martedì 2 aprile 2013

MARRA: "UN'IMMENSA COSCA PLANETARIA"


Risibilmente questa volta il mio ‘avversario’ è una ‘testata’ (Gossip-Fanpage) che, già nel nome, si orna di quella spazzatura che costituisce la principale ‘cultura’ odierna. Chi c’è dietro? I milioni di persone che costituiscono il ‘popolo’ dei potenziali lettori di questo genere di ‘media’: il ‘popolo’, cioè, degli zotici e senza più un briciolo di dignità aprioristicamente schierati contro qualunque cosa non sia, come loro, assimilabile al nulla! Un ‘popolo’ che è stato pian piano prodotto dal complotto planetario che incarna la storia del mondo! Basti pensare che solo due presidenti degli Stati Uniti, Lincoln e Kennedy, non sono stati massoni, e sono stati entrambi uccisi, e che non c’è oggi, da Napolitano a Obama al Papa a Grillo, nessun uomo ‘di successo’ che non sia o direttamente iscritto o simpatizzante o comunque funzionale alla massoneria, al Bilderberg, all’Aspen Institute, alla Trilatere e in generale al potere bancario. Un’immensa cosca planetaria alla quale – più cretino sei e più nessuno ti ha mai pensato – più ti devi prostituire, perché altrimenti, se non hai la forza intellettuale e culturale di scontrarti con il mondo intero, sei fritto. Con il risultato che la parte peggiore della società, nel momento in cui si trova a scegliere tra me e questa immensa cosca – che io mi sono assunto il ruolo, attraverso i miei libri, di convertire alla scienza e alla cultura e di redimere dalla sua delinquenzialità – subito si precipita a impugnare le spade di escrementi induriti e ‘temprati’ che gli forniscono i suoi padroni, e cerca, così armata, di affrontarmi..

Alfonso Luigi Marra


Diffida a Gossip Fan Page e altri

Premesso che agirò comunque in sede civile e penale nei confronti dei responsabili tutti per il risarcimento dei danni non patrimoniali e patrimoniali, con particolare riferimento ai danni professionali, vi intimo di rimuovere dal vostro sito GOSSIP FANPAGE, così come intimo a chiunque di rimuoverlo da ovunque, il video Youmedia, Revenex Quote, voci di Stefano Ferraro e Serenella Tarsitano, consulenza sonora Peppe Pace, con ringraziamenti a Fil. Rouge Gianluca Cozzolino, Fanpage.it. Video nel quale vi riferite a me in violazione del requisito di cui all’art. 21 della Costituzione laddove vincola il diritto alla libera manifestazione del pensiero al triplice limite: a) della necessità di un interesse attuale e pubblico alla divulgazione del fatto; b) della verità del fatto nar­rato; c) della continenza della forma espressiva.

Un volgare video diffamatorio nel quale è stato usato, tra i tanti, il trucco di sfruttare il tipo di rapporto che c’è stato con Tommasi quale strumento per inventarvene altri, di altri tipi, mai esistiti. Con il singolare risultato che proprio voi, gente che ha scelto di qualificare «spazzatura» l’informazione di cui è protagonista, e che ha alla sua radice ispirazioni non diverse da quelle della pornografia, sembrereste voler far carico della pornografia a me che la aborro e combatto coloro che, come voi, ad essa ammiccano per essere così coerenti al regime, che la usa perché essa, in quanto espressione della sessualità senza relazione, si pone quale strumento ideale di ‘non comunicazione sessuale’ e di isolamento dei cittadini, e quindi quale strumento di strategistica prevaricazione sociale.
Violazioni commesse con intenti privi di qualunque altra motivazione che quelle gratuitamente lesive della mia immagine pubblica, onorabilità e professionalità mediante l’uso di sistemi quali: 1) l’abusivo cambiamento del titolo di uno dei miei libri (per inciso: un libro sui temi della morale, della psicanalisi, della sociologia, a mio avviso di straordinaria rilevanza, diffamato da posizioni culturali, intellettuali e morali di simile livello); 2) l’attribuirmi giammai avute condotte indegne; 3) il diffamare mediante espressioni oltraggiose i miei scritti e le mie attività politiche; l’usare in ogni caso espressioni, accostamenti ‘esperti’, allusioni, riferimenti, tutti falsi o mistificatori e tutti funzionali a null’altro che alla mera finalità, non consentita, di arrecare danni.
Una ‘opera’ squallida ma connotata da un livello organizzativo, da un numero di ‘addetti’ intenti al perseguimento del fine illegittimo, e da una virulenza tali da implicare una regia e intendimenti lesivi così articolati e mirati da non potersi scartare l’ipotesi, ancora più illecita, che vengano da più lontano di quanto si supporrebbe, e sui quali pure si chiederà che si indaghi, apparendo non ragionevole che dei privati cittadini, senza alcun altro fine che quello di diffamare gratuitamente, si impegnino a tal punto.
Espressioni non inquadrabili nel diritto di critica: diritto dai contenuti eminente­mente valutativi, dovendosi la critica configurarsi come un’analisi di eventi, condotte e fenomeni sempre e comunque soggetta ai limiti suddetti della continenza espositiva, rilevanza sociale dell’argomento e verità.
Al punto che persino le forme espressive connotate in una mag­giore o minore misura dei caratteri della politicità, dell’arte, della scienza, della letteratura eccetera (qui ovviamente tutti inesistenti) possono essere suscettibili di censurabilità, sia pure secondo particolari canoni di valutazione che tengano conto dell’imprescindibile essenza e funzione positiva che deve caratterizzare le opere di particolare rilievo.
Forme espressive, quelle in oggetto, molto men che ordinarie, soggette anche ai limiti della correttezza del linguaggio, dell’assenza di toni sarcastici, di accostamenti suggestivi, di toni sproporzionati, di insinuazioni, e in generale di attacchi personali volti a ferire gratuitamente l’al­trui figura morale.
Forme espressive che non hanno nulla in comune con la satira, ammissibile solo, in presenza di persone o fatti di rilievo collettivo, ove si configuri come un mezzo rivolto sì a suscitare ilarità mediante rappresentazioni palesemente inverosimili o esagerate, ma solo per fini comunque assimilabili a una critica apprezzabile quantomeno negli intenti.
Mentre non sono inquadrabili quali satira le espres­sioni connotate da valenze oggettivamente offensive, o che va­dano oltre i confini di un’interpretazione sia pur forzata, ridicola o maliziosa di accadimenti reali, e costituiscano allusione gratuita e infondata a fatti inesistenti.
Limiti posti alla libertà di espressione alla cui osservanza la giurisprudenza è così fortemente rivolta che – per evitare che interpretazioni troppo indulgenti del limite della verità facciano prevalere il diritto alla cronaca su quello alla reputazione – esige, non la mera verosimiglianza del fatto narrato o la cosiddetta verità putativa, ma la «rigorosa corri­spondenza tra i fatti accaduti ed i fatti narrati», dovendo l’agente rappresentare con assoluta fedeltà gli eventi come sono o come si presentano, in modo che la verità investa l’intero contenuto infor­mativo della comunicazione (cfr. Cass. S.U. 26.3.83, Dotti; Cass. S.U. 30.6.84).
Laddove qui si è scientemente mirato, attraverso accostamenti ingiustificati, associazioni logiche e fattuali inventate ad arte, deduzioni abusive, asserzioni false eccetera a null’altro che cogliere l’obietti­vo di generare gravi pregiudizi per ledermi da un punto di vista morale e politico, oltre che economico, attesa la mia attività di avvocato.
Danni per la determinazione del cui ammotare economico vanno evidenziati secondo giurisprudenza i criteri guida razionali di natura oggettiva e soggettiva, tra i quali i parametri quantitativo, qualitativo e strutturale.
Parametri ognuno dei quali porta a conclusioni gravi, perché, per quanto attiene all’aspetto quantitativo, la pubblicazione veniva diffusa su internet, e aveva quindi il massimo della diffusione; per quanto riguarda l’aspetto qualitativo, si sono scelti argomenti in­famanti il più possibile; e, per quanto riguarda l’aspetto strutturale, la diffamazione è avvenuta attraverso dei sofisticati ancorché volgari espedienti verbali e visivi connotati da titoli, sottotitoli, artifizi grafici, commenti ‘auto­revoli’ miranti ad avallare i contenuti, elementi rivolti ad accelera­re la diffusione della notizia e la sua portata lesiva.

Alfonso Luigi Marra

Pubblicato da BlackSoul




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