici italiani sono di taglia piccola e media,
con l’obiettivo di aiutare le famiglie e le aziende a ridurre
significativamente le spese energetiche. Di contro l’1% di impianti di
grande taglia, che in termini di potenza installata rappresenta una
quota molto rilevante, aiuta il settore nel suo complesso, garantendo
economie di scala che vanno a vantaggio anche dei piccoli utenti, con
riduzioni nei costi d’impianto che in pochi anni sono diminuiti anche
del 40%, unico caso tra le fonti energetiche disponibili. I costi reali
per la collettività sono molto inferiori ai costi derivanti dalle
tariffe incentivanti in quanto i ricavi del Conto Energia, a parte i
casi in cui il proprietario dell’impianto è una persona fisica, sono
soggetti a imposizione fiscale. Le aziende del settore, nate proprio
grazie alla disponibilità di tali incentivi, restituiscono allo Stato
tramite la normale fiscalità un’ulteriore importante quota dei fondi
utilizzati per la diffusione degli impianti fotovoltaici.
“In un contesto sicuramente favorevole l’industria fotovoltaica
italiana rappresentata da GIFI/ANIE ha proposto al Governo di ridurre il
valore dell’incentivo a partire dal 2011, in virtù del fatto che i
prezzi per i componenti e i sistemi fotovoltaici hanno registrato una
significativa riduzione conseguente alle economie di scala raggiunte –
si prosegue nella lettera. “Il ruolo degli incentivi è
quello di accompagnare gradualmente la crescita del fotovoltaico, fino a
quando sarà un mercato capace di “camminare con le proprie gambe”. Chi
guarda agli incentivi come a un sussidio perenne o a una occasione di
speculazione opera in errore. Le aziende riunite nel GIFI, che
profondamente credono nel valore di questo mercato e nel valore che gli
operatori della filiera possono offrire al nostro Paese, non hanno mai
guardato agli incentivi in una logica di speculazione.”
La lettera alla redazione di Report non ha tralasciato, infine, il delicato tema della legalità,
dichiarando la ferma distanza delle aziende di GIFI/ANIE dal messaggio
emerso chiaramente dai contenuti della trasmissione. Gli operatori che
credono nello sviluppo del fotovoltaico in Italia, che hanno investito e
creato occupazione negli anni, non condividono lo scenario delineato
che associa al sistema delle rinnovabili un contesto di illegalità.
Report più volte in passato ha mostrato casi di Paesi europei
quali buoni esempi da seguire in tema di sviluppo delle fonti
rinnovabili, denunciando l’arretratezza dell’Italia – ha dichiarato Valerio Natalizia Presidente GIFI/ANIE. “La situazione oggi è finalmente cambiata, probabilmente grazie anche alle passate denunce di Report -ha proseguito Natalizia -e
di questo la trasmissione andata in onda lo scorso 28 novembre non ne
ha tenuto conto, limitandosi a dare evidenza dei malfunzionamenti nei
meccanismi di incentivazione e degli elevati costi per la collettività.”
“I vantaggi economici e sociali di cui l’Italia beneficia dallo
sviluppo del mercato fotovoltaico sono numerosi e le difficoltà
nell’erogazione degli incentivi sono sì presenti ma in misura molto
minore rispetto a quanto la redazione di Report ha voluto darne notizia
-ha proseguito ancora Natalizia. “Il rischio che ci
preoccupa maggiormente è che nel pubblico si diffonda un’opinione
sbagliata sul fotovoltaico. Alla luce degli oggettivi vantaggi per la
collettività e, più in generale, per il Sistema Paese – ha concluso Natalizia -il
fotovoltaico ha invece bisogno di un supporto fattivo da parte di
testate di informazione importanti come Report e dai mezzi di
comunicazione in generale”
Fondato nel 1999, GIFI (Gruppo Imprese
Fotovoltaiche Italiane) aderente a Confindustria ANIE rappresenta le
imprese attive in Italia nel settore del fotovoltaico, come fornitori di
tecnologia e di impianti completi. GIFI associa 143 aziende per un fatturato aggregato settoriale superiore a 1,5 miliardi di euro.
Confindustria ANIE, con oltre 1.100 aziende associate e circa 170.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 56 miliardi di euro (di cui 23 miliardi di esportazioni).
Il saldo della bilancia commerciale è attivo per circa 800 milioni di
euro. Le aziende aderenti a Confindustria ANIE investono in Ricerca e
Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero
investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia
Tuttavia l’intero comparto entro pochi mesi si schianta.
(Un motivo c’era anche nella volontà di riallocare risorse nel
nucleare. Nel 2010 13 banche avevano aperto all’Enel una linea di
credito di 10 MLD di euro. Ma poi Fukushima + il referendum ci misero
il coperchio..)
FONTE: http://www.rischiocalcolato.it
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