A
volte basta un filmato di pochi minuti per prendere atto di qualcosa
che si agita nella propria coscienza e che vuole uscire prepotentemente
per gridare: “così non si può andare avanti”, “basta!”, “non se ne può
più!”.
È
quello che ho percepito nitidamente mentre osservavo le scene, dal
Cairo, degli scontri di piazza tra opposte fazioni politiche e che
invito a guardare per comprendere bene quello che vado a scrivere: http://english.ahram.org.eg/NewsContentMulti/69657/Multimedia.aspx
Partiamo
dall’ambientazione: un posto orrendo, pieno di asfalto e cemento, di
cavalcavia, di palazzoni, di lavori in corso e di polvere, di automobili
strombazzanti che rendono l’aria irrespirabile.
In questa fantastica “location” ha luogo la battaglia di strada tra sostenitori di due diversi schieramenti politici egiziani.
Ma
al di là delle fazioni sul campo, chi c’è, umanamente parlando, sopra e
sotto la sopraelevata? Un’accozzaglia di facinorosi, molto
probabilmente nullafacenti, oppure prezzolati (il che è lo stesso),
fanatizzati dalla “politica” e dalle “passioni” che essa è in grado di
smuovere ad un punto tale dal lanciarsi pietre in testa e, peggio
ancora, spararsi alla rinfusa, nel mucchio, e se poi ci scappa il morto
tanto meglio.
Queste
scene le abbiamo già viste chissà quante volte, soprattutto da quando
c’è internet, ma questa volta mi va di dire qualcosa al riguardo. Perché
guai ad “abituarsi” a questa follia.
Cosa
girerà nella testa di uno che, parandosi malamente con un sacchetto,
spara all’indirizzo degli avversari politici della sua stessa nazione? Per prima cosa che l’avversario è come un insetto nocivo, da eliminare senza pietà.
Questa è la “politica” intesa modernamente, che ci piaccia o no.
Quella
che ci fa identificare completamente con le “proprie idee”, che ci fa
ritenere – solo noi, ovviamente – dalla parte della Ragione, del Giusto,
del Bene.
E se uno incarna tutte queste elevate e nobili qualità, l’altro non può che rappresentare il Torto, lo Sbagliato, il Male.
Da
lì alla volontà di spaccare la testa al prossimo o sparargli
direttamente un colpo, il passo è molto più breve di quanto si pensi.
Non parliamo poi se “il nemico” mi finisce tra le mani…
Ora,
quando uno che la vede in questo modo si associa ad altri suoi sodali,
scontrandosi con una moltitudine eguale e contraria, la frittata è
assicurata.
Entrambe
le fazioni – su questo non c’è dubbio – ritengono di essere dalla parte
delle suddette istanze positive, ed i loro componenti non sono rosi dal
benché minimo turbamento al riguardo.
Altrimenti
uno non può linciare un essere umano in quel modo. Non so voi, ma a me
fa una particolare impressione vedere chi infierisce vigliaccamente, di
straforo, su uno che ha già preso un sacco di botte ed è di fatto alla
mercé di tutti. Ma come si fa a dare un calcio in testa ad un moribondo?
A colpirlo con un bastone mentre si trova più di là che di qua?
Ma non gli fa un minimo di pietà un loro simile che praticamente sta chiedendo “smettete, per favore, non ce la faccio più”?
Il problema è che non lo considerano un loro “simile” ma come un appartenente ad un’altra specie.
Misteri
della “politica” moderna, che da quando con la “democrazia” (declinata
in vari modi in tutto il mondo) ha persuaso che “il popolo” abbia il
diritto di decidere chi, come e quanto debba governare, in base ai suoi
schiribizzi, non può che produrre fenomeni aberranti, “di massa”, che
vanno dalle manifestazioni di piazza (comprese quelle “pacifiche”, che
contengono in sé i germi della degenerazione) ai tafferugli senza
esclusione di colpi.
E
non si creda che il contesto non abbia a che vedere con tutto ciò.
Troppa gente in poco spazio, un rumore di fondo che logorerebbe i nervi
anche a un santo, brutture visive ad ogni angolo, senza possibilità di
scampo. Nessuno spazio per la bellezza.
Lo
credo bene che questa gente è nervosa e scarica tutta la sua
esasperazione nella “politica”. Credono forse che se al potere andrà il
loro preferito, la città diventerà finalmente “a misura d’uomo”? Che la
loro vita migliorerà come per incanto?
No, sarà esattamente come “lo schifo” di prima.
O
magari “bella” come prima, solo che essendosi fissati con la “politica”
- talmente pervasiva dal generare persino “partiti islamici” quando
l’Islam non è riducibile a quello - s’illudono sui “miracoli” che quella
può offrire. E finiscono così per ritrovarsi a dire: “Si stava meglio
quando si stava peggio”.
Con
questo, beninteso, non intendo dire che ogni governante equivale
all’altro. Esistono governanti più giusti o più iniqui di altri. Ma il
metro con cui misurarli non possono essere le nostre rispettive,
soggettive preferenze di fazione dettate da un egoismo di categoria, di
appartenenza sociale eccetera.
Un
governante retto e probo lo si misura solo in base a quanto si attiene
al “timor di Dio”. Non c’è altro da aggiungere: a buon intenditor poche
parole.
In
questi paesi della “Primavera araba”, invece, turbe stravolte inseguono
i loro particolarissimi sogni (o incubi) da quando sono cominciate. Se
ne vedono di tutti i colori: da chi s’è fissato con lo “Stato islamico”
senza esser guidato da un autentico “musulmano” (“sottomesso” al volere
divino), quasi che si trattasse di una questione di “ingegneria
istituzionale”, a chi è spuntato dalla ‘fogna’ in cui era
provvidenzialmente tenuto per esigere ogni tipo di “libertà”, anche la più assurda e nociva.
Nessuno,
dal Maghreb al Levante islamico, che prendesse il più “timorato di Dio”
e lo mettesse alla guida della sua comunità. Peccato, specialmente per
chi inalbera la bandiera dell’Islam, perché in questo caso ha una
responsabilità maggiore rispetto ad altri.
Ma
non si pensi che questo discorso valga solo per gli egiziani o “gli
arabi” in genere. Vale anche per noi che ci consideriamo tanto più
“civili”. Guai ad illudersi che se la situazione sociale ed economica
dovesse ulteriormente degradarsi i “bravi italiani” mai e poi mai
sarebbero capaci di giungere a tanto.
No,
l’uomo è una belva feroce dappertutto, senza un briciolo di compassione
verso qualsiasi altro essere che non sia il suo effimero e mendace
“io”. Eppure una possibilità gli è stata data, e la contiene dentro di
sé, come uno di quei tesori nascosti che nessuno, prima di scoprirlo,
sapeva dove fosse.
“Invero creammo l’uomo nella forma migliore. Quindi lo riducemmo all’infimo grado dell’abiezione” (Corano, sura 95: vv. 4-5).
Ecco,
forse mai come oggi, per non finire così in basso, l’uomo deve stare
lontano da una “politica” che sembra preparata apposta, fin nelle sue
premesse “filosofiche”, per precipitarlo in quel baratro dal quale, solo
ristabilendo la sua gerarchia interiore - di cui quella esteriore,
“politica”, è immagine ed applicazione alle cose del “mondo” - può
sperare di risalire, salvando se stesso e, di riflesso, l’intero genere
umano.
C’è
un passaggio coranico che si ricorda spesso, il quale recita che “chi
uccide un uomo è come se uccidesse l’umanità intera”. Allo stesso modo,
chi perviene alla stazione dell’Islam, della “sottomissione”, al grado
in cui tra uomo e Dio vi è reciproco compiacimento, quello della Realtà
Suprema, è come se “salvasse” tutti gli uomini.
I
quali, nella loro cecità, insistono nel vedere problemi “politici”
dappertutto, cercandone la soluzione nella “politica” stessa, cioè nelle
loro fantasie, quando basterebbe solo mettersi al servizio e agli
ordini di chi, solo, ha i titoli ed il carisma per guidare una comunità.
Enrico Galoppini
FONTE: http://europeanphoenix.it
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