sabato 30 novembre 2013

TUTTI VOGLIONO VIVERE FELICI, MA...



1. Fratello Gallione, tutti vogliono vivere felici, ma quando si tratta di veder chiaro cos'è che rende felice la vita, sono avvolti dall'oscurità. Ed è così difficile raggiungere una vita felice che più la si ricerca con affanno più ci se ne allontana, se si è fuori strada. Quando questa poi ci porta in direzione opposta, proprio la velocità diventa causa di maggiore distanza. Prima bisogna stabilire dove vogliamo andare, poi considerare per quale via possiamo farlo nel modo più rapido. 2. Capiremo durante il viaggio, se sarà quello giusto, quanto ogni giorno si procede e quanto siamo più vicini a dove il desiderio naturale ci spinge. Certo, finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida, ma il clamore discorde di chi chiama da ogni parte, la vita si consumerà, resa breve dagli errori, anche se giorno e notte ci daremo da fare con le migliori intenzioni. Decidiamo, allora, dove vogliamo andare e per quale via ma non senza un esperto che già conosca la strada che cominciamo a percorrere, perché certo non è come negli altri viaggi dove, se si è individuato il percorso e si chiedono informazioni agli abitanti, non si può sbagliare. In questo caso, invece, proprio le strade più battute e frequentate ci traggono in inganno. Soprattutto bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti. Del resto non c'è cosa che per noi comporti mali peggiori del conformarsi all'opinione pubblica, considerando migliore quello che è accolto da più largo consenso. E siccome non ci mancano gli esempi, si finisce per vivere non secondo ragione ma imitando gli altri. Per questo motivo è tanto grande la massa di persone che crollano una sull'altra. Come succede in una strage, quando la folla si schiaccia (nessuno, infatti, cade senza trascinare almeno un altro e i primi sono la rovina di quelli che seguono), così accade nella vita: nessuno sbaglia soltanto per sé ma diventa motivo e occasione di errore per altri. pericoloso, infatti, appoggiarsi a chi precede e, dal momento che ciascuno preferisce affidarsi piuttosto che esprimere un parere proprio, in particolare riguardo alla vita non si esprime mai un parere, ci si affida sempre. Così ci sconvolge e ci fa precipitare un errore che passa di mano in mano. Ci roviniamo a seguire l'esempio degli altri. Solo stando alla larga dalla folla potremo salvarci. Ma ora il popolo, privo di buon senso, si fa difensore del suo stesso male. Così capita come nei comizi, quando a meravigliarsi che certuni siano stati eletti pretori sono gli stessi che li hanno votati, una volta che il favore popolare (che è mutevole) è cambiato. Approviamo una cosa e la disapproviamo subito dopo: ecco il risultato di un parere espresso in base all'opinione della maggioranza. Ma quando si parla della vita felice, non mi puoi rispondere come per le votazioni:' "la maggioranza sta da questa parte". Infatti è la parte peggiore. Per le faccende umane non funziona così bene: le cose migliori sono sgradite ai più. La folla è la peggiore conferma. Chiediamoci, allora, cosa sia meglio fare e non quale sia il comportamento più comune,' cosa ci faccia ottenere una felicità duratura e non ciò che riscuote l'approvazione del volgo, pessimo interprete della verità; e per volgo intendo chi indossa la clamide' al pari di chi porta la corona. Infatti non guardo al colore dei vestiti che servono a coprire il corpo. Non credo alle apparenze. Ho uno strumento migliore degli occhi e più affidabile che mi permette di distinguere il vero dal falso: il bene dell'animo deve trovarlo l'animo. E appunto quest'animo, se riuscirà ad avere un attimo di respiro e a raccogliersi in se stesso, torturandosi da solo, di certo ammetterà la verità e dirà:' "non avessi mai fatto quello che ho fatto, se ripenso a quello che ho detto invidio i muti, ogni desiderio lo credo ora una maledizione dei miei nemici, ogni timore, o dei buoni, ha finito per essere più tollerabile di ciò che ho bramato! Sono stato nemico di molti e, se può esistere riconciliazione tra malvagi, mi sono riconciliato, dopo tanto odio. Ma ancora non sono amico di me stesso. Ho fatto di tutto per distinguermi dalla massa e farmi notare per qualche merito e cos'altro ho ottenuto a parte essermi esposto alle frecciate e offrire il fianco all'invidia? Li vedi questi che lodano l'eloquenza, inseguono la ricchezza, accarezzano i favori, esaltano il potere? Tutti costoro o sono nemici o lo possono diventare, che è lo stesso. Tanti sono gli ammiratori altrettanti gli invidiosi. Perché piuttosto non ricerco un bene da godere, da sentire intimamente invece che da ostentare? Tutte queste cose che attirano la nostra attenzione, davanti alle quali ci fermiamo e che, ammirati, ci mostriamo a vicenda, splendono di fuori ma dentro sono misere". Ricerchiamo un bene non apparente ma solido costante e bello soprattutto dentro: portiamolo alla luce. Non è lontano. Lo troveremo, basta solo sapere dove stendere la mano.

Tratto da  DE VITA BEATA - Seneca


1 commento:

  1. Elia grazie di questi post,
    è sempre fonte di piacere e ispirazione leggere ogni tanto in questi testi, tanto antichi quanto evoluti, una prospettiva di elevazione che oggi può sembrare perduta.
    V.

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